La doppia mutazione genetica e le affinità elettive,
da Marx a Bilderberg passando per Lotta Continua
in groppa alla chiesa ex cattolica


di Patrizia Fermani


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana





La storica fotografia del Signor Gentiloni e del Signor Bergoglio che hanno appena stretto un patto per la approvazione dello jus soli, è di certo la più evocativa dell’anno, insieme a quella di Macron sullo sfondo della piramide del Louvre. Evocativa per la storia della politica e per la storia tout court, ma importante anche per l’antropologia.

Infatti vi troviamo ben rappresentato da entrambi i personaggi, quel fenomeno che gli specialisti chiamano di “ricombinazione genetica”, ovvero de “il processo attraverso il quale a partire da un genotipo si ottengono nuove combinazioni di alleli rispetto a quelle iniziali”. Il fenomeno per cui a partire dai comunisti, passati per Lotta continua, si sono formate le belle persone totalmente convertite al progressismo neo liberale all’americana, con le carte in regola per occupare i posti di potere politico e mediatico. Insomma quelli del PD, dove la bandiera rossa, mutando colore a ogni stagione, è diventata bandiera arcobaleno e al popolo sono state sostituite le banche.

Una mutazione paragonabile soltanto a quella che ha portato il rettile a diventare un pennuto. Ma che ha ricevuto un impulso formidabile dalla concomitante trasformazione della chiesa conciliare ex cattolica in una agenzia di supporto alle attività socio filantropiche e ricreative di interesse geopolitico. Tale stupefacente conversione di un credo religioso fondato sulla verità rivelata in una prassi politica di servizio, non si sarebbe potuta realizzare senza la eliminazione del sacro, diventato zavorra da gettare a mare. Eliminazione cominciata presto a partire dal Concilio, e avvenuta in fretta anche attraverso l’abbattimento materiale degli altari, quindi ben prima che venissero installati da Bergoglio i gabinetti pubblici in una basilica cristiana (pardon, appena fuori, come ha precisato il vaticanista di fiducia). Infatti bisogna riconoscere che se Bergoglio è stato il manager scelto in virtù della sua efficienza e della mancanza di inibizioni per la messa in liquidazione ufficiale del cattolicesimo, di questa egli è soltanto l’utilizzatore finale secondo il ben noto canone berlusconiano.

La sinistra in evoluzione e la chiesa in rivoluzione hanno capito dunque che avrebbero potuto fare grandi cose insieme per il nuovo ordine mondiale, e infatti l’universalismo cristiano e quello comunista si chiamano ora globalizzazione obbligata, mentre la perfetta fusione tra questi organismi geneticamente modificati viene messa in scena un giorno si e uno no, dai tanti abbracci dispensati da Bergoglio a Scalfari e Bonino, a Soros e simili, fino a quello culturale riservato alla Fedeli.

L’obiettivo assegnato dall’alto è il sacrificio delle identità nazionali e del patrimonio comune di civilizzazione, sull’altare del mondialismo politico etico e culturale che deve ridurre alla insignificanza le “masse europee precarizzate”, per dirla con Diego Fusaro.

Per un progetto tanto ambizioso è stata eliminata in via preventiva ogni resistenza con la inoculazione obbligatoria del vaccino antirivolta contenuto nel culto della pace e dell’amore universale. Che costa poco ai produttori e ancora meno ai consumatori.

Se non odi nulla, neppure il male, e da nulla ti devi difendere, per coerenza devi accettare ogni nefandezza propagandata dai cantori di regime, dall’aborto alla omosessualità alla pedofilia e all’educazione genderista, e subire passivamente l’oltraggio del nemico, e l’importazione illimitata di quelle che la Boldrini chiama “le risorse”, e alla fine anche l’esproprio umanitario.

Pace e amore servono benissimo pure per disinnescare il pericolo sempre latente della rivolta delle giovani generazioni debitamente omologate, votate all’indifferentismo sessuale ed etico, e condannate all’analfabetismo in via scolastica. Tutto è orientato insomma ad eliminare senza rumore anche ogni spazio materiale di libertà, quale possa venire dal possesso di una casa o di una terra. Del resto la proprietà privata è già stata abolita con l’abolizione di fatto del furto, che né l’Arma dei carabinieri né le Procure della Repubblica si sognano di perseguire, a vantaggio delle categorie “disagiate” che lo praticano.

Così il rampollo di antica famiglia di proprietari terrieri, che in gioventù sfilava in corteo gridando “la proprietà è un furto”, oggi si trova in piena armonia con l’uomo che si vanta a buon diritto di avere conservato l’odore delle pecore, come si evince del resto anche dalle parole e dai gesti.

Entrambi possono servire al progetto di eliminare ogni residuo di sovranità territoriale dopo l’abolizione della sovranità politica nazionale.

Il nuovo diritto di espropriazione proletaria su scala collettiva è quanto lega strettamente il governo ad una chiesa che è stata capace di espropriare il popolo della sua religione millenaria, e l’inquilino di Santa Marta, dopo avere cancellato la dottrina e la morale cattolica, si accorda con i tirannelli al potere, forti di pochi studi ma di spettacolare arroganza, per chiudere anche lo spazio e fisico e morale di libertà di quella che un tempo aveva il nome di patria, perché era la terra dei padri ricevuta in eredità, difesa e pagata col sangue. E il fatto che siano gli stessi che hanno pianto lacrime strazianti per le sorti fisiche e culturali degli indigeni d’America, la dice lunga sulla volontà di prestare un ottimo servizio al disegno mondialista.

In quella fotografia è stata letta a buon diritto la intollerabile intrusione della chiesa negli affari della politica. Ma questo è alla fine un aspetto ormai secondario, di fronte alla posta in gioco. Perché quella foto ci illustra in modo suggestivo che la tenaglia si sta stringendo per cancellare un’intera storia che è anche storia cristiana e per ridurre un popolo in una nuova e perfetta schiavitù.



ottobre 2017
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI
AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO