TRENTA RIGHE FUORI MODA

Accogliere i migranti
per sfrattare Nostro Signore


di Alessandro Gnocchi



Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
 
Impaginazione e immagini sono nostre



Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti possono scrivere indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.


martedì 17 ottobre 2017


In un giornale, “trenta righe”, sono come un sigaro toscano e una medaglia di cavaliere: non si negano a nessuno. Sono perfette per i primi balbettii di un praticante, per i funambolismi del vecchio cronista, per l’elzeviro del professore un po’ dandy e per l’editoriale del direttore. Dunque bastano anche a noi per dare un taglio veloce ed esaustivo a questa rubrica che commenta quanto accade dentro e fuori la Chiesa. Ma per favore, anche se la forma non è più quella della risposta alle vostre lettere, continuate a scrivere. Gli spunti migliori vengono sempre da voi.




Enzo Bianchi, detto fratel Enzo


Molti lettori chiedono da tempo perché Sua Laicità Omissis I si occupi con frequenza e modalità ossessive compulsive dei cosiddetti “migranti” e dell’obbligo di accoglienza da parte dei cristiani. In effetti, questa è la cifra fondamentale dell’attuale pontificato (o episcopato romano, come dice il titolare stesso) e lo prova il viaggio di Bergoglio a Lampedusa del luglio 2013. Quell’evento sanciva, dopo decenni di gestazione, la nascita visibile della neochiesa, con tanto di neofede, di neomorale e di neoliturgia. Il momento simbolico e fondativo non fu il blaterare di migrazioni e migranti, ma la celebrazione della neomessa su una barca camuffata da altare: è proprio quel neoaltare il simbolo che riassume, contiene e trasmette al neopopolo-di-Dio la neosalvezza.

Detto questo, veniamo al 2017. Dal 6 al 9 settembre, in quel di Bose, si è tenuto un convegno di studi sull’ortodossia (presente il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, grande amico e sodale di Omissis I e, forse, più Omissis di lui) intitolato “Il dono dell’ospitalità”. La lettera di saluto inviata per l’occasione da Omissis (quello di Roma) a Fratel Enzo Bianchi si conclude così: “Vi auguro che tale chiamata sia ravvivata dall’ascolto umile e sincero e dalle riflessioni di questi giorni, perché crescano sempre più sentimenti fraterni e maturi un’autentica ‘ospitalità del cuore’, così che, mentre peregriniamo insieme verso il Regno, siamo sospinti a intraprendere passi più coraggiosi e concreti verso la piena comunione”.




Nel corso del convegno, si è parlato di ospitalità intesa come sacramento. Si è spiegato che da una “ecclesiologia eucaristica”, che continua a dividere, si deve passare a una “ecclesiologia battesimale”, che invece è in grado di includere.

 Chi ha un minimo di pratica del linguaggio omissisiano troverà nelle relazioni di questo convegno tutti i temi cari al poeta, come si diceva al liceo. Ma bisogna fare ancora un passo e arrivare alla recezione neocattolica di tale argomento. Si trova nell’articolo “L’ecumenismo dell’ospitalità”, pubblicato il 13 settembre su “Settimana News” da don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo della Cei (i maiuscoli non sono miei). Il passaggio chiave del testo è il seguente: “Una Chiesa che pensi se stessa come fondata sul battesimo, su quel sacramento che è visto da tutti come porta di ingresso nella comunità dei salvati, potrebbe aiutare la riflessione a superare l’impasse di un’eucaristia che continua a dividere, anziché a raccogliere; e, in tal modo, potrebbe aiutare i pastori e i fedeli a comprendere come ciascuno riceve ospitalità dal Risorto, che si fa cibo e bevanda per il cammino della vita e che, proprio per questo, diventa il motivo di un’ospitalità da offrire e da condividere”.

Proprio così: l’Eucaristia, cioè Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo (i maiuscoli sono miei), è una scandalosa “impasse che continua a dividere”. Perché? Perché non permette di far sedere tutti alla stessa tavola in quanto il menu non è gradito: vuoi mettere le lasagnette al ragù di manzo offerte ai gentili ospiti in San Petronio?

Ecco a che cosa mira l’interesse per i “migranti” e le “migrazioni”: a porre le premesse teologiche per togliere di mezzo Nostro Signore. Che nella neochiesa è davvero di troppo. E, almeno su questo, siamo d’accordo tutti.


Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo




Bianchi col vescovo Bergoglio



ottobre 2017
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