I nuovi “pompieri” e il Rosario polacco


di Antonio Righi


Pubblicato sul sito Libertà e Persona






Non passa giorno, ormai, che non si sentano notizie “sopra le righe” provenire da Santa Marta (e dintorni) e, contemporaneamente, commenti da parte di alcuni filosofi, giornalisti, teologi volti a spegnere qualsiasi conseguente focolaio di polemiche. Questi ultimi sembrano ormai far più parte del Corpo dei Vigili del Fuoco che dell’intellighenzia cattolica, gettando acqua a destra e a manca ma venendo smentiti puntualmente.

Infatti anche per la vicenda del Rosario polacco, recitato da più di un milione di persone lungo i confini del proprio Stato a protezione della nazione dagli assalti modernisti e dall’invasione islamica, questi novelli pompieri hanno risposto imbracciando la nota dei vescovi polacchi, che pur avendo sposato l’iniziativa avrebbero però smorzato qualsiasi tono nazionalistico e di rottura.
Addirittura per questi insigni commentatori il Rosario polacco ha assunto toni divisivi e ideologici! Peccato per loro che i vescovi polacchi non hanno “declassato”, come avrebbero desiderato taluni, la recita del Rosario, ma solamente ricordato che è stato un momento di forte preghiera per la pace nel mondo. Non solo, i vescovi hanno fatto proprie le parole degli organizzatori (“Crediamo che se il Rosario venisse recitato da un milione di Polacchi lungo il confine del Paese potrebbe cambiare non solo il corso degli eventi, ma anche aprire il cuore dei cittadini alla grazia di Dio“), e hanno lodato anche la scelta, per nulla casuale, del 7 ottobre, anniversario della battaglia di Lepanto e festa della Madonna del Rosario.

Ma c’è di più. Di recente è uscita un’indiscrezione circa un documento della Conferenza Episcopale Polacca che sarà pubblicato a breve, nel quale si prendono le distanze in maniera netta e assoluta dalle interpretazioni più avanguardiste dell’esortazione Amoris Letitia, in riferimento in particolare al divieto di dare la  Comunione ai divorziati risposati.  Cosa ben diversa dall’interpretazione ad esempio data dai vescovi tedeschi, l’episcopato più vicino in questo momento a Bergoglio, che già da tempo si è incamminato in senso totalmente opposto.

Per quanta acqua si possa buttare su questa vicenda, risulta per l’ennesima volta, impossibile non evidenziare lo stato di confusione (voluto?) che questo pontificato sta generando all’interno della Chiesa, e come, nonostante gli interventi “illuminati” di tanti esperti, questo smarrimento rimanga.

Ricorda Marco Tosatti dal suo blog: “Il documento polacco, che non si sa quando verrà reso di pubblico dominio, in quel momento renderà chiara la divisione: da una parte dell’Oder, in Germania, i divorziati risposati potranno commettere quello che dall’altra sponda del fiume verrà considerato un sacrilegio, cioè la ricezione del Corpo di Cristo da parte di persone indegne a riceverlo. E non c’è dubbio che i vescovi dall’una e dall’altra parte del fiume agiscono pensando di seguire il dettato dell’esortazione apostolica. Una situazione paradossale, impensabile in qualunque altra struttura che non sia la Chiesa cattolica del 2017”.

E dire che sarebbe facile dirimere la matassa su Amoris Letitia: basterebbe rispondere ai cinque dubia sollevati tempo fa da alcuni coraggiosi cardinali. Ma per i clerico-pompieri, tutti sembrano aver torto, tutti sembrano essere superficiali, tutti sembrano non comprendere la profondità di tali scelte pastorali (e purtroppo dottrinali!) tranne loro!






ottobre 2017
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI