Vescovi pop, chitarre … e altre piacevolezze


di Giovanni Lugaresi
Articolo pubblicato sul sito Riscossa Cristiana

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“… ‘Volete andarvene anche voi?’ Gli rispose Simon Pietro: ‘Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna’”…

Il passo del Vangelo di san Giovanni (uno di quelli che più ci coinvolgono) ci è venuto alla mente scorrendo l’articolo di Lorenzo Bertocchi sulla Verità di domenica 5 novembre, dal titolo significativo “L’era dei vescovi pop con Vangelo e chitarra”.

Si tratta di una accurata, precisa, puntuale, ampia e articolata scorribanda (o campionario, come volete), per così dire, su quanto in àmbito clericale viene fatto in omaggio, non a Dio, bensì allo spirito del mondo e alle mode correnti.

Preti, frati, suore, e adesso anche vescovi canterini, schitarranti, alla maggior gloria non di Nostro Signore, ma della mondanità, appunto. Con la spiegazione molto profonda (udite! udite!) di attirare alla Chiesa, e in chiesa, i giovani.

Scambiando, ovviamente, la chiesa da tempio di Dio a balera, dove non più si elevano le note del Gregoriano (il canto che viene dai secoli!) o della polifonia, per lasciare spazio, appunto, alle canzoni correnti, che una volta si chiamavano “musica leggera”, accompagnate da schitarrate offensive non soltanto del sacro, ma del buon gusto, del senso dell’opportunità.

… Tu hai parole di vita eterna…”. Già! Ma questi preti, frati, suore e vescovi vogliono comunicare all’uomo d’oggi, ai giovani in cerca di certezze, di sicurezze, quelle parole pronunciate 2017 anni fa da Gesù?

Non siamo mai riusciti a capire, e questi episodi ci confermano nella… incomprensione, perché un giovane dovrebbe essere attirato dalla Chiesa, in chiesa, perché un prete, un frate, una suora, e adesso anche un vescovo, canta, balla, offre, insomma tutto quello che può trovare nel mondo, nella società in cui vive: a casa, fra amici, in balera, in discoteca.

Ci confermiamo sempre più, di fronte al “campionario” offertoci da Bertocchi, di banalissimi canti e suoni, proposti e imposti in certe nostre chiese, nella nostra idea-principio: la Chiesa deve offrire ai giovani, e a tutti gli uomini, quello che il mondo non dà. Punto!

Se siamo alla ricerca di punti fermi, di sicurezze (e non finiremo mai di ricordare quella pagina papiniana in cui lo scrittore prossimo alla conversione anelava a una “certezza”!), non andremo certamente da questi preti, frati, suore, vescovi da balera, da discoteca, da sagra. Che “parole di vita eterna” potranno mai darci?

Andremo piuttosto, come abbiamo fatto (e come Bertocchi nel suo articolo sottolinea), dal cardinal Sarah, trovando nelle pagine del suo “La forza del silenzio”, parole che ci avvicinano certamente a quelle di “vita eterna” di Gesù Cristo.

Questo devono dare gli uomini di Chiesa: oggi, come ieri e come ieri l’altro. E meraviglia che nessuno dai Sacri Palazzi esprima una critica a queste forme di proselitismo (già! A suo tempo, non furono pronunciate severe critiche nei confronti di chi vuol fare proselitismo?) legate alla mondanità e non al sacro.

Le canzonette lasciamole ai cantautori e/o ai cantanti, lo sport agli sportivi, il ballo ai ballerini e/o alle ballerine, il sindacalismo ai sindacalisti, la politica ai politici.

I giovani non si avvicineranno alla fede per il proselitismo di religiosi (religiosi?) che si presentano sotto tutte le vesti, tranne quelle che loro competono. E, nelle chiese, che si ascoltino le note della Messa “de Angelis”, non “Bella ciao” (vedi il defunto don Gallo) o “Vedrai, vedrai” di Tenco.

C’è un luogo (e un tempo, un momento) per ogni cosa, e quindi c’è un luogo per le canzonette, un luogo che non è certamente una chiesa!




Mons. Staglianò, vescovo di Noto (SR)





novembre 2017
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