Le anime del Purgatorio

di Padre José María Mestre, FSSPX


Padre José María Mestre è un sacerdote della Fraternità San Pio X, in America del Sud.

L'articolo è stato pubblicato nella rivista del Distretto: “Iesus Christus”,
nel n° 119 di settembre-ottobre 2008






La Santa Madre Chiesa si preoccupa in modo particolare delle anime del Purgatorio e dedica la Commemorazione dei Fedeli Defunti, i primi otto giorni di novembre - arricchiti di indulgenze - e tutto questo mese a pregare per le anime dei fedeli defunti. Guardiamo alla dottrina sul Purgatorio.

Abbiamo un grande interesse a conoscere la dottrina della Chiesa sul Purgatorio e la condizione delle anime che sono lì, poiché un giorno ci toccherà, se la misericordia di Dio ce lo concede, di trovarci in quel luogo. Tale è lo scopo di questa breve esposizione, in cui vedremo innanzitutto l’insegnamento che San Tommaso ci dà sulle anime del Purgatorio, per poi passare a conoscere alcune rivelazioni, specialmente quelle di Santa Caterina da Genova contenute nel suo Trattato del Purgatorio.




Dottrina di San Tommaso sul Purgatorio


1) La prima cosa che San Tommaso ci insegna è che dopo questa vita c’è un Purgatorio. Le anime dei defunti, spiega il Santo, dopo aver lasciato questa vita, ricevono la ricompensa che hanno meritato con le loro azioni. Se l’anima è in grado di ricevere immediatamente la sua retribuzione, entra nel suo giusto posto: così i giusti che non hanno debiti con Dio sono ammessi immediatamente in Cielo, i malvagi che sono morti in peccato mortale vanno dritti all’Inferno. Ma se l’anima non è in grado di ricevere la ricompensa, perché essa è ritardata da qualche impedimento, come accade quando non può ancora entrare in Paradiso perché ha un debito da pagare, va in un luogo temporaneo, che chiamiamo Purgatorio.

San Tommaso non manca di indicare la convenienza dei diversi inferni secondo la colpa dell’anima, e che è la sua vera giustificazione teologica:
- se l’anima, dopo la morte, si trova in peccato mortale, va immediatamente all’Inferno dei dannati;
- se si trova solo nel peccato originale, va nel Limbo dei bambini;
- se è trovata con il peccato veniale, va al Purgatorio;
- e se non ha alcun peccato, ma non può entrare nella gloria perché non l’ha meritata (come nel caso dei giusti pienamente purgati dell’Antico Testamento), va nel Seno di Abramo.

Così, negare qualcuno di questi luoghi, dice il Santo, sarebbe parlare contro la giustizia divina, resistere all’autorità della Chiesa e incorrere nell’eresia.

2) Insegna poi San Tommaso che il luogo in cui si purgano le anime e dove sono puniti gli empi, è lo stesso; un solo e medesimo fuoco brucia il peccatore come punizione e purifica l’eletto, nello stesso modo in cui lo stesso fuoco brucia la paglia e purifica l’oro (San Gregorio). Ciò che ci fa distinguere i due luoghi è:
- da una parte, la gravità della pena: il fuoco dell’Inferno è più intenso di quello del Purgatorio, essendo situato nella parte inferiore, mentre il Purgatorio, sebbene unito all’Inferno, si trova in una regione superiore;
- e, dall’altra parte, la condizione della pena: all’Inferno la pena del fuoco e del danno è eterna, ed esclude ogni speranza e ogni virtù soprannaturale; mentre in Purgatorio la pena del fuoco e la privazione di Dio sono temporanee, non si estendono oltre ciò che richiede la perfetta purificazione dell’anima, ed è accompagnata dalla grazia, dalle virtù infuse e dai doni dello Spirito Santo, con cui l’anima fu trovata al momento della morte.

3) Naturalmente, la pena del Purgatorio supera tutte le pene temporali di questa vita, e questo riguarda la doppia pena del danno e del significato:
- la pena del danno, o della privazione di Dio, sarà tanto più grave per quanto più Dio è vivamente desiderato, perché il corpo non frena più la tendenza dell’anima verso Dio, e perché l’anima vede chiaramente che per essa è arrivato il momento di godere del sommo Bene, e per questo si duole massimamente di veder ritardato tale godimento;
- la pena del significato, che viene dal fuoco temporaneo, sarà anche tanto più intensa per quanto l’anima la sente da sola, senza condividerla con il corpo, che non smette di alleviarla.

4) L’altra cosa che insegna San Tommaso è che la pena del Purgatorio non espia il peccato veniale quanto alla colpa, ma soddisfa solo la giustizia divina; o, in altre parole, le anime del Purgatorio non hanno più alcun peccato veniale, ma rimane in esse solo la pena dovuta per i peccati veniali, ed è per questo che devono offrire un’espiazione a Dio.
Insegna San Tommaso che la morte in stato di grazia cancella tutti i peccati veniali, perché con la morte viene distrutto l’incentivo del peccato, che era la nostra concupiscenza, e perché dopo la morte non rimane nell’anima l’attaccamento o la dipendenza sensibile dal peccato. L’unica cosa che rimane in essa è il disordine reale che hanno comportato alcune delle sue azioni, e che deve essere riparato con la debita pena, con la debita sofferenza che sia contraria alla volontà. In questo modo le anime, nel Purgatorio, per un verso sono perfettamente sante, nel senso che non hanno più il minimo peccato, la minima macchia che li affligge agli occhi di Dio; ma per l’altro, devono equilibrare la propria anima con quelle disposizioni che non hanno avuto a sufficienza in questa vita, come la conoscenza della gravità del peccato, il senso profondo della infinita maestà di Dio, il perfetto amore di Dio su tutte le cose, l’abbandono totale delle loro volontà alla volontà di Dio, ecc.

5) Per questa stessa santità delle anime del Purgatorio, insegna San Tommaso, il diavolo non ha alcun potere su di esse, neanche di tormentarle; perché non è giusto che coloro che hanno già trionfato contro i demoni, morendo senza peccato mortale, debbano sottomettersi a loro per subire la loro parte di castigo. In questa vita, che è un luogo di lotta, Dio permette ai demoni di tentarci, attaccarci, tormentarci, come nemici propri nella nostra lotta, così come permette ai buoni angeli di aiutarci in questa lotta. Ma dopo questa vita, l’anima non è più tormentata dai demoni, perché li ha vinti, né influenzata dai buoni angeli, perché gli spiriti benedetti non tormentano i loro stessi concittadini; e così resta solo la pena con la quale queste anime sono purgate, la quale viene dalla giustizia divina, e ancor più dalla carità divina, che per l’amore intenso che ha per queste anime, le dispone per poter entrare nella patria celeste e ricevere infine la ricompensa.

6) Un altro insegnamento di San Tommaso è che le anime dei fedeli defunti possono essere aiutate dalle opere dei vivi; è in più, dice il Santo, tale pratica si trova nelle Scritture e proviene dagli stessi Apostoli. La ragione per cui possiamo aiutare i defunti con le nostre opere, non è diversa, in realtà, dalla comunione dei santi, e cioè il carattere comune che tutti i beni spirituali hanno nella Chiesa, così che ciò che fa uno dà profitto ad un altro, e ciò che si guadagna può essere applicato agli altri membri della Chiesa. In questo modo, vi è un flusso continuo di beni spirituali dalla Chiesa militante alla Chiesa purgante; e questo avviene anche dalla Chiesa trionfante alla Chiesa purgante, poiché anche i santi della gloria intercedono per le anime del Purgatorio e prestano loro soccorso o assistenza compatibili con la giustizia divina che si esercita su di esse.

Tuttavia, osserva San Tommaso, facendo suo un insegnamento di Sant’Agostino, la ragione per cui queste buone opere dei vivi siano applicate a loro, è che durante la loro vita hanno meritato che i suffragi sarebbero valsi dopo la morte.
Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia, ci insegna Nostro Signore Gesù Cristo; e questo si verifica eminentemente con le anime del Purgatorio: quanto più misericordiose furono con il loro prossimo, con le opere di carità, tanto più meritano che si applichino loro i suffragi che la Chiesa offre per loro.

7) Infine, se ci chiediamo quali sono le opere che più giovano ai defunti, San Tommaso risponde che le opere che più aiutano le anime del Purgatorio sono le preghiere della Chiesa, il Santo Sacrificio della Messa e le elemosine.
Perché? Perché tutta l’applicazione dei suffragi dei vivi ai defunti si basa sull’unione che esiste tra loro per la carità. E così, quanto più un’opera è caritatevole, o quanto più si ha l’intenzione di applicarla ad un determinato defunto, tanto più essa vale per alleviarlo in Purgatorio.
Tra le opere caritatevoli ne figurano soprattutto due:
- la Santa Messa, da un lato, perché è il sacramento segno dell’unione della Chiesa nella carità e perché contiene Colui che è la fonte e il vincolo della carità, per il Quale tutta la Chiesa resta unita e consolidata;
- e l’elemosina, dall’altro, intesa nella sua accezione generale di opera di misericordia, poiché queste opere sono prodotte direttamente dalla carità.

La preghiera, a sua volta, vale molto per le anime del Purgatorio, perché è l’opera che più ci permette di dirigere la nostra intenzione verso qualcuno in particolare, pregando per lui, chiedendo per lui, e applicando a lui ciò che noi abbiamo potuto meritare con le nostre opere.





Insegnamenti di alcune anime sul Purgatorio

Fin qui l’insegnamento dell’Angelico. Tuttavia, sarà utile dare alcune precisazioni sullo stato delle anime del Purgatorio, poiché spesso immaginiamo il Purgatorio come il luogo della giustizia di Dio, di una giustizia inflessibile, di una giustizia senza misericordia: quando in realtà esso è un prodotto della misericordia di Dio, anche se è una misericordia in cui l’uomo non può intervenire per meritarla.
Questo è precisamente ciò che alcune anime sante, specialmente Santa Caterina da Genova, ci insegnano a partire dai lumi che Dio ha comunicato loro circa le anime del Purgatorio.

Tre sono in particolare le ragioni per cui nel Purgatorio si manifesta la misericordia divina:
- prima, per l’amore che le tre Persone Divine hanno per quelle anime benedette;
- seconda, per l’amore e la conformità che queste anime hanno con Dio;
- terza, per la stessa sofferenza che queste anime devono sopportare.

1) Amore di Dio per le anime del Purgatorio. Prima di tutto, la misericordia di Dio per queste anime si manifesta nella predilezione che la Divina Provvidenza manifestò nei loro confronti. Il Signore li ha scelti in maniera tale da concedere loro la grazia della perseveranza finale e li ha acquisiti a Sé per sempre: sono anime definitivamente salvate. E per questo ora, nel Purgatorio, la Santa Trinità guarda a ognuna di queste anime sofferenti con immenso amore:
- Dio Padre le contempla risplendenti del Sangue di Suo Figlio, prezzo unico e preziosissimo della loro salvezza, e le guarda e le ama infinitamente in Suo Figlio crocifisso e glorioso.
- Dio Figlio si rallegra nel vederle immerse nella volontà del Padre Suo, in un totale consenso all’amore del Padre.
- Dio Spirito Santo scorge in esse gli ultimi tocchi dell’opera di santificazione e perfezionamento soprannaturale, attraverso la dolorosa purificazione a cui le sottopone: le guarda con infinito compiacimento, e riversa abbondantemente su di esse i suoi doni e le sue grazie.

In definitiva, le anime del Purgatorio sono figlie amatissime della misericordia divina: sono destinate ad essere le gioie eterne della Gerusalemme celeste.

2) Amore che queste anime hanno per Dio. Il secondo effetto della misericordia di Dio per le anime del Purgatorio è il dono di una intensa e perfetta vita spirituale, quale non può immaginarsi in questa terra, salvo i più grandi santi. E a differenza di noi:
- la loro fede non è come la nostra, vacillante e fragile, che si lascia facilmente sedurre dalle creature: queste anime sono fisse in Dio, guardano e considerano solo Dio, e la loro fede, attraverso le prove del Purgatorio, arriva al massimo distacco e rinuncia di sé;
- la loro speranza è fermissima: sanno che si sono salvate per sempre, che certamente possiederanno il Cielo e che ormai non possono perdere Dio per il peccato;
- la loro carità è ardentissima, fino al punto da costituire la loro principale attitudine, per la quale sono purificate: anelano a Dio, Lo amano come il loro tutto e con tutte le energie del loro essere.

Questa vita spirituale è tanto perfetta che produce in esse una perfettissima conformità alla volontà di Dio: il loro abbandono in Dio è perfetto e produce in esse un ordinamento di tutti i loro aneliti, di tutti i loro affetti e di tutti i loro desideri.

3) Sofferenze di queste anime. Il terzo effetto della misericordia di Dio su queste anime è la stessa sofferenza con cui le purifica. Per dirla in altro modo, Dio è un fuoco divoratore, e questo fuoco, per misericordia, vuole comunicarsi alle anime per mutarle in Se stesso; e le anime sono come il legno che infiamma quel fuoco.
Secondo le condizioni delle anime, questo fuoco avrà diverse azioni ed effetti:
- se le anime sono già perfette e sono in tutto simili a Dio, il fuoco della carità divina agisce su di esse come sulla legna già perfettamente consumata, diventata brace: sulla quale il fuoco esercita la sua azione silenziosamente e con calma, come identificandosi con essa: sono le anime glorificate;
- se le anime sono sante, ma hanno cose da purificare, il fuoco della carità divina lavora su di esse come su un legno umido: comunica progressivamente le sue qualità di fuoco, ma con violenza, con dolore diremmo, perché trova resistenza nel legno: emette fumo, la fiamma sfrigola: sono le anime del Purgatorio, che vengono progressivamente assimilate dalla carità di Dio, fino a quando queste resistenze scompaiono;
- e se l’anima rimane tenacemente aggrappata al suo peccato, allora il fuoco della carità divina lavora su di essa come sulla legna incombustibile: con violenza suprema, senza riuscire a trasformarla in Dio: sono le anime dell’Inferno.

Quindi, le anime del Purgatorio soffrono immensamente. La loro stessa vita spirituale infligge loro questa sofferenza. In effetti, per le anime che amano perfettamente Dio, che sono perfettamente limpide e arse dalla carità divina, totalmente integrate nell’amore che le possiede, che le attrae e che vuole darsi in pienezza, vedersi impedite di raggiungerlo e di possederlo pienamente è un sofferenza indicibile; è un doloroso languore d’amore, un esilio lontano dall’Amato, un divorante desiderio di possederLo; è come un’attesa inflitta dalla loro stessa condotta: l’Amato è venuto e non erano pronte ...

A questo vengono ad aggiungersi altre pene secondarie, secondo la condizione di ogni anima: perfetta conoscenza delle loro colpe e infedeltà, che deplorano enormemente; rimorso per le grazie inutilizzate o sperperate; sofferenza per essere lì dimenticate e separate dai loro parenti; attesa ansiosa della liberazione dal Purgatorio, che non sanno quando avverrà.

Ma, beninteso, a causa della loro perfetta conformità alla volontà di Dio, le anime del Purgatorio ringraziano Dio (e quanto!) per queste sofferenze, e le amano per abbandonarsi alla volontà di Dio. Due sono le ragioni di questo amore:
- la prima è che le anime del Purgatorio non vorrebbero per nulla al mondo presentarsi davanti a Dio nello stato in cui si trovano; e se Dio non desse loro l’opportunità di purificarsi in Purgatorio, non oserebbero mai apparire alla Sua presenza, consci come sono della loro indegnità; e perciò, vedendo come queste sofferenze le puliscono, le purificano, le abbelliscono, esse le amano con tutto il loro cuore, come un santo in questa vita può amare la croce;
- la seconda è che le anime del Purgatorio vogliono acquisire la somiglianza con Gesù Crocifisso, che non seppero acquisire in questa vita.





Conclusione


Molte sono le lezioni che ci danno le anime del Purgatorio. Non dimentichiamo che se esse si trovano in questo luogo di purificazione, è perché non hanno adempiuto gli obblighi che ci competono.

1º) Così, la prima lezione è di corrispondere all’amore che Dio ha per noi. Se tante volte offendiamo Dio, è perché non siamo coscienti, per nostra colpa, né dell’amore che Dio ha per noi, né dell’immensa maestà di Dio, che ogni colpa oltraggia.

2) Per questo, un’altra lezione che ci danno le anime del Purgatorio è comprendere la gravità del peccato, anche nelle sue manifestazioni più modeste, “veniali”, perché è per quelle colpe che espiano lì con così terribili castighi: infedeltà alla grazia, incurie e negligenze volontarie, colpe commesse per l’attaccamento alle creature, mancanza di debita vigilanza ...

3) Una terza lezione: le anime del Purgatorio ci stimolano ad amare Dio con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra mente, con tutte le nostre forze, come esse fanno ora che si rendono conto che Dio è tutto, e il resto è niente.

4) Quarta lezione: l’amore della croce e delle sofferenze, che noi evitiamo con tanta cura. Che grazia ci concederà Iddio accettandoci nel Purgatorio, permettendoci di soffrire qualcosa per Lui, visto che siamo stati così codardi da soffrire qualcosa in questa vita!

5) Quinta lezione: obbligo di aiutare queste povere anime. San Tommaso dice che la pratica della carità e le opere di misericordia sono regolate secondo due principi: il primo, l’unione di un’anima con Dio; il secondo, il bisogno a cui quest’anima è esposta. Bene, le anime del Purgatorio, che soddisfano le due condizioni, sono le più degne della nostra misericordia, del nostro aiuto, dei nostri suffragi.

Preghiamo, quindi, per le anime del Purgatorio: santo e sano è il pensiero di pregare per i defunti, in modo che possano essere liberati dai loro peccati, come ci insegna la Sacra Scrittura, nel secondo libro dei Maccabei (12, 46). E chiediamo loro allo stesso tempo la grazia di imparare tutte le lezioni che ci danno, così che, pensando frequentemente a loro in questa vita, e praticando con loro una generosa misericordia, riceviamo dal Signore lo stesso trattamento quando toccherà a noi stare in quel luogo di purificazione.




novembre 2017
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