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Lutero demolisce il Vangelo Chi esalta Lutero vuol distruggere il Vangelo di
Francesco Lamendola
Articolo pubblicato su sul sito Accademia Nuova Italia
Presentazione, impaginazione e neretti sono nostri
Chi
esalta Lutero vuol distruggere il Vangelo. Una menzogna dopo l’altra,
dopo cinquecento anni di menzogne siamo arrivati alla menzogna suprema:
"che Lutero voleva rinnovare la Chiesa" e a dire questa bestemmia
è il papa.
Una menzogna dopo l’altra, dopo cinquecento anni di menzogne siamo arrivati alla menzogna suprema: che Lutero voleva rinnovare la Chiesa, voleva riformare la Chiesa, voleva riformare il cristianesimo; e a dire questa bestemmia è il papa, e, insieme a lui, diversi vescovi e teologi cattolici (ma solo nominalmente tali). La menzogna comincia col linguaggio: per moltissimo tempo è passato tranquillamente il concetto di una riforma protestante, anzi, di una Riforma con la lettera maiuscola; e, per contro, quello di una Controriforma cattolica: cioè, nell’immaginario di milioni di persone, per diverse generazioni, è stata inculcata l’idea che Lutero ha fatto una riforma, ossia una cosa buona, utile e necessaria, e la Chiesa ha reagito a quella riforma con una contro-riforma, cioè una cosa cattiva, perniciosa e antistorica. Mentre la verità è esattamente l’opposto: che Lutero ha fatto una rivoluzione devastante, mentre la vera riforma l’ha fatta la Chiesa, precisamente con il Concilio di Trento, e su di essa, poi, la Chiesa è rimasta ferma e salda per cinquecento anni. Fino a oggi, cioè fino a ieri: perché ora una parte del clero cattolico ha scoperto che grande uomo è stato Lutero, lo esalta come riformatore, come “dono dello Spirito Santo” (monsignor Galantino), il Vaticano gli rende omaggio emettendo un francobollo dal sapore trionfalistico, e il papa in persona lo chiama riformatore e arriva al punto di dire che, sulla predestinazione, Lutero aveva ragione. Inaudito. L’idea della predestinazione è la più empia, la più blasfema, la più anticristiana idea che sia uscita dalla bocca infernale di Lutero: talmente mostruosa che, per poterla giustificare, egli stesso ha dovuto raddoppiarla. Non solo l’uomo è predestinato dalla nascita, ma è predestinato da prima della creazione del mondo. Per Lutero, prima di creare il mondo, Dio aveva in mente ciascuna creatura, ciascun essere umano, e aveva già deciso chi sarebbe andato in paradiso e chi all’inferno. Si può immaginare un’idea più diabolica di questa? E più lontana dal Vangelo? Più lontana dall’idea di Dio come Padre, di Dio come Amore, che caratterizza il vero cristianesimo? Si può immaginare un’idea più ingiusta, più aberrante: quella di attribuire a Dio la decisione di mandare all’inferno o in paradiso degli esseri umani che non sono ancora nati? E questa idea mostruosa è figlia di un’altra idea, tragica e radicalmente anti-cristiana, che sta alla base della cosiddetta riforma di Lutero: quella del servo arbitrio. L’uomo non è libero di scegliere fra il bene e il male; la sua volontà è schiava, egli fa quello che vuole Dio. E così, Lutero rende Dio il vero autore del male e dei peccati perpetrati dagli uomini. Su questo tema, Lutero non ha improvvisato, non ha ceduto a un colpo di testa; ha riflettuto bene, e ha perfino sostenuto un’epica diatriba con il massimo umanista europeo del suo tempo, Erasmo da Rotterdam, difensore dell’idea del libero arbitrio. D’altro canto, se l’uomo non è libero, è chiaro che ha un solo modo per andare in paradiso: appellarsi alla fede. Anche senza le opere. O meglio, sicuramente senza le opere. Le opere non contano nulla, la fede è tutto. Si può peccare, e peccare, e peccare ancora, basta avere la fede, basta credere, basta esclamare: Io credo, Signore!, e il gioco è fatto, non c’è bisogno di altro; questo è tutto. Queste cose, forse, la massa dei fedeli cattolici non le sa, o non le ricorda, o le confonde, perché, specialmente da un po’ di tempo in qua, è stato fatto di tutto, partendo dai libri di testo scolastici e arrivando fino alle lezioni dei catechisti e degli insegnanti di religione “cattolica” nelle scuole, passando per quelle dei professori di teologia nei seminari “cattolici” e nelle facoltà universitarie “cattoliche”; ma le persone di una certa cultura religiosa, e gli esponenti del clero cattolico i quali, oggi, tessono le più alte lodi di Lutero e glorificano la sua cosiddetta riforma, le sanno benissimo, così come ne sanno altre, non meno significative, ad esempio l’opera di spudorata disinformazione e di menzogna sistematica con cui Lutero e i suoi seguaci, sfruttando l’ignoranza del popolo tedesco, ha inculcato in esso l’idea che i papi sono stati sempre nemici della Germania, perfidi anticristi, intenti solamente a maltrattare e sfruttare il laborioso popolo tedesco. Una cosa, dunque, deve essere detta con estrema chiarezza, a chi è in buona fede e vuol capire quel che oggi sta succedendo, come il tentativo di riabilitare Lutero e il protestantesimo, da parte del clero della neochiesa: Lutero non è stato solamente un rivoluzionario anticattolico, ma un rivoluzionario anticristiano, perché la religione che gli rimane tra le mani, dopo che l’ha espurgata delle brutture papiste (nei suoi libelli e nelle caricature da lui concepite e diffuse, e che lui chiamava il mio testamento spirituale, il papa e la Chiesa erano rappresentati come il “parto” del demonio, che questi mette al mondo attraverso l’ano, come gli escrementi) non ha più nulla di cristiano. La stessa idea di una Chiesa nazionale tedesca (o inglese, nel caso di quella anglicana, o svedese, o danese, eccetera) è un’idea anticristiana: perché la Chiesa nasce come cattolica, cioè come “universale”, dunque aperta a tutti i popoli e a tutti gli uomini di buona volontà, senza distinzione alcuna (né giudeo né greco, né liberi né schiavi, dice san Paolo) e volerla confinare entro uno Stato, per metterla al servizio di questo o quel nazionalismo, è, evidentemente, un completo tradimento della sua ragion d’essere originaria ed autentica. Si veda, al riguardo, la conferenza tenuta dalla professoressa Angela Pellicciari su: Martin Lutero: riformatore o rivoluzionario?, e scaricabile su Youtube, dal sito Cooperatores Veritatis. Il cristianesimo di Lutero non è cristianesimo. Oltre a mancargli tutte le principali verità dogmatiche – il libero arbitrio, la salvezza mediante la fede e le opere, i sette Sacramenti, il Magistero ecclesiastico nella interpretazione delle Scritture, il sacerdozio, il primato di Pietro, la Tradizione, il culto di Maria, degli Angeli e dei Santi, e scusate se tutto questo è poco – gli manca pur sempre la cosa più importante di tutte: la carità. Si rileggano gli scritti di Lutero, i suoi discorsi, i suoi opuscoli, che a migliaia e migliaia di copie hanno inondato la Germania: invano vi si cercherà la carità paziente, benevola, mite, che tutto comprende, che tutto sa perdonare, di cui parla anche san Paolo. I contadini che si sono ribellati nel 1525, al suo grido di libertà? Bestie feroci da sterminare, bruciare, impalare. I cattolici, i vescovi, il papa? Sterco partorito dal diavolo, gente meritevole della forca, dal primo all’ultimo. Gli ebrei? Tranne la vita, è lecito perseguitarli senza quartiere, spogliarli di tutto, bruciar loro la casa, cacciarli, costringerli a lavorare con la forza. Tutta la vita e la predicazione di Lutero non sono altro che un crescendo paranoico, folle, criminale d’improperi, bestemmie e maledizioni contro tutto e contro tutti: beninteso, tutti quelli che non lo ascoltano e non accolgono devotamente la sua parola. Ma coi suoi amici e sostenitori, egli è indulgente, indulgentissimo: pur di compiacere il langravio Filippo d’Assia, suo potente alleato, uomo perverso e dissoluto quant’altri mai, che cosa non farebbe; giunge fino al punto di giustificare la menzogna con argomenti, si fa per dire, teologici. La dottrina di Lutero, non che una riforma, cioè un rinnovamento e un balzo in avanti, è un ritorno alle profondità oscure dell’Antico Testamento, laddove si appanna la luce della grazia e si affievolisce la voce dei Profeti, e non restano che il fanatismo rabbioso, la gelosia nazionalista, la spietatezza e la vendicatività di un Dio che preferisce castigare che correggere, sterminare che perdonare. Il Gesù di Lutero non possiede nemmeno l’ombra della dolcezza e della bontà del divino Maestro; Egli è l’Incarnazione di un Dio terribile, collerico, incomprensibile, inesorabile, che non si sa perché abbia creato il mondo, né perché abbia creato gli uomini, dal momento che, nella sua mente, il destino di ciascuno è già segnato. Non è il Gesù che, mentre viene inchiodato alla croce, continua a pregare: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno; né quello che, solo pochi istanti prima di esalare l’ultimo respiro, dice al buon ladrone: Oggi stesso tu sarai con me in paradiso. È un Dio che non si capisce bene a che scopo sia venuto nel mondo. Se non per prendere su di sé i peccati degli uomini - cosa inutile, visto che gli uomini sono predestinati comunque, fin dall’eternità, alla dannazione o alla salvezza - quale motivo lo ha spinto a prendere un corpo umano e a soffrire, morire e risorgere fisicamente? Ma se non si sa rispondere a questa domanda, semplicemente non si è cristiani. Lutero non sa rispondere, non più di quanto lo saprebbero un giudeo, un musulmano, un induista: dunque, Lutero non è un riformatore e non è nemmeno un cristiano. È solo un botolo ringhioso che conosce unicamente l’odio, il rancore e la brama di vendetta; un uomo piccolo, un violento, un iracondo, un lussurioso, che vorrebbe trascinare l’intera umanità nei suoi stessi peccati, forse per sentirsi meno solo, con essi, davanti a Dio. Egli appartiene a questa razza atroce: i seminatori di odio. È evidente che un cattolico non può riservare alcuna stima a Lutero e non può vedere nella sua pretesa riforma niente di buono, meno che mai l’opera dello Spirito Santo. Una simile affermazione è blasfema: monsignor Galantino è blasfemo. Monsignor Galantino non è un vescovo cattolico, se non di nome e per l’abito che indossa: ma nella sostanza, è un luterano, cioè un eretico e un nemico della Chiesa, oltre che un non cristiano. E siccome il papa non è intervento davanti alle sue incredibili affermazioni, anzi, si è unito ad esse e ne ha fatte di simili, e perfino di peggiori, come quella sulla predestinazione (oltretutto ingannando la buona fede dei cattolici e abusando della loro fiducia, perché ha detto che su questo, siamo tutti d’accordo, mentre la dottrina cattolica dice esattamente il contrario, cioè che Lutero aveva torto marcio), ne consegue, per la proprietà transitiva, che, in questo momento, la Chiesa cattolica è nella mani di un papa che non vuol fare il papa, che sta facendo qualcos’altro, che si sta mettendo, scientemente e deliberatamente, al servizio di una strategia non cattolica e non cristiana. Che cristianesimo è mai il suo, privo di spiritualità, privo di trascendenza privo delle nozioni fondamentali della grazia e del peccato, privo del Giudizio, privo dell’inferno e del paradiso? Giriamo la domanda a tutti i cattolici in buona fede: che cosa c’è di cristiano, in una simile predicazione? Il papa parla sempre e solo dei poveri, degli ultimi, della giustizia sociale, dei diritti dell’uomo: benissimo. Ma i poveri di cui parla Gesù, nel Vangelo, non sono, puramente e semplicemente, i poveri nel senso economico della parola: se così fosse, Gesù sarebbe stato prevalentemente, o forse unicamente, un predicatore politico, un agitatore rivoluzionario – una specie di Lutero ante litteram. Ma no: quando Gesù parla dei poveri, allude a una condizione non solo economica, ma anche morale: e quando dice “beati i poveri”, non aggiunge: però bisogna fare in modo che la povertà scompaia, altrimenti non si può neanche predicare il Vangelo, come suggerisce il vescovo D’Ercole, e come afferma, o sottintende, tutta la teologia della liberazione. I “poveri” di Gesù sono essenzialmente quelli che hanno fame e sete della parola di Dio, che è Parola eterna, e che, una volta gustata, toglie la fame e spegne la sete per sempre: chi berrà di quest’acqua, dice Gesù alla samaritana, non avrà più sete in eterno. Pertanto, la povertà viene addirittura esaltata da Gesù, come scelta di vita volontaria, sia in senso materiale, che spirituale: perché è spiritualmente povero chi si spoglia dell’orgoglio della ragione e si fa simile a un bambino, pieno di fede nelle cose invisibili. Quale immenso fraintendimento, da parte dei teologi e dei membri del clero progressista! Che cos’hanno mai capito, costoro, del Vangelo? Che Gesù è venuto a combattere la povertà, che è venuto ad abolirla. Ma dunque non hanno letto il Vangelo di Marco e l’episodio della donna che unse a Gesù i capelli con del nardo profumato, costosissimo? Qualcuno trovò da mormorare, da criticare: che razza di spreco! Non si poteva vendere quell’unguento e ricavarne del denaro da distribuire ai poveri? Al che Gesù li aveva apostrofati con queste parole: I poveri li avrete sempre con voi; me, invece, mi avrete fra voi ancora per poco. I poveri, dunque, ci saranno sempre: Gesù non è venuto ad abolire la povertà economica, ma la schiavitù del peccato. E siccome anche l‘avarizia è una forma di schiavitù ed è l’anticamera del peccato, Gesù ha ammonito severamente anche contro la smania smodata di ricchezze. Però non ha mai detto che la ricchezza, in se stessa, è immorale: non era neppure un Karl Marx, né un Ernesto “Che” Guevara ante litteram. Ridurre il messaggio di Gesù, la sua Buona Novella, ad una predicazione politico-sociale, a una rivendicazione di diritti civili e di dignità economica, significa uccidere il Cristianesimo. E forse è proprio ciò che quei signori stanno deliberatamente perseguendo. O non hanno capito niente del cristianesimo, oppure sanno quel che stanno facendo, e allora sono al servizio del Male. Sì, è inquietante, e parole così dure, vorremmo non averle mai dovute pronunciare. Pure, è necessario e improcrastinabile: qualcuno deve farlo. Bisogna rompere il sortilegio, l’incantesimo maligno che tiene paralizzati milioni di fedeli, mentre il clero modernista fa a pezzi la divina Rivelazione, sotto i nostri occhi, e riceve anche l’applauso delle folle. Le folle battono le mani a quanti scusano i vizi, i peccati, e banalizzano il male; non chiedono di meglio che di sentirsi accarezzate e giustificate, invece che ammonire e spronate a fare il bene. È proprio per questo che Lutero ha abolito il culto dei Santi, e che certi cattolici vorrebbero riabilitare Lutero: perché i Santi ci mostrano, con la loro stessa vita, che ci si può sollevare dalla palude della concupiscenza, e alzare lo sguardo fino a Dio... (torna
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