PAPA FRANCESCO AVALLA I PRETI IN JEANS

di Don Francesco Cupello



Mi ha fatto molto, ma molto male vedere qualche giorno fa al telegiornale un sacerdote, tale D. Marco Pozza, “intervistare” il S. Padre, presentandosi davanti a Lui vestito come un qualunque giovanotto, cioè in jeans attillati e artificialmente consunti (come ritualmente richiesto dalla moda giovanile, anche se D. Marco tanto giovane poi non è), scarpe sportive e altri indumenti casual. [E’ possibile vederlo in fotografia sul n. 11 dic. 2017 di Vita Pastorale a pag. 20, dove il Pozza è ritratto anche nell’atto di mettere una mano dietro il collo del Papa, così come un adulto fa verso un bambino: che bell’atteggiamento di rispetto verso la persona del Pontefice!].
Tale sacerdote veniva presentato dal giornalista  come il cappellano del carcere di Padova. Mi son detto: se è un sacerdote cappellano di un carcere, non è un giornalista e non c’è quindi nulla che giustifichi una sua “intervista” al Papa. Un sacerdote, per sapere cosa pensa il Papa, ha bisogno di andarlo a intervistare? E perché? E per che cosa? E a che titolo?



Ma ciò che mi ha avvilito e mi ha indignato, è il fatto che in Vaticano (non saprei dire se la segreteria personale del papa o la Prefettura della Casa pontificia) abbiano permesso a quel sacerdote di presentarsi davanti al Papa in quella inqualificabile foggia. Non è prescritto per gli ecclesiastici di presentarsi davanti al Papa con il proprio abito clericale o religioso? E’ forse stata formalmente abolita tale norma, o lo è stata di fatto?
Si vedono ancora addirittura delle Regine presentarsi in udienza dal Papa vestite di nero, come previsto dal protocollo, e poi vediamo un pinco pallino di prete qualunque presentarsi nemmeno in clergyman, anzi in una foggia davvero indecente per un sacerdote, con l’avallo delle autorità vaticane e dello stesso Pontefice.

Adesso ogni sacerdote si sentirà giustificato a vestirsi come meglio crede, disprezzando l’abito clericale e religioso e prendendo in giro (già capitava prima, figurati adesso!) i confratelli che lo indossano.

Non molto tempo fa inviai una e-mail al Vescovo di Padova, facendo le mie rimostranze per il modo in cui D. Marco Pozza si presentava vestito in TV a commentare il Vangelo. Mi rispose il segretario, dicendomi che la mia lettera sarebbe stata portata a conoscenza del Vescovo; ma come la pensasse quel Vescovo, vengo a saperlo per deduzione adesso, perché non posso credere che egli non sia venuto a conoscenza che D. Marco sarebbe andato a intervistare il Papa e che se avesse condiviso le mie suddette rimostranze, non gli abbia fatto delle precise raccomandazioni su come presentarsi davanti al Papa: o queste raccomandazioni non ci sono state, o D. Marco se ne è fatto beffe e un baffo. Bella roba!
A questo punto siamo arrivati?
Ma quel che è più grave e che mi ha fatto davvero arrabbiare, è stata la quasi contemporaneità tra questo fatto e le parole con cui Papa Francesco (mi sembra in una omelia a S. Marta) ha ironizzato su quei sacerdoti che amano vestire gli abiti clericali con qualche eccesso di civettuola ricercatezza. Francamente a me, ma anche a molta gente semplice, sembra preferibile un prete con qualche mantello, qualche frangia, qualche mozzetta o “saturno” in più, piuttosto che  un prete che va vestito come D. Marco Pozza strettamente osservante dell’ultima moda giovanile.

Sono d’accordo con Papa  Francesco che se un prete si pavoneggia in vesti e paludamenti vari e non fa bene il suo ministero, non pensa ai poveri e agli ammalati, ai deboli e ai carcerati, è solo degno di commiserazione. Ma Papa Francesco ha conosciuto Don Oreste Benzi? Questo santo sacerdote non si separava mai dalla sua semplice e povera veste talare, che era come un lasciapassare per recarsi ovunque c’era una situazione di sofferenza, persino in mezzo alle prostitute. E tutti sanno quanto era amato e quanto amore spandeva attorno a sé, tanto che si pensa di introdurne la causa di beatificazione. Io ho visto gente commuoversi fino alle lacrime quando entravo nelle loro case vestito con la mia veste talare. Molti esprimevano la loro soddisfazione per questo e mi ringraziavano.

E’ molto triste perciò che il Papa faccia dell’ironia e mostri quasi commiserazione verso i sacerdoti troppo ricercati negli abiti clericali e allo stesso tempo onori un prete che veste come un giovanotto qualsiasi (ma non poveramente, perché certi jeans sono molto costosi), ammettendolo addirittura in sua presenza e a intervistarlo, con tanto di telecamere a divulgare il fatto. Si bastona chi indossa la talare e si onora chi la disprezza.

Papa Francesco non ha certo pensato alle conseguenze, nell’avallare il comportamento di D. Marco Pozza, e lui stesso non dà un buon esempio nel rifiutarsi di indossare le peculiari insegne della sua suprema giurisdizione e della sua identità di Sommo Pontefice, come quando si presenta davanti a tutto il mondo per la Benedizione Urbi et Orbi vestito con la sola semplice talare bianca, che è  la sua veste ordinaria, non cerimoniale.
Anche in ambito civile ci sono vesti cerimoniali, perciò non c’è nessunissima giustificazione all’anomalo comportamento di Papa Bergoglio, al quale come Pontefice va sempre comunque il mio rispetto e la mia venerazione.
Ma questo è un discorso che ho già fatto altre volte su questo sito e nel mio libro Chiesa povera, non impoverita (Ediz. Fede&Cultura).

Concludo dicendo che sono fortemente tentato, dopo aver visto D. Marco Pozza davanti al S. Padre, “conciato” in quella maniera, di seguire l’esempio di D. Oreste Benzi, indossando sempre il mio abito talare.




novembre 2017

AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI
AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO