L’ennesimo inganno contro le donne:
la
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne


di Paolo Deotto


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
25 novembre 2017





Con la favola dell’egualitarismo si è imposto alle donne di essere tutto salvo che donne. E ora ci si stupisce per la violenza…


Apprendo per caso che oggi è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale dell’Onu. Insomma, roba seria.

Ho sempre nutrito il massimo disprezzo per chi usa violenza contro il gentil sesso. L’educazione ricevuta in famiglia – e in particolare da mio nonno, tedesco, classe 1883 e da mio padre, ceppo friulano, classe 1911 – è stata al proposito rigorosissima: l’uomo e la donna non sono, grazie al Cielo, uguali. L’uomo, dacché la società divenne civile, ha sempre avuto un ruolo ben determinato che comportava anche, e comporta, l’obbligo di rispettare e proteggere la donna. Un uomo che invece usa violenza contro una donna, si può definire in un solo modo: un porco.

La donna ha a sua volta un ruolo ben determinato. È diversa, grazie al Cielo, dall’uomo e ha avuto da Dio dei doni grandissimi. Lo scrittore americano Ray Bradbury arrivò a far dire a un suo personaggio, nel bellissimo romanzo Il popolo dell’autunno, che la donna “è eterna”, perché ha ricevuto da Dio il segreto della vita. Io, pur amando molto Bradbury, preferisco una frase del Venerabile Pio XII, pontefice cattolico (di questi tempi è meglio specificare…), che disse: “La donna genera ciò che Dio crea”. E scusate se è poco.

Ciò detto, e in attesa che la sottocultura sessantottesca-boldriniana mi comunichi che sono un retrogrado sessista, presumibilmente fascista eccetera, permettetemi qualche riflessione su questa solenne Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Cinquant’anni fa. Ero un diciottenne che frequentava la quinta liceo scientifico. Nell’autunno del 1968 mi iscrissi a Giurisprudenza, Università Cattolica, a Milano. Esplodeva il “Sessantotto”, il più vergognoso inganno organizzato contro la gioventù, con cui iniziò la distruzione sistematica della società civile e la distruzione della dignità della donna. Nel mito velenoso dell’egualitarismo la donna conquistò il “diritto” di fare le stesse sciocchezze che già facevano gli uomini. La “rivoluzione sessuale” si tradusse nel dovere, per la donna che voleva essere “politicamente corretta”, di abbassarsi al rango di prostituta, senza nemmeno trarre profitto da questo degrado.

“Se non ci stai sei fascista”. Scusate la volgarità, ma non faccio che della cronaca. Questa frase era molto in uso fra i caporioni sessantottini, come formula risolutiva di eventuali dubbi che restassero ancora nella povera ragazza, magari “romanticamente” innamorata del caporione, bel ragazzo, rigorosamente barbuto e un po’ sporco, indottrinato quel tanto per farlo sembrare un “intellettuale”, ma pur sempre provvisto di quegli ormoni che a vent’anni fanno fin troppo aggio sul cervello.

Conobbi più di un caso di ragazze ingannate e illuse, ricattate “politicamente”, usate e poi buttate via, per passare ad un’altra. Ma non potevano protestare, anzi, dovevano loro stesse dichiararsi felici e contente di questa “libertà”, altrimenti restavano emarginate dal “branco”, che già allora esisteva, con un comodo paravento “politico”.

La vera violenza contro le donne iniziò in quel periodo, ingannando le donne e facendo credere loro di essere “libere” se sottostavano a quelli che altro non erano che i desideri dei maschi meno provvisti di freni e di moralità e quindi soggetti adatti per la “rivoluzione”.

Potremmo qui aprire un capitolo sull’assenza educativa delle famiglie, che già allora iniziavano a zoppicare, e sulla clamorosa resa di tanti, troppi ministri della Chiesa, dotati evidentemente di una Fede quanto mai fragile. Ma qui interessa soprattutto mettere in luce come l’inganno continui: si organizzano “giornate mondiali”, conferenze, convegni, si inventa l’orrendo neologismo “femminicidio”, ma intanto si continua il cammino in quell’imbarbarimento della vita civile partito decenni fa, con l’inganno dell’egualitarismo, si continua a imporre alla donna di non essere donna, se ne fa un uso spietato. E poi ci si meraviglia degli episodi di violenza.

Perché mai l’uomo dovrebbe portare maggior rispetto alla donna, quando la (in)cultura dominante, figlia del sessantotto, ha insegnato e insegna che donna e uomo sono uguali? Dal sessantotto in poi è stato un fiorire di leggi che hanno contribuito a degradare la donna. Dal divorzio – che ha reso precaria quella realtà stabile che era la famiglia, di cui la donna era la custode – all’aborto, che comunque scarica sulle spalle della donna decisioni sciagurate (e le relative conseguenze) – tutto ha contribuito a danneggiare la donna.

Ma oltre all’apparato legislativo, anche il costume imposto dalla (in)cultura dominante continua a ingannare la donna, imponendole di essere tutto salvo che donna: può fare lo spazzino, il minatore, il soldato, il poliziotto, il magistrato, eccetera, ma guai se fa la madre e la sposa. Può fare la pornodiva e la prostituta, basta che si dica “escort” e il gioco è fatto. Tutto in nome della libertà.

Oggi verranno recitate penose tiritere, i soliti slogan, e poi un po’ di strambe liturgie pagane soddisferanno il vetero-femminismo, che peraltro non riesce a uscire dal circolo vizioso in cui si è infilato dall’origine.

E il finale è sempre quello: se non si torna ai valori cristiani, che reggevano le famiglie, che riconoscevano a ognuno il suo ruolo e il rispetto dovuto per il ruolo, se non si riconquistano pudore e dignità, è perfettamente inutile blaterare di “lotta” contro la violenza sulle donne.

Ripeto: se uomo e donna sono uguali, perché mai la donna dovrebbe essere più rispettata, oltretutto da un uomo educato anch’egli alla barbarie, al “tutto subito”, al soddisfacimento dei desideri, quali che siano, come massimo diritto?

In una società talmente impazzita da riconoscere sempre di meno la basilare differenza tra i sessi – tant’è vero che i pederasti conquistano sempre nuove posizioni – la violenza potrà solo continuare. Quella contro le donne e quella contro gli uomini.

Non siamo tutti uguali?






novembre 2017
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