Black Friday
 


di Belvecchio






A dire il vero non avevamo mai sentito parlare di questa nuova “festa” della moderna civiltà dei consumi, e comunque mai con tanta insistenza e con tanto chiasso… o pubblicità. Mai sentito “venerdì nero”!
Ci siamo informati – per così dire – e siamo venuti a sapere che si tratta della ennesima “americanata”… per fare soldi. In America corrisponderebbe al giorno che segue quello del “Ringraziamento” – altro americanismo del quale non abbiamo mai capito di cosa dovrebbero essere grati gli Americani - ma proseguiamo.

Fatto è che oggi, con internet, in giorni come questi, le caselle di posta elettronica sono strapiene di offerte commerciali, e passi. In fondo, quando si legge che c’è un’offerta con lo sconto del 75 per cento, il consumatore medio potrebbe aver il suo vantaggio… sempre ammettendo che abbia veramente bisogno di quel tal prodotto, poiché è noto che molti “consumatori”, tra offerte straordinarie, “tre per due” e promozioni varie, finiscono poi col comprare anche quello che loro non serve.
E’ la civiltà dei consumi; termine quest’ultimo che sembrerebbe riferirsi ai consumi di prodotti, e che invece finisce con riferirsi al consumo… anche inutile… dei soldi e soprattutto al consumo del buon senso, con relativo consumo del sistema nervoso e dell’apparato neuro cerebrale.
I commercianti ci ricavano qualcosa e magari aggiungono qualche utile al loro più o meno contenuto guadagno. E passi.

Ma resta un mistero: il mistero del nome di questa “ricorrenza”, che peraltro, tecnicamente, in America non può “ricorrere” sempre di “venerdì”… mentre fuori America la si fa fittiziamente coincidere con un “venerdì” qualunque.
Perché “il venerdì”? Sembrerebbe che ci sia stato un momento… iniziale… in cui in America il giorno dopo il “Ringraziamento” fosse un “venerdì”.
Ma perché “nero”?  Sembrerebbe corrispondere al colore con cui si registravano gli “attivi” – quel giorno alti - nei libri contabili, di contro ai “passivi” registrati in rosso.
Mah! Con ‘sti Americani non si capisce mai bene come facciano a parlare in maniera così stravagante!

Sembrerebbe. Ma, fatto è che vengono messi insieme due termini: il nome del quinto giorno della settimana: venerdì, che per i cristiani ha pur sempre un significato particolare; e il termine “nero”, anch’esso carico di particolare significato, non certo roseo. Tale che quello che sembrerebbe essere il nome di un’innocua “ricorrenza”, finisce con l’essere qualcosa di evocativo, di suggestivo e, nel contempo, qualcosa di simbolico: un “venerdì nero”, un “venerdì oscuro”, un “venerdì tenebroso”… una ricorrenza “tenebrosa” coincidente con un giorno che di per sé non ha nulla di tenebroso… anzi.

Come non vedere in tutto questo un altro segno della moderna inversione della realtà? Una sorta di abbrutimento, “tenebroso” appunto, di qualcosa che ha sempre avuto un valore inverso?
Il venerdì non ha mai avuto, nel sentire comune, una valenza “oscura”, da tenebre; magari un richiamo a qualcosa di poco simpatico, vuoi doloroso, ma mai ha avuto un senso  “oscuro”, tale da evocare le “tenebre”, il diabolico. Pure nel suo essere percepito come un giorno legato alla tristezza ed al dolore, tale percezione ha comportato sempre una valenza evocativa celeste e mai infernale.




Lucca comics 2016

Oggi invece, il black friday, il venerdì nero, sembra accostarsi e accomunarsi con le altre “feste” di derivazione americana dalla valenza “tenebrosa”, come Alloween.
Ci chiediamo: si tratta di qualcosa di casuale, di una strana coincidenza o di qualcosa destinato a suggestionare in termini di accoglienza e di esaltazione del “tenebroso”, del “diabolico”?
D’altronde, non si tratta di un caso isolato, tenuto conto che si fa sempre più strada la diffusione di immagini e perfino di racconti e di film, quasi interamente ispirati al demoniaco, pensiamo ai vampiri e agli zombi, e questo principalmente tra i giovani, che arrivano fino alla macabra adozione di abbigliamenti comuni e di occasionali costumi ispirati appunto a tali fenomeni o a fenomeni simili, comunque ispirati al tenebroso, al diabolico… la moderna manifestazione annuale del “Lucca comics”, riservata ai giovani, ne è una miniera di esempi.
Tra l’altro, come spesso accade oggi con la “colonizzazione” americana dei nostri paesi, basta usare l’inglese per mascherare ogni cosa con un’aura interessante… alla moda… e trasmettere messaggi inavvertiti e suggerimenti subliminali: “black friday”… che fa tanto chic!

E’ possibile che per noi si tratti di una fissazione, di una mania che ci porta a vedere lo zampino di Belzebù anche in un’innocua ricorrenza “commerciale”?
Può essere, come anche può essere che non di questo si tratti, ma della sottile percezione che ci aiuta a metterci in guardia dalle cose che a prima vista sembrano innocue, ma che già dal nome col quale si presentano si rivelano per quello che sono: cose pericolosamente suggestive e diabolicamente evocative.
Si sa: il Diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, e a noi sembra che questo “venerdì nero” sia un altro di quei tasselli che serve a comporre il mosaico idoneo per l’assuefazione delle menti al diabolico.

E se anche non fosse esattamente così, come siamo propensi a credere che sia, resta il fatto che, come dice un vecchio proverbio siciliano: “cu si vaddò, si savvò” – cioè: chi si guarda si salva.





novembre 2017
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