Messaggio di Natale:
il vangelo del migrante secondo Francesco

di Francesca de Villasmundo


Pubblicato sul sito Medias Presse_Info






Da più di duemila anni, i quattro Vangeli, di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, riportano la vita di Gesù e il suo insegnamento e sostengono la fede dei fedeli. Fin dai primi anni, la Chiesa cattolica, le autorità, hanno protetto i loro greggi dai falsi mistici, proibendo i testi sulla vita di Cristo menzogneri e di ispirazione gnostica, come quelli che comunemente si chiamano «vangeli apocrifi».
Ma dall’avvento di Jorge Mario Bergoglio al soglio petrino, esiste come un quinto vangelo, un vangelo dallo spirito mondialista: il vangelo del migrante secondo Francesco!

In occasione di feste religiose, di giornate mondiali su questo e quello, di incontri internazionali, il Papa gesuita rivisita i Vangeli per darne una sintesi tutta personale centrata sulla figura del migrante, il nuovo Adamo dei tempi post-moderni, ultima incarnazione di un Cristo immigrato…

In quest’ultimo Natale, egli non è venuto alla regola: è stato il «rifugiato» il personaggio centrale dell’omelia bergogliana. Nel corso di una Messa celebrata alle 21,30 – perché in questo Nostro Tempo dell’homo festivus in cui tutti si divertono fino alle ore piccole, in cui i papi post-conciliari fanno delle maratone sociali ed ecumeniche ad ogni viaggio apostolico, sembra che sia diventato sempre più faticoso rimanere svegli fino a mezzanotte per commemorare il Dio Bambino - nel corso di questa Messa, per bocca del Pontefice argentino, Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù sono diventati dei mitici migranti:
«Per decreto dell’imperatore, Maria e Giuseppe si videro obbligati a partire. Dovettero lasciare la loro gente, la loro casa, la loro terra … Nel cuore erano pieni di speranza e di futuro a causa del bambino che stava per venire; i loro passi invece erano carichi delle incertezze e dei pericoli propri di chi deve lasciare la sua casa.
«A Betlemme si è creata una piccola apertura per quelli che hanno perso la terra, la patria, i sogni; persino per quelli che hanno ceduto all’asfissia prodotta da una vita rinchiusa. […] Nei passi di Giuseppe e Maria si nascondono tanti passi. Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire. Vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene ma che sono obbligate a separarsi dai loro cari, sono espulsi dalla loro terra

Il parallelo che fa Papa Francesco fra la Sacra Famiglia e le famiglie dei migranti è piuttosto tirato per i capelli: la Sacra Famiglia andava a farsi recensire a Betlemme, il paese dei loro padri. Era quindi un ritorno alle radici, alle fonti, all’identità primigenia… tutto il contrario di un migrante che abbandona la sua terra ancestrale!

Per appoggiare la sua simpatica favola mondialista di questa vigilia di Natale, insieme con la legge immigrazionista che si immagina un diritto del suolo al posto del diritto di sangue, rigettato in Italia qualche giorno prima, Papa Francesco si inventa un’altra incongruenza: Gesù diventa un paladino della cittadinanza globale:
«Colui che nella sua povertà e piccolezza denuncia e manifesta che il vero potere e l’autentica libertà sono quelli che onorano e soccorrono la fragilità del più debole.»

Mentre i pastori ebrei diventano stranieri in Israele:
«Uomini e donne da cui bisognava stare lontani, avere timore; li si considerava pagani tra i credenti, peccatori tra i giusti, stranieri tra i cittadini.»

E per far meglio passare il suo messaggio immigrazionista, egli prosegue la sua predica chiamando i fedeli non ad una conversione spirituale, ma ad una conversione sociale:

«La fede di questa notte ci porta a riconoscere Dio presente in tutte le situazioni in cui lo crediamo assente.
«E questa stessa fede ci spinge a dare spazio a una nuova immaginazione sociale, a non avere paura di sperimentare nuove forme di relazione in cui nessuno debba sentire che in questa terra non ha un posto

E questo perché, professa il Pontefice argentino:
«Nel Bambino di Betlemme, Dio … Si offre perché lo prendiamo tra le braccia, perché lo solleviamo e lo abbracciamo. Perché in Lui non abbiamo paura di prendere tra le braccia, sollevare e abbracciare l’assetato, il forestiero, l’ignudo, il malato, il carcerato […]
[…] Dio ci rende protagonisti della sua ospitalità »

E per concludere in bellezza questa volata altruista, ecco che il Bambino Gesù, in questo vangelo del migrante di Francesco, non è solo il migrante tipo, ma anche il rivoluzionario e l’ideologo immigrazionista, l’edificatore del migliore dei mondi melting-pot, l’agognato mondo multietnico e multi religioso del Nuovo Ordine Mondiale:
« … piccolo Bambino di Betlemme, ti chiediamo che … La tua tenerezza risvegli la nostra sensibilità e ci faccia sentire invitati a riconoscerti in tutti coloro che arrivano nelle nostre città, nelle nostre storie, nelle nostre vite. La tua tenerezza rivoluzionaria ci persuada a sentirci invitati a farci carico della speranza e della tenerezza della nostra gente




gennaio 2018
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