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Il “negazionista” Bergoglio Non sa dire la verità chi non è nella Verità di
Francesco Lamendola
Articolo pubblicato sul sito Accademia Nuova Italia
Presentazione, impaginazione e neretti sono nostri
Se l’uomo, mediante il dono della fede, è radicato nella grazia, cioè si apre al fluire della vita di Dio in se stesso, allora egli è nella Verità, e non può che servire fedelmente la verità, e dire sempre la verità. Ma se l’uomo rifiuta la Verità di Dio, o, peggio, pretende di adulterarla, vale a dire di accoglierla sub conditione, al fine di servirsene, manipolarla e strumentalizzarla, vuoi per la ricerca di onori e potere, vuoi per farne una delle tante ideologie che presumono di portare nel mondo la salvezza (con la minuscola), allora la verità fugge da lui, lo abbandona, come gli animali della foresta abbandonano le loro tane all’avvicinarsi di un pericolo, o nell’imminenza di un terremoto; e costui, abbandonato dalla verità, diviene incapace di dire il vero e incomincia a vivere di menzogne, e a spacciare le menzogne per verità. Gli accade come a un re Mida di nuovo genere: tutto ciò che tocca, diventa menzogna; perché, se in lui non c’è sufficiente umiltà da accogliere la Verità di Dio, non ci sarà neppure abbastanza spazio per accogliere una qualsiasi altra verità umana. Vige sempre la legge della perfezione: la perfezione assoluta include ogni singola cosa buona, ma non esiste cosa buona che sia superiore a ciò che è perfetto; pertanto, se qualcuno rifugge dalla perfezione, non sarà degno neppure di possedere un bene di secondo o terzo livello. Ciò che è perfetto comprende, e naturalmente supera, ciò che è meno perfetto; come ciò che è più grande include ciò che è più piccolo. Non per nulla Gesù Cristo aveva ammonito: Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei Cieli (Mt 5, 48). Gesù non ha mai detto, come dice, ormai sempre più spesso, il clero della neochiesa dei nostri giorni: Fate quel che potete, meglio che potete; e se non potete evitare il peccato, pazienza, il Dio misericordioso vi perdonerà comunque; niente affatto, bensì raccomanda: Siate perfetti, e Lui per primo ne ha dato l’esempio, facendo sempre, in ogni cosa, pienamente e generosamente la volontà del Padre. Questa infatti è la perfezione, umanamente parlando: fare la volontà di Dio; e, da quando il Verbo si è Incarnato, prendere a modello, in tutto e per tutto, Gesù Cristo. Solo che la neochiesa ha smesso di parlare della perfezione, ossia della santità… Prendiamo il caso di quel che dice e ripete il (falso) papa Bergoglio, non su una questione di dottrina e di fede, ma su una questione politica, visto che gli piace così tanto parlare di politica, da sostituire perfino alla omelia della santa Messa di Natale una concione politica a favore dell’immigrazione e della cittadinanza italiana agli stranieri. Come è noto, non vuole nemmeno sentir nominare l’espressione “terrorismo islamico”, che, secondo lui, è completamente falsa, in quanto il terrorismo islamico, a suo dire, semplicemente non esiste. Lo ha detto e ripetuto una quantità di volte, nel corso di interviste, allocuzioni, visite all’Università Tre di Roma, viaggi pastorali, omelie. Una delle volte in cui è stato più chiaro, si fa per dire, ed esplicito, è stata quando ha mandato un suo personale messaggio ai Movimenti Popolari, riuniti - per la quarta volta - nella città di Modesto, in California, il 16 febbraio 2017; incontro al quale ha partecipato anche il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per lo Sviluppo integrale. Nel messaggio, fra le altre cose, Bergoglio ha asserito testualmente: Nessun
popolo è criminale e nessuna religione è terrorista. Non
esiste il terrorismo cristiano, non esiste il terrorismo ebraico e non
esiste il terrorismo islamico. Non esistono. Nessun popolo è
criminale o narcotrafficante o violento. Ci sono persone
fondamentaliste e violente in tutti i popoli e in tutte le religioni,
che si rafforzano anche con le generalizzazioni intolleranti, e si
nutrono dall’odio [sic] e
dalla [sic] xenofobia.
A queste inverosimili parole egli ha aggiunto, in svariate occasioni, e contraddicendosi in pieno, un’analisi delle cause del terrorismo islamico (dopo aver detto che esso non esiste) che fa ricadere sostanzialmente la colpa sugli occidentali: da un lato per lo sfruttamento che operano e per le guerre che suscitano nei Paesi dell’area islamica, dall’altro per l’egoismo, l’intolleranza, la xenofobia con cui accolgono i migranti, e col negare ad essi la possibilità di svolgere un lavoro onesto: come dire che se ci fosse lavoro per tutti gli immigrati (quando non ce n’è neppure per i cittadini europei…) il terrorismo non ci sarebbe. Davanti a un modo di argomentare così balordo, così sconnesso, così privo di qualsiasi filo logico o di contatto con la realtà dei fatti, verrebbe quasi voglia di reagire con una scrollata di spalle, e non pensarci più. Assurdo tentar di ragionare con chi mette sullo stesso piano xenofobia, fondamentalismo, violenza, terrorismo, anzi, con chi non distingue nemmeno tra violenza offensiva e difensiva, tra aggressore e aggredito, tra carnefice e vittima; assurdo tentar di ragionare con chi liquida la faccenda asserendo anzi, come ha fatto in un‘altra occasione, e tutti possono verificarlo su Youtube, che anche qui da noi ci sono uomini che uccidono le fidanzate, le suocere, e tuttavia non si può parlare di un terrorismo cristiano, quindi non si può parlare nemmeno di un terrorismo islamico. Si vede, pertanto, che le comunità cristiane della Siria, dell’Iraq, della Somalia, del Kenya, dell’Egitto, della Libia, sono state perseguitate dai fantasmi, da forze immateriali e senza alcuna identità; si vede che i martiri cattolici decapitati, massacrati, deportati in Africa e nel Medio Oriente sono morti di raffreddore, o sono stati cacciati dalle loro case da qualche irragionevole paura, da qualche forma d’isterismo collettivo. Eppure, rinunciare a rispondere non sarebbe giusto: per rispetto verso le vittime del terrorismo islamico, le quali sono la prova vivente che il terrorismo islamico esiste, altroché se esiste. E siccome, a quanto pare, al Santo (?) Padre importa poco la persecuzione che stanno subendo milioni di cattolici nel mondo, ad opera dei terroristi islamici, gli si potrebbe rispondere, secondo i suoi gusti filo islamici, con le parole di una donna islamica, la giornalista Souad Sbai, di origini marocchine, ora militante nella Lega Nord e già deputata del Popolo delle Libertà, la quale ha rilasciato questa dichiarazione (vedi, in rete, sul sito Riscatto Nazionale.net) subito dopo il “messaggio” di Modesto: Caro
papa Francesco, mia nonna è stata sgozzata dal terrorismo
islamico. Essere offesi dai buonisti o dai fondamentalisti noi
musulmani moderati lo accettiamo, ma dal Santo Padre no. (…) Non voglio
mancare di rispetto al santo Padre, ma non ci sto. Negare il fondamentalismo islamico è
un’offesa ai tanti genocidi perpetrati nella storia. Agli oltre
380 mila morti della Jamaat Al Islamya algerina, alle vittime afghane e
siriane di Al Qaeda, ai morti per mano di al Shabaab in Kenya (…)
Le parole del papa mi hanno scioccata. Sono come acido su una ferita, molto profonda e mai guarita. Non intendo mancargli di rispetto. Ma vorrei dirgli una cosa: Santo Padre qui la situazione è drammatica, il buonismo fa danni. La disoccupazione non c’entra niente. Il terrorismo islamista esiste, eccome se esiste. E ci girano attorno un sacco di soldi. Il terrorista islamico non è un disoccupato, su di lui vengono investiti fior di quattrini. Le parole del Santo Padre a me suonano come un insulto a chi è veramente disoccupato, chi lascia il suo Paese, si lascia sradicare ed emigra altrove per lavorare. Sono un’offesa anche per quei tanti disoccupati che non hanno mai preso in mano un’arma. E sono un’offesa per noi donne, che ogni giorno combattiamo un fondamentalismo che ci toglie la libertà di vestirci, di studiare, di convertirci, di respirare. (…) Il buonismo indebolisce chi lavora per i diritti dell’uomo e per la libertà della persona. Anzi, rafforza il terrorismo estremista islamico. Avevamo bisogno di tutto meno che di queste parole. Perché significa che tutti quei musulmani che hanno combattuto contro il terrorismo sono morti per nulla… Ecco: visto che a parlare è una donna islamica, e non un cristiano, forse coloro i quali condividono il pensiero di Begoglio potranno accettare di riflettere almeno un poco. Il terrorismo islamico, infatti, perseguita, terrorizza e uccide non solo un numero enorme di cristiani, ma anche di islamici che non vogliono piegarsi al fondamentalismo di matrice salafita. E mentre i cattolici buonisti e progressisti si sono stracciati le vesti allorché monsignor Williamson negò, nel 2009, che nel genocidio degli ebrei siano morte proprio sei milioni di persone, e si scagliarono contro Benedetto XVI che aveva osato levargli la scomunica (irrogata a suo tempo per tutt’altre ragioni), e il cardinale Lehmann si affrettò a dichiarare, a nome della Conferenza episcopale tedesca, che la cosa costituiva una “catastrofe” per i sopravvissuti dell’Olocausto, nessuno di loro, adesso, trova che le parole del (falso) papa Bergoglio, le quali si possono e si devono considerare “negazioniste” a tutti gli effetti, possano costituire un’offesa, o possano recare un dolore aggiuntivo a tutti gli scampati al terrorismo islamico, i quali hanno lasciato i cadaveri di amici e parenti nelle grinfie dell’Isis e di altre organizzazioni criminali similari. È curioso: codesti “cattolici” trovano intollerabile che qualcuno discuta le cifre della Shoah, però considera normalissimo che il papa neghi il terrorismo islamico, che ha fatto e che continua a fare centinaia di migliaia di vittime, sia fra i cristiani, sia fra i seguaci di altre religioni e fra gli stessi islamici (circa 400.000 vittime nella sola Algeria, fra il 1991 e il 2002, come ha ricordato la signora Souad Sbai). Ci siamo soffermati su questa palese negazione di una verità storica, da parte del (falso) papa Begoglio, fra le molte altre che avremmo potuto trascegliere dal mazzo, e senza citare, almeno questa volta, le molte, troppe bugie e falsità che ha snocciolato in materia di dottrina cattolica, le quali, al credente, stanno a cuore più di tutte le altre messe insieme. A differenza del cardinale Lehmann e di tutti i cattolici progressisti come lui, che si scandalizzano per una questione storica (la Shoah) ma non per gli sfregi quotidiani alla fede in Gesù Cristo, perpetrati dal neoclero modernista e massonico, noi della “vecchia scuola” ci sentiamo maggiormente toccati sul vivo, quando si parla della nostra religione, dalle bestemmie e dalle eresie, che da tutte le sciocchezze e falsificazioni relative ad altri ambiti della vita, sia pure importanti. Ma l’esempio delle assurde affermazioni di Bergoglio circa l’inesistenza del terrorismo islamico, al di là del paraocchi ideologico che costui ha deciso d’indossare, nonché della sua personalità psichica palesemente disturbata, per cui non vede quel che ha deciso di non vedere, e anche al di là del compito che gli è stato assegnato dai circoli facenti capo alla “mafia di San Gallo” allorché, facendo leva sulla sua smisurata brama di potere, lo hanno eletto papa, resta una spiegazione di carattere più generale: che, per veder la verità delle cose, bisogna essere radicati nella Verità assoluta. Ora, sappiamo che la Verità è Dio; più precisamente, è Gesù Cristo, il quale, a sua volta, indica la strada per andare al Padre: Io sono la via, la verità e la vita. Colui che è nella verità, non mente; colui che aspira sinceramente alla verità, non può ingannarsi di molto neppure sulle verità di questo mondo, perché la grazia divina gli elargisce i sette doni dello Spirito Santo, con l’assistenza dei quali è ben difficile prendere delle cantonate clamorose: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timore di Dio. Con questi doni, l’uomo partecipa alla vita divina. Sarebbe puerile pensare che colui al quale sono stati concessi, non possa sbagliare un problema di matematica, o che, poniamo, non possa commettere degli errori nella traduzione di un brano di greco o di latino; ma sarebbe temerario – a proposito del Timor di Dio – pensare che, avendo in sé questi doni, un uomo, un cristiano, possa commettere dei gravissimi errori in ambito morale o spirituale; che possa falsificare la realtà; che possa bestemmiare, oppure offendere il sentimento religioso altrui; che possa esprimersi in maniera sprezzante, impietosa, calunniosa, velenosa, sui propri fratelli, o, peggio, sulle anime che gli sono state affidate: tutte cose che, invece, il (falso) papa Bergoglio fa quotidianamente, fra gli applausi e i sorrisi servili dei suoi cortigiani, nessuno dei quali, a quanto pare, possiede quel briciolo di onestà intellettuale e di rettitudine morale per domandargli, come si farebbe con un amico, per il suo bene: Santo Padre, ma perché avete trattato e continuate a trattare così duramente i Francescani e le Francescane del’Immacolata? In che modo hanno potuto offendervi, oppure offendere Dio e Maria Immacolata, alla quale si sono particolarmente votati? E perché, Santo Padre, non avete voluto rispondere ai quattro cardinali? Voi sapete che essi parlavano anche a nome di milioni di cattolici e che si preoccupavano della vera dottrina e della retta interpretazione del Vangelo: possibile che non meritassero nemmeno una parola di risposta? Due di essi sono già morti: lascerete morire anche gli altri due, ostentando una tale noncuranza, una tale mancanza di carità cristiana? Vi risulta che Gesù Cristo si comportasse così, di fronte ai dubbi e alle domande dei suoi apostoli? Poi dite che il terrorismo islamico non esiste; ma allora di cosa è morto padre Jacques Hamel, sgozzato sull’altare? E di cosa sono morte quelle persone innocenti, quei bambini, a Nizza, Berlino, Londra, Barcellona? Ma nessuno gli fa mai tali domande. Per farle, bisogna esser un po’ amici della Verità... (torna
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gennaio 2018 AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO |