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La Corte di Strasburgo sancisce la bestemmia di
Belvecchio
Questa
la notizia
tratta da Il Giornale del 30 gennaio 2018
Ovviamente, la prima cosa che viene in mente è che “sarebbe criminale pensare di abbandonare questa Europa”… dopo secoli di guerre civili, ormai godiamo da cinquant’anni una pace fruttuosa… Sì! La pace del cimitero morale e del disfacimento della società! La più grande conquista mai sognata dopo l’oscurantismo della Cristianità e la prevaricazione dello Stato Pontificio! Finalmente siamo liberi! Non solo, ma abbiamo anche la luce splendente che ci viene dalla Corte di Strasburgo per i Diritti Umani… così umani, che più umani non si può! Tanto che in questa Corte non si perde occasione per sparare sentenze a favore delle cose più turpi che l’“umano” possa concepire! L’ultima: la liceità della bestemmia! Un’altra grande conquista della nuova Europa libera in tutto e in questa occasione anche di bestemmiare. ![]() Una fabbrica di vestiti, memore dell’esempio più volte offerto dal tristo “Toscano” che usava la religione per fare pubblicità recando spudoratamente offesa alla religione stessa e ai suoi fedeli, questa emerita fabbrica, per niente originale, s’è messa a fare pubblicità calcando un po’ più la mano e “usando” vergognosamente il nome di Gesù e Maria accompagnati da improbabili ed offensive immagini di Cristo e delle Sua Vergine Madre. ![]() Gesù, che jeans! I cattolici si sono sentiti offesi per tanta blasfemia, ma la fabbrica, condannata nel suo paese, la Lituania, è subito andata a Strasburgo, dove ha sede la benemerita Corte per i Diritti Umani, ed ha ottenuto dai cortigiani… pardon dai giudici (!?) della stessa Corte, il beneplacito a bestemmiare liberamente e pubblicamente, meglio se con manifesti in gigantografia multicolore. ![]() Madre di dio, che acconciatura! Non solo, ma nella sentenza che promuoveva la blasfemia, questi cortigiani… pardon questi giudici (!?) della stessa Corte, hanno condannato la Lituania a pagare ogni spesa e a restituire i soldi della multa che era stata inflitta alla furbesca fabbrica. Come riportato dai giornali: «la Corte critica le autorità per aver giudicato che le pubblicità “promuovevano uno stile di vita incompatibile con i principi di una persona religiosa” senza spiegare quale fosse lo stile di vita incoraggiato e come le foto e le didascalie in questione lo stessero favorendo.» ![]() Gesù, Maria, che stile! Insomma, se sui manifesti ci fosse stata l’immagine di un’ebrea e di un rabbino, i padroni della fabbrica sarebbero già in prigione e i giudici avrebbero decretato di gettare in mare le chiavi, ma siccome si beffeggiano la Madonna e Gesù e si offendono i cattolici, ecco che in nome dei Diritti Umani, non solo non c’è blasfemia, né offesa, ma vengono condannati coloro che si sarebbero permessi di pensarla così senza chiedere prima il permesso della Strasburgo di questa grottesca Europa che ormai non ha più niente di serio, né di umano. In un contesto del genere: può un cattolico sentirsi europeo? Può un povero credente come noi sentirsi facente parte di un mondo in cui tutto è lecito, tranne il lecito? Purtroppo, da cattolici, dobbiamo lamentare che nonostante l’Avvenire riporti l'incredibile notizia, criticandola, la chiude con una nota che ci sembra doveroso trascrivere: Padre
Occhetta (Civiltà Cattolica): «La libertà religiosa
non può umiliare la libertà religiosa»
La Corte di Strasburgo, con la sua pronuncia relativa all'utilizzabilità dei simboli religiosi nella pubblicità, “ha tradito il principio di laicità che si fonda sul rispetto della libertà religiosa”. Lo spiega padre Francesco Occhetta, gesuita, scrittore della “Civiltà Cattolica”. Se si tutela “il diritto di espressione si dovrebbe tutelare anche il diritto a non vedere umiliato il proprio sentimento religioso”. “È un gioco di pesi e contrappesi, non si può elevare un principio per distruggerne un altro”, sottolinea. Tutto qui? Sì! Tutto qui, il solito gesuita di turno non ha una parola da spendere per difendere l’onore di Gesù e della Madonna, si limita a fare appello al “principio di laicità“ e al rispetto della libertà religiosa. Cioè si limita ad appellarsi ad una balla accompagnata ad una stoltezza; come se lui non facesse parte di una Congregazione religiosa che si fa chiamare “Compagnia di Gesù” o “Societas Iesu”. Ma, si badi bene! Una cosa è dirsi ancora appartenente alla Societas Iesu, altra cosa è difendere l’onore di Gesù. Non siamo più nel Medio Evo, e oggi i gesuiti non sanno neanche cosa sia l’onore di Gesù; quello che è rimasto loro del grande bagaglio dottrinale e culturale è la laicità e la libertà religiosa, come peraltro da cinque anni dimostra l’altro gesuita che siede immeritatamente sul Soglio vaticano. I tempi sono cambiati, si dirà, ed è vero, perché purtroppo sono finiti i tempi in cui si poteva andare in quella fabbrica e mettere a fuoco quegli osceni manifesti, ormai viviamo in tempi in cui tali barbarie non si commettono più! Se ne commettono di peggiori: si offende spudoratamente Dio e non si trova un prete, manco a pagarlo, che abbia il coraggio di gridare alto e forte allo scandalo e alla prescrizione perpetua, quanto meno, di chi procura lo scandalo. Ma Dio vede e provvede e, soprattutto, Dio non paga solo il sabato! …Stiano accorti i pubblicitari e i fabbricanti blasfemi, stiano accorti i giudici di Strasburgo e stiano accorti i gesuiti, perché nessuno sa né il giorno né l’ora, ma Dio si presenterà col conto e con la mercede, inesorabile, ed allora sarà pianto e stridore di denti! Statevi accorti, gente! Perché nel momento che meno ve l’aspettate la punizione Dio piomberà su tutti coloro che Lo hanno offeso e non hanno fatto in tempo a pentirsene! (torna
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gennaio 2018 |