Se il papa non è cattolico, è un falso papa


di Francesco Lamendola


Articolo pubblicato su sul sito Accademia Nuova Italia

Impaginazione e neretti sono nostri








Il giornale americano Newsweek, nel settembre 2015, uscì con questa stupefacente domanda in copertina: Is the Pope Catholic? (Il papa è cattolico?), scaturita, come tutti ricorderanno, da una sconcertante affermazione dello stesso Bergoglio, peraltro replicata in più occasioni:
Io Credo in Dio. Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico. Esiste Dio e basta.

Non era mai accaduta una cosa del genere: né che un papa esprimesse un concetto simile, né che l’opinione pubblica fosse indotta a formulare una domanda come quella. Domanda sconvolgente, per un credente. Come può dubitare, un cattolico, che il suo papa sia cattolico? Se ne dubita, i casi sono due: o è impazzito lui, o è impazzito il papa.
Il papa è il capo della Chiesa cattolica, è il vicario di Cristo in terra e la guida spirituale di un miliardo e mezzo di cattolici. Egli è questo, e non altro. Non è un maestro di relativismo, o di alchimie religiose, o di gnosticismo e sincretismo. Non gli si chiede di parlare di Dio in termini astrattamente filosofici, ma di parlare del Dio rivelato da Gesù Cristo, che era Dio Egli stesso: quel Dio, non un Dio qualunque. Non lo stesso Dio in cui credono i giudei, gli islamici, i buddisti, gli induisti.
Con i giudei, gli islamici, i buddisti e gli induisti il papa può parlare fin che vuole, ma resta il capo di una religione che si pone con una sua identità e una sua radicale differenza rispetto alle altre. 
Certo, se è un papa che considera un male qualsiasi divisone, questo atteggiamento gli costerà fatica, o non lo vorrà assumere affatto, come appunto fa Bergoglio. Vorrà “dialogare” con tutti e dare a intendere che tutti, in fondo, adorano lo stesso Dio, sia pure in maniera diversa.
Ma non è vero: è una menzogna, e qualsiasi persona di media intelligenza lo capisce al volo.

Al di là delle differenze esteriori, il Vangelo di Gesù Cristo è un unicum, è irriducibile a qualsiasi altra “verità” e a qualsiasi altra “rivelazione”. Ci hanno già provato, gli eretici, sin dai primi secoli della storia della Chiesa: gnostici, marcioniti, priscilliani, mandei, pelagiani e molti altri; hanno provato a stemperare la specificità irriducibile del cristianesimo in una dottrina di salvezza equiparabile ad altre dottrine, per farne una delle forme in cui gli uomini “superiori” adorano Dio.
Il popolino adora gli dei delle singole religioni, ma i dotti sanno che si tratta di un unico Dio: questo è gnosticismo, ed è una cosa vecchia di duemila anni.
Ma Gesù non si lascia manipolare e strumentalizzare in questo modo: ciò sarà possibile con le innumerevoli divinità del Pantheon indù, per esempio, ma non con Lui.
Io sono la Via,  la Verità e la Vita, ha detto Gesù, durante l'Ultima Cena: cioè nel momento più solenne, quando affidava ai suoi discepoli il suo testamento spirituale e morale. E ancora: Chi ha visto me, ha visto il Padre. E come puoi tu dire, Filippo, mostraci il Padre?

Ora, il fatto stesso che la gente sia indotta a chiedersi se il papa è cattolico è la prova decisiva del fatto che costui non è un papa, non vuol fare il papa, non è degno di essere considerato papa. Difatti, è semplicemente inammissibile che i cattolici debbano farsi questa domanda; se se la fanno, vuol dire che costui ha dato loro scandalo, che costui turba la loro fede, che è una pietra d'inciampo e non un pastore del gregge.
Quale paziente si lascerebbe curare da un medico, dubitando che sia davvero medico; quale squadra sportiva si lascerebbe allenare da un allenatore, dubitando che egli sia un allenatore; quale esercito  si lascerebbe condurre da un generale, dubitando che sia un generale; e quali passeggeri salirebbero a bordo di un treno, o di una nave, o di un aereo, se sospettassero che colui dal quale dipende la loro sicurezza potrebbe anche non essere quel che sembra, potrebbe non aver alcuna capacità, o alcuna volontà, di condurre a destinazione, felicemente e senza ostacoli, quel treno, quella nave, quell'aereo? 

E chi affiderebbe i suoi risparmi a una banca, sospettando che il direttore non sia un vero direttore di banca; chi si farebbe progettare la casa da un architetto, sospettando che non sia un vero architetto; chi  mai si confiderebbe e chiederebbe consiglio ad un amico, se nutrisse il sospetto che quegli non è un vero amico, ma si finge solamente tale? 
Pure, si chiede a un miliardo e mezzo di cattolici di fidarsi del loro papa, anche se la stampa internazionale si domanda se egli sia cattolico; e anche se questo pensiero molesto, questo dubbio angoscioso, questa amara incertezza, ormai si sono insinuati nella mente e nel cuore di molti fra essi.

Ora anche il papa emerito, Benedetto XVI, è sceso in campo, con una lettera aperta, per esprimere sostegno a Bergoglio e per deprecare gli attacchi contro di lui.
Peggio che peggio. Un papa non deve essere difeso in fatto di ortodossia; un papa deve essere come la moglie di Cesare, almeno in questioni di fede: superiore a ogni sospetto. Se non lo è, dovrebbe andarsene, perché vuol dire che non sta facendo bene il suo mestiere.
La difesa di Bergoglio da parte di Ratzinger, poi, è particolarmente imbarazzante, per non dire inopportuna: come può pretendere di essere ascoltato colui che fece per viltade il gran rifiuto?
Una volta presa la decisione di dimettersi, avrebbe dovuto restare in silenzio, perché  aveva scelto la via del silenzio. Invece parla, e dopo cinque anni, per dire che va tutto bene, che è tutto a posto, e che sono “stolti” quanti non capiscono la finezza teologica del suo successore: come se il problema fosse solo quello della preparazione dottrinale di Bergoglio, e non fosse, invece, molto più ampio. Come se lui stesso, Ratzinger, non fosse parte del problema: se non altro perché, con le sue codarde dimissioni, ha lasciato andare il timone della nave di san Pietro, che  gli era stato affidato.  
E quando aveva accettato di essere eletto papa, lo aveva fatto forse con riserva? Oppure qualcuno gli aveva promesso che sarebbe stato facile, che non avrebbe incontrato opposizioni e difficoltà ?

Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi, aveva detto Gesù ai suoi discepoli, affidando loro la missione di evangelizzare il mondo. Il cristiano sa bene che seguire Gesù Cristo vuol dire prendere la propria croce sulle spalle. E adesso, 12 marzo 2018, l’ex papa che si è tolto la croce dalle spalle, dicendo che era troppo pesante per lui, e che ha abbandonato i fedeli come pecorelle pronte a sbandarsi per l’assenza del pastore, ci viene a dire che le cose vanno benissimo, che bisogna aver fiducia nel nuovo papa, il quale è un tipo che sa bene quello che sta facendo. 
Ma come può andare tutto bene, come può essere tutto a posto, in una Chiesa dove un papa si dimette senza motivo apparente, e non fornisce alcuna spiegazione del suo gesto inaudito, e, subito dopo, viene eletto come suo successore un papa del quale, fin da subito, alcuni dubitano che sia cattolico? Il che è come dubitare che sia un papa legittimo.

Ai sostenitori acritici di Bergoglio sfugge questo piccolo dettaglio: se un papa non fosse cattolico, non sarebbe papa. Ma Bergoglio è cattolico? Un papa che dice di credere in un Dio che non è cattolico, è, lui stesso, cattolico? E un papa che dice di credere in Dio, ma non nomina Gesù Cristo, è cattolico o massone? Perché anche i massoni dicono di credere in Dio: in quale Dio, è un altro paio di maniche. Non nel Dio annunciato da Gesù Cristo, ad ogni modo. 

Ma cosa vuol dire essere cattolico? Ecco, se c’è un aspetto positivo, nella tragica situazione che la Chiesa sta vivendo, probabilmente è questo: che ogni fedele è spinto a interrogarsi sulla propria fede, a cercare le sue radici, a verificarne la solidità, come mai, forse, prima aveva fatto, e come mai, probabilmente, avrebbe fatto, se, a un certo punto, non avesse visto vacillare tutte le sue certezze, e franargli letteralmente il terreno sotto i piedi. Ecco: una definizione semplice e chiara di cosa voglia dire esser cattolico, crediamo si trovi in san Paolo, nella Lettera ai Filippesi, capitolo 2, 5-11: vuol dire cercar di avere gli stessi sentimenti che ebbe Gesù Cristo.

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

Ora, nei confronti del signor Bergoglio, e dei vari cardinali e vescovi della sua “scuola”, la sola domanda pertinente non può essere che questa: mostrano di avere in sé gli stessi sentimenti che ebbe Gesù? La stessa umiltà, la stessa mansuetudine, la stessa benevolenza verso tutti, ma non solo  verso i “poveri” e i lontani, bensì a cominciare dai suoi stessi discepoli?
Accadde mai, anche una sola volta,  che rifiutasse di rispondere ai loro dubia?
O che li apostrofasse con epiteti ingiuriosi, sferzanti, derisori, malevoli?
Rifiutò mai di incontrare qualcuno che desiderava parlargli, come Bergoglio ha fatto con Caffarra e gli altri tre?
Castigò mai e umiliò mai i suoi seguaci, senza nemmeno dir loro chiaramente di che fossero colpevoli, come Bergoglio sta facendo, da oltre quattro anni, con i Francescani e le Francescane dell’Immacolata?
E Bergoglio, qualcuno lo ha mai visto inginocchiarsi davanti a Gesù Cristo, davanti al Santissimo?
Sì, dicono i suoi fan: e si sono affrettati a postare in rete le foto che lo comprovano. Ma se hanno dovuto farlo, vuol dire che è un evento ben raro. Strano, perché, per il cristiano, è necessario che nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
E non solo s’inginocchia ben poco; ma adopera la lingua per proclamare che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre? Oppure l’adopera per dire che Dio non è cattolico e che lui non crede in un Dio cattolico, cioè per dare scandalo ai fedeli, per disorientarli, per spogliarli del bene inestimabile della Verità insegnata da Gesù Cristo?
In tal caso, adopera la lingua di serpente e non la lingua del buon pastore. E i cattolici sanno in qual modo l’intero dramma dell'umanità ebbe principio: con la lingua di serpente che tentò Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre. E che disse loro: Non morirete se mangerete di quel frutto, ma sarete come Dio.
Forse la storia della salvezza è tornata al punto di partenza, e gli uomini si trovano nuovamente di fronte ad una tentazione diabolica, tale da condurli, un’altra volta, lontano da Dio, dal vero e unico Dio?
Forse che la smania di piacere al mondo, e specialmente ai non cattolici e ai non cristiani, che il signor Bergoglio ha mostrato sin dal primo istante del suo pontificato, anche a costo di mortificare e disgustare i cattolici, è l’equivalente odierno della smania che ebbero Adamo ed Eva si essere qualcosa di più di quel che Dio aveva stabilito: non più soltanto creature, ma esseri di pari dignità di Dio stesso? 

Lasciamo che ogni credente s'interroghi su questo punto, valutando e soppesando i fatti che accadono, nella Chiesa cattolica, ormai praticamente ogni giorno. È giusto che ogni credente si ponga tale domanda, nelle stanze segrete della sua anima, illuminato dalla preghiera e dalla fede, non dalla fede in un dio qualsiasi, ma soltanto in Colui che di sé disse: Io sono la Via, la Verità e la Vita.

Se non altro, mano a mano che lo stravolgimento della vera dottrina e della vera Chiesa procede, ad opera di questo manipolo estremamente agguerrito di modernisti e di massoni camuffati da cardinali e da vescovi, che ne hanno occupato il vertice, i giochi si vanno facendo sempre più chiari.
Quanti si erano illusi che il papa emerito, nel suo silenzio, disapprovasse la deriva relativista e apostatica del suo successore, ora devono ricredersi, e così quanti hanno contrapposto, per cinque anni, la sapienza e l’ortodossia del primo alla scomposta smania di cambiamento del secondo.
Nessuna frattura tra i due pontificati, nessun contrasto fra i due papi, ma piuttosto una staffetta, quasi un gioco delle parti: al conservatore succede il progressista, ma le linee guida sono le stesse: portare avanti la sciagurata stagione del Concilio, completare la rivoluzione incominciata nel 1962-65, fino alle sue estreme conseguenze. Fino all’auto-dissoluzione della dottrina cattolica e fino alla completa autodistruzione della Chiesa, viste ormai, l’una e l’altra, da questo clero infedele ed eretico, come altrettanti ostacoli sulla via di un non meglio precisato ecumenismo globale, nel quale tutte le fedi e tutte le confessioni dovrebbero confondersi e mescolarsi.

E intanto, come dice il nostro amico Ruggero,
nella messa al posto del Confiteor c’è spesso qualche insulsa e generica tiritera; il Kyrie è spesso ugualmente sostituito con improvvisati e generici pistolotti; e il Credo è recitato in una forma ridotta che comincia: “ credo in Dio ecc.”,  non “in un solo Dio” - e poi salta tutta la parte da “Figlio unigenito” fino a “per mezzo del quale tutte le cose sono state create”? Qui è la manovra lenta e costante di “aggiustamento” del cattolicesimo per la sua finale diluizione nella religione “universale”, tanto più adatta a tutti quanto più generica e meno cristiana. Peraltro nelle chiese Cristo è già stato detronizzato, il Santissimo posto in un altare laterale e l’ex altare maggiore trasformato in set teatrale, con tanto di poltrona centrale per le originali performance dei neopreti.

Tutto vero, purtroppo, e decisamente condivisibile.
Ma Ratzinger, queste cose, non le sa, non le vuol sapere? Una ragione in più perché chi le vede, parli; e chi ama Gesù Cristo si ribelli..
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marzo 2018
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