Riflessioni di un antimodernista

di Catholicus




Cos'è?
La nuova chiesa voluta dai modernisti a Foligno.
Chiaro esempio della fine che i modernisti hanno decretato per la Chiesa cattolica




(Non possiamo credere alla Chiesa di Bergoglio, del concilio V. II e del post-concilio,
perché non riconosciamo in questa Chiesa uscita dal  Vaticano II la
vera Chiesa Cattolica, l’unica Chiesa di Cristo.
)

La Chiesa uscita dal concilio Vaticano II, e poi evolutasi in 50 anni di postconcilio, ha voltato le spalle a Cristo, suo fondatore, per mettersi al servizio esclusivo dell’uomo, dei suoi capricci e delle sue voglie, giustificando ogni sua pretesa (convivenze prematrimoniali, comunione ai divorziati risposati, giustificazione delle unioni civili, etero ed omosex).

Ecco infatti alcune tematiche sulle quali la neochiesa vaticansecondista si discosta in modo inconfutabile dalla Chiesa Cattolica preconciliare, dal magistero dei suoi Papi, dei suoi Santi, dei suoi Martiri, oltre che dalla Tradizione, secondo pilastro sul quale essa si regge, insieme alla Sacra Scrittura:
- l’ascolto dei bisogni e la cura delle ferite negli ospedali da campo, al posto del proselitismo (parola ritenuta diffamatoria per spacciare come coercizione l’evangelizzazione per la conquista di anime a Cristo);
-  il dialogo sterile (umanesimo laico di stampo massonico), al posto dell’evangelizzazione; l’ecumenismo, al posto dell’Extra Ecclesiam Nulla Salus;
- l’accompagnamento delle fragilità, al posto dell’ammonimento (ai peccatori impenitenti) e dell’invito al pentimento, al ravvedimento operoso ed al cambiamento di vita;
- gli errori, al posto dei peccati;
- l’immanente (ambientalismo, ecologismo, animalismo), al posto del trascendente;
- l’antropocentrismo, al posto del teocentrismo;
- il culto dell’uomo, al posto del culto di Dio;
- il crelgyman, al posto della talare;
- la tavola protestante, al posto dell’altare;
- la Santa Messa ridotta ad una semplice cena, o memoriale (celebrata dall’assemblea assieme a colui che la presiede, il prete), anziché rinnovamento incruento del Sacrificio della Croce, celebrato dall’alter Christus, il sacerdote;
- le lingue volgari al posto del  latino, bimillenaria lingua liturgica della Chiesa Cattolica (riforma liturgica di Montini-Bugnini + sei pastori protestanti).

La Chiesa uscita dal “Concilio” (il Vaticano II, il solo riconosciuto come tale, poiché i precedenti non contano più niente ormai) si ispira a Unitatis Reintegratio, Nostra Aetate, Dignitatis Humanae, al “subsistit in” di Lumen Gentium 8/b (con conseguente scomparsa di eretici e scismatici): tutti documenti frutto del pensiero dei teologi della cd “nouvelle thèologie” (Congar, Chenu, Danielou, ecc. “folli sognatori, ribelli e miscredenti” come definiva i modernisti San Pio X), smentiti e puniti dai Papi preconciliari e riammessi da Roncalli, che li invitò al Concilio per tracciare  le linee  della neochiesa vaticansecondista, la neochiesa che chiama “fratelli maggiori” quelli che fino ad allora erano considerati “perfidi Giudei” (cioè bisognosi di conversione), affermando che l’Antica Alleanza non sarebbe  stata sostituita dalla Nuova Alleanza, per cui gli Ebrei potrebbero salvarsi anche senza riconoscere in Cristo l’unico Salvatore del mondo; quella neochiesa che ha scomunicato mons. Léfèbvre,  beatificato  e canonizzato i protagonisti della rivoluzione modernista, rifiutandosi di canonizzare Pio IX, Pio XII ed il cardinale Merry del Val (Segretario di Stato di San Pio X e suo principale collaboratore nella battaglia antimodernista).

A tutto questo si aggiunge il fatto deleterio dei temi scomparsi dalla predicazione, dalle omelie, dalla pastorale: Unità e Trinità di Dio, Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo (i due misteri fondamentali del Cristianesimo), morte, giudizio, inferno e paradiso (i cd “Novissimi”), peccato e grazia, salvezza dell’anima, vita eterna ed eterna dannazione.

Ce n’è abbastanza perché sia impossibile riconoscere la Santa Madre Chiesa, Una, Cattolica e Apostolica, nella neochiesa gnostica e massonica (oltre che protestante, ecumenista suicida, immanentista, antropocentrica, relativista e sincretista) uscita dal concilio Vaticano II.
Ma ce n’è a sufficienza per capire come quella che ci troviamo di fronte oggi, la Chiesa uscita dal concilio V. II, la Chiesa di Montini, Wojtyla, Ratzinger, ed ora la Chiesa di Bergoglio, non sia più la Chiesa di Cristo, ma ne sia una diabolica contraffazione, gnostica e massonica.


Una precisazione doverosa

Secondo tanti moderni sacerdoti, vescovi e cardinali, il cattolico non dovrebbe testimoniare e diffondere la propria fede ai non credenti, ai non cristiani, ai non cattolici, perché ciò potrebbe apparir loro come una prevaricazione, un tentativo di proselitismo coercitivo, un’azione divisiva, anziché inclusiva.
Come non rendersi conto che un tale modo di pensare costituisce un palese inganno? Come credono questi moderni consacrati che si sia diffuso il Cristianesimo delle origini? Tacendo e non manifestando la propria fede in Cristo unico Salvatore del mondo?
Anche il dialogo, così come viene inteso e predicato dal concilio V II in poi, costituisce un diabolico inganno, poiché conduce alla scomparsa del carattere missionario della Chiesa e, alla lunga, alla scomparsa della Chiesa stessa, sostituita da una semplice Onlus socio umanitaria (tutta immanenza e niente trascendenza).
Il dialogo senza evangelizzazione, conversione, proselitismo è un inganno del demonio, chiunque lo proponga o lo imponga.
Come è stato affermato da alcuni studiosi cattolici “l’ecumenismo e la protestantizzazione conducono la Chiesa all’autodemolizione”.
Anche il perdono senza pentimento è un palese inganno, poiché conferma le persone nei loro peccati, facendo creder loro che il Signore li perdoni “a prescindere” (come direbbe Totò) dal  loro pentimento, ravvedimento operoso e cambiamento di vita. In tal modo i peccatori impenitenti vengono “accompagnati” fin sulla porta dell’inferno, ovviamente guardando bene di astenersi dal proporre loro l’osservanza di comandamenti, precetti, stili di vita virtuosi, perché  ciò equivarrebbe a scagliare pietre contro persone inermi ed indifese.
Tutto questo a meno che non si voglia far proprio il motto di Martin Lutero “pecca fortiter, sed fortius crede”, cioè peccate pure senza ritegno alcuno, tanto se avete fede siete già salvi (teoria della giustificazione). Non è forse questo il messaggio che si è lanciato ai poveri divorziati risposati con Amoris Laetita?

Tertium non datur

Infine, a  proposito del dovere di accogliere le novità del concilio V II, che sacerdoti, vescovi, arcivescovi, cardinali e papi ci propongono da oltre 50 anni, facciamo  una breve riflessione, una specie di “pensierino della sera”:

1) se ci si salvava l’anima anche prima del “Concilio”, continuando a seguire il magistero, la dottrina, i precetti della Chiesa di sempre, ci si potrà salvare e santificare pure oggi?

2) se il concilio V II è in continuità con la Chiesa di sempre (come afferma Benedetto XVI con la sua “ermeneutica della continuità”), allora seguendo quest’ultima è chiaro che non si respinge neanche il primo! Tanto più che questo lo si è voluto solo pastorale, e non dogmatico (parole di papa G XXIII);

3) se invece non ci dovesse essere questa continuità, allora non avremmo alcun dubbio ad aggrapparci ancor di più alla dottrina professata dalla Chiesa di sempre, unica strada sicura (e largamente sperimentata) per il Regno dei Cieli.

Quindi “tertium non datur”: se c’è continuità tra concilio V II e magistero precedente, perché non posso seguire quest’ultimo?; se invece questa continuità non c’è, perché dovrei rigettare 2000 ani di magistero della Chiesa, dei suoi Santi, Martiri, Pontefici (quando era “Ecclesia magistra vitae”) per abbracciare delle novità, peraltro ambigue e confusionarie ?
Non esiste una terza via, a meno che non si voglia far violenza al principio di non contraddizione.
Quando Mons. Benelli chiese a Mons. Léfèbvre, a nome di papa Paolo VI, di sottomettersi alla “Chiesa conciliare”, il fondatore della FSSPX rispose “Io non conosco questa Chiesa conciliare, io non conosco che la Chiesa cattolica”, aggiungendo poi “ci attacchiamo alla Tradizione della Chiesa (noi della FSSPX) perché, restando fedeli a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato per 2000 anni, siamo certi e sicuri di non sbagliarci”.
Parole sante, queste, che ci confortano e ci confermano nella scelta di rimanere  aggrappati saldamente alla Tradizione bimillenaria di Santa Romana Chiesa, non per sentirci definire fanatici, integralisti, oscurantisti, ma per rimanere semplicemente cattolici, evitando  di correre il rischio di diventare protestanti, comunisti, islamici, talmudisti, buddisti o induisti.


Agnosco stilum romanae  ecclesiae”…

Prima del concilio Vaticano II la Chiesa si esprimeva in modo “apodittico”, sintetico, chiaro e preciso, comprensibile a tutti, anche alle persone più semplici e sprovvedute, con uno stile “definitorio e giuridico”, come spiegano Gnocchi e Palmaro nel loro pregevole volumetto “La bella addormentata” (pagg.134-’38). Era l’epoca del “si si, no no”, in cui si seguivano fedelmente gli insegnamenti e le richieste di Gesù Cristo.
Il Concilio, purtroppo, ha introdotto uno stile letterario ambiguo, di difficile interpretazione e comprensibilità, anche per i più acculturati, uno stile che si presta alle più disparate interpretazioni ed applicazioni, che dice tutto ed il contrario di tutto. Si è passati dal “si si, no no” al “si, ma anche”, dall’aut aut all’ et et. La sintassi si allunga a dismisura, la lettura e la comprensibilità si fanno più faticose, spesso si deve ricorrere ad un esperto (o ad uno psicanalista) per capire cosa davvero vogliono dire questi prelati o teologi modernisti.
Con l’attuale pontefice poi, è ancora peggio, l’ambiguità è divenuto il suo pane quotidiano, assieme ad un’incorreggibile aggressività verbale nei confronti dei cattolici legati alla Tradizione bimillenaria di Santa Romana Chiesa, ai suoi Papi (fino a Pio XII), ai suoi Santi, ai suoi Martiri. I suoi adulatori (pennivendoli opportunisti o solo ingenui in buona fede?) invocano la “contestualizzazione” per contestare le critiche di coloro che rimangono confusi o scandalizzati dalle affermazioni di Bergoglio e dei suoi gerarchi (Kasper, Marx, Braz de Aviz, Madariaga, Schonburn, Ravasi, ecc), da lui accuratamente scelti per formare la dirigenza della sua Chiesa modernista.
La svolta logorroica della Chiesa conciliare (fiumi di parole, tanto per usare il titolo di una famosa canzone dei Jalisse di qualche anno fa), con montagne di carta prodotte ogni anno dalle parrocchie, dai vescovi, dalle conferenze episcopali, (e che regolarmente nessuno legge, a differenza dell’apologetica e del magistero della Chiesa preconciliari, così sintetici, chiari e comprensibili) è un chiaro segnale del desiderio di confondere le idee al popolo di Dio, per depistarlo più facilmente e indirizzarlo così su di una falsa strada, che non conduce al Cielo ma all’abisso.

Gli strumenti utilizzati ? Il dire e non dire, il dire una verità e subito dopo una falsità, un’eresia, l’abbandono del principio di non contraddizione, il cosiddetto “bipensiero”, cioè l’arte di affermare tutto ed il contrario di tutto, dando credibilità ad entrambi, il tutto per far perdere ogni certezza ai fedeli, ogni punto di riferimento, e poterli così trascinare dove vogliono loro, pretendendo obbedienza ad autorità che non meritano più (falsa obbedienza), poiché hanno tradito il loro Signore.

Il punto di approdo, l’obiettivo ultimo di questa diabolica tattica della massoneria infiltratasi nella Chiesa Cattolica ?  La protestantizzazione della Chiesa, la sua deriva paracomunista, l’espulsione della trascendenza a favore dell’immanenza, del sociale, della politica, dell’animalismo, dell’ecologia, della raccolta differenziata, l’abbandono del Cristocentrismo a favore dell’antropocentrismo, il trionfo del relativismo e del sincretismo, l’ecumenismo suicida e calabraghista, la religione unica mondiale, nella quale scompare ogni riferimento a Gesù Cristo ed alla SS.ma Trinità, all’Immacolata ed ai Santi e Martiri di duemila anni di civiltà cristiana.





marzo 2018
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