La crisi della Chiesa
non è generata solo dai modernisti


di Stefano Arnoldi

Pubblicato sul sito La Corsia dei Servi
e ripreso dal sito Riscossa Cristiana






Per valutare questi cinque anni del papa argentino bisogna usare il criterio dettato da Gesù stesso: «Ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi. Dunque dai loro frutti li potrete riconoscere» (Mt 7, 17-20). Quali sono i frutti del bergoglismo? Mi piacerebbe dire “buoni”, ma purtroppo non è così: sono pessimi.”

Questo il commento di Antonio Socci, in un suo recente intervento giornalistico. Del resto risulta ovvio quanto il disorientamento creato da Bergoglio sia sotto gli occhi di tutti, come ebbe a dire il Card. Caffara in un’intervista rilasciata il 14 gennaio 2017: “Solo un cieco può negare che nella Chiesa ci sia grande confusione”.

Tuttavia, il punto è un altro: forse che la crisi nella Chiesa sia stata generata esclusivamente dal papa argentino? Sembra che Socci, i cui interventi critici sullo stato della Chiesa riguardano sempre e solo Bergoglio, dimentichi che Nostro Signore, per giudicare ciò che è buono e ciò che è cattivo, non ci ha lasciato un criterio da utilizzare a nostro piacimento, bensì uno strumento da applicare in qualsiasi circostanza, per qualsiasi evento.

Dunque con lo stesso strumento siamo in grado di giudicare il pontificato di Benedetto XVI e quello prima ancora e via via tutti gli altri, andando a ritroso.

Se ci si sforza di guardare un po’ più in là, certo con obiettività, vi è un evento che non solo caratterizza l’operato di Bergoglio ma lo accomuna anche ad una serie di pontefici in quanto esplicitamente tutti vi fanno riferimento: si chiama Concilio Vaticano II.

Ebbene, applicando anche ad esso il criterio dell’albero e dei frutti buoni o cattivi il risultato è impietoso: quali sono i frutti di quel Concilio? La risposta non può che ripetersi: “Mi piacerebbe dire “buoni”, ma purtroppo non è così: sono pessimi”.

Trascurare questa realtà è incomprensibile. Per Socci e gli “intellettuali” come lui il problema è invece circoscritto a Bergoglio e al suo pontificato giudicato di “rottura” con quello dei suoi predecessori: sicché da Bergoglio in poi tutto è andato storto nella Chiesa, mentre prima di lui la Chiesa poteva contare su pontefici dall’indubbia fedeltà al Magistero.

Ora, possiamo anche dire che gli asini volano o che la neve è di colore rosso, ma la realtà dice ben altro. Ed è di tutta evidenza.

Piuttosto, Bergoglio attira l’attenzione su di sé per il suo modus operandi così spinto e aggressivo in raffronto con quello dei suoi predecessori, ma non ci si accorge – o non ci si vuole accorgere – che il suo pontificato non è null’altro che un continuum ossia in piena sintonia con un programma “pastorale” iniziato nel 1962 e portato avanti dai pontefici “conciliari” nei tempi e nei modi appropriati al contesto storico/temporale del loro pontificato.
 
Nell’opera demoniaca di dissoluzione del cattolicesimo, mai venuta meno nella storia (orchestrata ad arte dal principe della menzogna), viviamo l’ora tragica in cui è giunto il tempo della comparsa di un pontefice il cui obiettivo, trovando in eredità la strada spianata, consiste nel distruggere con ferocia quel poco che di cattolico si è salvato dalla demolizione attuata dai suoi predecessori.
Sicché, l’instaurazione di una nuova chiesa e di una nuova religione non ha preso avvio con l’insediamento al trono pontificio di Francesco I, ma nel 1962, data di apertura di un evento funesto per la Chiesa e il suo Magistero perenne. Tutto, in nome di quel Concilio, è stato sovvertito e corrotto: la maggior parte del clero conciliare ne è una prova evidente, anzi evidentissima.

Non sa più fare catechismo ma è solerte nel rincorrere le voglie e i vizi del mondo, non sa più cosa sia la Fede ma si è saziato di modernismo e agnosticismo, non sa più cosa sia la Messa ma ne celebra alla perfezione una “creativa” quando non addirittura sacrilega, non sa più cosa sia il Bene e il Vero ma si è specializzato in ambiguità e codardia; non sa più cosa siano i Sacramenti ma in cambio svende misericordia e compiacimento per il peccato, non sa più cosa sia la santità preferendo vivere con rancore e cattiveria da riversare contro coloro che resistono al lavaggio del cervello loro imposto e soprattutto contro coloro che non si sono venduti per trenta denari.

Eppure, continua lo “sbadato” saggista: “Ma non sono solo le statistiche a mostrare un bilancio fallimentare. C’è qualcosa di gravissimo che esse non possono misurare: è lo smarrimento generale dei cattolici di fronte al pauroso sbandamento dottrinale e pastorale del Vaticano di Bergoglio.”

Forse non c’è stato sbandamento dottrinale e pastorale nel Vaticano di Giovanni XXIII in cui si è dato avvio al Concilio Vaticano II? Forse non c’è stato sbandamento dottrinale e pastorale nel Vaticano di Paolo VI in cui si è imposto il nuovo rito liturgico creato da quel Concilio? Forse non c’è stato sbandamento dottrinale e pastorale nel Vaticano di Giovanni Paolo II che ha sovvertito le finalità del matrimonio, ha creato il nuovo ecumenismo con le adunanze di Assisi, ha baciato il Corano? Forse non c’è stato sbandamento dottrinale e pastorale nel Vaticano di Benedetto XVI, un Papa che passerà alla storia per le sue dimissioni?

Sintetizzando, non c’è smarrimento di fronte alla rivoluzione dottrinale e pastorale indicata dal Concilio Vaticano II il cui programma è il filo conduttore di quei Papi?

Curioso poi notare che nelle critiche a Bergoglio nulla si dice in merito al (qui sì) PAUROSO sbandamento nel campo liturgico! Come se la questione tra il Vetus Ordo Missae ed il Novus Ordo Missae non sia nemmeno da prendere in considerazione perché considerata per nulla fondamentale, dando per assodato che la Santa Messa della Chiesa cattolica sia quella del nuovo rito codificato dal Concilio Vaticano II.
Ma, se anche non si volesse appurare con i propri occhi l’abissale diversità tra i due riti, del “Breve esame critico della nuova messa” redatto dagli autorevoli Cardinali Bacci e Ottaviani che ne facciamo?

Ciò che occorre capire è che hanno cambiato la messa per cambiare il cristianesimo, questo è il punto!”, così si è espresso un sacerdote cattolico; ma della questione delle questioni, il ritorno al giusto, vero e unico rito della Santa Messa, non frega niente a nessuno. Tanto più a quei difensori dell’ortodossia del Magistero, così vengono percepiti o definiti (sic!), che invece di focalizzare il cuore del problema, sono tutti in faccende affaccendati nel preservare l’impreservabile.

Perciò la loro conclusione “sì al Concilio Vaticano II, no a Bergoglio” (anche se quest’ultimo a più riprese continua a realizzare coerentemente ogni cosa in nome del Vaticano II!) è un controsenso: “Quello di Bergoglio è probabilmente il papato più disastroso della bimillenaria storia della Chiesa” sostiene Socci.

Un’enorme fesseria! Ridurre la crisi della Chiesa al papa argentino non solo è una falsità, sconfessata dal criterio evangelico dell’albero che produce frutti buoni e quello che ne produce di cattivi, ma evidenzia al contempo l’ottusità mentale di coloro, laici e chierici, che arrecano più danno alla Chiesa dei vari modernisti e progressisti che dir si voglia.

Questi “cattolici conservatori” hanno la pretesa di giudicare buono ciò che è evidente essere perverso, creano confusione e disorientamento con la loro contraddizione, contribuendo ad alimentare quella crisi interna alla Chiesa che dicono di voler dissipare.

Tutto ciò è sconcertante! Così pure crea sconcerto udire le parole di quei sacerdoti e vescovi che, pur rendendosi conto della crisi interna in atto nella Chiesa, sono tutt’oggi preoccupati di essere in comunione con questa Roma, la Roma conciliare, piuttosto che vivere in dovere di coerenza secondo l’insegnamento di Nostro Signore!
È il colpo da maestro di satana, smascherato da Mons. Lefebvre: disubbidire a Dio per ubbidire alle autorità vaticane anche se corrotte! Ubbidire a certe perversità imposte dal Vaticano II nonostante siano in chiara contrapposizione con quanto la Chiesa ha sempre fatto e insegnato.

Come possano questi perduti sacerdoti al pari dei ciechi “intellettuali” considerare la chiesa nata dal Vaticano II come perfetta interprete del Magistero perenne è la domanda fatidica. Perché questi tali siano così intellettualmente ciechi e ostinati nel voler piegare la realtà ad una visione sconfessata dai fatti più che acclarati resta un mistero. Per non parlare poi, in molti casi, del loro astio verso quanti fanno evidenziare la loro incongruenza di pensiero e incoerenza di vita.

Ottusità, viltà, superbia…si annidano ovunque nel cuore degli uomini. Ma sappiamo che è meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo.
Preghiamo allora anche per questi tali, come ci insegna il Salmista (Sal. 17, 28): “Tu salvi il popolo umile, o Signore, e fai abbassare gli occhi dei superbi”.




aprile 2018
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