In una Chiesa senza guida,
due nuove proteste di vescovi e fedeli


di Sandro Magister

Pubblicato sul  blog dell'Autore Settimo Cielo

Le immagini, oltre la prima, sono nostre






Pasqua inquieta, ai vertici della Chiesa cattolica. Nell’arco di pochi giorni, due delle svolte più rivoluzionarie del pontificato di papa Francesco sono state contestate con altrettante dichiarazioni pubbliche da parte di cardinali, vescovi e membri del popolo cristiano.
Sono le due svolte che ammettono alla comunione eucaristica sia i divorziati risposati, sia i protestanti.

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A proposito della comunione ai divorziati risposati, già nel 2016 quattro cardinali si erano pronunciati contro le “aperture” di Francesco, sottoponendogli i loro “dubia” e poi chiedendogli per lettera di essere ricevuti. Senza mai ottenere da lui alcuna risposta.
Ma ora due di quei cardinali, il tedesco Walter Brandmüller e lo statunitense Raymond L. Burke, sono di nuovo usciti allo scoperto, e assieme a tutti i partecipanti a un convegno tenuto a Roma oggi, sabato 7 aprile, hanno pubblicato una “Declaratio”, una professione di fede, che riafferma i punti chiave della dottrina della Chiesa messi in forse dall'ondata novatrice avviata dall'attuale pontificato.
Il testo della “Declaratio” è riportato in questa stessa pagina, più sotto [si veda qui].

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Per quanto invece riguarda la comunione ai protestanti nelle messe cattoliche, è accaduto che sette vescovi della Germania, tra i quali il cardinale di Colonia, Rainer Maria Woelki, hanno fatto appello alla Santa Sede contro la decisione di consentirla, presa dalla conferenza episcopale tedesca.

Questa decisione – che si presenta nella forma di un “aiuto orientativo” – è entrata in vigore il 22 marzo al termine di una riunione della conferenza episcopale, dove era stata votata a maggioranza, dopo una vivace discussione.
I vescovi che hanno contestato questa decisione ritengono che essa tocchi una questione troppo rilevante, che mette in pericolo la dottrina e l'unità della Chiesa cattolica, per essere lasciata al giudizio di singole Chiese nazionali o di singoli vescovi o sacerdoti. E proprio per questo hanno fatto appello a Roma, chiedendo un chiarimento alla congregazione per la dottrina della fede, che ha come prefetto l’arcivescovo gesuita Luis Ladaria, e al pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, che ha come presidente il cardinale Kurt Koch.

Della loro iniziativa ha dato notizia il 4 aprile il giornale tedesco “Kölner Stadt-Anzeiger”.
I sette firmatari del ricorso, oltre al cardinale Woelki, sono Ludwig Schick, arcivescovo di Bamberg, Konrad Zdarsa, vescovo di Augsburg, Gregor Maria Hanke, vescovo di Eichstätt, Stefan Oster, vescovo di Passau, Rudolf Voderholzer, vescovo di Ratisbona e Wolfgang Ipolt, vescovo di Görlitz.

Se la Santa Sede risponderà o no, e come, dipenderà naturalmente da ciò che deciderà papa Francesco.

Il quale, interrogato una volta da una donna protestante che gli chiedeva se potesse fare la comunione, a messa, assieme al marito cattolico, rispose con una girandola di sì, no, non so, fate voi, proprio così aprendo la strada a una grande varietà di scelte da lui date tutte per accettabili. Come poi confermò il cardinale Walter Kasper, che infatti attribuì con sicurezza al papa l’idea che “se due coniugi, uno cattolico e uno protestante, condividono la stessa fede eucaristica e sono disposti interiormente, possono decidere nella loro coscienza di fare la comunione”.

Ma se una risposta ci sarà da Roma su tale questione, ancor meno giustificabile apparirà l'ostinato silenzio fin qui seguito dal papa circa i “dubia” sull’altra questione cruciale della comunione ai divorziati risposati, anch’essa riguardante la dottrina cattolica dell’eucaristia, “culmine e fonte” della vita della Chiesa.

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Tornando alla “Declaratio” pubblicata dai partecipanti al congresso di Roma del 7 aprile, va notato che essa non è formulata come una richiesta di chiarimento – pur riprendendo alcune delle questioni sollevate nei “dubia” – ma come una testimonianza di fede che sale dal popolo cristiano in un momento percepito di “grave pericolo per la fede e l’unità della Chiesa”, a causa di “interpretazioni contraddittorie” dell’esortazione apostolica Amoris laetitia” ma non solo.

Non a caso il convegno ha avuto per titolo: “Chiesa cattolica, dove vai?”. E per sottotitolo questa frase del cardinale Carlo Caffarra: “Solo un cieco può negare che nella Chiesa ci sia grande confusione”.




In esso hanno preso la parola i cardinali Brandmüller, Burke e, da Hong Kong, Giuseppe Zen Zekiun, il vescovo Athanasius Schneider, il filosofo ed ex presidente del senato italiano Marcello Pera, il canonista Valerio Gigliotti, il bioeticista Renzo Puccetti. È stato riascoltato un intervento del cardinale Caffarra in difesa dell’enciclica di Paolo VI “Humanae vitae”, oggi in via di revisione. E il cardinale Burke ha levato la sua voce critica anche in un’ampia intervista pubblicata alla vigilia del convegno su La Nuova Bussola Quotidiana, in inglese su LifeSite News e in spagnolo su InfoVaticana.




Proiezione della registrazione della dichiarazione del Card. Caffarra




Proiezione dell'intervento dal Card Zen


Ma l’elemento forse più originale del convegno, sviluppato dal cardinale Brandmüller e ripreso nella “Declaratio”, è stato il riferimento a un testo del cardinale e beato John Henry Newman (1801-1890) sul ruolo chiave dei fedeli nel testimoniare la vera dottrina della Chiesa: “On Consulting the Faithful in Matters of Doctrine”.

Newman pubblicò anonimo questo testo sulla rivista cattolica inglese “The Rambler”, di cui era stato direttore. All’epoca suscitò accese polemiche. Fu riedito nel 1961 alla vigilia del Concilio Vaticano II e da allora è diventato un classico.

In esso Newman ripercorre i momenti della storia della Chiesa nei quali l’ortodossia della fede fu smarrita da larga parte dei vescovi e salvata invece da tanti semplici battezzati. E ne ricava che in materia di dottrina l’ascolto della voce dei fedeli – da non confondere con l’opinione pubblica ma da verificare nella sua fedeltà alla tradizione della Chiesa – è non solo auspicabile, ma doveroso.

Una lezione della storia valida più che mai oggi e a cui la “Declaratio” dà voce. Nella speranza che sia ascoltata anche da chi siede sulla cattedra di Pietro.





Il teso dell'intervento del Card. Walter Brandmüller:

Il testo dell'intervento del Card Raymond Leo Burke

Il testo dell'intervento di Mons. Athanasius Schneider



aprile 2018
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