Che cosa sta accadendo? 

di Marcello Pera

Pubblichiamo l'intervento pronunciato da Marcello Pera
al convegno “Chiesa cattolica, dove vai?
svoltosi a Roma il 7 aprile 2018

Abbiamo ricavato il testo dal blog Benedetto XVI

il titolo e l'immagine sono nostre


Dopo aver letto l'intervento di Marcello Pera, brevissimo; colpiti dalla stringente argomentazione putroppo costretta dai limiti di tempo, abbiamo pensato che fosse opportuno farlo precedere da questa nostra breve presentazione.

In poco spazio Marcello Pera sintetizza il nocciolo della problematica che sta all'origine della attuale, cinquantennale, crisi nella Chiesa cattolica. Come precisa subito l'oratore, non è guardando solo a papa Francesco che si possono cogliere i fattori di crisi, questa risale a prima; e questo prima, aggiungiamo noi, attiene ad un tempo, a partire dal Vaticano II, in cui si è invertita la concezione cattolica di religione: alla prospettiva ultraterrena si è sostituita una prospettiva mondana. Come dice l'oratore: il messaggio di salvezza è stato sostituito da un messaggio di liberazione, il linguaggio escatologico dal linguaggio ideologico.
Noi aggiungiamo, per semplificare, alla prospettiva teocentrica la prospettiva omocentrica, al culto primario di Dio il culto dell'uomo.

Nella sua concisione, l'oratore centra con particolare acume il nocciolo del problema e non si può rimanere che ammirati per questa sua realistica considerazione, mentre si rimane colpiti dal fatto che non siano i vescovi e i cardinali di oggi a cogliere tale inversione della basilare prospettiva cattolica, scartando o negligendo la quale non si può cogliere il dramma di una Chiesa che nei suoi rappresentanti terreni non guarda più al Cielo, ma alla terra, non guarda più a Dio, ma all'uomo. E non è azzardato considerare che questo avviene perché i vescovi e i cardinali di oggi piuttosto che essere oggetto di tale inversione, ne sono il soggetto.

Ma lasciamo che sia il lettore a leggere, a riflettere e a sviluppare tutte le implicazioni che sono contenute nel breve, ma prezioso intervento di Marcello Pera.








Grazie, buonasera a tutti, in dieci minuti mi è stato chiesto un intervento molto breve, cercherò di essere brevissimo, anche se gli argomenti che sono già stati trattati che sono qui in discussione sono tutti molto complessi e meriterebbero tutti quanti un grande approfondimento, ma mi limiterò ad alcune brevi osservazioni.
Intanto una prima che considero di buon auspicio di essere invitato a parlare, e di ricordare il card. Caffarra, che era amico molto caro mio, come tutti voi.
Ha anche la sua importanza perché sono il terzo a parlare, perciò siccome Brandmüller è cardinale, direi che il mio amico Burke è cardinale, ed io sono il terzo e perciò posso ancora sperare nella carriera successiva.
Diceva il cardinale Caffarra che la situazione nella Chiesa è confusa, che solo un cieco potrebbe non vederla. Il cardinale Burke, Brandmüller e molti altri hanno aggiunto un altro aggettivo che la situazione è alquanto confusa e anche molto grave, e molto pericolosa. E io concordo con loro.

Dalla mia prospettiva che, evidentemente, non è quella loro, una prospettiva di forte interesse e di attenzione, e non intendo aggiungere niente agli elementi in discussione che riguardano la confusione su questo o quel tema, è confuso ciò che si dice oggi sul matrimonio, è confuso quello che si dice sul sacerdozio, sull’etica sessuale, sui diritti non negoziabili, su una serie di cose che sono diventate… apparentemente erano chiare e sono diventate confuse… no… io voglio fare una domanda molto più alle spalle di queste singole confusioni, cioè in che cosa consiste veramente la confusione oggi, nella Chiesa cattolica, per coloro che naturalmente la denunciano come confusione, e da cosa nasce e da dove viene fuori questa confusione.

Non ho tempo di parlare del secondo argomento, faccio solo un breve riferimento, se uno pensa, secondo me, che l’attuale confusione sia derivata o responsabilità primaria ed esclusiva  di papa Francesco, secondo me commette un errore storico, perché la confusione, quella confusione, almeno a quella a cui faccio riferimento, è anche anteriore a quella che papa Francesco aveva portato di suo contributo.

La confusione la dico un po’ brevemente, anche un po’ schematicamente, per questo di ciò mi scuso, la confusione riguarda la natura del messaggio cristiano. E la pongo con questa domanda alternativa: il messaggio cristiano è un messaggio di salvezza o è un messaggio di liberazione? E' un linguaggio escatologico o è un linguaggio ideologico?

Voi capite che la differenza è profonda. Un messaggio di salvezza, intanto riguarda tutti e ciascuno, e tutti e ciascuno allo stesso modo. Non fa distinzione. Il cardinale Burke citava Paolo ai Galati, è proprio Paolo ai Galati dice che non c’è giudeo non c’è schiavo né padrone, non c’è uomo né donna, e perciò non c’è ricco né povero, perciò non c’è immigrato né residente, e così via e così via. Il messaggio di salvezza riguarda tutti, ed è il medesimo per tutti. Il messaggio di liberazione è un’altra cosa.
Il messaggio di liberazione riguarda alcuni, e non tutti allo stesso modo, perché non tutti devono essere o possono essere egualmente liberati. Si libera la donna, non l’uomo. Si libera il debole, non il potente; il povero non il ricco; l’immigrato non il residente. Il linguaggio della liberazione fa una distinzione, e concepisce il destinatario del messaggio di Cristo in maniera diversa. Non è che rifiuti la salvezza, ma dice un’altra cosa. Il messaggio inteso come liberazione dice che la incarnazione di Cristo, e quindi la rivelazione di Dio, ha una funzione che riguarda questo mondo, o come si diceva, hoc saeculum, e non riguarda soltanto l’altro mondo.
E anzi, ciò che si fa in questo mondo, le ingiustizie che si tolgono da questo mondo, le sofferenze che si tolgono da questo mondo, le uguaglianze che si creano in questo mondo, tutto questo serve per la salvezza nell’altro mondo. Questo vuol dire interpretare il cristianesimo in una maniera mondana, in una maniera secolare, in una maniera rivolta al secolo e non all’altro mondo.
Tanto che chi ritiene che il messaggio cristiano sia il messaggio della salvezza, ha anche la consapevolezza, la cruda consapevolezza, che il cristiano non può togliere le ingiustizie o le sofferenze dal mondo, non è compito suo.
Perché ha questa consapevolezza? Perché egli sa che è precipitato in questo secolo a motivo della ribellione a Dio, e cioè del peccato originale, che non è compito più suo togliere dal mondo in cui è precipitato quelle ingiustizie che non possono non esserci, perché il mondo del secolo è esattamente il mondo precipitato. Alla consapevolezza, alla amara consapevolezza, egli è impotente, anzi, a togliere le ingiustizie dal mondo, è impotente, e in questa interpretazione, è impotente anche Dio. Il quale tollit peccata mundi, ma non significa che le toglie, le elimina, perché ha creato il mondo, proprio per il mondo del peccato, cioè il mondo è caduto. Quindi non toglie, prende su di sé, assume sopra di sé [non solo le ingiustizie che sono le conseguenze, ma il peccato che le provoca]. E consente a coloro che credono in lui di riscattarsi, pur nelle ingiustizie e pur nelle sofferenze.

Rovesciate la interpretazione, e adesso pensate non più alla escatologia, ma pensate alla ideologia, cioè pensate a che cosa fa il linguaggio del cristiano nel mondo nella prospettiva non della salvezza e vedrete che fa esattamente le cose opposte. Si impegna a togliere le ingiustizie. Ascolta la voce del mondo, il grido del mondo che soffre, e ritiene di poter andare incontro alle ingiustizie ed alle sofferenze, traducendo il messaggio cristiano in un messaggio che è secolare o politico.
Ѐ così che la Chiesa, non soltanto di Bergoglio, che è l’ultimo dei protagonisti di questa evoluzione o involuzione, è così che la Chiesa ha accolto le richieste del mondo secolare e le ha fatte proprie. Ѐ così che la Chiesa ha riconosciuto i diritti inderogabili della donna, dell’uomo, del bambino, dell’immigrato, del sofferente, cioè ha trasferito il messaggio dal terreno della salvezza al terreno della liberazione, con la convinzione che chi si impegna nella liberazione si acquisisce meriti per la salvezza.

C’era un tempo in cui questa idea, cioè che si acquisiscono meriti per la salvezza impegnandosi con le proprie forze e con i propri sforzi nel mondo, c’era un tempo in cui questa cosa si chiamava pelagianesimo, ed era considerata una eresia.

Vedo che in questi ultimi tempi si sollevano domande nei confronti del papa Francesco a proposito di alcuni elementi di confusione che sfortunatamente egli ha introdotto anche su questo argomento, sulla esistenza dell’inferno, e tutti vorrebbero sapere dal papa se lui creda o no all’inferno.
Io vorrei fare un’altra domanda che mi pare forse più decisiva di quella dell’esistenza dell’inferno. E cioè : Santità, la Chiesa oggi crede nel peccato originale, crede che il peccato originale non sia redimibile se non mediante la grazia di Dio, crede che dal peccato originale non si può essere redenti con le opere di giustizia, politiche o di carità?
Io credo che la confusione sia qui. Perché ci sono delle espressioni, delle prese di posizione che a me fanno pensare alla eresia pelagiana, alla convinzione che io mi salvo davanti a Dio perché mi impegno ad eliminare con le mie forze una ingiustizia del mondo. Questa è secondo me è una visione ideologica che oggi è molto diffusa negli atteggiamenti, nelle parole, negli obiter dicta [sentenze vincolanti per i successivi giudizi] di questo pontefice, ma che sfortunatamente, a me pare, ha colpito la Chiesa negli ultimi tempi, non soltanto in questo secolo.
Oggi si dicono parole dentro la Chiesa, e si accolgono parole che fino ad ottanta, novanta anni fa erano considerate eresie. Che cosa sta accadendo? Penso che stiamo attraversando una di queste fasi, una di queste fasi così rischiose, con la confusione e la gravità, ci stiamo trasformando, noi cristiani, in una filosofia largamente umanitaria, con connotazioni scritturali vaghe, interpretate quasi sempre ad hoc, tradotte quasi sempre ad usum Delphini, e noi stiamo accettando questa forma di umanesimo che però non è, secondo il mio punto di vista, la religione, il messaggio cristiano della salvezza che dovrebbe caratterizzare tutti noi se non vogliamo diventare semplicemente una setta, o una classe o una sottospecie di una filosofia della liberazione come tante si sono avute.

Grazie




aprile 2018
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