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BUONI SITI & BUONE LETTURE UNA VOX a
cura di
Cristiano Lugli
Buoni siti & buone letture
Il
mondo cattolico, quello vero, è tenuto in vita anche grazie a
una manciata di siti che fanno da punto di riferimento per tanti
lettori in cerca di nutrimento della mente e dello spirito.
Riscossa Cristiana intende tracciare una mappa dei luoghi sicuri dove, in un tempo drammatico come quello presente, sia possibile trovare scampo e conforto nelle buone letture, nelle analisi senza cedimenti, nella formazione dottrinale e morale, ma anche e soprattutto nell’amicizia e nei volti da riconoscere. In una serie di incontri e interviste, disegneremo la geografia di questi avamposti della fede, consapevoli che la volatile virtualità del web è solo uno strumento di persone concrete che sanno di dover vivere come credono per non ridursi a credere come vivono. ![]() UNA VOCE PER RICORDARE CHE COSA È LA
TRADIZIONE
Proseguendo il nostro approfondimento dei siti rimasti veramente fedeli al Cattolicesimo, parliamo oggi di Inter Multiplices Una Vox, dai più conosciuta semplicemente come Una Vox. Il modo migliore per farlo non è altro che farci raccontare la nascita e l’evolversi di questo sito da Calogero Cammarata, uno dei fondatori e attuale direttore. Ripensando a quanto accadde nel
settembre 1994, credo proprio che si possa parlare di “avventura”,
almeno per quanto mi riguarda personalmente. Rientrato in Chiesa dopo
essermene allontanato negli anni Settanta, tra trombette e tamburi nel
corso della nuova Messa, ebbi l’infelice idea di frequentare l’Istituto
di Scienze Religiose di Torino, dove al posto delle trombette trovai un
linguaggio che era quasi identico a quello usato nelle facoltà
universitarie laiche: più sociologia che religione, più
mondanità che specificità cattolica. Inevitabile cercare
un luogo più seriamente cattolico, che trovai alla chiesa della
Misericordia, dove si celebrava la Santa Messa tradizionale. Fu
lì che conobbi altri cattolici, divenuti amici, che facevano
parte della sezione torinese di “Una Voce Italia”. Mi iscrissi, poco
dopo si procedette al rinnovo del direttivo e venni chiamato a farne
parte; ma, avventurosamente, poche settimane dopo, tutto il direttivo
venne espulso da “Una Voce Italia”: cacciato appena entrato!
Perché questa frattura?Era accaduto che da Torino si
chiedeva a “Una Voce Italia” di essere più incisiva nella difesa
del patrimonio cattolico, non solo della liturgia, ma anche della
dottrina, e questo senza guardare in faccia i prelati, senza avere
soggezione di essi e senza ricercare connivenze e amicizie impossibili.
Difendere la Tradizione cattolica significava denunciare i responsabili
dello sfacelo ed evitare il più possibile la frequentazione dei
“sacri” salotti, dove già allora aleggiava un aere mefitico: il
fumo di Satana che aveva appiccato e odorato lo stesso Paolo VI. La
“cacciata” non fece desistere gli interessati. Fondammo una nuova
Associazione: “Inter Multiplices Una
Vox”, per brevità: “Una
Vox”, senza pretese di
esclusiva superiorità, come si evince dal nome scelto.
Era il 3 novembre 1994. Ha fatto parte del vostro percorso anche un’azione di tipo politico o vi siete limitati a un lavoro solo di carattere dottrinale? Le nostre preoccupazioni sono
state centrate sempre sulla problematica religiosa, ne avevamo
già abbastanza per poterci permettere la distrazione della
politica. E tuttavia devo confessare che nella mia esperienza ho avuto
modo di ritrovare con piacere in varie occasioni, incontri, conferenze
o nella stessa frequentazione della Santa Messa, tanti vecchi amici e
conoscenti dei tempi in cui il “fare politica” mi sembrava
corrispondesse alla giusta esigenza di “fare ordine” e di difendere le
nostre radici culturali, soprattutto religiose. Evidentemente
c’è una umana e innata affinità tra l’essere veramente
cattolici e il “non essere di sinistra”. Non è un caso che
già nel Vangelo la sinistra è il lato oscuro della
vicenda umana.
Parliamo del vostro sito. C’è una peculiarità di Una Vox? In cosa si differenzia, eventualmente, da altri siti a stampo cattolico tradizionalista? Decidemmo di servirci di questo
nuovo mezzo di comunicazione verso la fine del 2000, ci sembrava
opportuno far sentire la nostra Vox
anche in seno al nuovo spazio che si andava ampliando. Ma già da
allora pensammo che fosse necessario offrire soprattutto dei servizi ai
fedeli, ancor prima di presentare articoli, considerazioni e commenti.
Nacque da subito la pagina dei “luoghi
e orari della Santa Messa”, che ha permesso ai fedeli di essere
costantemente informati delle celebrazioni il più possibile
vicine ai loro luoghi di residenza. Convinti che fosse necessario
rendere costantemente agibile il materiale che pubblicavamo, pensammo
al modo migliore per permetterne il costante accesso e concludemmo che
era necessario predisporre dei sommari e dare al sito una connotazione
“documentaria”. A questo si aggiunga che non abbiamo mai pensato di
riservarci i “diritti” d’autore o editoriali e fin dall’inizio ci siamo
prefissi l’anonimato, a titolo simbolico, a significare che le nostre
persone come tali contano poco o niente. Ciò che facciamo,
abbiamo la pretesa di farlo a beneficio di tutti i fedeli, senza
vincoli, esclusività o personalismi, anche se ci fa piacere che
in caso di utilizzo di quanto da noi pubblicato si citi la fonte.
Perché tanta attenzione
agli archivi e ai sommari?Oggi si ha l’abitudine di pensare
che gli argomenti trattati attengano particolarmente
all’attualità: ne è sintomo l’uso del termine inglese
“blog” per indicare un sito internet.
In realtà, più che di una sorta di “diario”, nel nostro caso, trattandosi di dottrina e catechesi cattoliche, gli argomenti e le considerazioni non perdono di attualità. Anzi, un articolo sulla devianza diabolica della musica moderna, per esempio, continua ad essere attuale oggi al pari di vent’anni fa. Questo spiega perché pubblichiamo gli articoli scritti anche da altri e tramite i sommari li rendiamo sempre disponibili e rintracciabili. Avete curato alcune attività di tipo editoriale o convegni? Soprattutto all’inizio, abbiamo
organizzato delle conferenze, ma il compito è risultato essere
troppo gravoso per le nostre modeste forze e disponibilità.
Abbiamo quindi ridotto alquanto quell’attività, limitandoci a
pubblicare un giornale e degli opuscoli, che per alcuni anni abbiamo
inviato gratuitamente; ma anche questa iniziativa si è rivelata
gravosa. Non abbiamo mai goduto del sostegno economico di diocesi o di
congregazioni, alla fin fine, soprattutto oggi: pecunia olet. Questo ha
finito col restringere il nostro lavoro al sito internet.
Quanto materiale ha raccolto? A oggi, nel nostro sito sono
raccolti quasi 3.000 articoli, 2.000 documenti che comprendono
trattazioni specifiche e 500 piccoli saggi critici sui “frutti
del Concilio”. Tutto questo materiale è sempre disponibile,
anche in formato pdf.
In particolare è sempre disponibile, e soprattutto scaricabile, l’Ordinario della Santa Messa, che in questi anni abbiamo spedito, a richiesta, in circa 4.000 copie – senza contare le 300 copie appositamente preparate per il 24 maggio 2003, quando avemmo l’onere e l’onore di organizzare, con l’aiuto di altri amici, la Santa Messa tradizionale a Santa Maria Maggiore, a Roma, celebrata dal Cardinale Castrillon Hoyos; da notare che nella stessa Basilica l’ultima Santa Messa tradizionale era stata celebrata da Monsignor Lefebvre nell’Anno Santo 1975, sempre il 24 maggio. Parimenti disponibile è il Proprio della Santa Messa, sotto forma di foglietti facilmente scaricabili e stampabili, che aggiorniamo tutti gli anni insieme al Calendario liturgico festivo; nonché il libretto del Santo Rosario accompagnato da delle meditazioni sullo stesso. Quali cambiamenti ha visto all’interno del cosiddetto mondo tradizionalista lungo gli anni? Con piacere, abbiamo visto
aumentare il numero di siti internet che trattano i problemi relativi
alla crisi nella Chiesa, e il maggior piacere sta nel constatare che i
cattolici che si impegnano in questo lavoro, non solo aumentano, ma ce
ne sono sempre di giovani. Questo ci conforta circa la
continuità dell’impegno in difesa della Tradizione.
Purtroppo, anche in campo tradizionale, non mancano coloro che confondono la Tradizione con la conservazione, ma direi che questo è quasi inevitabile: è più facile conservare che battersi per la Tradizione. E nella Chiesa, invece? Come dice Papa Francesco, si
tratta di “un processo”, e una volta messo in moto il “processo”
dissolutore del cattolicesimo, col Vaticano II, esso continua a
svolgersi con moto sempre più accelerato. Chi ancora si illude
che Benedetto XVI abbia segnato una battuta d’arresto, non si arrende
di fronte all’evidenza che Papa Francesco è figlio della
rivoluzionaria, sovversiva rinuncia di Benedetto XVI.
Una Chiesa che nei suoi uomini ha imboccato la strada dell’umanizzazione, rinunciando alla centralità di Dio, è destinata a fermarsi solo alla fine del baratro. Solo un intervento divino può correggere questo “processo” di caduta, e non è escluso che Nostro Signore intervenga procurando lacrime e sangue prima che si arrivi al trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Noi uomini, se non veniamo duramente castigati, difficilmente ci rendiamo conto di percorrere strade sbagliate. Il suo sito sembra essere molto vicino alle posizioni di Monsignor Lefebvre e della Fraternità San Pio X, è così? Direi più esattamente che,
essendoci prefisso il compito di difendere la Tradizione cattolica, non
potevamo non constatare che Monsignor Lefebvre rappresentava il
riferimento cattolico sicuro e la sua Fraternità quello che fino
a ieri veniva considerato il “baluardo” della Tradizione.
Nati nel contesto della celebrazione della Santa Messa tradizionale “concessa” dal vescovo diocesano, la cosiddetta “Messa dell’Indulto”, alcuni di noi si resero conto che non bastava solo la Messa di sempre, a cui comunque si poteva attingere per la santificazione, ma occorreva approfondire la problematica della dottrina, insita nella stessa Messa; e questo lo si poteva fare solo ricorrendo all’opera di Monsignor Lefebvre. Al di là di vicinanza o appartenenza, la sola esistenza della Fraternità continua ad essere il punto di riferimento di quanti hanno a cuore la Tradizione. Senza Monsignor Lefebvre e la sua Fraternità oggi non ci sarebbero nel mondo tante centinaia di sacerdoti diocesani che celebrano la Santa Messa tradizionale e insegnano ciò che hanno sempre insegnato i Papi, compendiato nel Catechismo di San Pio X. In che modo avete aiutato la Fraternità Sacerdotale San Pio X durante il vostro operato? Innanzitutto parlandone, rompendo
il muro del silenzio e sfatando la leggenda della supposta “scomunica”.
Prima di essere “scomunicata”, la Fraternità era cattolica, come
la Chiesa di sempre. Ne abbiamo segnalato i Priorati e le cappelle, in
Italia e all’estero; abbiamo pubblicato, quasi sempre traducendoli,
centinaia di documenti e di articoli della Fraternità; abbiamo
fatto intendere che frequentare le cappelle della Fraternità
equivaleva ad abbeverarsi a quanto era rimasto di veramente cattolico
nell’ambito ecclesiale. E questo rivolgendoci non solo ai laici, ma
anche ai chierici; abbiamo avuto il piacere dell’esplicito
riconoscimento da parte di questi ultimi.
Noi uomini siamo connotati dalla
debolezza. Una volta, parlando con un sacerdote della
Fraternità, notai come a lungo andare la posizione appartata di
tanti sacerdoti potesse condurre ad una certa stanchezza, il che
è umano. Ma quando ci rendemmo conto che una parte della
Fraternità, soprattutto ai vertici, scivolava nel troppo umano,
i nostri timori si accesero: se cedesse la Fraternità, sarebbe
il trionfo del modernismo e dell’anticattolicesimo.
La voglia di conciliazione di parte della Fraternità, poggiata sulla artificiale esigenza del cosiddetto “riconoscimento canonico”, fa scivolare tanti laici e chierici su posizioni che, piuttosto che “concilianti”, sono “conciliari”. A qualcuno non piace questo termine, ma è innegabile che la chiesa moderna, non più pienamente cattolica, può essere definita solo col termine “conciliare”, cioè col termine che lascia intendere chiaramente che non si tratta più della Chiesa di sempre, ma della chiesa nata dal Concilio Vaticano II: una chiesa dedita, non al culto di Dio, ma al culto dell’uomo. Monsignor Lefebvre preferì morire “scomunicato” da questa neo-chiesa, piuttosto che scendere a patti con essa. Questo ci ha indotti a dare spazio nel nostro sito ai vescovi e ai sacerdoti che resistono al cedimento dei vertici della Fraternità. Ancora una volta non si tratta di “appartenenze”, ma di aderenza alla verità cattolica, da chiunque essa venga realmente predicata e praticata. Quali sono gli obiettivi di Una Vox e quale contributo volete dare in questo preciso momento storico in cui la Chiesa sembra essere in balia di una tempesta senza fine? L’obiettivo resta quello di
sempre: con l’aiuto di Dio condurre la “buona battaglia”. Cambiano i
modi con cui condurla e oggi più che mai si rende necessario
accentuare ed approfondire la denuncia di una gerarchia che è
ormai votata a trasformare la Chiesa cattolica in una qualunque chiesa
protestante, se non addirittura in una “chiesa” onusiana. Lo stesso
vale per i cattolici della Tradizione, quando si lasciano irretire
dalle sirene moderniste del Vaticano attuale.
La consegna quindi è resistere alla prima e ai secondi. Nostro Signore ha promesso “non praevalebunt”, e io credo che per rendere reale la Sua promessa Egli si servirà anche dei pochi cattolici che resistono nel mondo intero, al fine di vanificare l’opera dell’Anticristo ormai insinuatosi fin nei sacri palazzi. Da parte dei fedeli tradizionali, ciò che conta è tenersi in contatto e in questo senso speriamo di essere d’aiuto a tanti col nostro sito, seguito in tutto il mondo, soprattutto nell’America latina. Sarà dura, forse durissima, ma Si Deus pro nobis, quis contra nos? (torna
su)
aprile 2018 |