Il Signore abbia pietà per chi non ha avuto cura di te, piccolo Alfie

di Alessandro Gnocchi

Pubblicato su Riscossa Cristiana

Impaginazione e neretti sono nostri







Il Signore abbia pietà di te, figlio prediletto di questo occidente sazio e disperato
, che nella tua agenda non hai trovato un rigo libero per fermarti davanti all’omicidio di un bambino indifeso. Non dico per provare dolore, per versare una lacrima, per imprecare contro il boia che ormai si è tolto il cappuccio perché la morte non abbia più nulla di sacro, meno ancora di santo, e sia rivestita della stessa banalità del male. Ma almeno per cinque minuti di commozione, visto come ti intenerisci davanti alla balenottera arenata sulla spiaggia, alla foca con la testa spaccata, al gabbiano inzuppato di petrolio, sempre gli stessi, che questo occidente sazio e disperato fa apparire sullo schermo magico del tuo smartphone quando vuole la tua attenzione, il tuo consenso per saziarti della sua disperazione mascherata da benessere.

Invece, non hai neppure finto di commuoverti perché Alfie, il bambino ucciso dal boia a viso scoperto, non può essere tuo figlio. I tuoi figli sono belli, intelligenti e di successo, frequentano i master negli States, studiano solo in inglese, parlano solo in inglese, mangiano e defecano solo in inglese e diventeranno manager di aziende dove si pensa solo in inglese.
Non possono essere malati, i tuoi figli, non possono avere un ritardo mentale, non possono essere così indifesi da soccombere nella giungla darwiniana che è questo occidente sazio e disperato. Quel bambino steso in un letto in attesa del boia poteva essere solo figlio di due operai che, pur essendo inglesi, non sapranno mai parlare e soprattutto pensare in inglese così bene come i tuoi figli confezionati su misura dal college e dal master dove sono in lista d’attesa per diventare classe dirigente.

Non ti commuovi per un corpo malato e un’anima santa reclusi in ospedale perché i tuoi figli non possono morire come cani in un ospedale. Se muoiono, i tuoi figli muoiono uccisi dentro alla bolgia infernale di un qualsiasi Bataclan di una qualsiasi capitale del vecchio o del nuovo continente, dove la meglio gioventù di questo occidente sazio e disperato invoca il demonio cantando e ballando in suo nome e in suo onore.
Se muoiono, i tuoi figli muoiono di ritorno dai bordelli camuffati da discoteche alla moda, correndo a duecento all’ora sulle macchine che tu gli hai comprato perché corrano più forte di quanto correvi tu alla loro età. Se muoiono, i tuoi figli muoiono sfigurati dall’alcol, dalla coca o dall’ultima sniffata chimica comprati con i soldi che tu gli passi per conto di questo occidente sazio e disperato. Se muoiono i tuoi figli, allora sì, piangi. Ma piangi solo perché non capisci. I tuoi figli avevano tutto, meritavano ancora di più, non potevano, non dovevano finire così. Non dovevano morire.
Alfie invece sì, perché Alfie non può essere tuo figlio e di lui non te ne frega niente. E magari la domenica vai a messa. Ma vai a una messa senza Croce e, in fondo, non è colpa tua. L’hanno rimossa perché non serve più, neppure per spiegare ipocritamente la sofferenza degli altri. Non può esserci sofferenza in questo occidente sazio e disperato che finalmente ha trovato una chiesa ancora più sazia e disperata che non ha altari per i piccoli martiri come Alfie.

E il Signore abbia pietà di te, chierico sacrilego, che hai tolto dalla tua chiesa la Croce ai piedi della quale dovresti deporre i corpi dei Santi e venerarli come reliquie dell’amore di Dio e della sua sofferenza per la redenzione degli uomini. Ma tu non sai cosa fartene della santità perché non credi nella vita eterna e hai persino orrore della resurrezione. Non capisci come possano essere predilette dal Signore quelle carni malate e inutili delle quali i tuoi confratelli in camice bianco non sanno cosa fare. La tua chiesa atea, che ha contratto la stessa mortale disperazione del mondo, non ha più voglia di credere alla storiella dell’anima e del suo destino eterno. Dunque, non si occupa neppure del suo involucro, lo accompagna, nel suo maggior interesse, fino al patibolo dove il boia esegue la sentenza che le pare così pietosa da sembrare persino razionale, da apparire così ragionevole che bisogna pure trovare una spiegazione da dare in pasto al popolo.

E non è detto che tu sia necessariamente un prete o un vescovo di strada. Puoi anche portare la talare e celebrare in latino rivestito di paramenti carichi d’oro e di preziosi costati la fatica e i risparmi di generazioni che onoravano con i loro sacrifici una fede che tu non hai più. E, se sei un vescovo, esibisci volentieri il tuo anello sopra il guanto bianco e la mitra gemmata e il pastorale istoriato. Ma poi, dopo il pontificale di sapore antico, predichi in totale aura moderna che i carnefici di Alfie stanno agendo per il bene suo e di tutti gli altri Alfie che verranno.

Nel tuo gregge non c’è posto e non c’è pietà per le pecorelle zoppe. Non è più tempo di pastori che tornano lungo il loro cammino a cercare la pecora smarrita e se la caricano sulle spalle per salvarla e proteggerla. La tua chiesa sazia, disperata e atea vuole pecorelle perfette, così come questo occidente sazio, disperato e senza fede vuole figli perfetti. Le tue pecorelle parlano di miseria ma hanno schifo dei miseri, parlano di povertà ma fuggono i poveri, si inebriano degli incensi e dei discorsi sull’adorazione ma non pregano e non adorano. Si inginocchiano davanti al vitello d’oro al cospetto del quale le hai condotte tu stesso. Le tue pecorelle non peccano e, se peccano, peccano contro il mondo.

Nella tua chiesa sazia, disperata e atea non si curano le ferite dell’anima, figuriamoci quelle del corpo. È stato abolito il peccato, figuriamoci la malattia. E non è una questione di dottrina, è una questione di fede. Altrimenti tu, chierico sacrilego che fai il conservatore e persino il tradizionalista, avresti almeno detto che la vita di Alfie è nelle sole mani del Signore che l’ha creata. Invece, quando non hai dato ragione a chi teorizza l’assassinio dei malati indifesi, non hai fatto niente per difendere una piccola vittima dal carnefice. Qui non si trattava di andare a convegno con qualche dubbio sull’interpretazione di Amoris Laetitia, qui bisognava caricarsi sulle spalle una vita innocente e sottrarla ai lupi. Ma la tua chiesa sazia, disperata e atea ha solo pastori che fuggono davanti ai lupi, quando non si spartiscono il gregge col branco famelico attratto dall’odore del sangue.

E il Signore abbia pietà di te, pastore dei pastori, che il giorno dopo la morte del piccolo martire non hai alzato in pubblico una sola preghiera, neanche un amen. Come un qualsiasi figlio di questo occidente sazio, disperato e senza fede, nella scaletta del Regina Coeli non hai trovato un rigo per la commozione di rito. Quel silenzio feroce ed eloquente ha detto tutto quello che si doveva dire sui balletti messi in scena ad uso dei gonzi negli ultimi giorni di Alfie, quando ormai, ci hanno detto, “umanamente” non c’era più nulla da fare.

Quell’“umanamente”  fa orrore e grida vendetta, perché è il baluardo dietro cui ti proteggono tutti, ma proprio tutti coloro che vogliono ancora costringersi ad applaudire uno spettacolo in cui il pastore dei pastori può avere qualche macchia, ma è sempre il pastore dei pastori.
E come si può imputare indifferenza al pastore dei pastori se, a pochi giorni dalla morte di Alfie, cresima una bambina gravemente disabile? Non vedete come è buono? Le grancasse di regime ci dicono che per Alfie hai fatto “umanamente” tutto: due tweet, una pacca sulle spalle e il fantomatico lavorìo di una diplomazia che ha solo trattato la resa.
Come è umano, troppo umano, quell’“umanamente” che, anche se nessuno lo vuole intendere, è segno della fede nell’uomo sostituita alla fede in Dio.
Ma dove non c’è fede in Dio non ci sono miracoli. Non c’è stato miracolo che salvasse Alfie.

La chiesa sazia, disperata e atea voleva tutto, tranne il miracolo. I miracoli danno fastidio alla gente per bene, persino ai fedeli perbene, figuriamoci ai fedeli di una chiesa che non crede in Dio. I miracoli contraddicono il volere della terra e sconvolgono le leggi di natura da cui le brave persone traggono conforto, i miracoli se ne fregano degli ordinamenti giudiziari che rasserenano i cultori della legalità, i miracoli mettono a soqquadro la quiete in cui deve lavorare la diplomazia nell’ossequioso rispetto dei baciapile e dei baciapantofole.
Lazzaro esce dal sepolcro in cui stava da tre giorni, il figlio della vedova di Nain risorge da morte, il cieco nato torna vedere nel giorno di sabato e tutto questo dà così fastidio ai sacerdoti perbene e ai potenti perbene che Chi lo ha operato viene messo in Croce: e in quel giorno Erode e Pilato divennero amici.
Uccidendo il Corpo di Cristo pensavano di averne ucciso lo Spirito, ma non sapevano di aver contribuito a erigerne il tempio imperituro dove i miracoli possono sempre avvenire perché gli uomini che vi stanno dentro professano la vera fede.

Ma, appunto, bisogna abitare nel Corpo di Cristo per credere nei miracoli e vederli compiere.
Chi ti ha portato il padre di Alfie nel tentativo estremo di darti una ribalta che avevi sempre evitato con i tuoi feroci silenzi ha sbagliato tempio.
Il tuo tempio è quello in cui le borse di cuoio sdrucite e le croci pettorali di ferro artatamente virili convivono volentieri con la froceria andata in scena a New York nella promiscuità dei principi di Hollywood e dei principi della chiesa
.
Il tuo tempio, sono parole tue di queste ore, è quello in cuioccorre impegnarsi non solo per l’incontro tra le persone, le culture e i popoli e per un’alleanza tra le civiltà, ma per vincere tutti insieme la sfida epocale di costruire una cultura condivisa dell’incontro e un civiltà globale dell’alleanza. Come un arcobaleno di colori in cui si dispiega a ventaglio la luce bianca dell’amore di Dio!”.
Il tuo tempio, così ben illuminato da questo abbaglio iridato e mortale, in realtà è il luogo del Potere, dove non c’è scampo per l’innocente se non conviene che l’innocente venga salvato. Ed è vano e persino ridicolo il pietoso tentativo di contrapporre la “cattiva chiesa inglese” che nulla ha fatto per Alfie alla “buona chiesa romana” che tanto si sarebbe prodigata attraverso i suoi legati e attraverso i suoi medici, ma, “umanamente”, non poteva sperare di più.
Ma la speranza, che è una virtù teologale, non ha nulla di umano.

E il Signore abbia pietà anche di te, cattolico perbene, che la domenica vai alla Messa in latino, tutti i giorni reciti il Rosario, spacchi in quattro il capello della dottrina, conosci a memoria il catechismo, naturalmente di San Pio X, nel cervello hai un emisfero riservato esclusivamente al compendio della Summa, ma non hai detto una parola e non hai compiuto un gesto mentre si consumava l’omicidio di Alfie. Perché anche a te, come al figlio prediletto dell’occidente sazio e disperato, non te ne fregava niente di un bambino da buttare. Tanto sarebbe morto comunque e tanto gli inglesi non avrebbero ceduto. Anzi, ti facevano persino un po’ ribrezzo gli straccioni che si sono messi in piazza San Pietro a chiedere l’intercessione per un bambino avviato al patibolo.
Magari hai anche sussurrato alle orecchie giuste che così non si fa, che non si mette in difficoltà la diplomazia vaticana una volta avviata la macchina, che il Santo Padre avrebbe fatto tutto quello che era “umanamente” possibile.

Bisogna dirlo, il povero Alfie, da vivo, è stato proprio importuno con quel suo non voler morire neanche se lo ammazzavano. Ora che tutto è compiuto, invece, è un’altra cosa. Ora spieghi come e qualmente dottrina e diritto non possono accettare simili fatti. Sei perfetto in teoria. In teoria, appunto, ma non hai né carne né sangue. Se ti trovassi un altro Alfie tra le braccia non sapresti cosa fare, non vedresti un bambino che ha bisogno di una carezza, di un bacio, di un abbraccio, ma solo un caso di scuola su cui dissertare a giochi finiti, quando il nemico ha vinto e non ha più paura perché nessuno può più dire pubblicamente “No”.
L’accademia non si è mai opposta al potere.

Sei fratello gemello del progressista che organizza efficienti ponti aerei per mandare i soccorsi alla gente che muore di fame all’altro capo del mondo perché così vuole la sua ideologia, ma a lui non gliene importa niente. Tu sei solo l’altra faccia della moneta coniata dal Potere e, per simmetrica connivenza, disquisisci di dottrina sulla vita e sulla morte, ma non ti importa nulla di chi vive e di chi muore. E magari ora ardisci anche usare il nome di quel bambino che non hai difeso quando dovevi farlo.
Cammina pure sotto il suo nome, la mia strada è un’altra.

E il Signore abbia pietà di me, che non ho fatto tutto quanto avrei potuto fare e, soprattutto, non ho pregato quanto avrei potuto pregare. Se il miracolo non è avvenuto è anche per la mia poca fede, per la mia infedeltà alle ragioni del Cielo.
E, ancora di più, il Signore abbia pietà di me per la fatica che provo nell’amarti figlio dell’occidente, chierico sacrilego, pastore dei pastori, cattolico perbene che stai sull’altro fronte.
Il Signore abbia pietà di me e mi aiuti a non cadere nella tentazione di trattenere anche solo un istante il bene mi è chiesto di darti per lasciare luogo alla maledizione. Perché, forse, è proprio quel bene che avrei dovuto gettare sulla bilancia nella speranza di farla pendere in favore di Alfie e non sono stato capace di dartelo.




maggio 2018
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