Risorgimento italiano
e
modernismo cattolico:


un’origine comune, una stessa matrice.

di Catholicus






Il Risorgimento italiano trova la sua origine nella massoneria inglese e nel protestantesimo, in particolare in quello anglicano, nemico acerrimo del papato; l’Inghilterra, inoltre, desiderava cancellare dalla faccia della terra il Regno delle due Sicilie, poiché era invidiosa dell’efficienza della sua forza navale. A ciò va aggiunto l’Illuminismo, il giacobinismo di certe élite intellettuali e massoniche italiane e le idee della Rivoluzione Francese, importate con la forza in Italia da Napoleone nel 1796.
Il modernismo cattolico, dal canto suo, trova anch’esso la sua origine nel protestantesimo, che già conosceva il fenomeno dell’ecumenismo (teso all’unificazione della miriade di sette protestanti), e nella massoneria, oltre che nel comunismo e nell’ecumenismo suicida.
La natura e l’origine del Risorgimento italiano, meglio definito come “rivoluzione italiana”, sono state magistralmente illustrate da due valenti storici contemporanei, Massimo Viglione ed Angela Pellicciari. Viglione parla di carattere utopistico e totalitario del Risorgimento, abilmente manovrato e diretto dalla massoneria italiana ed europea (principalmente inglese). In effetti non è difficile vedere nella carboneria una filiazione (od una setta parallela) della massoneria italiana. Massoni erano sicuramente Cavour, La Farina, Garibaldi, e  forse lo erano anche gli stessi Savoia. Il carattere utopistico e totalitario, arrogante ed intransigente (addirittura spietato) passò poi pari pari nel modernismo cattolico.

Come il capolavoro della massoneria italiana durante il Risorgimento fu la presa di Roma il 20 settembre 1870, così il capolavoro del modernismo italiano fu la conquista del papato, con Roncalli e Montini, e poi dell’intera Chiesa Cattolica, con il concilio Vaticano II. Dapprima insediatosi ai vertici e poi dilagato alla base con l’occupazione modernista dei seminari, degli ordini religiosi, del clero diocesano, il modernismo ha dato vita ad una nuova generazione di sacerdoti, irriconoscibili se confrontati con i sacerdoti preconciliari. Non solo l’abbandono della talare li differenzia (quello sarebbe il minimo), ma la sostanziale protestantizzazione della liturgia (il NOM di Paolo VI) e di tutta la loro pastorale; ormai quasi niente li distingue dai pastori protestanti: tutti immersi nell’immanentismo, alieni dall’adorazione, dalle devozioni, dalla presenza in confessionale, spesso assomigliano più a dei manager che a dei religiosi. Nel migliore dei casi sembrano dei membri di una Onlus, tanto lontana è la trascendenza dal loro mondo interiore.
Con il rinnovamento in senso modernista dell’episcopato, degli istituti religiosi e dei monasteri (clausura inclusa), il piano massonico-rivoluzionario dei modernisti arriva al suo compimento. Significativo il titolo di un libro sull’argomento “1962 – Rivoluzione nella Chiesa”. Vi è quindi un innegabile parallelismo tra la rivoluzione italiana (alias Risorgimento) e la rivoluzione modernista verificatasi all’interno della Chiesa Cattolica (oramai ex cattolica) : entrambe sono state essenzialmente anticattoliche ed hanno mirato a distruggere la tradizione ed il magistero bimillenari della Chiesa, oltre allo stesso papato (dapprima il potere temporale, con la presa di Porta Pia, adesso quello spirituale, con l’opera distruttrice iniziata con Roncalli e Montini e in via di completamento con Bergoglio).

Come afferma Massimo Viglione, la massoneria fu l’ispiratrice dell’Illuminismo e quindi della Rivoluzione Francese. Colui che portò la rivoluzione e gli ideali illuministi (cioè massonici ed anticattolici) in Italia fu, come noto, il Bonaparte, anch’egli massone.
Possiamo quindi ragionevolmente affermare che il Risorgimento italiano abbia avuto un carattere apertamente anticattolico (cfr il libro di Angela Pellicciari “Risorgimento anticattolico”), protestante e massonico. La regia è stata infatti nelle mani della massoneria inglese. La monarchia inglese, sin dall’epoca della sconfitta degli Stuart (si ricordi il triste caso di Maria Stuarda) è stata sempre fortemente ostile al Cattolicesimo ed al Papato. Nell’800, poi, nutriva anche una forte avversione verso il Regno delle Due Sicilie, a motivo della forza navale di quest’ultimo. Due validi motivi, quindi, per sponsorizzare i Savoia e giungere, tramite loro, a conseguire gli obiettivi ai quali ambiva.
La massoneria moderna, poi, è nata a Londra nel 1717 ed i membri della real casa ne hanno sempre fatto parte. In Italia, la Giovine Italia e la Carboneria erano organizzazioni massoniche, e massoni erano anche, come già detto, Mazzini, Garibaldi, Cavour, La Farina, per citare solo alcuni nomi dei più noti al grande pubblico.

Ciò stante, possiamo quindi dedurne come il Risorgimento italiano ed il modernismo cattolico siano due esempi di rivoluzioni massoniche, giacobine ed anticattoliche. I patrioti infatti erano soliti chiamare il loro movimento “la rivoluzione italiana”, e così essa viene oggi definita dagli storici che ne stanno ridisegnando i contorni, in una rivisitazione esente da pregiudizi e faziosità.
Il modernismo (specialmente il neomodernismo), dal canto uso, è risultato vittorioso grazie a Roncalli, Montini ed al Concilio Vaticano II. Quest’ultimo evento, in particolare, è stato anch’esso definito rivoluzionario, e ciò dagli stessi partecipanti progressisti. C’è chi lo ha definito “il 1789 della Chiesa Cattolica” e chi “l’8 settembre della Chiesa Cattolica” (con chiaro riferimento all’inizio della guerra civile italiana, durante l’ultimo conflitto mondiale).
Nessuna sorpresa, quindi, se accostiamo il modernismo cattolico al Risorgimento italiano, anzi, per certi versi esso lo conclude, raggiungendo anche l’ultimo obiettivo che il Risorgimento non era riuscito a centrare: l’abbattimento del potere spirituale del Papa e lo svuotamento di contenuti del Cattolicesimo. A ciò si sta attualmente dedicando con successo, infatti, colui che non ha voluto nemmeno definirsi Papa, ma solo Vescovo di Roma (VdR in sigla), dismettendo tutti i simboli ed i segni che ne caratterizzavano la figura e le prerogative (palazzo apostolico, veste, croce pettorale, anello del pescatore, ecc.); per la cronaca, bisogna però precisare che tale opera era già stata intrapresa da Montini (con la dismissione del triregno, la Tiara, e della sedia gestatoria).

E’ interessante notare, infine, come uno dei protagonisti della corrente risorgimentale considerata dagli studiosi moderata, cioè il sacerdote Vincenzo Gioberti, fautore di un’Italia unita di stampo federativo, con a capo il Pontefice, fosse in realtà un modernista ante-litteram, come dimostrano i suoi scritti successivi alla  famosa opera “Del primato morale e civile degli italiani”. Mi riferisco all’opera “Del rinnovamento civile d’Italia” e ai “Frammenti della riforma cattolica e della libertà cattolica”.
Di quest’ultima propongo un passo molto significativo, citato da Massimo Viglione nel suo libro “1861 – le due Italie”. Ecco il passo:
L’arte della riforma cattolica è di riformare la Chiesa colla Chiesa, operando in essa dal di dentro, non dal di fuori… Finora si volle riformare Roma senza Roma, anzi contro Roma. Bisogna riformare Roma con Roma; fare che la riforma passi per le mani di chi deve essere riformato. Questo è il machiavellismo santo”.

Stesse parole della famigerata “Istruzione permanente” della massoneria.

Dal passo sopra riportato si deduce chiaramente, al di fuori di ogni possibile dubbio, come il sacerdote Gioberti fosse in realtà un lampante esempio di modernista ante-litteram, in perfetta sintonia con la linea del Concilio Vaticano II e dell’attuale Pontefice, Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio.






BIBLIOGRAFIA MINIMA


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maggio 2018
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