Papa Francesco in viaggio verso l’unità…

nella Ginevra calvinista

  
di Francesca de Villasmundo

Pubblicato su Medias Presse Info







Per il 70esimo anniversario del quel marchingegno mondialista e anti-cattolico che è il Consiglio Ecumenico delle Chiese, Papa Francesco si è recato di persona a Ginevra, ove ha sede il Consiglio.

Terzo Pontefice a recarsi in questa riunione ecumenica e protestante, dopo Paolo VI (1969) e Giovanni paolo II (1982), Francesco ha dichiarato che faceva questo viaggio per «l’unità»:
«vi saluto tutti e vi ringrazio di questo vostro lavoro in questo viaggio, che è un viaggio verso l’unità, con desideri di unità» (saluto ai giornalisti sul volo di andata).

Il Presidente della Confederazione Elvetica, Alain Berset, ha accolto il Papa sulla pista dell’aeroporto.

Il primo incontro del Papa argentino ha avuto luogo nella sede del Centro Ecumenico delle Chiese, dove Francesco ha presieduto, ovviamente, una preghiera ecumenica, davanti al Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra (World Council of Churches, Wcc), organismo di cui non fa parte la Chiesa cattolica, ma con cui le autorità moderniste romane dialogano e collaborano a datare dal concilio Vaticano II.

L’insieme degli astanti era composto da pastori e “pastore” luterane, “vescovi” evangelici, preti anglicani e metropoliti ortodossi.
Il metropolita rumeno Nifon di Tirgoviste ha salutato per primo Francesco:
«Noi ci siamo riuniti per offrire a Dio lodi e ringraziamenti per il “nugolo di testimoni” che nel corso dei settant’anni dell’esistenza del Consiglio ha lavorato per l’unità dei cristiani e per l’unità dell’umanità e per il creato».

«Camminare, pregare e lavorare insieme» era il tema di questo incontro ecumenico. Tema ripreso dall’ospite Vaticano, il quale in questi simposii ecumenici è come un pesce nell’acqua. Secondo lui, il cammino ecumenico è un «cammino di conversione» e di rigetto della «mondanità», che egli considera essere la causa delle divisioni tra i cristiani:
«Le divisioni tra i cristiani sono spesso sopraggiunte perché, alla radice, nelle vite delle comunità si è infiltrata una mentalità mondana»

Questa scorciatoia storica menzognera permette di tacere la vera ragione delle divisioni nel mondo cristiano: l’eresia dottrinale che trova la sua fonte nell’orgoglio umano. Ma parlare di eresia metterebbe fine a tale cammino ecumenico che non aspira a far rientrare nella sola arca di salvezza, la Chiesa cattolica, i cristiani sperduti nelle false chiese protestanti e scismatiche. L’ecumenismo moderno e conciliare parla solo di «unità nella diversità», in cui impera il relativismo, con la Verità relegata al rango di fronzolo. Infatti, è Dio stesso, fonte della Verità cattolica, la sola vera, che viene rigettato, a favore di un surrogato divino, pieno di contraddizioni, nato dalla coscienza umana e al servizio dell’umanità.

Questo evento romano-ginevrino si inscrive nella continuità «del grande movimento di apostasia, organizzato, in tutti i paesi, per l’instaurazione di una Chiesa universale, che non avrà né dogmi, né gerarchia, né regole per lo spirito, né freno per le passioni…», già indicata nel 1910 dal santo Papa Pio X nella sua enciclica Notre charge Apostolique, con la quale condannava fermamente i promotori di questa “unione nella diversità”:
«Ma sono ancor più strane, nello stesso tempo spaventose e rattristante, l’audacia e la leggerezza di spirito di uomini che si dicono cattolici, che sognano di rifare la società in simili condizioni e di stabilire sulla terra, al di sopra della Chiesa cattolica, “il regno della giustizia e dell'amore”, con operai venuti da ogni parte, di tutte le religioni oppure senza religione, con o senza credenze, purché dimentichino quanto li divide, le loro convinzioni religiose e filosofiche, e mettano in comune quanto li unisce, un generoso idealismo e forze morali prese “dove possono”. […] Che cosa produrranno? Che cosa sta per uscire da questa collaborazione? Una costruzione puramente verbale e chimerica, in cui si vedranno luccicare alla rinfusa e in una confusione seducente le parole di libertà, di giustizia, di fraternità e di amore, di uguaglianza e di umana esaltazione, il tutto basato su una dignità umana male intesa. Si tratterà di un’agitazione tumultuosa, sterile per il fine proposto e che avvantaggerà gli agitatori di masse meno utopisti. […] Il risultato di questa promiscuità nel lavoro, il beneficiario di quest’azione sociale cosmopolitica, può essere soltanto una democrazia che non sarà né cattolica, né protestante, né ebraica; una religione … più universale della Chiesa cattolica, che riunirà tutti gli uomini divenuti finalmente fratelli e compagni, nel “regno di Dio”. “Non si lavora per la Chiesa: si lavora per l'umanità”

I diversi discorsi comunitari, umanisti, ecologisti, ecumenici, pronunciati da Papa Francesco in questo giorno a Ginevra davanti al Consiglio ecumenico delle chiese protestanti, sono il riflesso perfetto di tale «audacia» e di tale «leggerezza di spirito di uomini che si dicono cattolici» e che lavorano alla realizzazione «una religione … più universale della Chiesa cattolica» che dicono serva per il bene dell’umanità, mentre invece costoro si industriano per la perdita dell’umanità, scartando la sola vera via di salvezza: la Tradizione e la dottrina cattoliche.




giugno 2018

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