Ancora sui migranti
  
di Giovanni Servodio







Questa storia dei migranti non smette – inevitabilmente - di interessare un po’ tutti, ma soprattutto continua ad essere oggetto di discussioni, dibattiti, innumerevoli articoli e continui interventi della gerarchia cattolica, Papa in testa, al solo scopo di assuefare la gente ad un fenomeno che è entrato prepotentemente nella vita di ognuno di noi. Ovviamente, lo scopo principale di chi fomenta questa sorta di indottrinamento è quello di convincere tutti che l’immigrazione in atto sia la cosa più normale del mondo.

Siamo convinti che ormai sia chiaro a molti che questa immigrazione di massa non è un fenomeno più o meno spontaneo, ma il portato di un piano ben organizzato e ben finanziato per sbriciolare quello che resta della nostra cultura e della nostra identità di Europei. Ma questa cultura e questa identità non sono qualcosa di indifferenziato e di declamato, nonostante da diversi decenni gli stessi Europei si siano industriati per perdere ogni valore che ha contrassegnato la nascita e la crescita delle nazioni europee. Questa cultura e questa identità hanno una precisa connotazione, storica, linguistica, sociale, esistenziale e religiosa: la connotazione cristiana. Ne consegue che dovrebbero essere proprio i cristiani a contrastare questo progetto che vuole cancellarli dalla faccia delle nostre terre.
Eppure, molti cristiani manifestano un comportamento opposto: sono innumerevoli i cristiani che predicano e praticano l’accoglienza indiscriminata delle masse mosse e organizzate per produrre in Europa un cambio di etnia, costume e religione. E in questa sconsiderata attitudine troviamo in cima anche vescovi, cardinali e Papa che, invece di difendere e preservare l’identità religiosa delle nostre genti, si adoperano per distruggerla. E il colmo di questa cattiva azione è che costoro si appellano proprio alle Scritture per giustificare la loro propaganda e le loro azioni che sostengono l’immigrazione di massa volta a distruggere, se possibile, le Scritture stesse.

Ora, nell’Antico Testamento, l’unica migrazione di massa di una certa rilevanza è il trasferimento del popolo ebraico dall’Egitto alla Terra Promessa: trasferimento che venne diretto e protetto da Dio a condizione che il popolo ebraico rimanesse fedele alle Sue leggi. A questo titolo, Dio permise al popolo ebraico di sterminare tutti i popoli che incontravano e che non si convertivano a Lui. E sterminò tutti gli Ebrei che nel corso del trasferimento Lo rinnegarono e si misero al servizio dei falsi dei e degli idoli.
Del tutto ragionevolmente, quindi, la giustificazione e perfino la promozione dell’attuale migrazione di massa non può trovare appiglio nel Vecchio Testamento: essa infatti non è promossa da Dio, ma dagli uomini, soprattutto dagli uomini che oggi sono in lotta con Dio e che per questo mirano a distruggere l’identità cristiana dei popoli europei. Essa non mira ad affermare il culto del vero Dio, ma a distruggerlo.

Con quale sfacciataggine e con quale tradimento, la gerarchia cattolica invoca allora le Scritture?

Ora, nel Nuovo Testamento, non v’è una sola riga che parli di migrazione di massa, in esso si trovano solo raccomandazioni e precetti che invitano ed obbligano ad ospitare lo straniero, evidentemente parimenti credente in Dio, non ad ospitare orde di stranieri e di diversi che, non solo non credono in Dio, ma lo rifiutano in nome di falsi dei.

Prendere come appiglio il Nuovo Testamento per giustificare e promuovere l’attuale migrazione di massa, è quindi, non solo assurdo, ma blasfemo.

Dice il Signore: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestitoMt. 25, 34-37).

E ancora: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. (Mt. 25, 40).

E ancora: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito (Mt. 25, 41-43)

E ancora: Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me (Mt. 25, 45).

Dove sono, in questi passi del Vangelo, le masse migranti? In essi si parla solo di “miei fratelli più piccoli”, i quali, non solo sono i fratelli del Signore, cioè i credenti in Lui, ma non sono indicati come massa, ma come singoli: “Perché io ho avuto fame ”… “uno di questi miei fratelli”.

Vero è che “uno di questi miei fratelli” può essere visto nel migrante che viene nelle nostre terre, ma è ancor più vero che si dovrà trattare di un migrante che crede in Gesù Cristo, altrimenti non potrà essere considerato un “fratello”.

Vero è che la quarta opera di misericordia corporale recita: alloggiare i pellegrini, ma il migrante che viene nelle nostre terre non è un pellegrino, ma uno che pretende di lucrare da noi una vita agiata e gratuita, un approfittatore, per non dire un invasore.

Eppure, tanti cristiani pensano che sia loro dovere “accogliere” i migranti che si riversano in massa nelle nostre terre, e per questo si appellano impropriamente al Vangelo e alle opere di misericordia.
Il fatto che si tratti, per questi cristiani, vescovi e papi compresi, di un atteggiamento che è loro dettato dal mondo e dalla propaganda pro immigrazione che mira a distruggere i nostri costumi e la nostra religione, lo si capisce facilmente dalla constatazione, penosa, che nessuno dei vescovi e papi che si appellano alla quarta opera di misericordia, pratica minimamente nei confronti dei migranti la seconda e la terza opera di misericordia spirituale: insegnare agli ignoranti e ammonire i peccatori. Al contrario: essi invitano i cristiani ad accogliere questi migranti insieme ai loro costumi e alle loro religioni.

Non c’è modo migliore per imbastardire la nostra gente e per demolire ciò che resta della nostra cultura e della nostra religione.

Quando poi ci si appella alla “cultura dell’incontro”, come fa papa Bergoglio, si viola palesemente il comando del Signore che ha lasciato il mandato di convertire tutte le genti e di battezzarle.
Tra le tante sconsideratezze che abbiamo letto c’è quella che usa l’immagine del “ponte” – sempre di bergogliana suggestione - sul quale dovrebbero venirsi reciprocamente incontro i credenti nel vero Dio e i credenti nei falsi dei. Una solenne castroneria, poiché la Verità non può andare incontro all’errore, e viceversa, entrambi possono solo escludersi a vicenda. La prima escluderà e combatterà il secondo, trionfando, e il secondo proverà a fare lo stesso, fallendo miseramente.

Come un vero credente in Cristo potrà mai andare incontro ad un musulmano o ad un indù, se non per convertirlo? E se il compito di “convertire” l’errante venisse trascurato o negletto per amore dell’incontro sui ponti, l’unica cosa che potrebbe risultarne è la contaminazione dall’errore, prima, e la condivisione dell’errore poi.

Cristiani irresponsabili! L’unico ponte vero e sacrosanto c’è già: ed è il ponte tra la terra e il Cielo, la Chiesa, voluta da Nostro Signore per la salvezza delle anime.
Se davvero si avesse a cuore il bene dei migranti che arrivano da noi, li si dovrebbe condurre tutti su questo solo vero ponte, per il quale potrebbero salvare le loro anime, che è l’unica cosa che conta mentre siamo ancora in questa valle di lacrime.
E invece, i cristiani moderni si sbracciano solo per assicurare a costoro il benessere e l’agiatezza su questa terra… incuranti del loro bene che è la salvezza delle loro anime.

E questo innesca un processo che attira da noi sempre più migranti, abbacinati dalla prospettiva di una vita comoda, laddove spesso nelle nostre terre non c’è sufficiente sostentamento neanche per noi stessi.
Il risultato è la realizzazione di una mentalità rapace che porta i migranti ad esigere tutto da noi e, al limite, a togliere a noi per soddisfare le loro voglie e realizzare i loro miraggi.

I prelati, supposti preparati e responsabili, che non capiscono questo – o non vogliono capirlo – si rendono complici della loro stessa distruzione. E a nulla vale che si crogiolino nei cattivi insegnamenti del Vaticano II, perché Dio si serve solo in un modo, quello indicato da Lui, per il quale l’unica vera religione di Dio è la religione cattolica, mentre tutte le altre sono religioni del demonio: dall’islamismo e dall’ebraismo attuale alla religione del Nuovo Ordine Mondiale e alla nuova religione predicata da Bergoglio e dai suoi vescovi e cardinali. E l’immigrazione di massa rientra esattamente in queste due ultime categorie.

Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l’iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre? Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele? Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? (2 Corinti, 6, 14-16).




agosto 2018

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