Pena di morte in Vaticano e aborto nel mondo

di Padre João Batista de Almeida Prado Ferraz Costa


Padre João Batista de Almeida Prado Ferraz Costa è il parroco della Capela Santa Maria das Vitórias di Anápolis, in Brasile, dove celebra la Santa Messa tradizionale

L'articolo è stato pubblicato sul sito della Cappella

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«E quei nemici che non volevano che diventassi loro re,
conduceteli qui e uccideteli davanti a me
»
(Lc.19, 27).

Molto è stato scritto (in termini di critica e indignazione), sul cambiamento della dottrina della Chiesa riguardo alla pena di morte, cambiamento introdotto da Francesco I nel catechismo moderno pubblicato da Giovanni Paolo II, ma quasi niente si è detto sulla coerenza di tale riforma con lo spirito che ha portato alla redazione del nuovo catechismo.

Devo dire che più niente mi sorprende di quanto viene dal Vaticano. Ritengo che questo cambiamento sia perfettamente in linea con lo spirito del nuovo catechismo di Giovanni Paolo II, che si distingue proprio per l’influenza del modernismo, soprattutto in materia di ecumenismo, dialogo interreligioso, morale coniugale, etc. In una parola, la riforma fatta da Francesco concorda col nuovo catechismo che è imbevuto di antropocentrismo e di esaltazione dell’uomo nel suo vivere in questa terra e non insegna con fermezza all’uomo il grave dovere di servire Dio per mezzo della confessione della vera religione, al fine di raggiungere la salvezza eterna. Basti vedere quanto siano entusiastici i suoi riferimenti alle cosiddette religioni monoteiste e quanto siano anodini i suoi riferimenti alle pene eterne dell’inferno, oggi messe in dubbio da Francesco I.

Ciò che mi fa pensare è che Francesco si preoccupi dell’abolizione della pena di morte, quando sono pochissimi i paesi che la prevedono e la applicano effettivamente. Il che, va detto, è spiacevole. Così mi sembra che il motivo per cui il vescovo di Roma abbia preso questa iniziativa possa essere solo uno: indurre i cattolici a pensare che, di fatto, la Chiesa può riformare la sua dottrina nei più diversi punti di tutta la dogmatica e di tutta la morale.

In effetti, se su una questione così grave come la legittimità della pena di morte la Chiesa può cambiare la sua dottrina, non limitandosi a dire che oggi, in ragione di diverse circostanze, la pena di morte non si rivela più opportuna (giudizio che di per sé è di competenza dell’autorità civile e non dell’autorità ecclesiastica), ma affermando che oggi, di fronte ad una più viva coscienza della dignità umana, la Chiesa insegna che la pena di morte è moralmente inaccettabile, nulla impedirà a Francesco di dire domani ai cattolici che capiscono che, essendo giunta la Chiesa ad una più profonda coscienza della dignità della donna, non le si può negare il sacramento dell’Ordine. Lo stesso vale per tutte le questioni più controverse con cui oggi la Chiesa deve confrontarsi.

Lasciando da parte l’aspetto oggettivo di Francesco che riforma il catechismo moderno, ciò che mi sembra importante sottolineare è che l’abolizionismo della pena di morte e la legalizzazione quasi universale dell’aborto sono due aspetti dello stesso problema: da dopo il Vaticano II, c’è stata un’esaltazione della vita terrena dell’uomo, l’accantonamento del suo destino soprannaturale (l’accantonamento dei Novissimi), la negazione pratica dell’inferno, in definitiva la riduzione del cristianesimo ad umanesimo; e c’è stata anche un’apertura della Chiesa alla cultura laica o secolare moderna; e tutto questo ha portato i cattolici a perdere la coscienza del sacro, non solo nella liturgia, ma in tutti i settori della vita. E la conseguenza non poteva essere altro che la nostra triste e innegabile realtà odierna: la stragrande maggioranza dei cattolici oggi vive solo per la vita terrena senza alcuna speranza soprannaturale, senza pensare ai Novissimi.

In effetti se la vita terrena non è un semplice mezzo per meritare la vera vita, ma è l’unica vita, non si può giustificare razionalmente la pena di morte. Questa apparirà come una crudeltà, mentre l’aborto, invece, in molti casi sembrerà giustificabile nella misura in cui lo richiede una vita felice della gestante in questo mondo.

Dopo decenni di stupido ottimismo riguardo al mondo moderno, al progresso della scienza e della tecnologia (si ricordi il ditirambo di Paolo VI in occasione del viaggio dell’uomo sulla luna!), dopo l’adesione della gerarchia alla cultura laica (incompatibile con la visione cattolica del destino soprannaturale dell’uomo), dopo che la Chiesa postconciliare ha condannato l’uomo a una vita totalmente profana senza alcun senso del sacro e del mistero (cosa evidente nella nuova liturgia), dopo aver insegnato nella Dignitatis humanae la libertà dei culti, sarà molto difficile, se non impossibile, una lotta efficace dei cattolici contro il crimine dell’aborto e una apologia della necessaria e giusta pena di morte.
L’errore è contagioso e corrompe le intelligenze.

E il problema è che molti si accontentano di una lotta contro l’aborto indicando solo alcune supposte cause, e cioè dicendo che la causa della legalizzazione dell’aborto sarebbe l’usurpazione della funzione legislativa da parte del potere giudiziario o la mancanza di rispetto per la coscienza della maggioranza della popolazione. Tutto questo è falso. Ci si ricordi di quanto è successo in Irlanda e in altri paesi. La vera causa, la causa ultima, è l’apostasia derivante dall’apertura della Chiesa alla cultura moderna, specialmente al diritto politico moderno che sostiene che il potere deriva dal popolo e non da Dio.


Nello Stato laico, frutto dell’apostasia, o meglio, nello Stato ateo (che invoca Dio nel preambolo delle sue costituzioni solo per ingannare gli ingenui) non c’è posto per la sacralità della vita umana. In esso non domina il Decalogo, ma la volontà dell’uomo che si pone al posto di Dio; in esso c’è spazio solo per l’idolatria dell’uomo. Per questo motivo il Vaticano si batte contro la pena di morte, perché questa contrasta con il culto dell’uomo, mentre il mondo intero promuove l’aborto.

In questa confusione, l’intera fede cattolica è l’unica condannata alla pena di morte.

Anápolis, 15 agosto 2018
Festa dell’Assunzione della Vergine Maria.






agosto 2018
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