Viganò e Francesco

di Robert Moynihan


L'Autore è un noto vaticanista americano che diffonde i suoi articoli tramite posta elettronica: MoynihanReport@gmail.com

gli stessi sono reperibili sul suo sito Inside The Vatican

Il presente articolo è del 27 agosto 2018

Immagini e impaginazione sono nostre





25 agosto 2018: Papa Francesco con i giornalisti in volo verso l'Irlanda

L’ho letto e sinceramente devo dirvi questo, … leggete voi, attentamente, il comunicato e fate voi il vostro giudizio. Io non dirò una parola su questo. … Credo che il comunicato parla da sé stesso
Prole di Papa Francesco, Domenica sera 26 agosto, durante il volo di ritorno dall’Irlanda a Roma, in risposta alla domanda di un giornalista sulla sua reazione nei confronti delle affermazioni fatte nella “Testimonianza” di 11 pagine pubblicata il giorno prima in Italia dall’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, Nunzio vaticano negli Stati Uniti sotto Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, dal 19 ottobre 2011 alla fine di maggio 2016, nel quale il Nunzio in pensione sostiene che Papa Francesco conosceva già cinque anni fa che l’ex cardinale McCarrick aveva molestato sessualmente i seminaristi, e non aveva fatto nulla a riguardo.

Il Papa e Viganò

Questa sera le cose sono squilibrate, poco chiare, confuse.
Eppure, la questione è della massima importanza, quindi la necessità di fare chiarezza è molto grande.
Chi dice la verità, e qual è questa verità, sulla risposta della Chiesa negli ultimi decenni alla questione degli abusi sui ragazzi (pedofilia) e, in generale, in risposta all’apparente maggiore accettazione della “non castità” (eterosessuale o omosessuale) tra i seminaristi e nelle file del clero ordinato?



Mons. Carlo Maria Viganò


Le affermazioni di Viganò e il silenzio di Francesco

Ci sono molte cose che non si possono ancora conoscere sulle accuse fatte ieri dall’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, che il Papa ha rifiutato di commentare oggi.

Quindi, ecco un tentativo di stabilire alcuni punti fermi; ma non si tratta ancora di un tentativo di esporre pienamente la verità degli eventi che sono venuti fuori. E fin da adesso sembra che questo non sarà mai possibile, perché, se vogliamo veramente progredire nella conoscenza della verità di queste cose, ci sono archivi che dovrebbero essere aperti e che incredibilmente sembra che non saranno mai aperti.

Ecco semplicemente alcuni “punti fermi” in un vasto mare di confusione e incertezza.

Sabato, l’ex Nunzio vaticano negli Stati Uniti, l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, oggi di 77 anni, da tempo addentro in Vaticano e uomo di fiducia da Papa Giovanni Paolo II a Papa Benedetto e a Papa Francesco, con una serie di incarichi significativi nella Chiesa – tale che si posa ritenere che durante la sua carriera sia stato generalmente stimato da uomini buoni e santi - ha pubblicato un testo firmato (io ho avuto conferma dallo stesso Viganò che il testo è suo) in cui fa accuse assolutamente scioccanti.
Tra le quali, quella che Papa Francesco, insieme ad altri alti funzionari vaticani, non avrebbe fatto nulla pur essendo stato informato più di cinque anni fa (il 23 giugno 2013, quando, afferma Viganò, lui stesso ne parlò col Papa) che il Vaticano già alcuni anni prima aveva compilato un “fitto” dossier di presunti atti di molestia sessuale commessi dall’allora Cardinale Theodore McCarrick contro numerosi seminaristi (nessuno dei quali ragazzi, così che non si trattava di atti di pedofilia - anche se ora è emersa un’accusa secondo la quale McCarrick avrebbe sessualmente molestato un ragazzo di 11 anni, in una chiesa decenni fa).

In altre parole, Viganò afferma che, in questi ultimi 5 anni, il Vaticano, sotto Papa Francesco, non ha aperto alcun processo canonico contro McCarrick, e cioè ha ignorato le molte accuse di cattiva condotta.

McCarrick quest’estate si è dimesso dal Collegio dei Cardinali e non è più cardinale – il che è molto scioccante, molto insolito, non succedeva da decenni - e quindi, di conseguenza, McCarrick non dovrebbe più essere chiamato “Cardinale McCarrick”.
McCarrick si è dimesso in seguito a una sentenza di giugno su due delle accuse a lui rivolte da un tribunale arcidiocesano di New York, che ha giudicato le accuse “credibili”.

Tuttavia, si noti bene, non c’è ancora stato alcun processo o sentenza su nessuna delle accuse contro McCarrick, quindi non c’è stato alcun giudizio su ciò che è veramente vero o falso.
McCarrick ha detto di “non ricordare“ i casi; e, a quanto mi risulta, non è nemmeno ancora chiaro cosa accadrà in merito a questi casi, se mai otterremo chiarezza su ciò che McCarrick ha fatto o non ha fatto.

In ogni caso, secondo Viganò, questa mancanza di “tolleranza zero” da parte di Papa Francesco, di fronte alle molte accuse contro un uomo apparentemente accusato in modo credibile di abusi sessuali in serie, sarebbe evidentemente sufficientemente oltraggiosa da indurre Viganò a chiedere a Francesco di dimettersi dal suo incarico di capo della Chiesa.
Questo è naturalmente un altro “fatto” scioccante tra tanti.
Come potrebbe un funzionario vaticano in carriera chiedere pubblicamente le dimissioni del Papa? E lo fa da solo, senza altri associati a lui? Sarebbe fuori di testa? Quali sarebbero le sue vere motivazioni?

Bella domanda.


Logicamente, sembrerebbe che debbano esserci alcuni motivi in grado di spiegare la sua decisione di farsi avanti in questo momento e di porsi come “portatore della verità” - come le molte vittime negli Stati Uniti che negli ultimi mesi si sono fatte avanti per “dire la verità” sulle molestie sessuali e gli abusi a Hollywood, ecc.

Possiamo ipotizzare alcune di questi motivi semplicemente sulla base del “buon senso”.
Forse i tre principali potrebbero essere questi (ma tutto in quello che segue è necessariamente molto parziale e molto speculativo):

1) Vigano ha motivi personali, come una vendetta personale contro Papa Francesco; per esempio, è Arcivescovo da molti anni, ora ha 77 anni, e non è mai stato fatto cardinale; forse è irritato da questo disguido; o forse Francesco ha trascurato anche alcuni amici di Viganò; ci potrebbero essere molti fattori e varianti, ma in fondo Viganò avrebbe una motivazionepersonale (che ancora non conosciamo).
Credo che tali fattori possano svolgere un ruolo in questi eventi, ma non il ruolo principale. Il modo in cui Viganò ha scritto la sua lettera è a momenti emotivo, ma egli si è espresso in maniera inerente questioni ecclesiali, non questioni personali. Escluderei questo fattore come fattore importante.

2) Viganò potrebbe servire qualcun altro, qualche gruppo o lobby, ecclesiale o politico, finanziario o teologico, che lo avrebbe istigato - per molte possibili ragioni; forse potrebbe trattarsi della “vecchia guardia” della Curia, uomini che sentono minacciate da  Francesco le loro posizioni, le loro credenze, la loro visione della Chiesa; forse Viganò è o vorrebbe diventare il capo di questo ipotetico gruppo... o persino proporsi come un possibile capo per la Chiesa (!); sono successe cose strane.
Su questo punto, ci sono naturalmente molteplici variazioni, quasi infinite, direi....
Ma Viganò proviene da una vecchia e ricca famiglia cattolica milanese; non ha bisogno di ricchezze personali, quindi mi sembra poco probabile che agisca come “agente” di qualcuno in questa questione; non credo che sia stato “ripagato”. Escluderei quest’idea. Io penso che egli stia agendo in prima persona - come agente indipendente. Potrei sbagliarmi. E non so se ha alleati e, in caso affermativo, chi potrebbero essere. Ma vorrei escludere che egli stia agendo per altri, come un “cavallo alla briglia”.

Che cosa, allora? Forse…

3) Viganò avrebbe ragioni teologiche o ecclesiali; cioè egli crederebbe veramente che la situazione nella Chiesa, e nel mondo, oggi sarebbe così grave, così pericolosa per le anime, che la Chiesa debba avere dei dirigenti che guidino con coraggio, con una chiara visione e con coerenza la loro azione e le loro parole per proteggere la fede e il gregge; e crederebbe che la guida di Francesco, per varie ragioni, sia diventata così pericolosa e dannosa per la Chiesa, in questa situazione storica, che Francesco dovrebbe volontariamente abbandonare il papato – visto che un qualsiasi tentativo di rimuoverlo contro la sua volontà porterebbe al caos – al punto che  Viganò, per così dire, “impugna” il caso McCarrick – sul quale crede di avere una conoscenza personale della mancanza di una leadership coerente di Francesco - come un comodo caso “grimaldello” per aiutare Francesco a “sloggiare” dall’alto incarico che ricopre, chiedendogli di farlo di sua spontanea volontà...

Questo terzo scenario ha qualche probabilità di essere vero?
Forse. Non ci resta che aspettare e vedere.
Per il momento, tutto tace.

Da sabato sera a Domenica sera, in circa 24 ore, le accuse di Vigano si sono diffuse in tutto il mondo su Internet.

Domenica sera, Papa Francesco, sul suo aereo papale di ritorno dall’Irlanda a Roma, dopo una visita di due giorni alla Emerald Isle per l’Incontro Mondiale delle Famiglie, è stato interrogato sulla lettera aperta di Viganò: “leggete voi, attentamente, il comunicato e fate voi il vostro giudizio. Io non dirò una parola su questo.”

E' a questo punto che ci troviamo al momento.

Qual è la posta in gioco

Capire chi dice la verità, e capire cosa comporta tale verità, perché l’attuale intollerabile confusione sta distruggendo la Chiesa. Sta distruggendo la fede di molti. Sta portando a un esodo di uomini validi dai seminari. Sta portando buoni sacerdoti a soffrire per tutta la vita a causa di falsi sospetti su di loro. Sta portando ad aspre divisioni nella Chiesa. Può dividere la Chiesa. E ci sono forze nel mondo che vorrebbero che ciò accadesse.

Nella pastorizia, il ruolo dei pastori è quello di proteggere le greggi di pecore, che non possono proteggersi da soli da lupi furbi e rapaci. Senza pastori vigili con il personale idoneo e altre armi, i lupi arrivano a mangiare le pecore abbastanza facilmente.
I principali pastori della Chiesa sono i vescovi e sono guidati da un uomo eletto Papa, Vescovo di Roma (oggi ne abbiamo due, uno attivo e uno che prega, il che è un’ulteriore causa del nostro disorientamento, perché una situazione del genere non è mai esistita prima).

E adesso siamo alla vigilia di due Sinodi, uno tra un mese sui giovani e il loro discernimento sulla loro “vocazione” di vita, l’altro il prossimo ottobre sull’evangelizzazione della regione amazzonica.
E da entrambi questi Sinodi ci si aspetta che vengano avanzate proposte per il matrimonio dei preti, in parte come risposta agli scandali che dal 2001 sono stati così ampiamente e disastrosamente pubblicizzati nella Chiesa e nel mondo.
Così l’“esercito” della Chiesa latina, quei circa 400.000 preti che agiscono come pastori vigilanti per proteggere il gregge, e che lo hanno fatto sacrificando cose che avrebbero potuto desiderare, come mogli e famiglie, ma che con la loro dedizione hanno reso nei secoli passati la Chiesa una formidabile istituzione - la più longeva e duratura istituzione umana nel mondo - potrebbero cominciare ad avere una nuova disciplina, con conseguenze imprevedibili.

Ma non è tutto.

Non si tratta semplicemente di un sacerdozio santo e casto dedito alla protezione del “gregge”, poco preparato a proteggersi (parlo delle pecore che cercano di evitare di essere mangiate dai lupi). Non solo è in pericolo il sacerdozio, ma è in pericolo l’intero concetto di santità inteso come qualcosa che scaturisce da tutto il profondo del nostro essere, che noi crediamo sia personale, derivato da una Persona (tanto misteriosa quanto in effetti è) che noi chiamiamo Dio... voluta cioè da Dio che è Lui stesso santo e vuole che noi siamo “come Lui”.
Da qui l’assoluta centralità della santità.
Senza santità, niente.

In altre parole, tutto l’insegnamento cristiano tradizionale su come vivere una vita santa, sacrificando i propri “desideri” e le proprie “passioni” per “conformarsi” a Cristo, per amare il nostro prossimo come fratello o sorella, con un amore profondo, come si ama un fratello, un figlio, una sorella, una figlia, un padre, una madre, è ora messo in discussione...

Tutto questo è in gioco…

Ed è a questo punto che un appello diventa un ordine, in questo momento.
Un appello sulle teste dei sacerdoti e dei vescovi al capo dei vescovi: a Francesco, ma anche a Benedetto, al vescovo e all’ex vescovo di Roma... un appello a riconoscere qualcosa di reale, ma non ancora pienamente riconosciuto da molti...
Un appello a riconoscere che un fiume di denaro, uno tsunami di propaganda, una colata lavica di immagini mediatiche e di interconnesse argomentazioni a favore dell’“auto-espressione”, della “realizzazione individuale”, senza il minimo pensiero di conformarsi a Cristo, ha alterato le equazioni della cultura.

Per questo motivo, la nostra non è più un’epoca in cui possiamo dialogare con il mondo per comprendere la nobiltà dell’aspirazione umana alla realizzazione di sé “con ogni mezzo possibile”, lasciando Cristo fuori da quelle equazioni.
Dobbiamo tornare al Suo insegnamento, alla disciplina del “conformarci a Cristo”, per quanto sia difficile.
Si rendono conto di questo Papa Francesco e il Papa Emerito Benedetto?
Si rendono conto del rischio che comporta il non tenere Cristo al centro del nostro insegnamento?
Si rendono conto che la più grande povertà è la perdita di Cristo come nostro modello, come nostra vita, come nostra ispirazione, come nostro salvatore, come nostro vero essere?
Si rendono conto che cedere al “mondo” su tutti i punti che vengono proposti con sempre maggiore insistenza, con argomenti molto intelligenti, eloquenti e persuasivi, sostenuti da montagne di denaro, significa cedere a uno spirito che dimentica Cristo, ignora Cristo, tradisce Cristo: uno spirito “anti-Cristo”?
Si rendono conto che il più grande abuso che si possa commettere verso i nostri figli è lasciarli soli di fronte ai venti delle dottrine di questo mondo del 2018, non proteggendoli dal turbine della confusione, dalla miseria permanente e dall’alienazione da Cristo stesso, che queste nuove dottrine portano nella loro scia?

Questo è ciò che ci minaccia; questo è ciò che i nostri pastori devono capire; questo è ciò che ci aspettiamo e di cui abbiamo bisogno da Roma, dai vescovi di Roma.






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