Il crepuscolo del signore argentino

di Francesco Lamendola


Pubblicata sul sito Accademia Nuova Italia

L'impaginazione è nostra







Ora, naturalmente, i progressisti gridano al complotto e si dicono certi che “dietro” monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, e le sue accuse a papa Francesco sullo scandalo pedofilia, corredate da una esplicita richiesta di dimissioni, c’è una “cordata”, non meglio precisata, di cattolici “conservatori”, di prelati ”tradizionalisti”, insomma che è tutta una manovra “politica” per mettere in difficoltà il migliore, il più genuino, il più evangelico, il più credibile, il più carismatico, il più santo pontefice fra quanti hanno mai raccolto l’eredità di san Pietro quale capo della Chiesa cattolica.
Non potevano fare altrimenti. Sinora la loro tattica era stata molto più semplice: il silenzio. Qualunque critica alla persona e all’opera nefasta del signore argentino, per quanto circostanziata, per quanto appoggiata su fatti precisi, anche di ordine strettamente teologico e dottrinale, veniva controbattuta con un muro di gomma, col silenzio totale. Nella società della comunicazione globale, è questo il metodo più sicuro per reagire ai fatti sgraditi: ignorarli.
Ciò che non arriva sui giornali e sulle radio e le televisioni, è come se non esistesse; anzi, non esiste proprio. Esiste solo ciò di cui parlano i mezzi d’informazione. E delle critiche al signore argentino, finora, non aveva parlato nessuno, tranne i soliti quattro gatti e qualche sito internet, qualche blog fuori dal coro. Ma la grande stampa, le radio e le televisioni principali, silenzio di tomba. Anche nei telegiornali di domenica 26 agosto, invano il telespettatore ha cercato traccia di quel che è uscito, come una bomba, e per la prima volta, su un giornale cartaceo a diffusione nazionale, La Verità di Maurizio Belpietro, cioè il dossier di monsignor Viganò. Nel quale sono precisate date e circostanze che rendono assolutamente risibile l’affermazione di quanti, per difendere quel signore, sostengono che non sapeva.
Sapeva, invece, e in particolare sapeva del cardinale McCarrick, lo scandaloso ex arcivescovo di Washington, il quale per anni, per decenni ha abusato di seminaristi e giovani preti, e ha tessuto negli Stati Uniti una infame rete di monsignori sodomiti e pedofili, protetta, a sua volta, dalla ancor più potente lobby gay del Vaticano, in particolare dal cardinale Tarcisio Bertone, che ha fatto del suo meglio, o del suo peggio, per neutralizzare le denunce e per colpire, ottenendone il trasferimento, quanti le facevano, compreso lo stesso Viganò. Il quale ha fatto sapere di aver informato personalmente papa Francesco, appena tre mesi dopo la sua elezione, cioè nel giugno del 2013, sulle abominevoli prodezze di McCarrick, rappresentandogli tutta la gravità del caso e i possibili effetti dirompenti che lo scandalo avrebbe avuto sui credenti e su tutta l’opinione pubblica mondiale, quando fosse esploso.
Ma il signore argentino non solo non ha fatto niente, ha continuato a tenere Mc Carrick in palmo di mano, e ne ha fatto, insieme al cardinale Maradiaga, uno dei suoi consiglieri più autorevoli.

Ora sappiamo anche un’altra circostanza e cioè che Benedetto XVI, a sua volta informato, aveva preso i provvedimenti del caso e aveva ordinato a McCarrick di ritirarsi a una vita di preghiera e penitenza, vietandogli qualsiasi apparizione pubblica, qualsiasi conferenza, qualsiasi atto di presenza sulla scena pubblica, e che questi se ne n’era allegramente infischiato, sostenuto dalla fortissima rete di complicità di cui s’è detto. Ebbene il signore argentino anche di ciò era informato, e non ne ha tenuto affatto conto; ha continuato a dare la sua fiducia a Mc Carrick e così facendo ha contribuito direttamente e personalmente al male, e a che altri comportamenti immorali venissero impunemente compiuti, anche all’ombra della Santa Messa e profanando il sacramento della Confessione.
E, a proposito, non sapeva nemmeno del segretario di monsignor Coccopalmerio, altro suo favorito, beccato dalla polizia in piena orgia di droga e sesso gay?




 La Verità e il suo esplosivo servizio, ma gli altri giornali e Tv "Tacciono"?


Quando La Verità è uscita nelle edicole con il suo esplosivo servizio, contemporaneamente a quanto accadeva sulla stampa inglese e spagnola, il signore argentino si trovava in Irlanda. I mass media  politicamente corretti ci hanno informati del suo vibrato discorso contro la pedofilia nella Chiesa irlandese, delle sue scuse alle vittime, del commosso incontro con otto di queste ultime. Il che ci mostra un altro aspetto caratteristico di costui, oltre alla mendacia: l’ipocrisia.
Il signore argentino è il re della menzogna e della falsità. Tale è il suo stile, e chi ha seguito il suo pontificato senza lasciarsi abbagliare dai suoi troppo facili trionfi mediatici, chi si è realmente informato delle sue azioni e delle sue parole in questi tristissimi cinque anni di pontificato, sa molto bene di cosa stiamo parlando.
Il signor Bergoglio è il principe dei bugiardi e degli ipocriti. Per fare un esempio: come tutti sanno, non ha mai risposto ai quattro cardinali che gli avevano espresso i loro dubia a proposito della esortazione apostolica Amoris laetitia, due dei quali, nel frattempo, sono morti. Uno di essi, Caffarra, egli l’aveva anche incontrato, per caso, durante una visita a Bologna, lo aveva abbracciato con espressione glaciale, e non gli aveva rivolto neppure una parola. Ebbene, il signor Bergoglio ha avuto l’incredibile faccia tosta di dire a un giornalista che ai quattro cardinali lui non ha risposto perché…. non aveva mai ricevuto la loro lettera. Quando sappiamo, perché esistono le prove, che l’ha ricevuta eccome. Senza contare che, non ricevendo alcuna risposta e dopo aver aspettato invano, per settimane, e aver chiesto un incontro privato, ma senza aver avuto risposta nemmeno a questa domanda, i quattro cardinali si sono risolti, a malincuore, a rendere pubblica la loro lettera. Pertanto, dire che non sapeva di essa è stato, da parte del signore argentino, un atto di suprema falsità e di suprema ipocrisia, ma anche si suprema arroganza. Sarebbe come se uno dicesse di non sapere che la terra è rotonda, perché non l’ha mai vista dallo spazio.
Va bene che questo è nello stile dei gesuiti di oggi: ne fa fede, per tutti, ciò che ha detto il loro superiore, Sosa Abascal, a proposito delle parole di Gesù riportate nei Vangeli: che non sappiamo se furono proprio quelle, perché allora non c’erano i registratori e quindi nessuno ha potuto registrare la sua voce. Siamo quasi al livello di porre in dubbio che la terra sia sferica perché non l’abbiamo vista dallo spazio.




Il signore argentino è il re della menzogna, ma il doppio gioco di Bergoglio è stato smascherato
e in molti ne chiedono le dimissioni.



Ora, il signore argentino ha costruito tutta la sua popolarità sulla spontaneità, sull’immediatezza, sulla franchezza, sulla sincerità, sulla mancanza di affettazione, persino sulla mancanza di riguardo, quando è in ballo la verità: tanto che i suoi più accesi sostenitori lo vorrebbero santo subito, ancora in vita, perché dicono che nessun papa è mai stato più buono, più sincero, più leale, più comprensivo, più credibile di lui.
Ma adesso salta fuori, per chi finora non aveva voluto vedere, né udire, né sapere – che costui è un bugiardo matricolato e un ipocrita di prima grandezza. Ora viene fuori che è un ambizioso commediante, un tiranno avido di potere, che ha sempre trattato da nemici quelli che gli parlano con sincerità, e ha sempre accordato la sua fiducia ai più servili piaggiatori, ai più zelanti yes-men. Ora salta fuori che costui è costituzionalmente incapace di dire la verità, perché la passione dominante del suo io è una sfrenata ambizione, e pur di essere popolare mentirebbe anche a sua madre sul letto di morte.
E da tanto cinismo, da tanta ipocrisia emerge anche un altro dato; che il signore argentino non ha fede, perché non ha timor di Dio. Avere timore di Dio significa avere la coscienza del proprio limite, avere la coscienza della grandezza di Dio, avere il sacro timore di esser pesati e trovati scarsi da Lui, di essere indegni del suo amore, perché Egli si è fatto uomo, ha sofferto ed è morto per amor nostro, e solo facendo morire a nostra volta l’uomo vecchio che è in noi, intriso di egoismo e di amor di sé, e facendo nascere l’uomo nuovo, pieno di amore di Dio, possiamo essere degni di alzare lo sguardo verso di Lui, e dirgli “grazie”.
Non degni della salvezza: quanto a ciò, nessuno è degno. Però, degni di sperare nella salvezza, questo sì; altrimenti avrebbero ragione i protestanti, a dire che tutti gli uomini sono meritevoli dell’Infermo e che se qualcuno si salva, è, solo per merito della misteriosa (o capricciosa?) grazia di Dio, ma che gli uomini, quanto a loro, non hanno merito alcuno. Un merito, invece, possono averlo: quello di sforzarsi di vivere la vita buona, mediante le buone opere. E non già di continuare a peccare, come dice Lutero, purché si abbia fede.
Ma no, il signore argentino non ha fede, e non ne ha mai avuta: un papa che mente come lui sa mentire, che finge come lui sa fingere, non può aver fede. Perché, se l’avesse, gli sarebbe semplicemente impossibile comportarsi a quel  modo. Una forza interiore, la forza della grazia di Dio, glielo impedirebbe: oltre che per carità verso di lui, per carità verso tutte le anime dei cattolici che, nel mondo, sono esposte al cattivo esempio di un papa bugiardo e ipocrita.

E tuttavia, siamo sinceri: a quanti di noi non era venuto il dubbio? Ascoltando le omelie di Santa Marta, leggendo le sue interviste rilasciate a getto continuo, a quanti di noi non era già venuto il dubbio, e da molto tempo, che costui non avesse né timor di Dio, né fede; che non  credesse veramente come un vero cattolico deve credere; che credesse solo nella propria ambizione, nel proprio patologico bisogno di ricevere applausi, ma non nella divinità di Gesù Cristo, non nel giudizio finale e nella vita eterna?
Quante volte non gli abbiamo sentito esprimere dubbi, perplessità, fare dei distinguo imbarazzanti, incresciosi, sconcertanti: perfino sul significato della sofferenza.
Quante volte non abbiamo pensato: ma costui non crede, non crede alla croce che redime, non crede alla vita eterna che premia i buoni e punisce i malvagi?
Qualche volta lo ha perfino detto: come quando, parlando col suo amico Scalfari (suo, ma non nostro; perché un papa non dovrebbe avere certi amici) ha detto che l’anima dei malvagi si dissolverà dopo la morte, perciò l’inferno non esiste. Salvo poi rettificare, ma nella maniera più goffa e più ambigua: lasciando intendere che sì, è proprio quello il suo pensiero, le smentite venivano date per mero dovere d’ufficio.




Monsignor Ricca, messo alla direzione dello I.O.R., nonostante le segnalazioni sugli scandali che costui aveva dato in varie nunziature all’estero, e specialmente in Uruguay e direttore di alcune case per sacerdoti a Roma, fra le quali, guarda un po’, la casa Santa Marta.


Una delle cose più scandalose è che McCarrick è stato il fidato consigliere di Bergoglio, per cinque anni, sulle nomine di vescovi e cardinali americani. Non avrebbe dovuto esserlo, naturalmente, se il signore argentino avesse minimamente tenuto conto delle decisioni di Benedetto XVI; ma lui se n’è infischiato. Ne consegue che, attraverso McCarrick, la lobby gay ha esercitato sin dall’inizio la sua influenza sul signore argentino. Il quale, come si ricorderà, quasi agli esordi del suo pontificato, pronunciò quella famosa frase, chi sono per giudicare un gay che cerca Dio?, così evangelica in apparenza, così perfida nella sostanza, perché se un gay cerca Dio per prima cosa si astiene dai comportamenti disordinati, da sconcertare e turbare milioni di cattolici. Perché tale è sempre stata la cifra del signore argentino: l’ambiguità. Dire e non dire; dire e poi negare; tacere e lasciare che altri dicano, senza riprenderli, senza correggerli, anche quando le dicono proprio grosse.
Come quando Sosa Abascal, quello dei registratori, disse che il diavolo non esiste. E Bergoglio zitto. Qui tacet, consentire videtur: chi tace, evidentemente è d’accordo.
Chi sono io per giudicare?, lui è il papa, e il papa non deve tacere, deve far sentire la sua voce, quando sono in gioco questioni di fede. Ma  è chiaro che la lobby gay puntava su di lui; e lui è stato all’altezza delle aspettative. 
Qualcuno si ricorda l’inusuale incontro fra lui e un altro notorio prelato sodomita, monsignor Ricca, da lui appunto messo alla direzione dello I.O.R., nonostante le segnalazioni sugli scandali che costui aveva dato in varie nunziature all’estero, e specialmente in Uruguay. Fra parentesi, Ricca è anche direttore di alcune case per sacerdoti a Roma, fra le quali, guarda un po’, la casa Santa Marta, dove l’argentino è andato a vivere per far vedere che tutti gli altri duecentosessantacinque papi hanno fatto la bella vita nei palazzi vaticani, ma lui, no, non sia mai, lui è per la sobrietà e il risparmio.
Ebbene, in quell’incontro monsignor Ricca fece un buffetto sul viso a Bergoglio: ci sono le foto a testimoniarlo. Strano, no? Di solito è il superiore, casomai, che dà un buffetto all’inferiore: perché dare un buffetto, in termini diplomatici, ha questo significato. Anche in termini massonici.
E a proposito di massoneria, qualcuno forse ricorderà che la stessa scena si è ripetuta durante la visita del presidente Macron in Vaticano; e Macron non solo è un uomo politico laico che va in visita dal papa, è anche molto più giovane del papa, potrebbe essere suo figlio e forse suo nipote. Eppure, gli ha dato un  buffetto: un buffetto carico di significato. Nel linguaggio dei simboli, quello è il segno che fa vedere, o ricordare, chi comanda e chi deve obbedire.
Infatti: che cosa ha fatto, in concreto, il signore argentino contro la pedofilia ecclesiastica?  In Cile ha difeso il vescovo Barros, un MacCarrick sudamericano, e provocato una sofferenza così acuta in quella chiesa che tutti i trentaquattro i vescovi cileni hanno offerto le loro dimissioni. Ma i media hanno passato il fatto quasi sotto silenzio; in compenso hanno parlato di quella specie di matrimonio ad alta quota che ha celebrato sull’aereo, da gran commediante.
Ora, in Irlanda, il signore argentino ha tuonato contro la pedofilia nella Chiesa. Ma perché non condanna la sodomia? Chiaro: perché la cosa che più temono le lobby gay è che si faccia una associazione fra sodomia e pedofilia. È il massimo del politicamente scorretto, ma, ahimè, è vero. Se c’è una cosa che fa infuriare quei signori, è ricordare che, in pratica, gli stupratori di minori sono spesso dei sodomiti. Sarà un caso, sarà quel che si vuole. Ma su ciò, bocca cucita da parte di Bergoglio; anzi ha avuto la spudoratezza di assicurare una tribuna d’onore al gesuita James Martin al prossimo incontro mondiale sulla famiglia. Costui va sostenendo, da anni, con libri e interventi televisivi, che gay è bello, che la Chiesa è piena di gay felici e contenti, e chissà quanto santi erano gay. Il personaggio giusto per parlare di famiglia, a quanto pare… la famiglia arcobaleno, come ci diranno le cronache annunciate.



Renzi & Bergoglio: due piazzisti ormai al capolinea.







agosto 2018
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI
AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO