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Nazionalismo e xenofobia, le bestie nere di papa Francesco Papa Francesco è maestro
nell’arte di distogliere gli sguardi dai problemi scottanti che
scuotono il suo pontificato. Sulla scia dei nostri politici che, non
appena si trovano bloccati da delle difficoltà economiche, di
fronte al malessere sociale o a una popolazione esasperata
dall’insicurezza migratoria, tirano fuori dall’armadio o creano dal
nulla un oscuro caso di razzismo o di antisemitismo, il papa argentino
grida oggi al pericolo nazionalista.
eIn un discorso rivolto ai partecipanti ad una conferenza sul nazionalismo e la gestione dei flussi migratori, egli ha tuonato ancora contro il «dilagare di nuove forme di xenofobia e di razzismo» che starebbero per diffondersi in politica. La conferenza era stata organizzata congiuntamente dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dal Consiglio Ecumenico delle Chiese, entità protestante, ed era stata sostenuta dal Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Tenutasi dal 18 al 20 settembre 2018 in Vaticano, la conferenza ha centrato l’attenzione sull’espansione del cosiddetto «nazionalismo populista», posto in relazione con l’aumento dell’immigrazione. Il titolo della conferenza era: “xenofobia, razzismo e nazionalismo populista, nel contesto delle migrazioni mondiali”. Nel corso del suo discorso, l’attuale pontefice ha di nuovo manifestato la sua contrarietà nei confronti della “linea dura” di certi paesi europei riguardo al fenomeno migratorio. In occasione del voto in Italia sul “matrimonio” per tutti, Jorge Mario Bergoglio era venuto meno al suo dovere di ricordare la legge divina, accampando il pretesto di non volersi immischiare nella politica dei diversi paesi; ma su questo argomento eminentemente politico quale la gestione dell’immigrazione eccolo sempre in prima linea per condannare l’azione ferma dei governi che vi si oppongono. I messaggi pro immigranti di Bergoglio sono dei fermenti di dissoluzione delle identità e delle cinghie di trasmissione del mondialismo apolide. Anche questa volta egli non è venuto meno a questa regola. Nella sua allocuzione l’immigrofilo papa Francesco ha denunciato «veri e propri atti di intolleranza, discriminazione o esclusione, che ledono gravemente la dignità delle persone coinvolte e i loro diritti fondamentali, incluso lo stesso diritto alla vita e all’integrità fisica e morale», in un’ottica sempre a senso unico di colpevolizzazione degli Europei. E ha messo in guardia contro il crescere del pericolo nero, sirena ansiogena regolarmente avviata per mantenere gli animi nel polticamente corretto: «Viviamo tempi in cui sembrano riprendere
vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati. Sentimenti
di sospetto, di timore, di disprezzo e perfino di odio nei confronti di
individui o gruppi giudicati diversi in ragione della loro appartenenza
etnica, nazionale o religiosa e, in quanto tali, ritenuti non
abbastanza degni di partecipare pienamente alla vita della
società.»
E si è appellato all’unione delle religioni per combattere le «nuove forme di xenofobia e di razzismo», e per contribuire «a costruire società fondate sul principio della sacralità della vita umana e sul rispetto della dignità di ogni persona, sulla carità, sulla fratellanza – che va ben oltre la tolleranza – e sulla solidarietà.» Il mondialismo plurietnico e il sincretismo plurireligioso vanno decisamente d’amore è d’accordo! Due facce della stessa medaglia che serve a sconvolgere le nazioni e a soffocare la Verità cattolica, imponendo a tutta l’umanità un variopinto melting pop e un relativismo mortale. Il tutto per contribuire a distogliere l’attenzione dai numerosi scandali che oggi si accumulano sulla testa del papa latino-americano… (torna
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settembre 2018 AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO |