Bergoglio invita a pregare San Michele Arcangelo
per difendere la chiesa dal demonio.

Grazie, ma lo facevamo già dal 13 marzo 2013

 


di Cane Selvaggio


Pubblicato su Riscossa Cristiana






Non sono bastati cinque anni abbondanti di Bergoglio intronizzato in Vaticano per rendere edotte le anime belle, ma anche un po’ sciocchine, sui suoi fini e sui mezzi che impiega per raggiungerli. Basta che faccia tanto di citare il demonio, il Rosario, il “Sub tuum praesídium” e la preghiera a San Michele Arcangelo, si badi bene in latino, che il cattolico sciocchino ci casca.
Ed eccolo lì ai piedi del padrone a spiegare che, non lo si direbbe, ma è proprio vero che Dio scrive dritto sulle righe storte, che questo papa ne avrà anche combinate di grosse, ma quando dice una cosa bella bisogna inginocchiarsi a raccoglierla prima che cada per terra e soprattutto che, come recita il celebre mantra salvifico e rassicurante, il papa è sempre il papa. Tutti contenti, cattoprogr ça va sans dire, ma anche molti cattotrad ça va sans dire pure per loro, che più di tutti gli altri non sanno vivere senza stare legati a tre metri di catena.


A beneficio di quella porzioncina di Popolo-di-Dio ancora ignara della lieta novella per aver colpevolmente trascorso sabato e domenica guardando le partite, bisogna ricordare che, pare, le sorti della chiesa cattolica siano salve perché Papafrancesco, ha invitato il Popolo-di-Dio a implorare l’aiuto di San Michele nella difesa contro il demonio.

Tutto questo tramite comunicato della Sala Stampa della Santa Sede. Ma i comunicati bisogna saperli leggere. Quello in questione spiega tutto da se stesso nel seguente passaggio:
La preghiera – ha affermato il Pontefice pochi giorni fa, l’11 settembre, in un’omelia a Santa Marta, citando il primo capitolo del Libro di Giobbe – è l’arma contro il grande accusatore che ‘gira per il mondo cercando come accusare’. Solo la preghiera lo può sconfiggere. I mistici russi e i grandi santi di tutte le tradizioni consigliavano, nei momenti di turbolenza spirituale, di proteggersi sotto il manto della Santa Madre di Dio pronunciando l’invocazione Sub tuum praesídium”.


Cane Selvaggio nota che sono le stesse parole e gli stessi concetti usati da Bergoglio nell’omelia del 3 settembre per mettere in croce monsignor Viganò, il quale ha osato chiamarlo in causa per la copertura dei noti scandali sessuali nella chiesa americana:
Questo passo del Vangelo —  (4, 16-30) — ci fa riflettere sul modo di agire nella vita quotidiana, quando ci sono dei malintesi, delle discussioni. Ma ci fa anche capire come il padre della menzogna, l’accusatore, il diavolo, agisce per distruggere l’unità di una famiglia, di un popolo”.

È l’omelia, per intendersi, in cui Bergoglio si mette al posto di Gesù e apostrofa come “cani selvaggi” i suoi accusatori. Epiteto poi edulcorato in “muta selvaggia” nella versione ufficiale del Vaticano.


Cane Selvaggio non può fare a meno di notare che il comunicato della Sala Stampa vaticana porta la stessa data della lettera con cui monsignor Viganò ribadisce in questo modo tutte le sue accuse a Bergoglio, mostrando il metodo e il contenuto con cui il vescovo di Roma attacca i suoi avversari:
Ora, la risposta del papa alla mia testimonianza è stata: ‘Io non dirò una parola!’ Salvo poi, contraddicendo se stesso, paragonare il suo silenzio a quello di Gesù a Nazareth davanti a Pilato e paragonare me al grande accusatore, Satana, che semina scandalo e divisione nella Chiesa, ma senza mai pronunciare il mio nome. Se avesse detto: ‘Viganò ha mentito’ avrebbe contestato la mia credibilità e cercato di accreditare la sua. Così facendo però avrebbe accresciuto la richiesta da parte del popolo di Dio e del mondo dei documenti necessari per determinare chi dei due avesse detto la verità. Egli ha invece posto in essere una sottile calunnia contro di me, calunnia da lui stesso tanto spesso condannata persino con la gravità di un assassinio. Per di più, lo ha fatto ripetutamente, nel contesto della celebrazione del sacramento più sacro, l’Eucaristia, in cui non si corre il rischio di essere contestati come davanti ai giornalisti. Quando ha parlato ai giornalisti, ha chiesto loro di esercitare la loro professione con maturità e di tirare le loro conclusioni. Ma come possono i giornalisti scoprire e conoscere la verità se quelli che sono direttamente implicati si rifiutano di rispondere ad ogni domanda o di rilasciare qualsiasi documento? La non volontà del papa di rispondere alle mie accuse e la sua sordità agli appelli dei fedeli ad essere responsabile non è
assolutamente compatibile con la sua richiesta di trasparenza e di essere costruttori di ponti e non di muri”.

Quanto dice monsignor Viganò è tutto terribilmente chiaro, dunque non si poteva lasciare in sua mano una data simbolica come quella del 29 settembre con il richiamo a San Michele Arcangelo. Cane Selvaggio non sa se ai cattolici sciocchini tutto questa basti per capire che Rosario e invocazione a San Michele sono chiaramente indirizzati contro monsignor Viganò e vengono usati come arma da difesa personale a Bergoglio, invece che per proteggere la chiesa.
Insomma, a Cane Selvaggio pare che, in questa occasione, non sia Dio a scrivere diritto sulle righe storte, ma sia l’uomo a scrivere diabolicamente storto sulle righe dritte.


Forse bisognerebbe spiegare al vescovo venuto dalla fine del mondo che i cristiani dalla fede retta non hanno atteso il suo obliquo invito per pregare San Michele Arcangelo perché difenda la chiesa dal demonio. Hanno cominciato a farlo appena sentito quel terrificante “Buonasera” echeggiare Urbi et orbi il 13 marzo 2013.




ottobre 2018
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