Ricetta: la torta avvelenata

[novella di attualità - ndr]


di
Don Gabriele Mangiarotti

 

Pubblicato su Cultura Cattolica

L'immagine originale, qui è stata eleborata da noi







C’era una volta una magnifica e rinomata Pasticceria, che da millenni allietava i suoi clienti con torte magnifiche e buonissime. Lo staff era composto dal Capo Chef, colui che prendeva le decisioni definitive, dagli chef suoi consiglieri fidati e dai cuochi che mettevano in atto le ricette.



Un bel giorno, il Capo Chef decise di preparare, per la delizia del mondo intero, la più bella torta che mai fosse stata cucinata. Bisogna, però, sapere che tra i cuochi ed i consiglieri esistevano dei lestofanti che odiavano la Pasticceria e volevano cadesse in fallimento. In un primo tempo, essi furono smascherati ed allontanati dai fornelli, ma al momento di preparare la nuova torta essi furono perdonati e reintrodotti in cucina.



Inutile dire, che, per la torta, furono utilizzati gli ingredienti migliori: uova nostrane, burro di malga, fior di panna. Purtroppo, però, i lestofanti, che tali erano rimasti, introdussero nell’impasto un certo quantitativo di arsenico.



La torta si presentava bella alla vista, di un aroma sublime e di un sapore splendido, sia pure con strano retro gusto. I clienti, entusiasti, ne mangiarono a bizzeffe, ma poi gli effetti dell’arsenico non tardarono a manifestarsi con malattie neurologiche, cardiovascolari, respiratorie, diabete e persino tumori.



Il Capo Chef era costernato, si attendeva il giubilo del mondo, una nuova primavera e, invece, fu tempesta. Tutti a chiedersi come era stata possibile un simile sciagura. Uno chef di nome Marcello, presente al momento del confezionamento della torta, disse chiaramente che era stata adulterata e che quindi non bisognava cibarsene fino a che non fosse stato tolto il veleno dagli ingredienti, che rimanevano di per sé ottimi, ma che, mescolati all’arsenico, contribuivano a rendere la torta ancora più velenosa. Se, infatti, le uova avessero puzzato, il burro e la panna fossero stati rancidi, nessuno se ne sarebbe cibato e la torta avrebbe avvelenato pochissime persone, solo quelle più stolte.



Bene, direte voi, lo chef Marcello, così acuto, sarà stato premiato e la torta ripristinata. Manco per sogno! Lo chef fu allontanato come nemico della Pasticceria e la colpa dei mal di pancia fu data al forno che non cuoceva la torta come avrebbe dovuto con tale leccornìa. Cambiarono, pertanto, il forno, poi mescolarono diversamente gli ingredienti, ma pare che la torta obbedisse, come le moltiplicazioni, alla legge commutativa: il risultato non cambiava.



Per risolvere l’enigma fu, addirittura, inventa una nuova scienza: l’ermeneutica della ricetta, ma i risultati erano così desolanti che qualcuno capì che lo chef Marcello, in fondo, aveva ragione.



Oh, finalmente, direte voi. Macché! Invero, successe la cosa più strana di tutta la storia. Si ammise che nella torta c’era il veleno, tuttavia la cosa più importante era che tutti gli altri ingredienti erano buoni, anzi ottimi, e che l’arsenico non toglieva valore all’insieme della torta…



Nel frattempo, la Pasticceria stava andando in malora, quando, improvvisamente, tornò il suo Padrone a mettere le cose a posto…



ottobre 2018
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