|
|
Omelia del Reverendo Don Francesco Ricossa, sulla canonizzazione di Paolo VI 14 ottobre 2018 Pubblichiamo l'omelia tenuta da
Don Francesco Ricossa, Superiore dell'Istituto
Mater Boni Consili,
nel corso della celebrazione della Santa Messa ad Albarea (FE) nella
chiesa di San Luigi Gonzaga, il 14 ottobre 2018.
La stessa mattina in piazza San Pietro veniva canonizzato Paolo VI. L'omelia è disponibile sul canale youtube www.youtube.com/watch?v=Ku69uUiJ4Bk La chiesa di San Luigi Gonzaga Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia. Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato. Avete ascoltate le letture della messa odierna. Un passo della Epistola agli Efesini di San Paolo, che presenta il cristiano come un militare armato di tutto punto che deve lottare non contro un nemico in carne ed ossa ma contro il demonio. Un passo del Santo Vangelo con una parabola di Gesù che ci parla del perdono dei nostri nemici e delle offese che abbiamo ricevute, parabola questa che è come una spiegazione della preghiera del Padre Nostro “... rimetti a noi i nostri debiti ...” . Saremo giudicati nella stessa misura in cui giudichiamo gli altri: se siamo rigorosi verso gli altri, Dio sarà rigoroso con noi, se siamo misericordiosi con gli altri, Dio sarà misericordioso con noi. Ma volevo intrattenermi un attimo su un tema di attualità. Normalmente nell’omelia preferisco non trattare dell’attualità ma a volte è quasi indispensabile. Questa mattina in Piazza San Pietro si è svolta la canonizzazione di Paolo VI, insieme ad altre persone elevate agli onori degli altari. Quando c’è una canonizzazione è un giorno di festa per tutta la Chiesa, infatti i santi sono i nostri amici, essi entrano nella vita quotidiana di un fedele. La Chiesa con un decreto infallibile – il Papa è infallibile nella canonizzazione dei santi, quindi con un decreto infallibile – propone questa persona, questo cristiano elevato agli onori degli altari, alla devozione dei fedeli. Prima di tutto perché gli rendano un culto liturgico, non certo di adorazione che è dovuto a Dio solo, ma pur sempre un vero e proprio culto. Secondariamente il santo entra a far parte della nostra vita di preghiera, lo si prega, lo si invoca. Il santo è anche colui che ci dà un modello di tutte le virtù cristiane, a cominciare dalle principali: la Fede, la Speranza, la Carità, - e poi tutte le altre evidentemente – per cui seguendo ed imitando quello che hanno fatto i santi noi siamo sicuri di seguire ed imitare Cristo stesso e di mettere in pratica il Vangelo, di camminare sulla via della salvezza eterna. Se la Chiesa non fosse infallibile nel canonizzare i santi ecco che potrebbe ingannarci non solo nel dirci, magari, che chi è dannato è in Cielo con il Signore, ma soprattutto ci ingannerebbe sulla via che dobbiamo seguire, sul modello che dobbiamo imitare; quindi ci metterebbe fuori strada e renderebbe un culto a chi non ne è degno, il che è ancora di più inammissibile, e non è possibile. Infatti, degli eretici del passato che hanno messa in dubbio o negata la canonizzazione dei santi, o la santità di alcuni personaggi canonizzati, furono giustamente condannati dalla Chiesa. Dovremmo quindi rallegrarci e invece non è una giornata di festa quest’oggi, ma per la Chiesa è un giorno di lutto, di dolore, e anche un giorno di scandalo, e parlo soprattutto della pseudo canonizzazione di Paolo VI. Premetto che non mi permetto di giudicarne le intenzioni, la persona, questo spetta a Dio evidentemente che solo conosce il cuore e sonda le reni di ogni uomo, ma certamente non può essere presentato ai cattolici come un modello da seguire, come un intercessore da pregare e da venerare. Il santo infatti deve praticare tutte le virtù, e le deve praticare in maniera eroica, straordinaria, più del comune cristiano devoto. Ora non parlerò delle altre virtù; se ne è molto parlato ma non voglio entrare in quest’ambito, ma mi limiterò alla virtù della Fede. Veramente Paolo VI ha praticato in maniera eroica la virtù della Fede ? In maniera tale che può essere per tutti noi l’esempio da seguire ? La risposta è certamente no. Non può essere un modello da seguire. Vedete, con la canonizzazione di Paolo VI in realtà si vuole canonizzare, si vuole santificare e presentare come modello irreformabile – irreformabile perché chi è santo lo resta per sempre - come un modello irreformabile che deve penetrare nella vita, nella preghiera, nella vita spirituale di ogni fedele, che cosa ? Il Concilio Vaticano II. E infatti ne sono stati canonizzati tutti gli autori. Prima di tutti Giovanni XXIII che il Concilio lo indisse, lo inaugurò (nella prima sessione), e lo indirizzò di già sulla via pessima che poi prese. Poi è stato canonizzato Giovanni Paolo II che del Concilio è stato praticamente la vita vissuta. Infine adesso viene canonizzato Paolo VI che il Concilio chiuse e sottoscrisse, a cui diede quindi la sua, bisogna dire inesistente autorità, apparente autorità. Ora Paolo VI con il Concilio che cosa ha dato alla Chiesa soprattutto dal punto di vista della Fede ? Noi vediamo, per esempio, nei documenti principali del Concilio, prima di tutto la demolizione del Papato. Paolo VI, come sapete, depose simbolicamente quella tiara che gli era stata data il giorno in cui fu coronato papa, ma questa deposizione della tiara era quasi come una deposizione del Papato così come almeno era stato conosciuto fino ad allora. Egli ha voluto - come ancora ho sentito alla radio ieri sera – ribadire il fatto che la Chiesa non è – come dicono adesso i modernisti - “piramidale”, cioè con alla sommità il Papa, il Vicario di Cristo, il successore di Pietro, ma è “sinodale”, è “collegiale”: il Vescovo di Roma è un “fratello in mezzo agli altri”, questo hanno voluto. Quindi i più grandi nemici del Papato li abbiamo in lui e negli altri che hanno preso il suo seguito. Secondariamente ha aperto le porte a chi ? All’eresia. Se non si può dire che Paolo VI è (formalmente) eretico, certamente è evidente, perché è programmatico, rientra nel suo programma e in quello del Concilio, che è “fautore di eresia”, cioè ha cercato in tutti i modi di favorirla favorendo gli eretici. L’ecumenismo che cosa è, se non un tentativo di favorire l’eresia e gli eretici che la approvavano ? E quindi sia i documenti principali del Concilio come “Lumen Gentium”, che è il principale senza dubbio, e “Unitatis Redintegratio”, “Orientalium Ecclesiarum”, e tutti gli altri documenti, sono segnati da questo ecumenismo. Paolo VI poi ha voluto favorire e aprire la mentalità dei fedeli alle religioni non cristiane, all’infedeltà, con Nostra Aetate: il giudaismo prima di tutto, e poi l’islam, l’induismo, il buddismo, il paganesimo stesso e abbiamo visto degli apparenti successori di Pietro pregare come dei devoti ebrei - questo non lo ha fatto lui ma un successore sul suo esempio - oppure rivolgersi verso la Mecca nelle moschee, oppure bere le pozioni magiche dei popoli pagani e via di questo passo… Ma da dove vengono questi eccessi se non dalla “Nostra Aetate” sottoscritta da Paolo VI, nella quale appunto si presentano positivamente tutte quelle religioni non cristiane che non vengono da Dio e quindi vengono dal demonio di cui parla San Paolo nella Lettera agli Efesini ? E poi ancora l’apertura verso il mondo moderno. Paolo VI aveva come uno spirito di ammirazione verso il mondo moderno, uno spirito quasi di vergogna che la Chiesa cattolica non era al pari con il mondo moderno e quasi il doversi scusare che la Chiesa non era come il mondo moderno. Egli proclamò questa cosa spaventosa: “noi più di chiunque altro – disse rivolgendosi agli atei, agli umanisti moderni – noi più di chiunque altro abbiamo il culto dell’uomo”. Veramente il culto dell’uomo nell’idea di Paolo VI prende veramente il posto del culto di Dio, non che apertamente abbia rinnegato Dio ma sempre vedeva le cose quasi dal punto di vista dell’uomo, e dell’uomo moderno magnificato col suo progresso, con la sua modernità, essendo sempre impaurito di fronte a che cosa pensa l’uomo moderno, di quali avrebbero potuto essere le reazioni dell’uomo moderno. Paolo VI dell’uomo moderno ha accettato uno dei dogmi quali il laicismo, la laicità; con la dichiarazione “Dignitatis humanae personae” ha accettato la laicità ovvero lo stato laico; e poi ci stupiamo se sotto il pontificato suo, anche in Italia che è l’antemurale del cattolicesimo, è entrato il divorzio e poi, con il successore, abbiamo avuto l’aborto fino a giungere al momento di oggi in cui la famiglia stessa è distrutta dalle fondamenta e non si riesce neppure più a capire che il matrimonio è l’unione indissolubile di un uomo e di una donna. Si è arrivati fino a questo punto, a questa mostruosità! Ma questi sono i frutti del Concilio, della dichiarazione sulla libertà religiosa, e conseguentemente è stato smantellato il Concordato in Italia, il Concordato in Spagna, cioè là dove ancora era proclamato che lo Stato deve riconoscere Gesù Cristo come Re. E’ invece il liberalismo moderno che ispira Paolo VI. Come può allora praticare eroicamente la virtù della Fede quando si è detto fautore di quella libertà religiosa che il suo predecessore Gregorio XVI chiamava un delirio ? Si tratta di un delirio, non della virtù di Fede. In “Gaudium et Spes” c’è questa idea della Chiesa che è in ascolto del mondo moderno e dell’uomo moderno, e in più c’è anche questa idea di scusare l’ateismo moderno, attribuendone la colpa ai credenti che sarebbero sempre indegni nel loro modo di presentare Dio, e quindi è colpa loro se ci sono coloro che non credono in Dio. E con i non credenti l’uomo dovrebbe costruire la società terrena: “credenti” e “non credenti” - una parola discreta a quei tempi per parlare dei comunisti - devono assieme edificare il mondo e la società. Ne abbiamo l’applicazione nella famosa Ost Politik, cioè tutta la politica della mano tesa verso il comunismo che sembrava a Paolo VI destinato alla sicura vittoria e col quale bisognava scendere a patti e compromessi, sulle spalle, sulla pelle di tutti quei cattolici, inclusi dei vescovi e dei cardinali, che soffrivano nelle carceri. Non dimentichiamoci di Mindszenty, questo cardinale coraggioso, il quale fu destituito da Paolo VI. E qual’era la sua colpa ? Di avere mantenuta viva la Fede, di avere patito il carcere, di avere avuto dei ceppi alle mani e ai piedi, come gli Apostoli e come il Cristo, combattendo il mostro di quei tempi: il comunismo ateo. Mindszenty non è sugli altari, non è stato proclamato santo, ma Paolo VI, colui che lo ha tradito, sì. Ecco vedete come tutte queste tristi verità sono state come convogliate nel sacrilegio sommo, nella empietà massima, quella di aver messa la mano sacrilega contro i Sacramenti e il sacrificio della Messa. Toccare i riti dei Sacramenti e il rito della Messa che venivano non dal Concilio di Trento ma dai secoli dei secoli, da tempi immemorabili, almeno quanto alla loro essenza, è già in se stesso un pensiero empio perché noi riceviamo qualcosa, non lo creiamo. Ma ancora più empio è stato il pensiero di toccarli per trasformarli in senso ecumenico. Cioè ? Cioè, tradotto, vuol dire favorire l’eresia di Lutero che la Messa odiava più di qualunque altra cosa con quell’odio tipico degli apostati, degli spretati, di coloro che tradiscono la loro Fede, la loro battaglia, di un prete che rinnega la Messa… ed ecco allora, lo vediamo, che Lutero odiava la Messa. Ebbene, sono andati a chiedere a dei pastori protestanti come noi dovevamo celebrare la Messa. Ed ecco quella cosa spaventosa: io che ho vissuto quei tempi ne sono stato testimone con le generazioni più anziane della mia. Abbiamo visto dei sacerdoti morire di crepacuore nel vedere che gli distruggevano le loro chiese, che gli demolivano gli altari, che gli proibivano di celebrare la Messa. Ne abbiamo visti. Abbiamo visto, per esempio, un sacerdote veneto che è stato messo in manicomio perché voleva continuare a dire la Messa. Un altro portato via dall’altare, rivestito dei paramenti, mentre diceva Messa, dalla polizia su ordine di chi? Di chi obbediva al terrorismo che Paolo VI aveva fatto: dire la Messa della ordinazione nostra, e di Paolo VI stesso, era considerato un crimine ! Cacciati dalle chiese, ridotti a celebrare la Messa in dei saloni delle danze oppure nei bugigattoli - come direbbero dei nostri ex-amici -, nei sottoscala, nelle osterie, come se fosse una vergogna. Abbiamo dovuto dire la Messa in quei luoghi lì perché siamo stati cacciati. Da chi ? Da Paolo VI. E per favorire chi ? I protestanti. E' un tradimento, alto tradimento ! E come si può canonizzare il traditore ? Che lo abbia fatto con un’intenzione buona e retta, pensando nella sua utopia che era l’unico modo di salvare la religione ai giorni d’oggi eccetera, questo non lo so. Che lo abbia fatto per malizia, questo non lo so. Però lo ha fatto, e questo non può essere proposto come un modello. Né un vero Papa e successore di Pietro può infallibilmente canonizzare colui che santo non è. Questa è la realtà. E allora, di fronte a questa realtà dobbiamo accettare questo come tutte le altre cose che abbiamo accettato finora ? La gente ha metabolizzato ed accettato ogni cosa come se niente fosse. Che in Piazza San Pietro, dove riposano il corpo di S. Pietro, di S. Pio X, e quelli di tanti altri santi, sia stato dichiarato santo colui che ha combattuto e perseguitato la Messa cattolica, i Sacramenti, la Dottrina della Fede ? Questo è qualcosa di inaccettabile, non possiamo accettarlo, dobbiamo perseverare nella Fede malgrado tutto quello che è successo - e ne succederanno ancora di peggio -; dobbiamo perseverare nella Fede e combattere il demonio che è l’autore di tutte queste cose. Paolo VI ammise: dopo il Concilio ci si aspettava un momento di fioritura della religione, della pietà, della devozione, invece è venuto un inverno, invece è venuta una desolazione; è arrivato a dire le famose parole “da qualche fessura è entrato nel tempio di Dio il fumo di satana”. Ma lo ha fatto entrare lui, quelle fessure le ha aperte lui, quelle crepe, quei colpi di piccone, li ha dati anche lui. Forse non solo lui, ma certamente anche lui. E allora abbiamo visto che cosa ? Abbiamo visto i seminari svuotarsi e chiudersi. Abbiamo visto centinaia e migliaia di sacerdoti abbandonare il loro abito, e Paolo VI gli dava dispensa per convolare a ingiuste nozze ! Abbiamo visto i conventi chiudersi. Abbiamo viste le parrocchie chiudersi, e quante parrocchie ormai ci sono che non hanno più parroco. Abbiamo visto la Fede scomparire e leggi più atee trionfare. Abbiamo visto un paese cattolico come il nostro diventare invece un paese empio. E tutto questo sarebbero i frutti del Concilio ? Dopo il Concilio di Trento ci fu una fioritura di santità, santi straordinari, ci fu una riconquista, ci fu una evangelizzazione, i poveri furono aiutati veramente, le anime furono salvate, ci sono stati grandissimi e veri autentici santi. Dopo il Concilio Vaticano II che cosa c’è se non una desolazione spaventosa ? E noi stessi, che cerchiamo di mantenere la Fede, ne vediamo tutte le conseguenze e quanto più difficile anche per noi. Tutto questo, e tutto questo è venuto dopo Paolo VI, anche a causa di Paolo VI. Allora cari fedeli resistiamo cominciando prima di tutto a vivere in grazia di Dio. L’autore di tutti questi mali inizialmente è il demonio - che è il nemico di Gesù Cristo – demonio che è geloso, è invidioso, è cattivo, ha voluto distruggere, credendo che fosse possibile, l’opera di Gesù Cristo. Quello che ha potuto fare è rovinare tante anime: è quello che sta facendo. Allora contro il demonio San Paolo ci dice: rivestitevi dell’armatura di Dio, mettete dei calzari del Vangelo di pace, mettete la corazza che è quella della giustizia, mettete un elmo della salvezza, e poi prendete lo scudo inespugnabile della Fede e prendete in mano una spada che è la parola di Dio, sia essa quella scritta sia quella della Tradizione rivelata da Dio e proposta a credere a noi dalla Santa Chiesa; così armati potrete battervi contro le insidie e le frecce incendiarie del nemico. Questa è la battaglia a cui siamo chiamati, non solo e non tanto contro persone in carne ed ossa – ci sono anche loro – ma siamo chiamati soprattutto a combattere contro il demonio. Ricordiamoci che accettando il peccato mortale ecco che noi non siamo vincitori ma siamo morti, siamo privati delle nostre armi, ci vengono tolte questa corazza, questo elmo, questa spada, questo scudo, e diventiamo inermi e alla mercé di colui che ci ha vinto: non sia mai ! Che dopo aver proclamato il nostro rifiuto di tutti questi errori diventare vittime di colui che li ha propagati: il demonio. Cerchiamo invece di trionfare contro di lui, prima di tutto nella nostra anima, facendo regnare Gesù Cristo nelle nostre famiglie, e poi, dopo, cercando di lavorare per la gloria della Chiesa e la restaurazione dell’ordine nella Santa Chiesa. E quanto a Paolo VI: che Dio abbia pietà della sua anima. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo . Così sia. Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato. (torna
su)
ottobre 2018 |