Anche la neochiesa celebra il Black Friday
e
pensa alla svendita degli edifici religiosi

 


di Elisabetta Frezza e Matteo Donadoni



Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana





da chiesa a teatro


Bergoglio dice che, siccome ormai ci sono pochi fedeli, sempre meno, è ora di vendere le chiese per aiutare i poveri. I vescovi sono d’accordo, perché – come spiega Ravasi, titolare del dicastero pontificio della Cultura – i cattolici in Occidente sono una minoranza, e bisogna farsene una ragione. Il cardinale se la deve essere già fatta perché da tempo si è buttato su culti animisti, panteisti e massonici: come per la rumenta, conviene differenziare.

Pare dunque che siamo prossimi ai saldi di fine religione, finalmente annunciati a mezzo stampa dal curatore fallimentare preposto a liquidare, una buona volta, tutta la mercanzia accumulata in saecula saeculorum da quel soggetto arraffone e decrepito che passa sotto il nome di Chiesa. Il Gran Funzionario nominato dal collegio cardinalizio si è dimostrato invero molto efficiente e, dopo aver provveduto a realizzare in tempi rapidi lo sgombero degli immobili sacri e delle loro pertinenze, provvede ora alla dismissione. Come da mandato ricevuto: sfrattare Dio e quelli che si ostinano ad andarGli dietro.

Ma purtroppo c’è un inghippo nella procedura calendarizzata dall’impresa Santa Marta. Mettendola in pratica, si ricadrebbe infatti nella fattispecie della vendita di cosa altrui. Le chiese e gli arredi sacri, spiace per loro, non appartengono al signor Bergoglio e ai suoi dipendenti, appartengono a tutto il “popolo di Dio”, antenati e posteri inclusi, che ne è custode in nome e per conto del Padre. Ci duole che un così spontaneo slancio di generosità non possa avere la soddisfazione che si merita.

Quindi, poiché sentitamente condividiamo il nobile fine filantropico degli amministratori pro tempore del patrimonio ecclesiastico, e ci preme si compia, ci permettiamo di suggerire alle intraprendenti gerarchie una soluzione alternativa, sicuramente praticabile, e altresì opportuna ed edificante.

Le Santità, le Eccellenze, le Eminenze, i Monsignori, potrebbero provvedere subito, senza particolari formalità, a vendere per esempio le proprie vetture, ma non solo. Giustamente padre Sosa ci ha fatto notare come i Vangeli non siano poi così attendibili, perché al tempo di Gesù non esistevano i registratori, e allora noi diciamo che sarebbe bello se i pastori dessero a tutti il buon esempio e tornassero alle origini della fede cristiana e si liberassero di tutte le diavolerie che il progresso ha portato con sé in questi secoli, generando peraltro inquinamento ingravescente e degrado ambientale. La nostra proposta è: liberatevi, appunto, dei registratori, liberatevi di televisori, smartphone, computer, lavastoviglie, aspirapolveri, frullatori, vibratori, termosifoni, condizionatori, eccetera eccetera. Illuminate le vostre stanze a candela, riscaldatevi col fuoco del camino. Girate scalzi.

Sarebbe un gesto bello e significativo, coerente col modello francescano del nuovo pontificato e pure col credo ecologista della Laudato Sì’. Segnerebbe la fine del clericalismo economico.

Del resto, San Paolo parlava così “Ho imparato a essere povero e ho imparato a essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza” (Fil. 4,12-13). Dopo il tempo della abbondanza, forse è ora di sperimentare quello dell’indigenza.

Ma per le chiese, vedete, il discorso è diverso. Le chiese – eccezion fatta per gli hangar edificati dalle archistar, dei quali consigliamo l’immediata demolizione per inquinamento visivo – sono state erette e decorate col sudore della fronte da quel popolo di poveri (poveri veri) che nei secoli, nonostante le carestie, le guerre, le invasioni, il freddo e le intemperie, hanno risparmiato l’obolo della vedova o faticato come carpentieri e falegnami. Sono state costruite e abbellite grazie alla pietà dei ricchi e alla munificenza dei nobili che, anziché sperperare le proprie sostanze al casinò o in festini porno, hanno cooperato alla pietrificazione eterna dell’immagine, pur minima e imperfetta, del regno di Dio su questa terra. In ciascuna di queste chiese è depositata, stratificata, la fede di generazioni e generazioni unite insieme in una catena ininterrotta di devozione, di supplica, di pianto e di gratitudine a Dio.

Dentro le nostre chiese silenziose si può ancora vedere la bellezza, percepire la comunione di fede, respirare quell’ossigeno dell’anima di cui la gerarchia ci ha privato nelle sue celebrazioni blasfeme. Si può provare il conforto che scende dal pregare in compagnia dei nostri santi noti e ignoti e di tutti i peccatori che, entrati in quella casa di Dio, hanno piegato le ginocchia e giunto le mani, sentendo intorno il silenzio dei morti e la melodia dei cori angelici. 

Dio non è solo, mai. Solo e disperato è chi vuol mettersi al posto di Dio.




dicembre 2018
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