A Natale… vedi come ti distruggo il Natale


Nota di un fedele indignato



Alla recita di Natale i bimbi cantano “Bella ciao”, è bufera a Napoli

17 dicembre 2018 - Al concerto di Natale nella parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù a Bologna “Tu scendi dalle stelle” è stato sostituito da “Bella Ciao”.



E’ inevitabile che notizie del genere facciano il giro dei mezzi d’informazione, tanto le iniziative sono ridicole, prima ancora che scandalose.





Dalla prima notizia, si coglie che la maestra della scuola elementare di Napoli ha chiaramente voluto approfittare dell’età dei bambini per crearsi una fama da sostenitrice della “Resistenza”, a partire chiaramente sulla sua manifesta militanza progressista o, per meglio dire, comunista.
 
La cosa che fa ridere è che a Napoli nessuno sa cosa sia la “resistenza”, se non per sentito dire; mentre i Napoletani conoscono benissimo il senso vero della “liberazione”, come si evince dalla famosa “Tammurriata nera”, canzone tarantella oggi nota in tutta Italia, testo del napoletano Edoardo Nicolardi, noto paroliere, e musica del consuocero E. A. Mario (Giovanni Ermete Gaeta), noto musicista.





La canzone nacque nel 1945 dall’esperienza di Nicolardi, che come dirigente all’Ospedale Loreto Mare assistette alla nascita di bambini neri da giovani donne napoletane. Erano passati gli Americani e avevano lasciato il segno. E il Nicolardi mise il fatto in versi, scrivendo:

Io nun capisco ‘e vvote che succere
e chello ca se vere nun se crere.
E’ nato nu criaturo, è nato niro,
e ‘a mamma ‘o chiamma gGiro,
sissignore, ‘o chiamma gGiro.

Io a volte non capisco che succede
E quello che si vede non si crede.
E’ nato un bambino, è nato nero,
E la mamma lo chiama Ciro,
Sissignore, lo chiama Ciro.

Seh, vota e gira, seh
seh, gira e vota, seh
ca tu ‘o chiamme Ciccio o ‘Ntuono,
ca tu ‘o chiamme Peppe o gGiro,
chillo ‘o fatto è niro niro, niro niro comm’a cche...

Seh, volta e gira, seh,
Seh, gira e volta, seh,
che lo chiami Ciccio o Antonio,
che lo chiami Peppe o Ciro,
il fatto è che quello è nero nero, nero nero che più non si può…

S''o contano 'e cummare chist'affare
sti cose nun so' rare se ne vedono a migliare.
'E vvote basta sulo 'na 'uardata,
e 'a femmena è rimasta sott''a botta 'mpressiunata.

Se lo raccontano le comari, quest’affare,
queste cose non sono rare se ne vedono a migliaia.
A volte basta solo una guardata,
e sotto il colpo la donna rimane impressionata.

Seh, 'na 'uardata, seh
seh, 'na 'mprissione, seh
va truvanno mò chi è stato,
c'ha cugliuto buono 'o tiro
chillo 'o fatto è niro niro, niro niro comm'a cche...

Seh, una guardata, seh
Seh, un’impressione, seh,
va a vedere mo’ chi è stato,
chi nel segno ha ben colpito,
il fatto è che quello è nero nero, nero nero che più non si può…

Cosa sarà mai passato per la testa alla maestra napoletana, far cantare ai bambini una canzone come “bella ciao” che, non solo non ha alcunché a che vedere col Natale, ma attiene ad un passato che non riguarda Napoli e che altrove è vergogna ricordare; tanto più che tale ormai nota canzone “partigiana” non è mai stata cantata dai partigiani, esistiti solo al Nord, ma è stata inventata nel dopoguerra, ad uso e consumo della retorica comunista e “antifascista”.
Vae victis
.

Si veda a proposito l’articolo di Luigi Morrone pubblicato sul Corriere della Sera dello scorso 10 luglio.
http://lanostrastoria.corriere.it/2018/07/10/la-vera-storia-di-
bella-ciao-che-non-venne-mai-cantata-nella-resistenza/

La realtà è ancora più cruda, se si pensa che iniziative del genere hanno il non dichiarato scopo di svilire e distruggere il Natale, in un quadro che alimenta l’odio contro la nostra religione, che, nel caso di Napoli, è stata fortemente sentita e seguita fino a pochi anni fa. Evidentemente, le nostre contrade del Sud stanno diventando atee a ritmo sempre più accelerato, mandando al macero secoli e secoli di cultura, tradizione, usi e costumi. Un mondo che si sgretola.

La seconda notizia serve di conferma alla prima, e chiarisce come in quest’opera di smantellamento della nostra religione, siano proprio i neopreti della neochiesa a fare da mallevadori e a volte da battistrada.





Far cantare in chiesa, al concerto di Natale, la canzone politica “bella ciao” significa assestare un sonoro schiaffo a tutta la tradizione religiosa della nostra gente, non solo, ma significa farsi beffe del Natale, di Gesù Bambino e di millenni di storia della Salvezza.
Perché?
Per assestare un altro colpo mortale alla vera religione di Dio, per far posto alla blasfemia e alla nuova religione mondialista che ormai ha invaso tutto il corpo ecclesiale della neochiesa nata da quel concilio Vaticano II che non a caso si svolse negli anni ‘60, si sviluppò insieme al ‘68 e sancì l’apertura al mondo, compreso quel comunismo che il Concilio non volle condannare, che Paolo VI volle corteggiare e che ha in “bella ciao” il suo inno retorico e falso.

Tanti fedeli si sono stupiti, tanti altri si sono indignati, purtroppo però non abbiamo letto o sentito che abbiano lasciato in massa la chiesa o che abbiano cacciato da quella chiesa i preti responsabili. Purtroppo, oggi i moderni fedeli cattolici finiscono con l’accettare qualunque cosa sia messo in essere per distruggere la loro fede… ormai ridotta evidentemente al lumicino.





Eppure, anche i neopreti della neochiesa dovrebbero sapere che canzoni come “bella ciao” sono il simbolo di coloro che nel 1945, a guerra finita, in Romagna, uccisero centinaia e centinaia di civili e, in odio alla religione cattolica, alcune centinaia di preti, compreso il seminarista quattordicenne Rolando Rivi, ucciso a colpi di pistola dopo tre giorni di percosse, umiliazioni e sevizie, perché non volle togliersi la talare e rinnegare  la sua fede.

Il 5 ottobre 2013 Rolando è stato beatificato, ma questi neopreti di Bologna preferiscono stare dalla parte dei suoi assassini.




















dicembre 2018
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