Immigrazione:

un misfatto del mondialismo


di Cruce Signatus






Ripreso da SI SI NO NO, anno XLIV, n. 21, 15 dicembre 2018

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Si è sostenuto non a torto che la consueta disposizione a caratterizzare l’immigrazione come un fenomeno positivo, posto al riparo della temeraria inopportunità di considerazioni critiche e di ragionati dissensi, ricalca il delirante visionarismo della mitomania progressistica, fomentatrice della diseducazione spirituale e morale tipica di una società che, illudendosi di scongiurare le dolorose prospettive di un inesorabile tramonto con futili vaniloqui ridondanti di pacifismo e di tolleranza, vegetano pateticamente in un clima di vile e stanca rassegnazione.

L’impegno brillantemente profuso della cultura moderna per predeterminare soluzioni perfette e definitive del dramma storico si è inverato nella spettrale desolazione di ingegnose finzioni che, la ragione sragionante ha concepito sub specie di “società senza classe”, e di “mercato mondiale”.

Tali astrazioni, foriere di una socialità disanimata dall’assenza di ogni luce spirituale, sono artificiosamente congegnate dalla spocchiosa arroganza di un pensiero che disconosce il carattere assoluto delle verità divine, oltrepassanti la loro oggettiva finitezza.

La loro virulenza di vane escogitazioni generate da una razionalità vagante tra le tenebre della sua miseranda presunzione antropocentrica, è tutt’altro che estinta: essa riemerge prepotentemente in qualità di efficace supporto culturale, teso a giustificare gli opachi e squallidi orizzonti prospettati ad un genere umano, che accoglie con superficiale ottimismo il deliberato tentativo di annullare le differenze tra i popoli e le razze in una promiscua e magmatica uniformità, sottoposta al predominio di facili oligarchie, sollecite nel dare pronta statuizione legale ad ogni pulsione confliggente con l’ordine naturale.

La sistematica violazione del principio che pone un rapporto non eludibile tra un popolo e la sua terra, perpetua lo sfruttamento delle genti africane e asiatiche, attratte dalle ben reclamizzate suggestioni di un “benessere”, che ha sortito l’effetto di erodere le basi della convivenza civile in un’Europa, decomposta nella indolente inconsapevolezza della sua penosa situazione di realtà continentale spiritualmente e politicamente invertebrata.

Il ventilare ipotesi e progetti di integrazione degli immigrati, rappresenta la perdurante e pietosa illusione di società intimamente disintegrate, rette da regimi fantomatici, che vantano come progresso il tradimento del patrimonio religioso e morale del Cattolicesimo e del suo fecondo influsso civile.

Contraffacendo smaccatamente la natura teologale della carità cristiana in astratte proclamazioni di amore compassionevole per le sorti dell’umanità derelitta, la gerarchia ammodernante, depositaria dell’inesausto e indomabile “spirito del Concilio”, si prodiga per la realizzazione delle attese pseudo messianiche di un ecumenismo che, nella sua ispirazione ideologica e nei suoi risultati pratici, coincide pienamente con le direttive e gli intenti caldeggiati dalla massoneria.

La sua abdicazione al ruolo di custode della Religione rivelata comporta la disponibilità ad assecondare le strategie di quanti vorrebbero cancellarne financo il ricordo a fronte del profilarsi del sempre più minaccioso accerchiamento dei seguaci del visionario Maometto, che potranno agevolmente affermare il dominio delle loro false credenze, a danno e castigo di un Occidente sbarazzatosi con colpevole sprovvedutezza delle sue autentiche e preziose radici.

Gli auspici deuterovaticani che prevedevano una riduzione potenzialmente anti-istituzionale del decantato “popolo di Dio” e la sua felice convergenza con il radioso futuro di una umanità finalmente pacificata dalle conquiste del progresso tecnico e scientifico, trovano puntuali riscontri nei piani destabilizzanti della globalizzazione, che si connota geneticamente con la satanica scimmiottatura del principio romano e cristiano della universalità.

La minimizzazione del senso soprannaturale del Vangelo, adulterato ed ambiguo strumento di promozione “sociale” delle cause sospette dei suoi più acerrimi nemici, contrassegna la desolazione del nostro tempo che, ammaliato da una subdola propaganda favorevole alla “costruzione” di aberranti “diritti umani”, appare privo dei capisaldi della carità e della giustizia.

È opportuno ribadire che le connotazioni disumanizzanti del mondo odierno, orrendamente stravolto dall’affarismo calcolatore delle oligarchie democratiche e capitalistiche, sono originate da una avversione metafisica per il prodigioso mistero dell’opera sapiente e mirabile di Dio Creatore e Signore; ciò vale a smentire senza appello il facile e ottimistico avvenirismo che si adoperò a censurare la lungimirante preveggenza degli autorevoli (e calunniati) “profeti di sventura”.

… Cardinali, Vescovi e Sacerdoti percorrono il cammino delle perdizioni e con loro trascinano molte anime… All’Eucarestia si dà sempre meno importanza… dovete evitare con ogni sforzo la Giustizia divina che pesa su di voi… Sono io vostra Madre che, per intercessione di S. Michele Arcangelo, vi invito ad emendarvi…”.

Le proposizioni succitate sono desunte dall’ultimo Messaggio che la Vergine Madre affidò alle piccole veggenti di Garabandal il 18 giugno 1965 antivedendo gli esiti sovvertitori dell’«aggiornamento» attuato dal Concilio che si sarebbe concluso il 7 dicembre di quello stesso anno; la Regina degli Angeli additava con luminosa chiarezza le ragioni ultime da cui è scaturita la disarmante politica dei vertici della Chiesa alle mene del secolarismo, e i rimedi soprannaturali necessari per riaffermare la dignità del sacerdozio e rendere possibile il conseguimento della salvezza eterna.

Confidiamo che la celeste protezione di San Michele Arcangelo, fortunosamente riammesso nelle chiese dopo un bando forzato, prolungatosi per oltre mezzo secolo, ci aiuterà ad adempiere le materne esortazioni di Maria Santissima, Auxilium Christianorum.



dicembre 2018
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