Non più cattolici ma idolatri

di Francesco Lamendola


Articolo pubblicato sul sito Accademia Nuova Italia









Quando il catechista domandava ai bambini della prima Comunione, fino a pochi anni fa: Chi è il modello perfetto che noi dobbiamo imitare nella nostra vita? A chi dobbiamo sforzarci di assomigliare costantemente, nei nostri pensieri, nelle nostre parole e nelle nostre azioni?, la risposta, senza alcuna esitazione, era una e una sola: Il modello perfetto è Gesù; dobbiamo sforzarci di assomigliare a Gesù. Né potrebbe essere diversamente; almeno se vogliamo continuare a dirci cattolici.
Che poi si tratti di un modello irraggiungibile, è un altro paio di maniche; ma il modello è quello, e soltanto quello. Non ce ne sono altri. Con l’aiuto della Grazia, che è fondamentale, il cristiano cerca di assomigliare a Gesù, di vivere come Gesù, di uniformarsi a tutto ciò che Lui ha insegnato, sia con le parole, sia con la sua vita. Il che, fra l’altro, ha una importante conseguenza: che il vero cristiano sa benissimo di dover mettere nel conto delle possibilità l’ostilità del mondo, la calunnia, la persecuzione e anche la morte. Proprio perché Gesù ha subito tutte queste cose: ha conosciuto l’ostilità, specie quella dei potenti; è stato calunniato – lo hanno chiamato persino figlio del demonio -, perseguitato, messo in croce.
Questo lo sapevano anche i bambini di otto o nove anni; non parliamo poi dei ragazzini della Cresima. E lo sapevano perché veniva insegnato loro; perché lo dicevano il catechista, il sacerdote e il vescovo; perché c’era scritto sul libro di religione; perché lo ripetevano la stampa cattolica e le radiotelevisioni cattoliche. Vuoi essere un degno cristiano? Devi cercare di assomigliare a Gesù. Vuoi essere perfetto, sempre entro i limiti umani, che sono limiti ben precisi e invalicabili, dunque relativamente perfetto e non assolutamente perfetto? Cerca di fare come faceva Lui; di parlare come parlava Lui; di pensare come pensava Lui; e anche di prendere e sopportare la Croce come ha fa saputo fare Lui




Gesù è uno, ma di suoi vicari in terra ne abbiamo, oggi, due? la confusione nasce proprio da qui:
se Gesù è il solo Maestro, come è possibile che non ci sia un solo vicario di Gesù in terra?
Eppure, anche a questo stiamo assistendo; che ce ne sono due, e sia pure uno dei due col titolo di “emerito”, ma vivo e vegeto.


Questo dicevano e insegnavano tutti, dalle suore dell’asilo fino ai professori di teologia nei seminari, e ai predicatori, in chiesa, nei Quaresimali di Pasqua. Vi era assoluta, totale concordia su questo punto: uno e uno solo è il modello da imitare, il modello perfetto: Gesù Cristo, e nessun altri che lui.
Era impossibile che un cattolico si confondesse, se interrogato su questo punto; era impossibile che, davanti a una simile domanda, dovesse prendersi del tempo per pensare; ed era impossibile che la risposta non gli sgorgasse dalle labbra, naturale, immediata, fino dalla più tenera età. Del resto, anche senza bisogno che qualcuno gli ponesse una tale domanda, qualsiasi cattolico aveva sempre ben chiaro, al centro della sua mente e della sua anima, questo pensiero, questo sentimento: Io voglio essere come Gesù. Gesù, aiutami ad assomigliare a Te. Gesù, fammi la grazia di essere, almeno in parte, come Te; di essere come Tu ci vuoi, cioè perfettamente docili e obbedienti alla volontà del Padre nostro.
Non c’era bisogno di essere come San Domenico Savio, il Santo bambino, che a quindici anni aveva per motto: La morte, ma non i peccati; non c’era bisogno di possedere una virtù talmente eroica: qualsiasi cattolico, dai sette anni in sù, aveva perfettamente chiaro il concetto che, per essere degni di dirsi cattolici, non esiste altro mezzo che quello di prendere Gesù a modello della propria vita.




Senza la centralità e l’unicità di Gesù, non c’è più cattolicesimo e non c’è più chiesa: se Gesù non è il solo modello perfetto, allora siamo in presenza di una religione post-cristiana, sincretista ed eretica.


Abbiamo detto: fino a pochi anni fa. Perché abbiamo usato il tempo imperfetto? Perché oggi pare che non sia più così; pare che sia cambiato tutto. Ma come, dirà qualcuno: questo non è possibile, non è materialmente possibile. Si può cambiare tutto, o quasi tutto, ma non questo: non il fatto che Gesù è il solo modello perfetto della vita cristiana; se si mette in discussione questo, non si è più cristiani, né tantomeno cattolici. Evidentemente.
Nondimeno, è accaduto e sta continuando ad accadere: sotto i nostri occhi; e, cosa più grave ancora, senza che la maggior parte dei cosiddetti cattolici se ne renda conto. Naturalmente, nessuno è tanto audace, tanto sfrontato, tanto blasfemo, da dire apertamente: Volete sapere l’ultima? Gesù Cristo non è più il solo modello perfetto che il cristiano deve seguire nella sua vita; se lo facesse, verrebbe riconosciuto per quello che è: non solo un non cattolico, ma qualcosa di peggio, un individuo perverso che si spaccia per cattolico, ma cattolico non lo è; che indossa i panni del cattolico, ma vuole distruggere il cattolicesimo. È più che evidente, infatti, perfino in questi tempi di estrema, babelica confusione morale e dottrinale, che Gesù è il fondamento di tutto: che senza Gesù, senza la centralità e l’unicità di Gesù, non c’è più cattolicesimo e non c’è più chiesa; che se Gesù non è il solo modello perfetto, allora siamo in presenza di una religione post-cristiana, sincretista, che pone Gesù come uno dei modelli da imitare, uno dei maestri da seguire; uno accanto ad altri, e non necessariamente il più importante. (Fra parentesi: la confusione nasce proprio da qui: se Gesù è il solo Maestro, come è possibile che non ci sia un solo vicario di Gesù in terra? Eppure, anche a questo stiamo assistendo; che ce ne sono due, e sia pure uno dei due col titolo di “emerito”, ma vivo e vegeto, e sempre vestito di bianco; ammesso e non concesso, inoltre, che da vicario di Cristo ci si possa dimettere, così come si dimette l’amministratore delegato di un’azienda, con una semplice letterina, e senza dare affatto spiegazioni convincenti: dunque Gesù è uno, ma di suoi vicari in terra ne abbiamo, oggi, due).

Facciamo anche notare che parlare di modello perfetto implica di necessità, logica e linguistica, il fatto che il modello sia assolutamente unico: perfetto viene dal latino perfectus, che è il participio passato di perficĕre, ossia “compiere”, formato da per e facĕre. Una cosa è perfetta, dunque, quando è compiuta, portata a compimento, conclusa; per estensione, si dice perfetto ciò che è fatto nel migliore dei modi possibili, tale che nel suo genere non si possa immaginare niente di meglio (Treccani). E infatti: un cristiano potrebbe immaginare un modello migliore di Gesù Cristo? Assolutamente no. Dunque, Gesù non è un modello perfetto, ma è il modello perfetto; non ce ne sono altri, non diciamo migliori di Lui, il che sarebbe palesemente contraddittorio e impossibile, ma neppure altrettanto buoni di Lui. Anche soltanto immaginare una cosa come questa, anche soltanto essere sfiorati da un dubbio in proposito, significa non aver capito nulla di ciò che è essenziale al cristianesimo. Si possono aver dubbi sulle cose secondarie, ma non su ciò che è essenziale. Se si hanno dei dubbi su ciò che è essenziale alla fede cristiana, non ci si può dire cristiani, perché non lo si è; si è qualche cosa d’altro.




Un caso pasichiatrico: il signore argentino si vorrebbe sostituire a Gesu' Cristo, a Dio?
a quei “cattolici” che stravedono per lui, e bacerebbero la terra dove cammina, vorremmo chiedere: Ma non lo vedete, come vi siete ridotti?



Ebbene, ora i cattolici, o molti di essi, sono arrivati a questo punto: credono ancora di esser cristiani e di essere cattolici, ma non lo sono; sono qualcos’altro. Il loro solo modello perfetto non è più Gesù Cristo, ma è diventato papa Francesco. Papa Francesco non è santo, e tanto meno somiglia al Santo di cui ha voluto prendre il nome; ma se anche fosse il più santo dei Santi, anche se fosse il santo più grande che si possa umanamente concepire, non sarebbe, perciò, il modello perfetto della vita cristiana; e, se pretendesse di porsi come tale, compirebbe una deliberata falsificazione del Vangelo. Io sono la via, la verità e la vita, ha detto Gesù Cristo di se stesso; e nessun altro, mai, neppure i Santi, neppure i papi, hanno preteso di dire altrettanto di se stessi, o hanno incoraggiato il fatto che la gente pensasse una cosa simile di loro.




  Gesù è stato chiarissimo ! Come lo è il primo comandamento: Io sono il Signore, tuo Dio; non avrai altro Dio all’infuori di me. Non ti farai idolo, né immagine. Non ti prostrerai davanti a quelle cose.


Ma il signore argentino lo fa, eccome; lo sta facendo sin dal primo istante della sua elezione; lo sta facendo dal momento in cui, gesuita, ha accettato di essere eletto papa, cosa contraria al diritto canonico, e quando ha preso il nome del Santo di Assisi, ciò che nessun pontefice aveva mai osato fare, per evidenti ragioni di opportunità, di modestia e di coscienza dei propri limiti. E continua a farlo ogni giorno, visto che incoraggia forme di culto verso la sua persona che equivalgono a una vera e propria idolatria, come il commercio di statuette, di ceri, lumini, altri oggetti e santini, tutti con la sua immagine; e si compiace dell’uscita di un film smaccatamente celebrativo, e menzognero fin da titolo: Un uomo di parola (qualcuno si è chiesto come mai non è mai voluto andare in viaggio pastorale in Argentina? qualcuno riesce a immaginare un Giovanni Paolo II che si guarda bene dal tornare in Polonia, o un Benedetto XVI che si tiene alla larga dalla Germania? Eppure Bergoglio è andato nel Cile, è andato nel Perù, ma in Argentina, la sua terra, no: forse perché laggiù lo conoscono molto bene, sanno chi egli sia, hanno un nitido ricordo di lui e riderebbero a crepapelle, o più probabilmente si sdegnerebbero, se qualcuno osasse definirlo un uomo di parola?). 

E che dire di quel giornaletto intitolato Il mio papa, scandaloso fin dal titolo, perché mai nessuno si sarebbe sognato, prima di questo pontificato, di fondare una rivista con un titolo del genere, neppure al tempo di Giovanni XXIII o di Giovanni Paolo II, papi sicuramente molto popolari e molto attenti alla propria immagine pubblica? Che cosa vuol dire, infatti, un’espressione del genere: il mio papa? Un cattolico ha un solo capo, un solo modello, un solo Dio: Gesù Cristo; il papa non è il suo papa, neppure in senso affettivo, semmai è il nostro papa; ma la sola Persona per la quale il cattolico è autorizzato ad usare l’espressione: io sono suo, è Gesù Cristo, e nessun altri che Lui. Il cristiano è di Cristo, appartiene a Cristo; e Cristo è il Figlio di Dio, e Dio Egli stesso: e il Dio cristiano è un Dio geloso: non avrai altroDio all’infuori di me. Qui non stiamo parlando di ciò che è secondario, ma di ciò che è essenziale; stiamo parlando del primo, e più importante, dei dieci comandamenti. Vi ricordate, per caso, di quella cosa un po’ démodé, un tantino obsoleta, che sono i Dieci Comandamenti? Bene: stiamo parlando di quello; stiamo parlando del primo di essi: Io sono il Signore, tuo Dio; non avrai altro Dio all’infuori di me. Non ti farai idolo, né immagine. Non ti prostrerai davanti a quelle cose.




 E' improprio, è sbagliato, è scandaloso; ed è anche ridicolo:
vogliono venirci a dire che non è più Gesu' Cristo, ma Bergoglio il modello di perfezione,
e che ogni credente deve prendere lui come massimo punto di riferimento !



Bene. Ora sfogliamo un numero, a caso, della rivista Il mio papa, per esempio quello del 14 novembre 2018. Un numero vale l’altro, sono tutti concepiti allo stesso modo: su 68 pagine, sono pochissime quelle che non parlano esclusivamente di lui, anche con parecchie foto nella stessa pagina, tutte ammiccanti e sorridenti; c’è perfino la pagina dei cruciverba con la foto di papa Francesco al centro del rebus enigmistico (mentre rende omaggio alla tomba di don Lorenzo Milani, come precisa la didascalia: perché i nuovi santi da ammirare e imitare sono quelli come don Lorenzo Milani, non quelli come padre Pio o il Curato d’Ars, o come Giovanni Bosco o Leopoldo Mandic).
Se si sfogliassero le riviste pubblicate in Germania al tempo del nazionalsocialismo, o in Unione Sovietica durante il regime staliniano, non si troverebbero così tante immagini e una così smaccata celebrazione dei rispettivi dittatori, come accade in questa rivista “cattolica” pensata e realizzata per incrementare la papolatria bergogliana.
Ma dove la piaggeria sconfina nell’idolatria conclamata, è a pag. 29, dove si legge questo strabiliante titoletto: LUI PERFETTO, NOI MOLTO MENO. L’articolo s’intitola Come fare per essere un cristiano da “da 6 in pagella”; il sopratitolo, ci crediate o no, recita testualmente: Papa Francesco è il massimo punto di riferimento per ogni credente, ma non è sempre facile imitarlo (queste ultime parole sono evidenziate in neretto). Ecco una ricetta minima.

Cosa? Abbiamo capito bene? Proviamo a rileggere: c’è scritto proprio così: il massimo punto di riferimento, per un cristiano, è… papa Francesco. Lui è perfetto, dunque è assai difficile imitarlo: evidentemente, il cristiano deve sforzarsi di imitare… papa Francesco. Non Gesù Cristo; no: quello, una volta; ora è passato di moda: ora il modello perfetto è papa Francesco, e colui che bisogna sforzarsi di imitare, benché non sia facile, è lui.
Rimandiamo a chi ne abbia lo stomaco il piacere di leggere tutto l’articolo; a noi basta e avanza. Certo, sappiamo bene come risponderebbero i redattori alle nostre obiezioni: essi volevano proporre il massimo modello sul piano umano, non sul piano soprannaturale. Ma, a parte il fatto che il nostro solo modello è Gesù Cristo, il quale è un modello soprannaturale, perché Gesù è vero uomo e anche vero Dio, almeno fino a prova contraria (l’eretico Enzo Bianchi sostiene il contrario; e il signore argentino lo ha definito “il suo teologo preferito”: perciò, fate un po’ voi…), resta che ci sono grandissimi Santi, antichi e recenti, cominciare dal Poverello di Assisi, che, sul piano umano, possono esser presi a modello di vita cristiana: perché si dà il caso che la fede cattolica contempli una cosa che si chiama comunione dei Santi, e dunque non fa alcuna importanza se si tratta di un Santo dei nostri giorni o vissuto duemila anni fa: sono tutti presenti, sono tutti operanti al cospetto di Dio e per il bene degli uomini. Ma venirci a dire che Bergoglio è perfetto, e che ogni credente deve prendere lui come massimo punto di riferimento, è improprio, è sbagliato, è scandaloso; ed è anche ridicolo.




E' incredibile quanti pseudo cattolici, clero compreso di ogni ordine e grado, non vedano la realtà imposta da questo signore "abusivo di Cristo". Quella di Bergoglio è una vera e propria "Nuova religione post-cristiana", basata su un suo personalissimo culto, che non ha nulla a che vedere con il Cattolicesimo.

 
Queste parole sono ridicole: le parole di adulazione verso chicchessia sono sempre ridicole, perché fanno risaltare involontariamente (e impietosamente) il contrasto fra la realtà e l’iperbole adoperata. Ora, il fatto che l’inquilino di Casa Santa Marta non abbia nulla da eccepire, che non dica mai una parola per frenare simili slanci di adulazione sconfinante nell’idolatria, che non abbia mai, assolutamente mai, un moto di modestia; che non gli sfugga mai dalle labbra una frase di consapevolezza dei propri limiti e difetti, ma che cerchi sempre, compulsivamente, ossessivamente (nonostante le cure prodigategli a suo tempo sia dalla sua psicanalista ebrea che dalla “strega” argentina, Clelia Luro, sua grande amica e confidente, nonché amante ufficiale dell’ex vescovo Jeronimo Podestà) di piacere, di strappare l’applauso, è quanto mai eloquente.
E a quei “cattolici” che stravedono per lui, e bacerebbero la terra dove cammina, vorremmo chiedere: Ma non lo vedete, come vi siete ridotti?





gennaio 2019
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