Uno sguardo sui Papi preconciliari

- Parte prima -

di Catholicus


Parte seconda


Spesso nel nome scelto dai Papi c’è un’anticipazione del loro magistero, della linea che intendono seguire nel loro pontificato, delle loro preferenze in campo pastorale e dottrinale. Vediamo alcuni significativi esempi, a partire dall’Ottocento fino a Papa Pio XII, ultimo papa prima della rivoluzione modernista che si impossessò del timone della barca di Pietro con l’elezione (valida? ci sarebbero molti dubbi in proposito) al soglio pontificio di Angelo Roncalli, colui che volle assumere il nome dell’ultimo antipapa, Giovanni XXIII (messaggio subliminale?).
Da notare, per  inciso, che papa Pacelli riteneva di essere l’ultimo papa cattolico; quindi parlando dei suoi successori, a rigor di logica, se un papa non è cattolico (come dichiara di non esserlo l’attuale papa Francesco) può essere ritenuto vero papa, cioè vero capo della Chiesa Cattolica, vero Vicario di Cristo?
Rinviando ad altra sede l’esame dei sei papi postpacelliani, ci limitiamo qui a formulare alcune riflessioni sui sei papi preroncalliani.





1) Pio IX dopo un primo momento di apertura ai moti liberali, vista la deriva che il liberalismo stava prendendo in Europa (essendo espressione della massoneria), divenne un tenace conservatore e difensore della dottrina e del magistero della Chiesa cattolica.
Non poteva certo appoggiare Mazzini, Cavour, Garibaldi, La Farina, i carbonari cospiratori, massoni, menzogneri, intriganti e rivoluzionari, né tantomeno i Savoia in cerca di espansione territoriale a danno degli Stati preunitari. Purtroppo dovette subire oltraggi anche da morto per l’amore dimostrato per Cristo e per il popolo di Dio.
All’epoca gli italiani erano in larghissima maggioranza cattolici credenti e praticanti, a differenza dei pochi rivoluzionari cospiratori, massoni e dittatoriali, che volevano distruggere il cattolicesimo ed il papato, spalleggiati (anche finanziariamente) dai massoni protestanti inglesi.
Preso atto della deriva che minacciava la società civile e religiosa, Pio IX cercò di porvi un freno con alcuni memorabili documenti pontifici, (tra i quali spiccano il Sillabo e Quanta Cura) con la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione e con la convocazione del Concilio Vaticano I, ultimo concilio dogmatico della Chiesa Cattolica, durante il quale fu proclamato il dogma dell’infallibilità pontificia. Purtroppo il concilio fu interrotto dall’invasione dei Savoia, massoni  anticattolici ed antipapisti, nemici del popolo italiano, da sempre cattolico e devoto ai successori di San Pietro, come dimostrano le insorgenze antinapoleoniche del periodo 1796-1814 (si veda ad esempio la sollevazione del popolo aretino contro l’invasore transalpino al grido di “Viva Maria!”)




Leone XIII

2) Come ad ogni azione corrisponde una reazione, spesso antitetica, come nella filosofia cinese (taoismo e confucianesimo) si fronteggiano i due opposti principi yin e yang, così dopo la prima battaglia antimodernista pontificia dell’epoca moderna, condotta da Papa Mastai Ferretti, vi fu un’inversione di rotta, e il nuovo pontefice “prese le distanze” dal suo predecessore.
I cardinali probabilmente ritennero opportuno rivolgere la loro scelta verso un personaggio più moderato, di transizione. La salute cagionevole del cardinal Pecci, infatti, lasciava presagire un pontificato breve, che invece si sarebbe rivelato addirittura il terzo per durata,  superato solo nel 2004 da quello di Papa Giovanni Paolo II (un papa non cattolico però, stando alla profezia di Pio XII).
La scelta del nome Leone, fatta da Gioacchino Pecci in omaggio a Papa Leone XII, che aveva molto ammirato in gioventù, fu infatti segno che il nuovo Papa intendeva perseguire un mutamento nell’impostazione del papato rispetto al proprio predecessore.
In quegli anni la questione sociale (del lavoro) bussava prepotentemente alle porte, poiché le idee marxiste si stavano rapidamente diffondendo nel proletariato industriale, sfruttato in modo disumano da un capitalismo irresponsabile.
Così Papa Pecci ritenne saggiamente di dover dare ascolto alle istanze di giustizia sociale provenienti dalle classi lavoratrici. La sua più famosa enciclica fu, perciò,  la Rerum Novarum,  la prima enciclica esplicitamente sociale nella storia della Chiesa Cattolica, che pose i fondamenti della moderna dottrina sociale della Chiesa. Con essa si realizzò una svolta nella Chiesa Cattolica, ormai pronta ad affrontare le sfide della modernità come guida spirituale internazionale.  Per questo suo nuovo indirizzo pastorale Gioacchino Pecci è stato definito  “il Papa dei lavoratori”, o anche “il Papa sociale”. Tra i suoi collaboratori scelse, per la segreteria di Stato, Rampolla del Tindaro e Giacomo Della Chiesa, entrambi di orientamento modernista.
Ecco quindi come ad un cambio di indirizzo “politico” del papato corrispose anche un cambio del nome scelto dal nuovo Papa.
Ovviamente con questo non intendiamo sminuire l’importanza e la statura di questo pontefice, che rimane pur sempre una figura importante della Chiesa preconciliare, sia per l’attenzione rivolta al nascente problema della tutela dei lavoratori (in un’ottica cattolica, non marxista) ed ancor più, nel quadro dell’analisi del fenomeno modernista che qui ci interessa,  per la sua famosa visione del colloquio tra Gesù Cristo e Lucifero (i famosi 100 anni chiesti dal diavolo per tentare di cancellare la Chiesa Cattolica dalla faccia della terra) e l’immediata corsa ai ripari con la stesura della preghiera a San Michele Arcangelo, da recitarsi alla fine della Messa, e che purtroppo fu tolta per volere di papa Montini.




San Pio X

3) Durante il lungo pontificato di papa Pecci i modernisti accrebbero molto la loro forza, e le loro idee cominciarono a diffondersi rapidamente e capillarmente, specialmente fuori d’Italia (Francia, Austria, Nord Europa). Ma come sempre avviene, in momenti di grande difficoltà per la Chiesa, interviene la Madre di Nostro Signore con il Suo potente aiuto (come successe a Roncisvalle, Czestochowa, Lepanto, ecc.). In questo caso il suo aiuto si concretizzò nell’elezione al soglio pontificio di un Suo fervente devoto, Giuseppe Sarto. Il veto posto dall’Austria sul nome di Rampolla del Tindaro, infatti, portò all’elezione di Sarto, dando luogo ad un altro caso di discontinuità con il precedente papato.
Quando Giuseppe Sarto scelse il nome da pontefice, infatti, non optò per quello del suo predecessore, Leone XIII, ma si pose in continuità con Mastai Ferretti, il Papa del Sillabo e dell’enciclica Quanta Cura, adottando il nome di Pio X.
Una volta eletto, Giuseppe Sarto allontanò dalla Segreteria di Stato il suo competitore nel conclave, Rampolla del Tindaro; assieme a quest’ultimo, lavorava anche Giacomo Della Chiesa, che venne anch’egli allontanato poco tempo dopo, essendo anch’egli di simpatie moderniste. Da lì in poi papa Sarto dette vita ad una coraggiosa battaglia antimodernista, aiutato da pochi ma validissimi collaboratori: Merry del Val, Gaetano del Lai, Umberto Benigni, Giovanni Volpi, per citare solo alcuni tra i più noti. Certamente con questa sua decisa azione, coraggiosa e volitiva, si fece non pochi nemici, anche all’interno della Chiesa (all’esterno basterà ricordare la campagna diffamatoria intrapresa contro di lui e la sua devozione alla Madonna di Lourdes dalla rivista anticlericale L’Asino).
Un’arma molto efficace per frenare l’avanzata dei modernisti fu, durante il pontificato di Papa Sarto, il “Sodalitium Pianum”, fondato da monsignor Umberto Benigni. Pio X approvò quest’organizzazione e la sostenne finanziariamente, incoraggiando personalmente i collaboratori attraverso l’invio della sua benedizione. L’organizzazione aveva anche il sostegno della Congregazione Concistoriale, di cui era prefetto il cardinale Gaetano De Lai. Il gruppo contava una cinquantina di membri in Europa, principalmente in Italia e in Francia. Anche il giovane monsignor Eugenio Pacelli, ciambellano di papa Sarto e futuro Papa Pio XII, sembra averne fatto parte.
Monsignor Benigni diresse la sua azione, fra l’altro, contro la Compagnia di Gesù. Il periodico da lui fondato, Corrispondenza Romana (che divenne in seguito La Correspondance de Rome), si oppose infatti a La Civiltà Cattolica, l’organo dei Gesuiti.
Il Sodalitium Pianum dipendeva dalla Segreteria di Stato della Santa Sede (il Segretario di Stato era il cardinal Merry Del Val), dove Benigni aveva l’incarico di sottosegretario della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari.
L’influenza di questo organismo declinò dal 1914 con l'elezione di Papa Benedetto XV, che la smantellò, per ripristinarla però d’intesa con la Congregazione Concistoriale nel 1915. L’organizzazione fu definitivamente abolita il 25 novembre 1921.




Benedetto XV

4) Data questa situazione di fatto, dopo la morte di Pio X ci fu una certa discontinuità, seppur non molto marcata, nel magistero pontificio. Parecchi cardinali non avevano digerito bene il rigore antimodernista di Papa Sarto e così si indirizzarono verso un personaggio di diverso orientamento, scegliendo proprio Giacomo Della Chiesa che, come accennato era di simpatie moderniste. Questi, in segno di rottura col suo predecessore, non scelse di chiamarsi Pio XI, ma ripiegò sul nome di Benedetto XV, suo predecessore nella sede arcivescovile di Bologna.
Quando infatti il cardinal Rampolla, dopo l’elezione di Pio X, fu sostituito dall’altrettanto valente Merry del Val, Della Chiesa mantenne inizialmente il proprio posto, stimato dal nuovo Papa per le sue capacità. Infatti l’ironico pontefice di lui disse: “è gobbo ma fila dritto”. Ma proprio a causa del suo stretto legame col cardinale Rampolla, principale architetto della politica di apertura di Leone XIII e rivale di Pio X nel conclave del 1903, Della Chiesa cadde rapidamente in disgrazia rispetto alla nuova linea più conservatrice del papato.
Pio X decise perciò di liberarsi della sua presenza nominandolo, il 16 dicembre 1907, arcivescovo di Bologna, secondo la nota massima latina “promoveatur ut amoveatur”.
Giacomo Della Chiesa giunse a sorpresa a Bologna la sera del 18 febbraio 1908. Nonostante la sede di Bologna fosse tradizionalmente titolata per una berretta cardinalizia, Della Chiesa fu creato cardinale di Santa Romana Chiesa da Pio X solo sei anni dopo, il 25 maggio 1914, quando, dopo molti tentativi andati a vuoto, l’amico Merry del Val riuscì a convincere il Pontefice.
Non passarono tuttavia che pochi mesi ed egli, il 3 settembre 1914, fu inaspettatamente eletto Papa, nonostante l’opposizione dei cardinali più intransigenti (che evidentemente non gradivano le sue simpatie moderniste), assumendo il nome pontificale di Benedetto XV in onore del pontefice Benedetto XIV, che era stato anch’egli arcivescovo metropolita di Bologna prima di salire al soglio pontificio.
Fu proprio questo Papa dalle simpatie moderniste a cancellare alcuni provvedimenti adottati dal suo predecessore per arginare la montante marea modernista.
Appena eletto, infatti, Benedetto XV smantellò il Sodalitum Pianum (ricostituito però l’anno successivo, nel 1915 e poi definitivamente abolito nel 1921); modificò poi lo stile missionario della Chiesa con l’enciclica Maximum Illud (tesa a far adottare, ai missionari europei, un diverso atteggiamento nei confronti del clero e delle popolazioni delle terre di missione); rimosse poi il “non expedit” ed incoraggiò la formazione del partito popolare italiano; durante il suo pontificato il vescovo Giovanni Volpi, personaggio di punta dell’antimodernismo di Papa Pio X, fu rimosso ed emarginato, con evidente spirito vendicativo.
A suo merito va però precisato che, in continuità con il predecessore,  condannò fermamente gli errori e lo spirito del modernismo nella sua prima enciclica “Ad Beatissimi Apostolorum”, del 1914, nominando il più stretto collaboratore del suo predecessore, il cardinale Rafael Merry del Val, a capo del Sant’Uffizio. I rapporti con l’amico Merry Del Val, da Papa, furono proficui seppur contrastati. Il Sodalitium Pianum fu riorganizzato e posto sotto la protezione del cardinale Gaetano De Lai nell’agosto 1915 e, come già detto, formalmente sciolto nel 1921.



gennaio 2019
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