Da Tele Kabul a Tele LGBT

di Belvecchio




Fino a qualche tempo fa il terzo canale della RAI, grazie alla spartizione politica dell’emittenza pubblica, era conosciuto come Tele Kabul, per la sfacciata impostazione politica di sinistra tenuta dai suoi programmi e dai suoi giornalisti e conduttori. Col passare del tempo tale connotazione si è diluita, anche per il conformismo “sinistro” che ha portato tutti e tre i canali della televisione pubblica, pagata lautamente da “tutti” i contribuenti italiani addirittura tramite la bolletta elettrica, a offrire un’“informazione” prevalentemente “progressista”, cioè di sinistra o paracomunista.

Forse per rimediare alla perdita del suo primato “rosso”, Rai Tre ha pensato bene di affermare un nuovo primato: quello “arcobaleno”; così, da Domenica 20 gennaio la si può tranquillamente definire: Tele LGBT. E sì!, perché questa Domenica, alle ore 22,20, si è potuto incredibilmente vedere una puntata del programma “Alla Lavagna” dedicata alla promozione dell’omosessualità e della transessualità, che come si sa sono valori irrinunciabili di questa nostra moderna società senza Dio e sempre più depravata.




E chi ti chiama Rai Tre per promuovere questa monnezza?
Un certo Wladimiro Guadagno che si fa chiamare “Luxuria” perché non si equivochi sulla sua personalità.
Sia chiaro, però, che tale nomignolo non ha niente a che vedere col vizio o peccato capitale, che inibisce l’accesso ai Cieli, perché, spiega lo stesso Guadagno ai ragazzini presenti, significherebbe «lussureggiante, una persona che ama la vita in tutti i sensi». Spiegazione profondamente intelligente, che conferma, con altre parole equivalenti, che si tratta del peccato di “lussuria”; e il tipo lo sa benissimo ed è per questo che ha adottato tale nomignolo.





Ora, non solo la sola presenza dell’ex parlamentare di Rifondazione Comunista è un’offesa ai ragazzini di tutta Italia e ai loro genitori, ma, cosa ancora più grave, è servita a fare pubblicità all’omosessualità e a istigare i ragazzini a prendere in considerazione, orribilmente e diabolicamente, la possibilità di “cambiare sesso”: come se si trattasse di cambiare un paio di calzini sporchi.
In termini di semplice buonsenso si tratta di un abuso della immaturità dei ragazzini presenti, aggravato dal fatto che gli stessi sono particolarmente vulnerabili alla loro età e non sono in grado di difendersi adeguatamente da soli da attacchi pestilenziali del genere. Se a questo si aggiunge che il tutto si è svolto “alla televisione”, si comprende come siamo di fronte alla più mostruosa subornazione di minore e alla più criminale induzione al vizio e … alla lussuria.





Un mondo fatto di ipocrisia e di menzogna: se oggi un padre dà un meritato schiaffo al figlio, viene accusato di violenza e perseguito e punito anche con la galera, se invece la “televisione” istiga tutti i figli al vizio e alla lussuria, servendosi dei soldi dei padri, si parla solo di “servizio pubblico”… anche perché la cosa ha un’intrinseca giustificazione: modernamente si rende un “servizio” al “pubblico” non ricordando la decenza e la moralità, ma pubblicizzando l’indecenza e l’immoralità.
Un mondo che sprofonda sempre più in un pantano maleodorante da cui non riesce più a venire fuori.

Viva la Rai!





gennaio 2019
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