Quel che resta da fare

di Francesco Lamendola


Articolo pubblicato sul sito Accademia Nuova Italia






Sono cose di una tale evidenza che a volte ci si sente scoraggiati all’idea di doverle ripetere; evidentemente, chi non le capisce ha deciso di non capirle, e ciò per la semplice ragione che non è più cattolico, ha smesso di esserlo, è diventato qualcos’altro, non si sa bene cosa: un militante di una grossa organizzazione non governativa chiamata ancora, ma a torto, chiesa cattolica, che però non è più tale. E come si fa a discutere con chi non vuol capire? Non ha senso.
Vorremmo almeno far ragionare quanti sono ancora in buona fede: moltissimi, senza dubbio. Ma qui entrano in ballo altri fattori che inibiscono il dialogo, primo dei quali il conformismo. Bisogna ammettere, se non altro davanti a questi risultati, che la Chiesa, quella vera, non ha fatto molto per sviluppare la capacità di ragionamento autonomo dei fedeli, quando avrebbe potuto farlo: di che cosa deve aver paura il clero, se è convinto che il Vangelo di Gesù Cristo sia la verità? Di confrontarsi con le ideologie del mondo moderno? Non avrebbe dovuto avere questo timore, perché le ideologie vanno e vengono: anche quelle che paiono destinate a risolvere vittoriosamente il ciclo della storia, fanno furore per qualche anno, magari per qualche decennio, poi rovinano su se stesse. Così è stato per il fascismo e il comunismo; e così sarà per il liberalismo.




Di che cosa deve aver paura il clero, se è convinto che il Vangelo di Gesù Cristo sia la verità?
Di confrontarsi con le ideologie del mondo moderno?


Ma il clero cattolico, evidentemente, non era più tanto sicuro di se stesso, non aveva più la fede di un tempo: in cuor suo, dubitava; la sua fede era vacillare, e si puntellava dietro vuote apparenze. Così, quando è parso che l’ultima ideologia di moda - impossibile usare un’altra parola -, il comunismo (di moda in Occidente, beninteso; in Russia e nei Paesi che l’avevano sperimentato, si reggeva soltanto sul terrore) fosse davvero irresistibile, il clero vacillante ha deciso di scendere a patti con esso, di fare buon viso a cattivo gioco. La manovra, in verità, è partita dal vertice: sono stati Giovanni XXIII, prima, e Paolo VI, subito dopo, a scegliere questa strada, che comportava, fra l’altro, abbandonare al loro destino i cattolici e gli altri cristiani perseguitati nei Paesi comunisti.
In cambio della presenza, al Concilio, di un paio di rappresentanti della Chiesa ortodossa, Giovanni XXIII ha accettato di non condannare il comunismo, contrariamente a ciò che moltissimi si aspettavano che il Concilio avrebbe fatto; Paolo VI, a sua volta, ha chiuso un occhio, e anche tutti e due, su quel che accadeva ai cristiani d’Oltrecortina, preparandosi all’inevitabile “compromesso storico” con l’ideologia marxista.
Ma i loro calcoli si sono rivelati sbagliati: il comunismo è crollato non molti anni dopo, e a dargli la spallata decisiva è stato proprio un papa polacco, che si è servito del sindacato anticomunista Solidarnosc. Piccolo particolare: per raggiungere questo scopo, Giovanni Paolo II ha fatto un terribile patto col diavolo, cioè con Mammona: per finanziare Solidarnosc occorrevano soldi, e i soldi li offrivano i banchieri mafiosi e massoni, i Calvi, gli Ortolani, i Sindona e i Gelli. E il patto è stato stretto, sotto l’ala e con la benedizione di monsignor Marcinkus. Ma non ci si allea col diavolo senza dover pagare un prezzo salatissimo. Da quella sporca operazione, Mammona è entrato in Vaticano, o meglio, ha allargato enormemente la breccia che già vi aveva aperto; e da quella breccia sono dilagate la corruzione, l’arrivismo clericale, la sodomia dei cardinali, gli intrallazzi dei vescovi: in breve, è cominciata la fine.
Perché una Chiesa corrotta s’incammina sulla via della fine, anche se, per ragioni contingenti, riesce ancora, sul momento, a riempire le piazze e le chiese – più le piazze che le chiese, però: e questo sarebbe già un segnale d’allarme, se ci fosse ancora qualcuno capace di coglierlo.




Oggi, amare la propria Patria è diventata cosa brutta,
così come amare Gesù Cristo e dire a voce alta che non esiste altro dio fuori di Lui.



Caduto il comunismo, i vizi peggiori del liberalismo, unica ideologia rimasta in campo, hanno fatto irruzione nel clero, inquinandolo fino al midollo; e quel clero inquinato e corrotto, per giustificare se stesso, ha incominciato a cercare il modo di stravolgere la morale cattolica, poi anche la dottrina, per far sì che il peccato non sia più chiamato peccato, che il male non sia più chiamato male.
Ed ecco le disgraziate campagne a favore del divorzio, dell’aborto e dell’eutanasia di una parte crescente del clero; ecco infine il trionfo dell’ideologia gender nella chiesa, con le chiese trasformate in palcoscenici per le orride esibizioni di artisti omosessuali o transessuali, insieme a una cricca di vescovi degenerati e apostati.
Ed ecco le veglie di preghiera, nelle chiese, perché i cattolici si liberino dalla orrenda lebbra morale dell’omofobia; ecco i parroci costretti a lasciare le loro parrocchie, perché possano rimanervi, in veste di collaboratori pastorali, i laici gay “sposati” in municipio; ed ecco le chiese profanate con orribili affreschi gay-friendly, che insudiciano perfino l’immagine del divino Redentore; e i vescovi che celebrano le virtù di Pannella, e la signora Bonino invitata a tenere sermoni laici nelle chiese.
Ecco, infine, i gesuiti che accusano il catechismo di spingere al suicidio i giovani con tendenze gay, e sollecitare la chiesa affinché domandi scusa per tutte le sofferenze che ha provocato a generazioni e generazioni di sodomiti conclamati e impenitenti, rea di aver detto loro che, per entrare nel Regno dei Cieli, è necessario essere puri nell’anima e anche nel corpo.
Stessa tolleranza, stessa apertura verso ogni genere di sregolatezza, sessuale e non sessuale: dal diritto alla Comunione per i divorziati risposati, al silenzio assordante sull’aborto e sull’eutanasia, anche quando questi temi sono all’ordine del giorno, come in occasione del referendum sull’aborto in Irlanda, o come per la soppressione medica del piccolo Alfie Evans in un ospedale inglese. In entrambi i casi chi doveva parlare ha taciuto, o, peggio, ha pronunciato parole totalmente stonate e inaccettabili: come quei vescovi inglesi che hanno lodato e ringraziato i medici che hanno attuato l’eutanasia nei confronti del bambino ricoverato in un ospedale, dal quale gli era stato praticamente proibito di allontanarsi, tanta era la paura che lo portassero in Italia, per essere assistito anziché soppresso.




Monsignor Marcinkus: il controverso “banchiere di dio”.


E non basta ancora. Per completare la sua opera di auto-demolizione, il clero cattolico si è fatto convintissimo fautore dell’auto-invasione dell’Europa da parte della marea africana ed islamica, il cui esito scontato è la scomparsa della civiltà europea e di quel poco di cristianesimo che ancora vi rimane. Ancora una volta, questo clero infedele ha creduto di puntare sul cavallo vincente; e ancora una volta ha sbagliato i suoi miseri calcoli, e resterà amaramente deluso.
Ha sbagliato quando ha puntato sul comunismo e ha sbagliato quando ha puntato sul liberalismo, divenuto libertinismo; ora sbaglia nel farsi assertore dell’immigrazione selvaggia.
 
La società europea ne risulterà distrutta e la chiesa cattolica sarà ricacciata nelle catacombe, ma nemmeno l’islam – che ora viene all’assalto essenzialmente come ideologia e non tanto come religione - vincerà la partita, come non l’hanno vinta il fascismo, il comunismo e il liberalismo. Perché la partita è mondiale, al cento per cento; e il solo soggetto che possiede i mezzi per giocarla sino in fondo e per vincerla è la grande finanza internazionale che, guarda caso, è in gran parte in mani ebraiche. Sarà essa a restar padrona del campo, dopo che l’islam avrà debellato quel che resta dell’Europa e dopo che il vizio avrà fatto sprofondare nel baratro la società liberale/libertina.
Gli entusiasti imbecilli che ora si affannano a propagandare le meraviglie del cambiamento di sesso verranno spazzati via, perché l’islam non tollera simili cose: ora fanno i gradassi, alzano la voce, varano leggi che mettono il bavaglio a qualsiasi voce critica, ma ci penseranno i migranti/invasori, a suo tempo, a far scomparire questo vizio vergognoso, che una certa Santa Caterina da Siena definiva un maledetto peccato talmente disgustoso, che perfino i demoni ne hanno schifo.
Ma quando gli islamici saranno padroni dell’Europa, o meglio delle sue macerie - perché la civiltà europea è già morta oggi, e domani il suo cadavere andrà in putrefazione, e sarà quel cadavere che diverrà preda dei nuovi padroni - non sapranno godersi la vittoria, perché un’ideologia intrinsecamente fallace non si regge a lungo, neppure dopo aver eliminato i suoi oppositori.




  Gli entusiasti imbecilli che ora si affannano a propagandare le meraviglie del cambiamento di sesso? Ciò che è falso, ciò che si regge su una menzogna, non dura.

Erano fallaci, e non hanno potuto reggersi, sia il fascismo (specie nella versione, degenerata ma politicamente più forte, del nazismo), sia il comunismo; ed è fallace il liberalismo/libertinismo: per questo sono crollati o sono destinati a crollare.
Ciò che è falso, ciò che si regge su una menzogna, non dura.
Sono false e menzognere le ideologie che non comprendono cosa è l’uomo, che non lo vedono nella sua integrità, che gli comandano d’inseguire delle mete illusorie e deliranti.  Solo il cristianesimo ha una visione esatta dell’uomo, e solo il cristianesimo dice una parola di verità agli uomini: perché non è una delle tante ideologie umane, ma è la Rivelazione di Dio; e non di un Dio qualsiasi, non del Grande Architetto dell’Universo, che è solo una proiezione della superbia umana, ma l’unico e vero Dio, il Dio totalmente trascendente che ha scelto, per amore degli uomini, di farsi totalmente immanente, nella persona di Gesù Cristo, morto sulla Croce per rimettere i nostri peccati.
Perciò il cristianesimo vincerà, alla lunga; noi quasi certamente non lo vedremo, ma uscirà dalle catacombe, espellerà da sé i pastori infedeli e bugiardi, e rinascerà nella luce di Cristo; mentre tutte le false ideologie cadranno ai suoi piedi, come già è caduto il paganesimo greco-romano e come sono cadute le false religioni dell’Oriente, il mitraismo, il manicheismo, il mandeismo, eccetera.
La superiorità del cristianesimo su tutte le altre concezioni della vita, filosofiche, politiche e religiose, non viene dal fatto che i cristiani sono più belli, più bravi e più buoni di tutti gli altri – perché, purtroppo, molto spesso non è così -, ma viene dal fatto che è vero, nel senso che è l’espressione della Verità soprannaturale, la sola, mentre tutte le piccole “verità” umane che si sono susseguite e intrecciate nella storia, che hanno lottato per imporsi, che si sono combattute e sterminate le une con le altre, vere non sono, essendo il frutto di un pensiero umano, troppo umano (come direbbe Nietzsche).

L’uomo, da solo, non è capace di uscire dal circolo vizioso della storia; non può auto-redimersi, perché, se lo potesse, non sarebbe uomo, sarebbe Dio. Ma l’uomo non è Dio: è creatura, non Creatore. Bisogna che lo capisca, che lo accetti e che ne tragga le doverose conseguenze. Se è creatura, allora ha una sola via onesta e ragionevole davanti a sé: fare la volontà del suo Creatore. Il suo Creatore gli ha dato la libertà, proprio perché trovi con le sue gambe la via del vero e del bene; non da schiavo, ma da essere ragionevole, da amico del suo Signore:
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. (Gv 15, 12-17).




L’opera di auto-demolizione di questa neochiesa apostatica
è sotto gli occhi di tutti coloro che “lo vogliano vedere”:
siamo come pecore senza pastore, circondate dai lupi che ci assalgono da ogni parte.



Resta l’interrogativo, drammatico, sul cosa fare qui, adesso. Stiamo assistendo alla fine della nostra civiltà e al suicidio della nostra chiesa (quella visibile; perché quella invisibile è indistruttibile, secondo la promessa di Gesù Cristo). Ci sentiamo tristi e scoraggiati; ci sentiamo abbandonati, traditi: quelli che dovrebbero difenderci, ci voltano le spalle; quelli che dovrebbero guidarci, ci fuorviano; quelli che dovrebbero custodirci, ci disperdono.
Siamo come pecore senza pastore, circondate dai lupi che ci assalgono da ogni parte.
Che cosa dobbiamo, che cosa possiamo fare?
In questi ultimi anni, in questi ultimi mesi, abbiamo sentito sempre più spesso questa domanda; e siamo testimoni di una cosa ancor peggiore: il silenzio di chi non fa più domande, perché ha perso la volontà di fare qualsiasi cosa. Ci giungono invocazioni ed appelli dai luoghi più lontani, ma anche le persone a noi più vicine sono sul punto di smarrirsi. Il tempo della grande prova è arrivato, e molti di noi non erano pronti. Cosa ancor più deprimente, vediamo premiati proprio quei comportamenti che contribuiscono allo sfascio della società e alla auto-dissoluzione della chiesa cattolica. I confini non esistono più, e difenderli è diventato un crimine; i dogmi non esistono più, e rammentarli è diventata una colpa. Nel primo caso si è egoisti e privi di misericordia; nel secondo caso si è rigidi, meschini, chiusi, retrivi. Amare la propria Patria è diventata una cosa brutta, così come amare Gesù Cristo e dire a voce alta che non esiste altro dio fuori di Lui. Si è giudicati nemici del dialogo, nemici dell’ecumenismo, nemici dell’inclusione, nemici della pace. Ebbene: lasciamoli dire; lasciamo che ci accusino, che ci insultino, che ci calunnino: Bisogna piacere Dio piuttosto che agli uomini.
Lasciamo che questi cattivi cittadini che riempiono la Patria di stranieri/invasori, e questi falsi cattolici che trasformano le chiese in dormitori e ristoranti, per ricevere l’applauso del mondo e i flash dei fotografi, si godano il loro misero trionfo. Loro si sono impadroniti di tutto, dei mass-media, delle scuole, perfino del vocabolario, quindi anche della morale: loro sono i buoni, noi siamo i cattivi. E sia. Anche dei primi cristiani dicevano tutto il male possibile.
Ma Gesù lo aveva predetto (Gv 16, 2-3): Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me …





gennaio 2019
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI