L’OSSERVATORE MARZIANO
FA UNA LEZIONE
AL PONTEFICE. SU POVERI E MERCATO…

 


Pubblicato sul sito di Marco Tosatti: Stilum Curiae








Carissimi Stilumcuriali, questa volta mi metto proprio nei guai, più di quanto non lo sia già, con quella gente che abita Oltretevere, dietro le mura alte dodici metri ma che di mura vede solo quelle degli altri.
Osservatore Marziano mi ha scritto pregando di ospitare una correzione di qualche genere al Pontefice Regnante, e visto quello che accade a chi firma le Correzioni (penso a mons. Antonio Livi, e non solo) in questa bella Chiesa così aperta misericordiosa e dialogante temo proprio che dovrò d’ora in poi comportarmi come Benvenuto Cellini, che, se non ricordo male, diceva che quando passeggiava “girava largo a’ canti”… Per schivare brutte sorprese.

*  *  *

Caro Tosatti, potrebbe ospitare una “correzione paterna” al Sommo Pontefice Francesco?
Ho valutato questa (anche se probabilmente inutile) iniziativa leggendo Settimo cielo” del 25 gennaio, di Sandro Magister, dove il suo collega racconta la visione di Bergoglio sul tema “poveri e ricchi”.

Il Sommo Pontefice fa di tutto per sembrare colui che ama i poveri, si vuole occupare dei poveri, ma non si rende conto che sta creando invece le condizioni perché questi stiano sempre peggio, differentemente da quanto invece ha fatto, fa e continuerebbe a fare il vituperato mercato. Il mercato infatti, prescindendo da decisioni morali, ma solo razionali, non trae affatto vantaggio dalla povertà, bensì proprio dalla ricchezza più diffusa possibile. Certo esistono, son sempre esistiti e sempre esisteranno, attitudini e fenomeni di “sfruttamento della povertà” (per esempio sfruttando il fenomeno delle migrazioni), ma questi per esser frenati, vanno analizzati e compresi, anche caso per caso. Questi sono originati dal cuore malato degli uomini, che forma cattiva coscienza. Cuore malato e cattiva coscienza sussistono (anche) perché il processo di conversione che la Santa Chiesa dovrebbe aver fatto e dovrebbe continuare a fare si è scontrato e si scontra con il suo vero grande nemico: la gnosi, con cui ogni tentativo di conciliazione ed alleanza è vano e erroneo. Perciò propongo un illusorio tentativo di correzione:

- per aiutare realmente i poveri, è necessario conoscere le ragioni della loro specifica povertà. Un povero del Congo non è un povero della periferia di Milano, né quello delle favelas di Buenos Ayres. Se queste cause di povertà non si sono analizzate, sarà impossibile risolverle. Anzi, dette condizioni saranno peggiorate.

–  per aiutare realmente i poveri si deve esser più prudenti, di quanto lei,  Santo Padre, non stia facendo, ascoltando e condividendo le tesi di chi “controlla la ricchezza” (per esempio Zuckerberg di Facebook o Christine Lagarde Presidente del FMI, come ricorda Magister) o condividendo le tesi di chi “provoca la povertà” con varie giustificazioni riferite alle nascite o all’ambiente, quali Paul Ehrlich, o Jeffrey Sachs.
Lei Santo Padre, sprovvisto di adeguati consiglieri tecnici, è stato portato a confondere cause con effetti e a formulare raccomandazioni di Magistero intrinsecamente errate e fuorvianti. Quali quelle inserite in Evangelii Gaudium, Laudato Si’. Così come a formulare inviti e raccomandazioni, “dal pulpito”, sul tema migrazioni.
Santo Padre, è stato reso consapevole dai suoi cosiddetti consiglieri dell’impatto generato, raccomandando personaggi come Pannella o Bonino? O ancor più esaltando Lutero, maestro di confusione sul tema ricchezza e povertà? Le hanno spiegato da chi e come è stato corrotto il capitalismo, nato in casa cattolica? Le hanno mai illustrato l’impatto delle Eresie sull’uso dello strumento economico?

– Lo studio del problema della ricchezza o povertà merita certo la sua attenzione, quale massima Autorità Morale, ma se desidera riferirsi anzitutto a criteri morali (come dovrebbe) le suggerisco di valutare le cause morali della povertà (e di altri fenomeni correlati), e non solo le conseguenze, come invece sembrerebbe fare. Infatti sono l’egoismo, l’avidità, l’indifferenza, quali vizi morali, la causa di molti aspetti di povertà, quelli più facilmente risolvibili, perché legati alla volontà libera dell’uomo e non a problemi strutturali di un sistema economico. Ma è evidente, ed un Papa dovrebbe ben saperlo, che i vizi si vincono con la conversione del cuore dell’uomo (come Benedetto XVI ha ben ricordato più volte).
Santità, non esiste una “economia che uccide”, esiste un uomo che gestisce l’economia in modo insensato, creando le condizioni di disagio per i più vulnerabili. Santità non si vince la povertà imponendo la ripartizione delle ricchezze, certi che la inequità sia il peggiore dei mali sociali (come l’hanno indotta a scrivere in Evangelii Gaudium). Né si vince la povertà grazie a decrescita economica conseguente ad un’erronea interpretazione della soluzione al problema ambientale, oppure grazie a migrazioni forzate che umiliano la dignità della creatura umana e creano maggior povertà, dove partono e dove arrivano…

–  Convertire il cuore dell’uomo non è compito di un economista o di un politico, è compito di un sacerdote, di un vescovo, di un cardinale e soprattutto di un Papa.

(La prego Santità, faccia attenzione ai certi suoi “consiglieri”, che hanno appreso l’economia grazie a corsi per corrispondenza con università cubane ed hanno appreso morale, sempre per corrispondenza, grazie a corsi organizzati dalla Luteranense).

Suo Osservatore Marziano




gennaio 2019
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