Illusioni sempre vive

di Don Régis de Cacqueray


Editoriale del n° 270, maggio 2012, della rivista francese Fideliter
organo del Distretto francese della Fraternità San Pio X

L'editoriale è stato pubblicato da La Porte Latine
sito ufficiale della Fraternità in Francia



Benedetto XVI, nella sua omelia del 5 aprile 2012 per la Messa crismale, ha ricordato che la parola della Chiesa docente è un aiuto per trasmettere rettamente nel presente il messaggio della fede. Alla lettura di questa esortazione, il nostro primo riflesso è stato quello di gioire per la sua preoccupazione per un insegnamento retto e profondo.
Tuttavia, il Papa caratterizza subito la materia che dev’essere trasmessa dalla Chiesa docente. Ahimé, si tratta sempre della stessa cosa!

«i testi del Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica sono gli strumenti essenziali che ci indicano in modo autentico ciò che la Chiesa crede a partire dalla Parola di Dio. E naturalmente ne fa parte anche tutto il tesoro dei documenti che Papa Giovanni Paolo II ci ha donato e che è ancora lontano dall’essere sfruttato fino in fondo».

Evidentemente, è istruttivo constatare che i riferimenti per la «parola della Chiesa docente», citati da Benedetto XVI, restano unicamente e sempre quelli del concilio Vaticano II, del Catechismo della Chiesa Cattolica e dei documenti di Giovanni Paolo II.
Il Papa, dunque, continua a non vedere le conseguenze calamitose della nuova religione che è stata praticata in mezzo secolo nella Chiesa?
Il cardinale Ratzinger non aveva manifestato la sua viva preoccupazione per il triste stato in cui è ridotta la barca di Pietro?
E allora, perché appellarsi ancora e sempre a questi testi recenti che hanno provocato la sciagura dei cattolici?

Vero è che noi speravamo – e speriamo ancora – che il Papa a un certo punto fosse costretto a risalire dagli effetti alla causa, cioè dalla catastrofe postconciliare al concilio Vaticano II, ma con questa omelia della Messa crismale si è portati a interrogarsi sullo sguardo che egli in realtà getta sull’attuale panorama della Chiesa.
Lo vede veramente per ciò che è, devastato dalle eresie e dalla vittoria sempre più impudente dello spirito del mondo?
Possiamo dubitarne, poiché egli dice anche:
«Chi guarda alla storia dell’epoca post-conciliare, può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l’inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l’azione efficace dello Spirito Santo».

Noi non sappiamo esattamente quali sono questi movimenti pieni di vita che il Papa individua nell’epoca post-conciliare. Ma per quanto ci riguarda constatiamo invece l’estinzione e la morte programmata, per mancanza di vocazioni, di congregazioni e di istituti religiosi prestigiosi. Assistiamo alla sparizione di parrocchie e di intere diocesi. Le popolazioni sono ridiventate pagane, i bambini non vengono più battezzati. E non sono certo le grandi adunate fortemente mediatizzate, stile le Giornate Mondiali della Gioventù, o le adunate carismatiche che possono illudere! Anche se queste si svolgessero nella penitenza e nel fervore – e non è così – non sarebbero in grado di rimpiazzare il paziente lavoro di cristianizzazione delle popolazioni che un tempo si compiva sotto la guida dei curati delle parrocchie.

Bisogna dirlo. Il Papa Benedetto XVI mantiene profonde e gravi illusioni.
La prima è di ritenere pieni di vita questi movimenti le cui forme inattese sono in realtà quelle di un cristianesimo assai degenerato.
La seconda è di credere ancora, e con ostinazione, che gli insegnamenti del Concilio e del Magistero post-conciliare possano servire da luci nella notte in cui sono piombati gli spiriti, mentre invece essi la rendono sempre più buia.

Quanto a noi, dobbiamo continuare a nutrirci della fede pura e quindi fuggire come la peste i nuovi movimenti introdotti dal concilio Vaticano II e dai papi che hanno seguito il Concilio. La fede è il nostro grande tesoro e noi dobbiamo ergerci contro tutto ciò che potrebbe sminuirla o metterla in pericolo.

Don Régis de Cacqueray
Superiore del Distretto di Francia








maggio 2012

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