L'assuefazione dei fedeli
all'eterodossia moderna

Un reclamo e una risposta


Lo scorso novembre abbiamo pubblicato una segnalazione pervenutaci da un amico che si era recato a Messa, il 1 novemvre 2018, nella parrochia di San Paolo, in via Acquarone a Genova: La Messa personalizzata del parroco
In seguito a tale segnalazione abbiamo ricevuto una protesta da un fedele della parrocchia, che si esprimeva con una certa supponente superiorità tale da indurci a registrare il messaggio, ma a non dargli seguito… non possiamo stare dietro a tutti i reclami che pretendono solo di trovare presso di noi una gratuita pubblicità

Ultimamente ci è giunto un altro reclamo, avanzato da una fedele della stessa parrocchia a suo nome e, a suo dire, a nome di altri fedeli.
Tale reclamo è a suo modo articolato e circostanziato, ma più in particolare è indicativo dello stato d'animo “religioso” che caratterizza tanti cattolici moderni, convinti di far parte in una Chiesa senza macchia e senza paura, suscettibile di essere solo lodata e condivisa.

A titolo di informazione, abbiamo pensato che fosse opportuno diffondere questo reclamo, anche in seguito l'espressa richiesta in tal senso della signora reclamante.
Pubblichiamo quindi il testo integrale di tale reclamo - tolto il nome della mittente - e lo facciamo seguire dalla risposta che abbiamo inviato alla signora, che abbiamo avvertito in tal senso pochi giorni fa.

Il reclamo

Ho letto su di un vostro foglio a ciclostile, in data 21/1/2019 alle pagine 1 e 2, le considerazioni di un anonimo che, su segnalazione di “un amico” (anonimo), appartenente alla vostra associazione, espone circa le “creatività’ liturgiche” nella Parrocchia di San Paolo,  via Acquarone, a Genova, alla Festa di Ognissanti, 1 novembre 2018 (www.unavox.it/FruttiPostconcilio/NuoviPreti/Messa_a_Genova_2018). La segnalazione dello scrivente fa riferimento ad una sola delle quattro S. Messe festive celebrate da Don Franco Buono e, precisamente, a quella dedicata ai bambini, quindi, l’unica, in qualche modo “vivace”, ma a misura di giovanissimi. Durante le altre l’autore avrebbe certamente trovato il modo di concentrarsi, meditare, “tremare” secondo le sue personali esigenze. Rimanendo in argomento, sarebbe stato doveroso affiancare alla giusta constatazione di “ interventi e brusio”, quella della presenza numerosa di bambini, ragazzi e giovani genitori, come non si vedeva da tempo nella Parrocchia di San Paolo. Questo dato reale (frequento questa Chiesa da più di 70 anni ), mi pare molto indicativo ed innegabilmente importante, ma evidentemente sconosciuto ( o taciuto?) dall’articolista. I commenti del celebrante alle letture bibliche,non sono “ battute o chiose” , ma semplicemente spiegazioni che aiutano a seguire con piu’ attenzione ed a comprendere meglio le suddette letture.

In merito al rilievo, circa il congedo finale che “si ritrasforma in un rumorosissimo mercato”, ritengo doveroso segnalare che questo momento, seppur non silenzioso, rappresenta l’ occasione per uno scambio di notizie personali che favoriscono la concreta realizzazione della comunità parrocchiale. Comunità che, a seguito dell’arrivo di Don Franco Buono e’ diventata innegabilmente molto più viva e attiva.
Inviterei, inoltre lo scrivente, per una sua più completa informazione, ad aggiornarsi in merito a tutte le nuove attività, avviate e seguite da un congruo numero di parrocchiani, rivolte, soprattutto, al coinvolgimento giovanile e all’approfondimento biblico.

Infine, mi permetto di aggiungere che ritengo davvero non sia un atteggiamento educato, da buon Cristiano, ne’ tantomeno realmente caritatevole, quello di mettere in rete, e quindi accessibile a tutti, obiezioni che, se vere per chi le ha scritte, sono condite con frasi e termini così provocatori ed acidi che non fanno certamente onore a chi le riferisce ed alla associazione di cui fa parte.

Ringrazio comunque lo scrivente per le sue esternazioni che hanno permesso a gran parte della comunità di San Paolo di stringersi con rinnovato affetto e grande stima intorno al suo Parroco.

Sono certa che queste mie considerazioni, condivise da molti amici e conoscenti oltre che parrocchiani, troverà collocazione nel vostro sito.

Cordiali saluti.
Lettera firmata

Risposta

Gentile Signora…,

Lei mi scuserà, ma Le dico subito che avrebbe fatto meglio a non scrivere, non per noi, ma per Lei stessa, per i parrocchiani e per il parroco.

Lei ci chiede di pubblicare le sue considerazioni e noi lo facciamo, seppure a malincuore, perché non si dica che ci nascondiamo dietro l’“anonimato” o il silenzio. Lo facciamo a malincuore perché ci dispiace dover ricordare a dei fratelli cattolici che cosa significa andare in chiesa per assistere alla S. Messa e che cosa significa la S. Messa cattolica.

Ma andiamo con ordine.

Innanzi tutto da noi non ci sono “anonimi”, ma persone con nome e cognome che si preoccupano, con l’anonimato, di non fare del protagonismo, le nostre persone non contano, quello che conta è la dottrina e la liturgia cattoliche, quello che conta è la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo. Ed è tanto vero questo che Lei ha potuto scrivere, trovandoci vivi e vigili, e sta ricevendo una risposta, che questa volta, trattandosi di una lettera personale, verrà debitamente firmata; si informerà Lei stessa se il nostro nome, e di conseguenza il nostro lavoro tramite il sito, sia o no conosciuto da decenni a Genova.

La sua prima considerazione riguarda il fatto che quella Messa era “dedicata ai bambini”… come se questo autorizzasse un parroco, un vescovo o un papa a trasformare il culto da rendere a Nostro Signore in una caciara.
Non è la “presenza numerosa di bambini, ragazzi e giovani genitori” che viene per prima… prima di tutto viene la S. Messa, viene il rinnovamento incruento del Sacrificio di Nostro Signore, viene il mistero di Signore Nostro Gesù Cristo che si rende presente sull’altare per mezzo del ministro consacrato; e tutto questo dovrebbe, anche solo all’idea, far tremare le vene e i polsi e dovrebbe indurre i fedeli presenti, grandi e piccoli, ad ammutolire e a prostrarsi deferenti e adoranti. Questa è la S. Messa. Ed è questo che il parroco e i genitori dovrebbero insegnare ai bambini ed ai ragazzi.

Purtroppo, sono costretto a dirLe, con dispiacere, che considerazioni come le sue rivelano lo stato miserando in cui versa la compagine cattolica moderna per colpa degli uomini di Chiesa.

La sua seconda considerazione riguarda “i commenti del celebrante alle letture bibliche” che non sarebbero “battute o chiose”, come ha fatto notare il nostro anonimo amico, “ma semplicemente spiegazioni che aiutano a seguire con più attenzione ed a comprendere meglio le suddette letture”. Il che è poco serio prima di essere inopportuno e quasi blasfemo.
Alla fine delle letture, oggi si usa dire: “Parola di Dio”, … ma come si fa a non accorgersi della patente contraddizione quando si avalla il protagonismo “troppo umano” del celebrante che intercala la “Parola di Dio” con le sue parole di semplice uomo peccatore e tronfio di saputeria!

Anche i bambini sanno, perfino oggi, che l’omelia, o la predica, serve proprio per illustrare le letture dell’Epistola e del Vangelo, perché i fedeli presenti possano “comprendere meglio”. Vero è che, sempre oggi, il celebrante che fa l’omelia è più preso dal fare una predica mondana piuttosto che dal compiere una funzione che fa parte integrante della S. Messa e serve per l’edificazione dei fedeli. Ma questo, non solo non autorizza il celebrante a trasformare perfino le letture in un comizio, ma recita a favore del fatto che ai giorni nostri sia il parroco, sia il vescovo, sia il Papa danno più importanza all’attenzione per l’uomo piuttosto che alla riverenza per Dio.

Questa non è la liturgia cattolica, anzi non è neanche una “liturgia”, perché la stessa etimologia del termine rimanda ad un dovere da compiere e non ad un piacere da consumare.
Che questo possa far piacere ai cattolici moderni, non solo è cosa scomposta, ma costringe a porsi la domanda: ma che ci si va a fare in chiesa, a Messa, per vivere un qualsiasi momento come lo si può vivere al bar o in un incontro tra amici?

La S. Messa è una cosa seria, che attiene a Nostro Signore, e si dovrebbe già entrare in chiesa con atteggiamento dimesso e silenzioso, compunti e contriti per chiedere al Signore Gesù e alla Sua Santissima Madre di essere perdonati e aiutati a diventare sempre più buoni e veri cristiani.

La sua terza considerazione riguarda il congedo che, secondo il nostro anonimo amico, “si ritrasforma in un rumorosissimo mercato”, mentre invece si tratterebbe, come dice Lei, di un momento che “seppur non silenzioso, rappresenta l’occasione per uno scambio di notizie personali che favoriscono la concreta realizzazione della comunità parrocchiale”.

Mi lasci dire, cara Signora…, con dispiacere, che Lei sta avallando il fatto che alla fine della S. Messa i fedeli moderni, invece di rendere grazie a Dio, possibilmente in ginocchio, si lanciano in una concione mondana dentro quella stessa chiesa che ha visto poco prima Nostro Signore Gesù Cristo rendersi presente per farsi cibo di salvezza.
Ma non si può aspettare di uscire dalla chiesa per fraternizzare, scambiare notizie personali e favorire i rapporti comunitari? Si dovrebbe!

Questo significa solo che ai giorni nostri non c’è più rispetto per la “casa del Signore” e per lo stesso Signore, tanto da trasformarla tranquillamente in un salotto mondano; e significa anche che i fedeli moderni non vedono l’ora di tornare alle faccende mondane… altro che “favorire i rapporto comunitari”! Avrebbe fatto meglio, cara signora, a dire: favorire “la concreta  - e frettolosa - realizzazione della comunità parrocchiale”.

Posso dire che siamo quasi alla farsa?

La sua quarta considerazione riguarda la supposta maleducazione e la supposta mancanza di carità del “mettere in rete” obiezioni “condite con termini provocatori e acidi” che non fanno onore a nessuno.

E qui, cara Signora, è bene ricordare due cose: la prima è che è opera di misericordia, opera di carità, riprendere il fratello che sbaglia o che si comporta in maniera scomposta e poco rispettosa della religione, della Chiesa e di Dio; la seconda è che in ogni occasione “opportuna e non opportuna” il dovere elementare di ogni buon cattolico è quello di dire pane al pane e vino al vino o, come insegna Nostro Signore: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”.

La crudezza del linguaggio che lamenta Lei fa pensare all’ipocrisia moderna e al cattivo vezzo dei genitori moderni di non “sgridare” i propri figli e di non assestare loro il classico salutare “ceffone” per insegnare loro a crescere e a diventare buoni cristiani, col risultato che oggi i figli sono alla deriva e in preda alle più nefaste influenze perfino diaboliche.

In termini più terra terra, mi permetto di far notare che una comunità parrocchiale che dimostra di comportarsi nei confronti della chiesa e del culto come se si trovasse in una scampagnata, conferma le nostre critiche sullo scadimento della compagine cattolica odierna; non si pretende certo chissà che utopica attitudine, ma se oggi i fedeli venissero aiutati a vivere la propria fede in conformità con la vera dottrina e la sana liturgia, seguendo quel minimo di regole che portano a coltivare realmente lo spirito religioso cattolico, le chiese sarebbero più piene di adesso, e di fedeli che si sforzano di piacere a Dio e non agli uomini.

So benissimo che molto probabilmente io e Lei guardiamo le cose da una prospettiva diversa, e non esito a riconoscere che forse la mia prospettiva è un po’ più ristretta della sua, ma, pur non potendo e non dovendo pretendere l’uniformità del sentire, del pensare e dell’agire, che sarebbe quanto meno irreale, non v’è dubbio che la prospettiva di ognuno di noi dovrebbe potersi inquadrare nello spazio più ampio che comporta l’aspirazione al Cielo; non siamo su questa terra per godere del nostro trovarci in “questa valle di lacrime” – come si recita nel Salve Regina -, ma siamo qui di passaggio in attesa di ritornare nel Cielo da cui siamo venuti per volontà di Dio; e nel frattempo non dobbiamo disprezzare tutte le cose buone che il Signore ci permette di godere in questa vita, ma dobbiamo vivere da uomini che in tutto guardano al Cielo, pur con i piedi poggiati per terra.

Il cattolico Dante giustamente ricordava: «Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza».

Gentile Signora…, per correttezza non pubblicherò sul nostro sito le sue considerazioni, che saranno seguite dalla riproduzione della presente risposta adattata per la pubblicazione (il suo nome non figurerà), se non prima Lei avrà avuto modo di leggere la presente e, se lo riterrà opportuno, commentarla.

Un cordiale e fraterno saluto.

Sia lodato Gesù Cristo.

Calogero Cammarata





febbraio 2019

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