IL CASO DANILO QUINTO

Nota di Don Curzio Nitoglia







Presento al lettore un breve resoconto dell’ultima udienza e della sentenza nel processo a Danilo Quinto.

Piccola nota informativa, il processo è stato intentato per la querela dell’On. Turco (esponente radicale), che si è sentito offeso dalle parole “servo sciocco” (citazione dal teatro di Goldoni), scritte nel libro del querelato “Da servo di Pannella a figlio libero di Dio”.

L’udienza finale è convocata alle ore 12.00 del giorno 16 gennaio 2019.   

Per chi è venuto ad assistere è deludente dover aspettare fin a quasi alle 16h.00. Forse il giudice sta tirando per le lunghe, anteponendo altri procedimenti a quello di Quinto? Chi può dirlo, certamente, se mai fossero stati presenti dei giornalisti se ne sarebbero già tornati in redazione.

Poiché il giudice (è un giudice onorario, che è stato cambiato in corso d’opera) ha diversi momenti di libera uscita, e gira tra il pubblico mentre l’aula è impegnata con altri procedimenti, si è sentito nella necessità di fare un commento (forse improprio?) ad alta voce verso le persone presenti, definendole “pubblico personale” dell'imputato Danilo Quinto (come fa a saperlo?). I processi sono pubblici, quindi il pubblico non è personale di alcuna delle parti coinvolte.

Tra l'altro fa battute anche sulla presenza dei sacerdoti (due) in talare... Detto per inciso i due rappresentanti del clero, stanno compostamente seduti e in piedi, recitando il rosario silenziosamente.

Ovviamente, quando finalmente inizia l’udienza, essendo trascorso così tanto tempo dall’ orario fissato, almeno metà delle persone venute per seguire sono andate via.

Viene interrogato Danilo Quinto, che cerca di spiegare dettagliatamente la sua assoluta mancanza di intento offensivo verso il querelante, non fosse altro per il fatto che lui ha definito se stesso servo del capo del Partito Radicale (Marco Pannella).

Interviene quindi la pubblica accusa che, per inciso, ricorda le battaglie del Partito Radicale e di Marco Pannella a favore della libertà di parola e di espressione (forse sente qualche disagio nel rappresentare l’accusa in questo processo?), e chiede per l’imputato una pena esclusivamente pecuniaria.

Interviene poi l’avvocato di parte civile (un dirigente dei Radicali, ex cognato - avendo la sorella divorziato - del querelante), che ribadisce con energia le accuse rivolte all’imputato (malgrado poi, fuori dall’aula, gli dia del tu e gli stringa calorosamente la mano), e chiede una pena maggiore di quella avanzata dalla pubblica accusa.

Il giudice durante la discussione ammonisce più volte le parti (soprattutto il querelato), interviene inoltre con commenti e considerazioni varie, attinenti le sue personali convinzioni.

Infine si giunge alla dichiarazione della difesa. La quale, tra l’altro, dichiara che farà istanza per il gratuito patrocinio, non avendo l’imputato alcunché per pagarne l’attività. Il giudice è molto attento alle comunicazioni della difesa, infatti compulsa e lavora con energia sul proprio telefonino. Forse, resosi conto che potrebbe essere male interpretata la sua singolare condotta (riservata esclusivamente allo spazio d’intervento della difesa), specifica, dopo aver ordinato di spegnere il microfono che registra l’udienza (unico mezzo ammesso in aula che consenta poi di trascrivere i verbali…), che la sua attività, intensissima, sul telefonino, è stata svolta inserendo nei motori di ricerca le parole “servo sciocco”.

Dopo tanto lavorio vuole condividere con tutti i presenti (sempre a microfono spento…) che molte pagine del web fanno riferimento al processo, viceversa Goldoni è rintracciabile molto indietro. Purtroppo, inoltre, tra le schede di internet è emerso un articolo del periodico “Imola Oggi”, dove si afferma che se Danilo Quinto fosse condannato, allora anche il responsabile della decisione sarebbe rappresentabile come un “servo sciocco”…

Quindi non si è distratto, ma ha letto articoli e commenti attinenti al processo.

Essendosi fatto tardi, e non potendo il giudice emettere immediatamente la sentenza (è necessario aspettare almeno le ore 18.00, perché?), con l’accordo delle parti, si decide che la sentenza venga emessa e letta il giorno 4 febbraio 2019.

Giunge il 4 febbraio, alla lettura del giudizio ci sono poche persone ad assistere, comunque il giudice onorario chiede agli avvocati presenti tra il pubblico di farsi riconoscere (escluse le parti ovviamente), perché? Si procede speditamente anche se in ritardo sull’orario di convocazione. La decisione è molto più dura, punitiva e penalizzante di quanto chiesto dall’accusa, c’è da rimanere sconcertati. Viene accolta nel totale silenzio dei presenti. Il giudice aggiunge che per lui è stata una decisione difficile e faticosa (pare quasi che voglia giustificarsi), su cui ha meditato molto…

Al termine dell’udienza il pubblico si dirige silenziosamente verso l’uscita. Stranamente, quasi fosse un fatto personale, il giudice insiste nel salutare più volte, con tono offeso, le persone che lasciano l’aula, quasi sia un dovere di coloro che assistono dover porgere i saluti al momento di andarsene. Per chiarezza va detto che imputato, pubblica accusa e avvocati delle parti salutano educatamente.

Sùbito fuori dall’aula accade qualcosa che fa pensare, l’avvocato dell’on. Turco, che conosce personalmente Danilo Quinto, gli si avvicina, gli da un buffetto sul viso come si fa con un vecchio amico, per consolarlo, e gli dice: “Non ti preoccupare, finirà tutto in prescrizione…”. Danilo Quinto sorride e si congeda con garbo.

Alcune considerazioni a margine. Nessun giornale ha seguìto in aula la vicenda. I Radicali sono soliti, per consolidata tradizione, trasformare i processi in eventi mediatici per alimentare la propria immagine politica, in questo caso, al contrario, il profilo è stato bassissimo, il querelante, l’attore dell’azione, non è stato presente. Assenti i giornali, anche quelli sedicenti cattolici.

Un politico della I Repubblica, che veniva appellato con il nome di un diavolo, diceva: “… a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca…”. L’intento del processo è stato quello di “castigare” chi ha rinnegato la famiglia radicale per una conversione cattolica-tradizionale? Il processo non doveva essere né sollecitato, né tantomeno fatto. È stato un processo politico, come politiche sono le valutazioni riportate nel libro. È   scandaloso per un Partito che rivendica la libertà d’espressione e di pensiero sporgere querela per una valutazione politica, è scandaloso per un sistema che si dichiara libero e democratico assecondarne la suscettibilità.

Il commento più adeguato a quanto accaduto è di una signora che uscendo dall’aula ha detto: “la vera giustizia non è di questo mondo, ma dell’Altro…”.




marzo 2019
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