In che tempo siamo?


di Giovanni Servodio

E’ ormai da qualche anno che l’interesse del mondo per la Chiesa cattolica è parecchio aumentato, ma non perché il mondo guardi alla Chiesa vedendo in essa l’Arca della Salvezza, ma perché si compiace di infierire su di essa per tutti gli scandali che continuano a commettere gli uomini di Chiesa e che lo stesso mondo addebita con diabolico piacere alla Chiesa di Cristo.
Tuttavia, non si può negare che oggi l’intero corpo ecclesiale è pervaso da una sorta di furia devastatrice, sembra che il sacro e il trascendente siano stati volutamente scalzati dal profano e dall’immanente: chierici e laici non si battono più per guadagnare il Cielo, ma per godere di ciò che offre la terra, e più ciò che questa offre è vischioso e fangoso e maleodorante, più l’immersione in esso si accentua.

Già San Paolo, venti secoli fa, avvertiva:
«… negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore … certi … entrano nelle case e accalappiano donnicciole cariche di peccati, mosse da passioni di ogni genere, … si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta e riprovati in materia di fede» (II Tim. 3, 1-8)
E ancora:
«Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (II Tim. 4, 1-4).
Ma avvertiva anche:
«Costoro però non progrediranno oltre, perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti» (II Tim. 3, 9).

Questo aiuta a capire che le tribolazioni che vive oggi la Chiesa e la grande confusione che avvolge i veri fedeli erano già state predisposte fin dall’inizio dei tempi, perché la grande depravazione che iniziò con il frutto proibito mangiato dalla donna e dall’uomo all’inizio giungesse a compimento ed esaurisse tutte le sue potenzialità. Per questo, nel tempo previsto da Dio, si ebbe l’Incarnazione del Verbo e il Cristo di Dio, Dio Figlio, riaprì con la Sua Morte in Croce la strada per il Cielo, così che coloro che volevano ascendere al Padre potessero farlo per mezzo Suo.
Quindi, la depravazione giungerà a compimento, e con essa la durata di questo mondo, ma più essa si accentuerà più la grazia sarà offerta in abbondanza per la redenzione di coloro che vivono con gli occhi rivolti al Cielo (cfr. Rm. 5, 20-21).

Un grande disegno si compie, ineluttabilmente, e più il tempo scorre, più quello che viene dopo non sarà più com’era prima, perché il tempo e il mondo vanno diminuendo riducendosi sempre più al fondo della depravazione. E l’uomo che avrà scelto di vivere secondo il mondo, laico o chierico che sia, affosserà sempre più nel mare melmoso delle passioni e del vizio, godendo di questo e pretendendo di essere rispettato per questo… orgoglioso di essere un uomo che crede ancora di vivere mentre si allontana da Dio, quando invece è un uomo che muore avvicinandosi al demonio.

Si potrebbe quasi credere che, svolgendosi tutto come previsto, tutto sarebbe giustificato al di là delle colpe degli uomini, ma sarebbe stolto pensarlo, perché le colpe degli uomini, che essi ne abbiano coscienza o meno, affossano loro stessi, perché sta scritto: «Guai al mondo per gli scandali! E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!» (Mt. 18, 7).
Solo il pentimento, la contrizione e la richiesta di perdono possono mutare in bene il malo destino dell’uomo colpevole. Per questo, quando si guarda allo stato attuale nella Chiesa e al compiacimento che per questo pervade il mondo, l’unica cosa da fare sarebbe un grande mea culpa pubblico, come pubblico è il peccato. Ma finora, e da cinquant’anni, abbiamo ascoltato preti, vescovi, cardinali e papi che hanno recitato il mea culpa per le colpe del passato e di altri, da loro intesi alla luce del pensiero presente, che è quello stesso che porta allo scandalo; nessun mea culpa pubblico è stato recitato per le colpe attuali e proprie: questi nuovi uomini di Chiesa sembrano essere senza colpe e senza responsabilità, sembrano marciare come fossero mossi dalle ali dell’innocenza.
Chi commette gli scandali allora?

Quindi, in che tempo siamo?
Siamo nel tempo ultimo, il tempo in cui «Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti» (Mt. 24, 11), il tempo in cui «per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà» (Mt 24, 12); il tempo in cui «Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti». (Mt 24, 24).
E tuttavia, questo non è ancora il tempo della «tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino a ora» (Mt. 24, 21); perché essa inizierà dopo che arriveranno carestie e terremoti, dopo che arriveranno i veri dolori, dopo che i veri credenti saranno perseguitati e suppliziati, dopo che tra loro stessi esploderanno le divisioni e i tradimenti, per la debolezza umana. (Cfr. Mt. 24, 7-10).
Non siamo quindi ancora alla resa dei conti, e tuttavia siamo a buon punto per arrivarci e ne è segno l’abominio della desolazione che è entrato nel luogo santo ad opera di quelli che avrebbero dovuto essere i ministri di Dio e invece si sono dati ad amministrare e a praticare il più abietto dei peccati dell’uomo: l’essersi accesi di passione tra loro e il commettere atti ignominiosi uomini con uomini, con il che, non solo hanno diffuso l’abiezione, ma sono vissuti crogiolandosi nella loro stessa punizione, che è la depravazione del loro stesso corpo che da tempio del Signore hanno fatto diventare ricettacolo di Satana.
Tutto questo doveva avvenire perché la caduta dell’uomo, se non viene recuperata col pentimento e la contrizione, affidandosi umilmente nelle mani di Nostro Signore Gesù Cristo, porta ineluttabilmente al precipitare fragoroso in fondo alla materia, in quello stesso luogo in cui Dante trova Lucifero: - Lo ‘mperador del doloroso regno
 - (Inf. XXXIV, 28).

Tutto accade invece come se la resa dei conti non dovesse mai arrivare, come se qui in terra si vivesse già in eterno, come se la morte non dovesse mai sopraggiungere e con essa il giudizio particolare, come se il giudizio finale con la separazione fra le pecore e i capri fosse una mera invenzione teatrale. Cosa chiederà il Signore ad ognuno di noi? Bergoglio dice che ci chiederà se abbiamo accolto i migranti invasori, ma quasi sicuramente ci chiederà perché li abbiamo accolti e non li abbiamo convertiti. Qualcun altro dice che ci chiederà se abbiamo ricercato la fratellanza universale, ma quasi sicuramente ci chiederà perché abbiamo osato trattare da fratelli quelli che lo hanno disprezzato e lo hanno tradito e continuano a crocifiggerlo. Tutti dicono che ci chiederà se siamo stati misericordiosi con i peccatori, specie con quelli più abietti come certi preti, vescovi e cardinali, ma quasi sicuramente ci chiederà perché non li abbiamo cacciati dalla Sua casa.
E tuttavia, come è stato previsto il dilagare della depravazione, così è stata prevista la punizione dei depravati. A nessuno verrà negato il giusto compenso: la gioia ai fedeli e il dolore agli infedeli, e mentre la gioia la si vivrà nella luce del Paradiso, il dolore lo si soffrirà nel buio infuocato dell’Inferno. E non ci sarà una prossima occasione, perché l’occasione è stata data a tutti in questa vita col faro luminoso della Croce di Cristo. Il Giusto Giudice non concederà nell’aldilà un’altra occasione dopo averla concessa nell’aldiquà a prezzo del Suo Sangue.
Fino all’ultimo momento di questa vita lacrimosa abbiamo la possibilità di chiedere perdono, ma arrivato l’ultimo momento verremo traslocati nell’altra vita così come siamo, e se siamo leggeri dal fardello del peccato verremo accompagnati in Cielo e se siamo pesanti per il fardello del peccato verremo lasciati cadere nell’abisso e «là sarà pianto e stridore di denti» (Mt. 22, 13).

In che tempo siamo?
Siamo nel tempo della penitenza. Penitenza! Penitenza! Penitenza!  Ripeté per tre volte la Santissima Vergine Immacolata nella sua ottava apparizione a Lourdes: esortando gli uomini a fare penitenza per riparare ai peccati personali e ai peccati che si commettono in tutto il mondo.
E a chi reciterà assiduamente il Santo Rosario, la Madonna ha promesso la sua assistenza.










marzo 2019
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI