Bergoglio non si fa baciare l’anello papale. Perché?

di Giovanni Servodio





Il 25 marzo 2019 papa Bergoglio si è recato a Loreto e ha inscenato una pantomima che ha fatto subito il giro del mondo: ha ritratto la mano destra che porta l’anello papale ogni volta che qualcuno si chinava per baciare l’anello stesso, com’è consuetudine da tempo immemorabile.
Ne hanno parlato tutti i giornali e tgcom ha diffuso il filmato… e questo papa Bergoglio lo sapeva benissimo, quindi il suo gesto è stato espressamente voluto perché fosse notato, commentato e diffuso.
La domanda è: perché lo ha fatto? Chiaramente si è trattato di un messaggio trasmesso nello stile tipico del papa argentino. Qual è questo messaggio?
Bisognerebbe chiederlo a lui, ma dal momento che non è difficile pensare quali possano essere le sue intenzioni, proponiamo di seguito alcune riflessioni.

Innanzi tutto va segnalato un altro elemento che ha ugualmente caratterizzato la giornata.
Nei giorni dal 29 al 31 marzo si  svolgerà a Verona il Congresso Mondiale della Famiglia. Finora le autorità ecclesiastiche non hanno appoggiato o incoraggiato questa iniziativa, nonostante essa sia stata osteggiata da quasi tutto il mondo laico. Ma ecco che a Loreto papa Bergoglio prende posizione:
«La Casa di Maria è anche la casa della famiglia. Nella delicata situazione del mondo odierno, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna assume un’importanza e una missione essenziali. È necessario riscoprire il disegno tracciato da Dio per la famiglia, per ribadirne la grandezza e l’insostituibilità a servizio della vita e della società.» (Discorso rivolto ai fedeli)

Questo richiamo al valore cristiano della famiglia è lodevole e ne va dato atto a papa Bergoglio: sembra infatti chiaro che egli abbia voluto dare un segnale a favore dell’iniziativa di Verona; ma questo Papa non fa niente senza contropartita, senza un secondo scopo. E in questo caso c’è da pensare che si sia servito del richiamo alla famiglia per predisporre positivamente tanti fedeli ad accettare benevolmente anche l’altro gesto che aveva progettato di fare in maniera eclatante: il rifiuto di farsi baciare l’anello papale.

Cos’è l’anello papale? Al pari dell’anello vescovile è il simbolo della funzione che rivestono i prelati della Chiesa: il Papa, Vicario di Cristo, i vescovi, successori degli Apostoli. Quando un fedele si china a baciare l’anello rende un atto di omaggio e di sottomissione al successore degli Apostoli o al Vicario di Cristo, non rende omaggio all’uomo che riveste la funzione. E’ per questo che, diversamente da quello che avveniva fino a qualche decennio fa nel mondo laico, il fedele non bacia la mano dell’uomo, ma si limita a baciare il simbolo della sua funzione.
Questo comporta che non spetta al Papa o al vescovo, in quanto uomo con le sue personali convinzioni, accondiscendere o no al bacio del simbolo che porta al dito a significare qualcosa che è più grande di lui e che lui stesso è tenuto a rispettare e a far rispettare. La funzione esercitata non è lasciata alla volontà dell’uomo che la esercita, al contrario: la di lui volontà deve sottostare alla funzione che è chiamato a svolgere; non è infatti l’uomo che diventa papa o vescovo, ma è la Chiesa che si serve dell’uomo per rendere umanamente operativa la funzione di guida e di insegnamento che essa è destinata ad esercitare per volontà di Dio.
In altre parole: non è il papato o il vescovato che viene messo a disposizione dell’uomo, ma è l’uomo che viene chiamato a servire l’uno o l’altro; e questo rende chiaro che non è dato all’uomo disporre del simbolo che porta al dito.

Quando il fedele si china a baciare l’anello papale o vescovile, di fatto esprime la sua comunione gerarchica con l’intera Chiesa, in quel momento rappresentata dal prelato presente, ma idealmente significata nella sua interezza temporale e universale, alla quale il fedele dimostra di volere appartenere.
Se il Papa, come in questo caso, toglie al fedele la possibilità di esprimere questa sua appartenenza, di fatto è come se respingesse il fedele stesso, cosa che non rientra nelle sue prerogative: è chiaro infatti che il fedele appartiene per grazia alla Chiesa indipendentemente da questo o da quel papa, da questo o da quel vescovo.

Posto, quindi, che il gesto di papa Bergoglio non ha alcuna giustificazione di carattere generale, e che si è trattato di un arbitrio inaccettabile, vediamo se è possibile trovare una qualche giustificazione di carattere particolare o contingente.
Innanzi tutto, lo stesso luogo in cui si è svolta la vicenda esclude che fattori umani e mondani possano avere spinto papa Bergoglio ad adottare tale comportamento: Loreto è uno dei luoghi in cui è presente, miracolosamente, la presenza del soprannaturale: è il luogo che conserva la casa dove Dio si è voluto rendere presente nel mondo, con l’Annunciazione a Maria, in vista dell’Incarnazione del Verbo e della conseguente redenzione dell’uomo peccatore che aderisce all’azione redentrice di Cristo.
Un tale luogo ha un così prepotente richiamo al soprannaturale che esclude qualunque ingerenza da parte di qualsivoglia volontà umana. Papa Bergoglio ha sbagliato a scegliere Loreto per dare ai fedeli un segno dei suoi personali intendimenti.
La prima deduzione che ne deriva è che il papa argentino non ha alcun rispetto per il soprannaturale e, in questo specifico caso, non considera Loreto come un luogo in cui si è realmente manifestato il diretto intervento divino con la traslazione miracolosa della santa casa di Nazareth.

Si può anche pensare che il gesto di papa Bergoglio abbia a che fare con le sue vedute pauperiste: già lo stesso anello che porta al dito non è d’oro, per sua precisa volontà, e quindi non ha alcuna continuità con l’anello portato dai suoi predecessori, discontinuità rimarcata dal fatto che l’anello del suo immediato predecessore, coniato con l’oro dell’anello ancora precedente, è stato accantonato e quasi sigillato per il disuso, marchiandolo con una croce.
Rinunciare all’anello d’oro, metallo simbolo della maestà divina, non corrisponde alla rinuncia all’opulenza terrena in nome della semplicità soprannaturale, corrisponde invece alla pretesa, conscia o meno, di svilire questa stessa maestà; corrisponde cioè alla volontà di far prevalere le istanze umane sulle prerogative divine.
E tuttavia, questo non giustifica il gesto di papa Bergoglio di impedire il bacio dell’anello, poiché, al contrario, proprio il bacio di quell’anello avrebbe potuto significare l’importanza che ha per lui il prevalere del fattore umano sulle prerogative divine.
Quindi, ci dev’essere dell’altro in questo gesto volutamente eclatante.
Se l’anello è il simbolo della funzione papale, come lo è, il separarlo dal rispetto dei fedeli equivale a voler separare i fedeli dal papato, e questo in una duplice accezione.
Dal punto di vista del fedele equivale a insegnare a questi la poca importanza che deve avere per lui il papato e la stessa Chiesa. Dal punto di vista di papa Bergoglio equivale a dichiarare che in lui non bisogna vedere il Papa, e anche questo in una duplice accezione.
Innanzi tutto si manifesta con chiarezza che per Bergoglio vale di più la sua persona che la funzione che è stato chiamato a svolgere: invertendo così la realtà. Secondariamente, Bergoglio non ha, e non ha mai avuta, alcuna intenzione di esercitare la funzione papale: come se per lui il papato fosse è un mero accidenti ostativo al fini dell’esercizio della prerogativa di guida della Chiesa universale. Una sorta di visione mondana che contempla solo l’esercizio di un potere personale con esclusione della funzione di guida delegata da Dio.

La funzione del papato non è per sua natura riconducibile alla semplicità vista dal punto di vista umano, piuttosto alla semplicità propria di Dio, semplicità che, umanamente, è contrassegnata prima di tutto dal mistero. E’ un mistero divino come un uomo possa esercitare la funzione di Vicario di Cristo in terra, sia perché il vero ed unico Capo della Chiesa è Cristo, sia perché il Suo Vicario è solo uno strumento nelle Sue mani, a cui si richiede la docilità e la permeabilità all’azione della grazia.
Tutto questo non ha alcunché di semplice e quando, come in questo caso, lo si volesse semplificare il risultato sarebbe una riduzione del divino all’umano, che come minimo è impossibile.
Né tale supposta ed impropria semplicità potrebbe aiutare il fedele a predisporsi meglio nei confronti del papato e della Chiesa: egli infatti ha sempre bisogno di percepire innanzi tutto la grande differenza che c’è tra la sua condizione di peccatore e la potenza salvifica della Chiesa, espressa proprio dalla figura del Papa servo dei servi di Dio e al tempo stesso guida che conferma il fedele nella fede, senza la quale egli non può piacere a Dio e non può raggiungere la salvezza eterna. Se tutto questo si pretende di volerlo ridurre alla mera comprensione umana, di fatto si trasforma il papato in un qualunque ufficio privato di disbrigo pratiche.

Tra le altre possibili interpretazioni del gesto inconsulto di papa Bergoglio si potrebbe annoverare la volontà di ridurre a poca cosa il papato per venire incontro alle convinzioni dei protestanti, che considerano il Papa come un prevaricatore e il papato come un arbitrio.
Tale possibile interpretazione collima con la volontà di Bergoglio di svilire il papato, ma in questo caso c’è l’aggravante di un papa che per compiacere chi lo avversa si dispone a spogliarsi del papato e quindi a negare se stesso; cosa che anche dal solo punto di vista umano è del tutto priva di senso: sia perché non è possibile negare se stessi, sia perché l’unica cosa coerente a riguardo dovrebbe essere la rinuncia al papato, con l’assurdo che il Papa rinunciatario non potrebbe praticamente agire da papa neanche in negativo.
Ma è tipico del papa argentino violare ogni coerenza e praticare ogni possibile contraddizione. Il risultato è che il gesto di impedire il bacio dell’anello papale esprime una concezione assurda anche dell’essere solo un uomo come tutti gli altri, perché nessun uomo si sognerebbe di affermare se stesso negando se stesso.

Per ultimo, consideriamo l’accaduto dal punto di vista della cosiddetta opinione pubblica, come informata e formata a vario titolo dai mezzi di informazione di massa.
Le reazioni sono state discordanti, ma tutti hanno rilevato l’importanza di un papa che vuole ridimensionare la figura del papato e questo mentre continua ad essere ancora papa.
Questa lettura del gesto di papa Bergoglio porta ad una chiara affermazione dell’idea che il Papa non è più papa e che la sede papale è di fatto vacante.
Ora, la Chiesa continua a sussistere anche in mancanza del Papa, ma questo in termini solo temporali e per un tempo relativamente breve seguito da un tempo di ritorno alla normale presenza del Papa. Se la Chiesa rimanesse senza il Papa per un lungo periodo, di fatto è come se in quel periodo non esistesse essa stessa, cosa evidentemente impossibile.
Tuttavia, data la relativa importanza di un lasso di tempo a fronte della perennità della durata della Chiesa, si potrebbe ipotizzare una qualche funzione suppletiva a compenso della vacanza momentanea del papa, soprattutto perché tale vacanza non annulla la sussistenza del papato, sia pure virtuale, in questo caso.
Tuttavia, seguendo questa linea di pensiero si trascura il fatto che il fedele finirà col considerare normale l’assenza del Papa, al punto che si convincerà, inevitabilmente, che il Papa non è necessario per la continuità della permanenza della Chiesa. Questa possibilità, però, non è reale, poiché non può esistere un corpo senza la testa, né può esistere un corpo reale con una testa virtuale. Quando si giungesse all’affermazione di questa impossibilità saremmo di fronte alla fine della realtà della Chiesa. Questa può continuare a sussistere con una testa malata, ma non senza testa, perché in questo caso sarebbe semplicemente morta. E se la Chiesa non può morire fino alla fine del mondo, essa continuerà ad avere una testa in un papa comunque esso sia. Essa continuerà a vivere nonostante il Papa attuale faccia di tutto per inculcare nei fedeli che egli non è un papa.




marzo 2019
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