L’OLOCAUSTO E’ IL NUOVO CREDO?

C’è un nuovo articolo di fede nel Credo?

di Francesco Lamendola


Articolo pubblicato sul sito Accademia Nuova Italia







Il 31 gennaio 2019 la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha respinto il ricorso di monsignor Richard Williamson, condannato a un’ordinanza penale e a una multa pecuniaria da sette tribunali tedeschi per il crimine di negazionismo e incitamento all’odio razziale. In Germania, come in diversi altri Paesi, negare che sei milioni di ebrei siano morti nelle camere a gas equivale a un crimine, punibile a termini di legge, anche con tre anni di carcere. In realtà, l’iter processuale di monsignor Williamson si era svolto fra alti e bassi, tanto è vero che nel 2012 la Corte d’Appello di Norimberga aveva annullato la precedente sentenza di condanna del tribunale di Ratisbona, ordinando al Land della Baviera di pagare le spese processuali sostenute dall’imputato.




Noi non vogliamo entrare nel merito della questione storica, né sulla cifra delle vittime, ma vogliamo respingere l’idea che il cristiano, per avere il diritto di esistere e di parlare, e anche di esprimere delle opinioni personali che non toccano materie di fede, debba preventivamente sottomettersi alla Religione dell’Olocausto, accettandone tutti i dogmi, primo fra tutti quello che inibisce qualsiasi discussione storica  relativamente alla sorte degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Oppure i Sei Milioni sono diventati un articolo di fede del Credo cattolico?


Ora la Corte europea chiude definitivamente la questione, che si era aperta in seguito all’intervista fatta dalla televisione svedese, nel novembre 2008, nella quale monsignor Williamson aveva affermato di non credere che sei milioni di ebrei siano stati uccisi con il gas dai nazisti nel corso della Seconda guerra mondiale.
Rifacendosi alle ricerche dello studioso indipendente francese Robert Faurisson (cacciato a suo tempo dall’insegnamento universitario proprio per questa ragione),  le vittime sono state da 200 a 300 mila e non sono morte nelle camere a gas, bensì di stenti e di malattie.
L’intervista, tenuta in caldo per più di due mesi, era stata mandata in onda nel gennaio 2009, a pochi giorni di distanza dalla revoca della scomunica di Williamson e altri tre vescovi lefebvriani da parte di Benedetto XVI, cosa che aveva scatenato un putiferio e creato gravissimi imbarazzi al Vaticano, anche se la tempistica della messa in onda avrebbe dovuto rivelare sin dall’inizio che si era trattato di una manovra diretta contro la Chiesa cattolica, per colpirla nella sua credibilità e metterla in cattiva luce con il tema del negazionismo. In effetti, fra la scomunica dei vescovi lefebvriani e le personali opinioni storiche di monsignor Williamson non esisteva alcun collegamento esplicito; eppure, all’epoca, nessuno lo fece notare, anzi quasi tutti i mezzi d’informazione accusarono non solo Williamson di negazionismo, ma anche Benedetto XVI di connivenza con il negazionismo.
Quanto alle opinioni di monsignor Williamson, egli le aveva già manifestate sin dal 1989 - cioè vent’anni prima della famosa intervista della tv svedese - nel corso di un intervento pubblico nel Québec, durante il quale aveva affermato che non un solo ebreo è stato assassinato nelle camere a gas, perché le camere a gas non esistevano; affermazione che non era passata inosservata, tanto che la Polizia a cavallo canadese aveva aperto un’inchiesta sui di lui, conclusasi alla fine con l’archiviazione.




Se è vero che qualcuno vuole imporre all’intera umanità la “Religione dei Sei Milioni” e che quello è stato il Male Assoluto, e che a commetterlo sono stati dei cristiani, o comunque degli aguzzini provenienti dalla cultura cristiana europea, e che i cristiani, e specialmente i cattolici, si sono girati dall’altra parte per non vedere e non udire il crimine orrendo che avveniva in quegli anni, allora la fede cattolica è investita direttamente!


Anche noi, che ci siamo a suo tempo occupati della vicenda della remissione della scomunica e della contemporanea intervista alla tv svedese (cfr. il nostro articolo: Il caso Williamson fu un complotto per screditare Benedetto XVI, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 29/07/15, e ripubblicato sul sito dell'Accademia Nuova Italia il 26/01/18), siamo stati dell’opinione che le due cose, la disciplina interna della Chiesa cattolica (questione della scomunica ai vescovi lefebvriani) e le opinioni storiche o politiche personali (le dichiarazioni di Williamson sull’Olocausto) siano due cose ben distinte, che non dovrebbero interferire l’una con l’altra. E pertanto che un credente, un sacerdote, un vescovo, possono avere le loro personali opinioni su argomenti e fatti storici, senza che ciò possa o debba diventare motivo di polemiche in ambito religioso, perché la Chiesa cattolica non è un tribunale storico e non deve imporre una sua visione o interpretazione dei fatti storici che non sono attinenti alla fede; e che, se un determinato soggetto, esterno alla Chiesa, ad esempio la stampa internazionale, pretende che la Chiesa prenda posizione in merito, e consideri una opinione storica, forse giusta, forse sbagliata, alla stregua di un peccato e di un crimine, la Chiesa, semplicemente, dovrebbe ignorare tali pressioni o respingerle come indebite, e andare dritta per la sua strada.
Era una idea, la nostra, alquanto ingenua, tenuto conto delle forze enormi che si sono mobilitate in quella occasione e che hanno costretto Benedetto XVI a dichiarare di disapprovare, nella maniera più ferma, qualunque forma di negazionismo rispetto all’Olocausto. E quelle forze erano non solo esterne - particolarmente grossolano fu l’intervento a gamba tesa della cancelliera Angela Merkel - ma anche interne alla Chiesa, specialmente i vescovi progressisti tedeschi, col cardinale Marx in testa, i quali non aspettavano che un pretesto per attaccare Benedetto XVI, come già si era visto in occasione della lectio magistralis di Ratisbona del 2006 su fede e ragione, allorché essi gli avevano attribuito, in evidente malafede, delle intenzioni anti-islamiche, e qualcuno si era spinto a pretendere che egli porgesse le sue scuse a tutti i mussulmani.
E tuttavia restiamo del parere, per quanto ingenuo ciò possa essere, che la Chiesa non dovrebbe prendere lezioni, né subire ricatti, né accettare processi da chicchessia, tanto più in materie che non riguardano la fede, bensì le opinioni storiche e politiche personali. Gli eventi degli ultimi sei anni, dal conclave del 2013 a oggi, mostrano ancor più l’ingenuità di una tale convinzione, perché la “chiesa” del signor Bergoglio ha introiettato quasi tutte le idee politiche della sinistra, mentre ha rigettato come “non cattoliche” tutte quelle di diversa provenienza: tanto è vero che preti di sinistra come don Luigi Ciotti, che è un grande amico personale di Bergoglio (con il quale si danno reciprocamente del tu) può dichiarare tranquillamente che il Congresso mondiale sulla Famiglia di Verona, di fine marzo 2019, è “una disgrazia” nonché “una vergogna” e ciò non scandalizza nessuno; così pure, Famiglia Cristiana può dedicare una copertina ad anatemizzare il ministro Salvini, reo di aver deciso la chiusura dei porti ai cosiddetti migranti, con la scritta Vade retro Salvini; ma se un sacerdote o un fedele laico esprimono, legittimamente, idee di segno opposto, riguardo alla famiglia o riguardo ai migranti, subito si scatena un fuoco di fila della Chiesa progressista e modernista, subito scattano i provvedimenti punitivi (vedi i francescani dell’Immacolata) o addirittura le scomuniche (vedi il caso di don Minutella).




Il caso Williamson fu una manovra diretta contro la Chiesa cattolica, per colpirla nella sua credibilità e metterla in cattiva luce con il tema del negazionismo. In effetti, fra la scomunica dei vescovi lefebvriani e le personali opinioni storiche di monsignor Williamson non esisteva alcun collegamento esplicito; eppure, all’epoca, nessuno lo fece notare, anzi quasi tutti i mezzi d’informazione accusarono non solo Williamson di negazionismo, ma anche Benedetto XVI di connivenza con il negazionismo!



Nondimeno, su un punto siamo giunti a modificare la nostra convinzione iniziale: e cioè sul fatto che la questione dell’Olocausto riguardi solo le private opinioni dei cattolici, e non coinvolga, di per sé, alcuna questione di fede. E abbiamo rivisto la nostra idea iniziale per questa ragione: ci siamo accorti come le due cose sono effettivamente legate, non per una arbitraria contaminazione fra la sfera delle opinioni private e quella del Credo cattolico, ma perché il legame esiste oggettivamente, in quanto la religione olocaustica, che qualcuno sta imponendo al mondo intero, e quindi anche alla Chiesa cattolica, rischia di oscurare l’idea della Verità, così come un cattolico l’ha appresa dal Vangelo, l’ha udita ripetere dal Magistero per millenovecento anni (cioè fino al Vaticano II) e non può non sentirla, nell’intimo della sua coscienza, come una questione decisiva afferente proprio la sua fede.
In altre parole: se è vero che qualcuno vuole imporre all’intera umanità la religione dei Sei Milioni di morti ammazzati nelle camere a gas, e che quello è stato il Male Assoluto, e che a commetterlo sono stati dei cristiani, o comunque degli aguzzini provenienti dalla cultura cristiana europea, e che i cristiani, e specialmente i cattolici, si sono girati dall’altra parte per non vedere e non udire il crimine orrendo che avveniva in quegli anni, allora la fede cattolica è investita direttamente.
Per il cattolico esiste una sola religione vera, la sua, e tutte le altre sono false religioni: questa non è arroganza, ma è coerenza logica. E se la religione dei Sei Milioni è vera, allora non è più vero il cattolicesimo, perché alla base del cattolicesimo c’è l’affermazione di Gesù Cristo: Io sono la via, la verità e la vita; e ancora: Nessuno può venire al Padre, se non per mezzo di me. Ma se non sono morti sei milioni di ebrei, allora la religione dell’Olocausto è falsa; e se è falsa, un cattolico non la può accettare, perché sta scritto: Io sono il tuo Dio; non avrai altro Dio all’infuori di me.

Qualcuno potrebbe obiettare che parlare di una religione dell’Olocausto è eccessivo. A costui, se è in buona fede, domandiamo: quale altra religione pretende che tutti si scoprano la testa, che tutti si sentano e si dichiarino colpevoli, e che tutti s’inginocchino davanti alle sue vittime, ai suoi martiri, se non questa? E quale altra religione pretende di trascinare in origine, di multare e di gettare in prigione, dietro le sbarre (come è accaduto allo storico inglese David Irving) colui che la mette in dubbio, anche solo in parte, se non questa? E quale altra religione esige scuse, precisazioni, giustificazioni, nel caso qualcuno la offenda anche solo minimamente, involontariamente e indirettamente, come è accaduto a Benedetto XVI, se non questa?
Perché le scuse all'islam, peraltro assolutamente non dovute, dopo il discorso di Ratisbona, Benedetto XVI ha potuto anche non farle; ma il caso Williamson lo ha costretto a profondersi in dichiarazioni di condanna dell’antisemitismo (e che c’entrava l’antisemitismo?), mentre il portavoce del papa, padre Federico Lombardi, ha detto alla Radio Vaticana che chi nega il fatto della Shoah non sa nulla né del mistero di Dio né della croce di Cristo. Il che significa porre il cattolicesimo sotto la supervisione di un potere morale estraneo alla Chiesa, e cioè l’Olocausto, trasformato da evento storico, sul quale si può discutere come di ogni altro evento storico, a religione suprema, intangibile, infallibile e non giudicabile da alcuno, cui ogni altra istituzione umana si deve inchinare.




La religione olocaustica, che qualcuno sta imponendo al mondo intero, e quindi anche alla Chiesa cattolica, rischia di oscurare l’idea della Verità, così come un cattolico l’ha appresa dal Vangelo, l’ha udita ripetere dal Magistero per millenovecento anni (cioè fino al Vaticano II)! Per il cattolico esiste una sola religione vera, la sua, e tutte le altre sono false religioni: questa non è arroganza, ma è coerenza logica. E se la religione dei Sei Milioni è vera, allora non è più vero il cattolicesimo!


La breccia era stata aperta dai documenti relativisti del Concilio, come Nostra Aetate e Dignitatis Humanae, e da una serie di affermazioni, prima, un po’ incerte, di Paolo VI, poi, sempre più decise, di Giovanni Paolo II e dello stesso Benedetto XVI (per non parlare di Bergoglio) secondo le quali gli ebrei non necessitano della conversione a Gesù Cristo, perché l’Antica Alleanza è sempre valida e quindi la porta della verità e della salvezza è spalancata per coloro che non hanno mai mostrato pentimento per la crocefissione di Gesù Cristo (eseguita dai Romani, ma voluta dai loro capi religiosi), non hanno mai accettato di vedere in lui il Messia, e non hanno mai accolto il suo Vangelo, che sostituisce alla legge del taglione la legge dell’amore e del perdono.

Chi oserebbe parlare, oggi, della necessità della conversione degli ebrei? Perfino di santa Edith Stein, santa Teresa Benedetta della Croce, si parla con un certo imbarazzo da parte dei cattolici, sempre per timore di offendere i suscettibili “fratelli maggiori”, perché lei, ebrea, si era convertita al cattolicesimo e si era fatta carmelitana scalza: eppure, anche lei è stata una vittima dell'Olocausto. A questo punto, la questione dei Sei Milioni diventa, anche se non lo si vorrebbe, una questione dalle forti implicazioni religiose per un cattolico: è in gioco la battaglia per la verità. La verità, per il cristiano, è una ed una sola, e si identifica con Gesù Cristo.

Per monsignor Williamson (Kyrie eleison del 02/02/19) l’Olocausto:
è una vera e propria religione, che esige rispetto e sottomissione. Il suo falso dio richiede l’omaggio di adorazione, con l’incenso che bruci continuamente davanti a sé, la fiamma da accendere come allo Yad Vashem, con fiori da offrire, e lamenti rivolti al Cielo, come nei pellegrinaggi e nelle processioni ad Auschwitz e altrove, con la gente che deve battersi il petto, gridando “Mai più”. (...)

Tuttavia, non solo l’“Olocaustianità” scimmiotta il cristianesimo, ma addirittura lo capovolge: invece dell’amore, predica l’odio; invece della verità, le menzogne; invece del perdono, la vendetta talmudica; invece del rispetto per gli anziani, la caccia alle vecchie guardie dei campi; invece dello spirito di povertà, l’ottenimento dei pagamenti di riparazione; invece dell’umiltà, la spinta a dominare; invece della condivisione, la ricerca del guadagno personale; invece della carità, il ricatto; invece del rispetto per gli altri, il linciaggio; invece della quiete e della discrezione, la pubblicità e le chiassose accuse nei media; invece della sconfinata giustizia di Dio, la sfacciata ingiustizia dei conquistatori che si pongono come giudici dei vinti, e così via.




Monsignor Richard Williamson condannato per negazionismo. In Germania, come in diversi altri Paesi, negare che sei milioni di ebrei siano morti nelle camere a gas equivale a un crimine, punibile a termini di legge, anche con tre anni di carcere.


E ancora monsignor Willliamson, dopo la sentenza della Corte europea (Kirie eleison del 23/03/2019):
In Germania come in molti paesi di oggi, non è più la verità ad essere la misura degli interessi privati, ma sono certi interessi privati che sono diventati la misura della verità.

Ma come è possibile che la verità sia stata detronizzata? Al pari dello stesso Onnipotente Iddio, la Verità o è il Numero Uno, o è niente. Dio stesso può essere solo il Numero Uno, perché è il Creatore infinitamente superiore a tutta la Sua Creazione. La Verità è la Numero Uno perché, se la definiamo come l’adeguamento della mente alla realtà, ogni sua diminuzione o contraddizione, ogni preferenza di una non-verità alla verità che questa non-verità nega, equivale ad una corrispondente perdita di presa della mia mente sulla realtà, e quindi ad un minore o maggiore scivolamento di tutto me stesso nella fantasia e nelle menzogne. Quindi è ovvio che nelle leggi e nei tribunali di qualsiasi nazione, la verità è di primaria importanza. Non si dichiara infatti in ogni normale tribunale: “giuro di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità”? (...)
 Ora i politici e i loro interessi privati in qualche maniera possono imporre la verità, ma la verità è di tale forza universale che solo con grande difficoltà può essere soppressa del tutto. (...)
 Quindi, con le leggi che proibiscono di dire la verità, ogni Stato è costruito sulla sabbia.




Un tema talmente delicato, che nessuno osa maneggiarlo? Perché i 6 milioni sono una “Religione”? Quale altra religione pretende che tutti si scoprano la testa, che tutti si sentano e si dichiarino colpevoli, e che tutti s’inginocchino davanti alle sue vittime, ai suoi martiri? E quale altra religione pretende di trascinare in origine, di multare e di gettare in prigione, dietro le sbarre colui che la mette in dubbio, anche solo in parte?


Che altro dire? Ci rendiamo perfettamente conto della estrema delicatezza del tema. Talmente delicato, che nessuno osa maneggiarlo con indipendenza di giudizio, temendo di scottarsi le dita, e non solo quelle; mentre quasi tutti si sottomettono al rito di umiliazione di dichiarare preventivamente la loro adesione piena e totale alla religione dei Sei Milioni.
Noi non vogliamo entrare nel merito della questione storica, né sulla cifra delle vittime, vittime che certamente ci furono, e che subirono un destino inumano, né sulla vexata quaestio delle camere a gas. Comodo, dirà qualcuno. Niente affatto. Di queste cose abbiamo già parlato, ma in altra sede. Qui parliamo della fede cattolica, e il principio che stiamo sostenendo, e che qualunque papa, qualunque sacerdote, qualunque giornale o rivista cattolica avrebbero pienamente condiviso e sostenuto, prima del Concilio Vaticano II (e anche da ciò si giudichi se il Concilio è stato, oppure no, una rivoluzione all’interno della Chiesa), è che nessun giudizio afferente a questioni storiche deve subordinare a sé la fede in Gesù Cristo, unico Redentore e Salvatore, unico Maestro e Guida, sola Verità e unico Dio nel sublime mistero della Santissima Trinità. In nome di tale principio, e non di una discussione storica - che, come tutte le discussioni storiche, tocca le cose umane e non già le divine - respingiamo l’idea che il cristiano, per avere il diritto di esistere e di parlare, e anche di esprimere delle opinioni personali che non toccano materie di fede, debba preventivamente sottomettersi alla Religione dell’Olocausto, accettandone tutti i dogmi, primo fra tutti quello che inibisce qualsiasi discussione storica  relativamente alla sorte degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.
Oppure i Sei Milioni sono diventati un articolo di fede del Credo cattolico?
A noi non risulta; a qualcun altro, sì?




marzo 2019
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