Solo la dottrina può “unire”


Articolo pubblicato dal sito americano Psalm 129





Si è appena conclusa la tanto attesa discussione [18 marzo 2019] tra Michael Matt [direttore del giornale americano The Remnant] e Taylor Marshall (sostenitore della Fraternità San Pietro), sul tema “Unire i gruppi”.
Si veda il filmato: https://www.youtube.com/watch?time_continue=4&v=RcMdpdBY2YQ

Tra le altre cose, i due hanno parlato della necessità che i “tradizionalisti” smettano di litigare tra loro e rivolgano la loro ira contro il Papa. In sostanza, la Fraternità San Pio X (FSSPX), la Fraternità San Pietro (FSSP), l’Istituto Cristo Re (ICR), ecc. dovrebbero “unirsi” nell’opposizione a Francesco.

(non è stato detto se anche Mons. Williamson e la Resistenza dovrebbero unirsi a questo progetto).

Matt si preoccupa anche di non voler rimanere “solo” nella lotta per la Tradizione. Marshall ha espresso il desiderio che ci sia “un esercito” di cattolici tradizionali e che si voglia “far rivivere” la cultura cattolica invece di pensare che il mondo stia per finire.

(domanda: Ma questo può essere fatto senza la consacrazione della Russia?)

I due hanno poi parlato di come i cattolici della FSSPX e della FSSP non dovrebbero chiedere ai loro sacerdoti se possono andare alle Messe degli altri gruppi. “Devono andare e basta!” è sembrata essere la loro opinione. Tutti i tradizionalisti poi dovrebbero andare in pellegrinaggio insieme; e Matt ha aggiunto che dovrebbero riconoscere che fanno parte di un tutto unico. La FSSPX e la FSSP rientrerebbero “entrambe” nel piano della divina Provvidenza.

Due considerazioni

La prima: l’opposizione a qualcosa non è sufficiente perché le anime si “uniscano”. L’unica cosa che unisce, nel senso più vero, è la dottrina. Quello che Marshall e Matt propongono è un’unità senza dottrina. Si tratta in realtà di un ecumenismo tradizionalista, anche se Matt rifiuta questa espressione.
I cattolici liberali come John Courtney Murray hanno già sperimentato il concetto di “unire contro” il Vaticano II. Murray pensava perfino che i protestanti conservatori e gli Ebrei fossero alleati della Chiesa e potessero aiutare a scongiurare il secolarismo. In altre parole, “unire i gruppi contro l’ateismo”.
Come è andata a finire? La Chiesa ha finito col limare i suoi insegnamenti e ora non vuole nemmeno convertire i non cattolici, mentre il secolarismo è cresciuto a passi da gigante.
Se solo la Chiesa rimanesse fedele ai suoi insegnamenti su Cristo Re, le cose sarebbero diverse.
Allo stesso modo, anche l’“unire i gruppi” contro Francesco, auspicato da Marshall e da Matt, fallirà, poiché esso non si basa sulla verità di cosa sia il Vaticano II, di cosa sia la “Forma straordinaria della Messa”, ecc. Se la FSSPX seguisse questa proposta (come ha fatto in questi ultimi anni con la sua nota partecipazione alla Catholic Identity Conference, nel 2015), continuerebbe a smentire le sue precedenti dure critiche.
Come avvertì il Sant’Uffizio negli anni ‘40, si arriverebbe all’“irenismo”, se non ci siamo già.
Quello che è stato proposto in questo incontro col messaggio di Matt di “unire i gruppi” non è altro che un ripetersi della storia, con la differenza che adesso sarebbero i gruppi tradizionali a dover adottare la strategia di don Murray, che a sua volta l’aveva copiata dal movimento del Sillon dei primi del XX secolo.



Catholic Identity Conference, 2018

La seconda: questa unità senza dottrina si tradurrebbe inevitabilmente in un cattolicesimo senza principi. Per esempio, la posizione della FSSPX è sempre stata che la “Forma Straordinaria della Messa” è fondamentalmente un’espressione inventata di sana pianta, che il Vaticano II è una rottura con il passato, che Dignitatis Humanae (DH) è una rottura con gli insegnamenti tradizionali della Chiesa. Di contro, la FSSP crede nella “Forma Straordinaria” della Messa, crede che il Vaticano II possa essere letto in continuità con il passato, e che il DH sia stato uno “sviluppo” dell’insegnamento del passato.
Matt e Marshall stanno sostanzialmente dicendo ai cattolici che niente di tutto questo conta. La causa superiore dell’“unità” supererebbe queste “piccole” dispute. I sostenitori della FSSPX dovrebbero mescolarsi agli altri, partecipare alle stesse conferenze, andare insieme in pellegrinaggio e assistere a Messe celebrate dai sacerdoti di FSSP, i quali credono a cose a cui essi non credono.

Un’altra domanda: I principi hanno ancora importanza? Questo sgangherato ragionamento riflette il desiderio di Matt (forse per la stanchezza) di non essere “solo” nella lotta.
Ma non bisogna dimenticare che il cattolicesimo ha sempre tenuto al primo posto i principi (e la giusta ragione) e si è sempre preoccupato di vivere nella verità a prescindere dai numeri.
Nel suo libro Il liberalismo è peccato, Don Salvany dice che sarebbe meglio avere un piccolo gruppo di uomini estremamente ferventi e devoti piuttosto che un grande esercito composto da uomini caldi e freddi. Il diavolo disse a Sant’Alfonso che se ci fossero stati altri due come lui, il mondo intero sarebbe sfuggito al suo controllo.
Perché Matt è così preoccupato di essere solo o di non avere un gran numero di cattolici che combattono con lui?
D’altra parte, basta riflettere per un momento su come sarebbe il mondo (e la Chiesa) se ci fossero in giro molti altri Monsignor Williamson o se l’intera Tradizione si unisse intorno alla Resistenza; invece di questo miscuglio di cattolici auspicato da Matt e Marshall, i quali, come Pietro con Cristo, seguono Mons. Lefebvre da lontano, sbirciando di tanto in tanto per vedere cosa stia succedendo, ma evitando di seguirne le orme.

E’ strano che Matt, Marshall e altri come Chris Ferrara smettano di guardare alla crisi nella Chiesa e di valutare dove si trovi la soluzione. Matt è stato cresimato da Mons. Lefevbre eppure oggi assiste ad una Messa diocesana. Oggi, questa sorta di arresto spirituale è fin troppo comune. Oggi, gli uomini si rendono conto della crisi, cominciano ad assistere alla Messa locale in latino, poi magari incominciano ad andare alla FSSP, e poi smettono di pensare. Smettono di applicare i principi che li hanno condotti dove sono e si accontentano. Se continuassero a pensare, finirebbero col ritrovarsi nel campo della Resistenza, la quale comprende chiaramente che Dio non è diviso, che ha suscitato Mons. Lefebvre in questi tempi e che il messaggio di Mons. Lefebvre (trasmesso oggi dalla Resistenza) è ciò intorno a cui si devono unire tutti i tradizionalisti.

Dio non è contento della moltitudine di gruppi “tradizionali”. Egli ha suscitato un santo perché noi lo seguissimo in questi tempi. Gli altri gruppi (FSSP, ecc.) sono creazioni di uomini minori. Se coloro che seguono questi gruppi vogliono veramente andare dove c’è la Provvidenza di Dio, devono unirsi attorno a Mons. Lefebvre e a coloro che continuano oggi la sua lotta: Mons. Williamson, Mons. Faure, Mons. Aquinas e Mons. Zendejas.




Mons. Gerardo Zendejas, Mons. Jean Michel Faure,
Mons. Richard Williamson, Mons. Tomás de Aquino
Fatima 28 ottobre 2017
 



marzo 2019
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