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Quando il sangue dei martiri bagnò il suolo spagnolo Intervista a Mons. Cárcel Ortí
sui martiri della Guerra Civile Spagnola Condotta da Wlodzimierz Redzioch Pubblicata sul sito In Terris
L'intervista integrale è stata pubblicata sul settimanale polacco Niedzela In questo aprile 2019
ricorrono gli ottant'anni della fine della Guerra Civile Spagnola, che
segnò un momento cruciale della lotta contro il comunismo che,
tra le due Guerre Mondiali, tentò di sovietizzare l'Europa,
grazie a Dio senza riuscirci. Presentazione di In Terris
Ottant’anni fa, con la fine della Guerra civile spagnola terminava
anche la persecuzione religiosa avviata con l’inizio della Seconda
Repubblica, proclamata il 14 aprile 1931. Nel contesto del conflitto
che vide fronteggiarsi, dal 1936, repubblicani e franchisti e i
rispettivi alleati, il fenomeno persecutorio raggiunse livelli mai
visti nella storia della Chiesa
spagnola e in Europa.
Il bilancio finale fu di 13 vescovi,
4.184 fra sacerdoti e
seminaristi, 2.365 religiosi, 283 suore e 4.000 mila di laici uccisi.
Secondo mons. Vicente Cárcel Ortí, storico spagnolo che da 50 anni è a Roma, l’analisi successiva al lungo inverno “franchista” ha finito per riabilitare, sino a mitizzare, il periodo repubblicano. Una pagina della storia iberica, sostiene, non meno vergognosa, visto che la Repubblica, più volte, sembrò agire come longa manus dello stalinismo sovietico. ![]() La Spagna del XX secolo è diventata
la terra di martiri della fede. In che contesto ideologico e politico
si è arrivati alla persecuzione religiosa?
E’ un lento processo che comincia
nel secolo XIX con un grande movimento anticlericale. Nella Spagna di
allora la Chiesa aveva stretti legami con la monarchia, sanciti dai
concordati. In pratica il cattolicesimo era la religione di Stato,
così come l’ortodossia lo era in Grecia e Romania e
l’anglicanesimo in Inghilterra. Negli anni 20 il re Alfonso XIII
consegnò il potere al gen. Primo de Rivera, che instaurò
la dittatura militare. Il regime da un lato soppresse le
attività del parlamento, i partiti politici e i sindacati, ma
dall’altro, assicurò la sicurezza e lo sviluppo economico, tra
l’altro, con le opere pubbliche. L’economia subì, però,
un drastico stop con la grande crisi del 1929. L’anno successivo i
repubblicani - i fautori della Spagna repubblicana - vinsero le
elezioni municipali. Di conseguenza il gen. Primo de Rivera
lasciò il potere, mentre il re abbandonò il Paese. In
questa situazione le forze repubblicane, il 14 aprile 1931, presero il
potere e proclamarono la Repubblica.
Perché
fu scatenata la repressione contro la Chiesa e i suoi fedeli?
I repubblicani avevano accumulato
tanto odio verso la monarchia e tutto quello che ad essa era legato,
compresa la Chiesa. Così, una volta arrivati al potere,
cominciarono a colpire quanti consideravano loro nemici. Il primo
obiettivo, il più facile perché indifeso, era la Chiesa.
Ma mentre a livello governativo la repressione era attuata attraverso
misure legislative, in strada estremisti anarchici, socialisti e
comunisti avevano cominciato ad esercitare violenza contro le persone e
le cose.
A quale tipo di persecuzioni era sottoposta la Chiesa nel periodo repubblicano? Tra il 1931 e il 1936 vennero
adottate numerose misure contro la Chiesa e la pratica della fede
cattolica. Queste leggi miravano alla realizzazione di una concezione
radicale e antidemocratica della separazione fra religione e Stato. La
vera e propria persecuzione violenta cominciò, però, nel
1934 con i “martiri di Turón”, già canonizzati, e durante
la “Rivoluzione comunista delle Asturie”, quando furono assassinati 37
fra sacerdoti, religiosi e seminaristi e incendiate 58 chiese. Dopo il
1936 in tutte le principali città, cattedrali, comunità
religiose e parrocchie vennero prese d’assalto, saccheggiate e date
alle fiamme. Si volevano cancellare gli stessi segni della tradizione
cattolica spagnola. L’odio nei confronti della fede andò persino
oltre gli eccidi, esprimendosi in migliaia di atti sacrileghi: le ostie
consacrate venivano sparse per strada e calpestate, si pasteggiava con
le particole, le chiese erano usate come stalle, si toglievano le
pietre sacre degli altari, a preti e suore si cercava di estorcere
un’abiura sotto la minaccia delle armi. Aggiungo che le persecuzioni
iniziarono anni prima della guerra civile, per cui non si poteva
accusare la Chiesa di stare dalla parte di Franco.
La Chiesa era contraria al governo repubblicano? Sin dal primo momento i vescovi
avevano riconosciuto come legittimo il governo repubblicano. Il
problema era che le autorità repubblicane da sempre
manifestavano la loro aperta ostilità verso i cattolici. Dopo i
fatti delle Asturie, nell’estate del 1936 socialisti, comunisti ed
anarchici scatenarono la maggiore persecuzione religiosa della storia
di Spagna nel tentativo di annientare fisicamente la Chiesa cattolica,
sia le persone, sia le cose; la persecuzione durò fino
all’aprile 1939.
Franco, invece, come si comportò? Nella parte occupata dai
nazionalisti il clero non venne toccato e le chiese restarono integre.
Il martirio ebbe luogo solo nelle zone “rosse”. I repubblicani, invece,
si accanivano anche sui conventi. Nella mia diocesi, quella di
Valencia, furono abbattuti più di mille edifici sacri.
Quando sono cominciati i processi di beatificazione dei martiri spagnoli? Finita la guerra civile, nel
1939, la Santa Sede chiese di raccogliere nelle diocesi e nelle
parrocchie i dati riguardanti la persecuzione. Questi processi
cominciarono negli anni ‘40 e continuarono negli anni ‘50. Dopo furono
mandati a Roma per la fase “romana” dei processi presso la
Congregazione delle Cause dei Santi. Ma Paolo VI decise di fermare
l’iter ritenendo che fosse opportuno che passassero 50 anni da quei
fatti dolorosi. Per di più, il Papa pose una condizione: la
Spagna doveva avere un governo democratico. La prima beatificazione dei
martiri spagnoli della persecuzione religiosa fu celebrata nel 1987 da
Giovanni Paolo II, si trattava di 3 suore carmelitane di Guadalajara.
Così iniziarono le beatificazioni dei nostri martiri. Finora
sono state celebrate una ventina di cerimonie di beatificazione e
canonizzazione, alcune molto numerose, elevando agli onori degli altari
finora 1.914 persone. Mi risulta che presso la Congregazione delle
Cause dei Santi siano pendenti processi riguardanti altre 2.000 persone.
La Chiesa è stata diverse volte accusata di riaprire vecchie ferite con le beatificazioni dei martiri della guerra civile spagnola... E’ una polemica pretestuosa, che
ha una forte impronta ideologica e politica. Le vittime beatificate e
canonizzate non sono mai state definite “martiri della guerra civile”,
ma della persecuzione religiosa. Fin dalle sue origini, la Chiesa ha
reso onore a chi ha pagato col sangue la propria fede e
continuerà a farlo.
E’ possibile trasformarli in simbolo di riconsiliazione? Oggi si abusa del termine
“martire”, che nel linguaggio corrente raccoglie varie accezioni, anche
se la più genuina ed originale è quella che indica chi
soffre o muore per amore di Dio, come testimone della sua fede,
perdonando e pregando per il suo giustiziere, come Cristo sulla Croce.
Dietro i “martiri cristiani” non ci sono bandiere politiche né
ideologie: ci sono solo la fede in Dio e l’amore per il prossimo.
Queste persone non hanno fatto guerre, né le hanno fomentate,
né hanno mai preso parte a lotte tra partiti di opposta fazione.
Sono stati portatori di un messaggio eterno di pace e d’amore, che
illumina la nostra fede e alimenta la nostra speranza.
La beatificazione dei martiri della persecuzione religiosa coincide con la decisione del parlamento spagnolo di onorare le vittime del regime di Franco. Chi furono? Erano i caduti della guerra,
prima, e della repressione, dopo, che interessò i nemici
ideologici dei vincitori. Questa fase più violenta, anche se
durò poco. Contro i nemici di Franco si fecero processi di cui
rimangono gli atti. Va però chiarita una cosa: i repubblicani
non lottavano per la democrazia e la libertà ma per instaurare
un regime di tipo sovietico. Franco sosteneva che la sua fosse una
guerra contro il comunismo. In effetti, se non avesse vinto, avremmo
avuto l’unione sovietica spagnola.
La sinistra mondiale identifica, da sempre, i repubblicani spagnoli come il bene e Franco come il male... Senza l’intervento dei
nazionalisti la Chiesa sarebbe probabilmente scomparsa. Ai tempi,
però, nessuno sapeva che Franco sarebbe diventato un dittatore.
Per cui, quando alcuni ambienti esigono dalla Chiesa una richiesta di
perdono per i rapporti col regime, io dico: chiedere scusa per cosa,
per aver avuto 10mila martiri?
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aprile 2019 |