Il giro di boa della odierna
“famiglia cattolica”


di Giovanni Servodio





Conclusosi con una marcia il Congresso delle Famiglie, a Verona, sono arrivati veloci i resoconti, i bilanci e i commenti. Quello che alla vigilia sembrava essere un evento importante e unificante in difesa della famiglia intesa secondo la concezione cattolica e soprattutto secondo la concezione naturale, alla fine si è rivelato essere un evento molto modesto, povero di contenuti e divisivo.
Cos’è accaduto?
Diciamo subito che è accaduto che i relatori e gli esponenti di spicco dell’iniziativa erano, e sono, uomini del nostro tempo, come peraltro è inevitabile; solo che questa lampante realtà si è mostrata connotata dalla valenza globale di questo nostro tempo: brave persone, convinti uomini di fede eppure immersi, quasi affogati, nella marea montante che ogni giorno di più porta gli uomini lontano da Dio.
Si badi! Non stiamo dicendo che abbiamo riportato l’impressione che tanti fossero dei miscredenti, stiamo solo rilevando che discorsi e atteggiamenti sono apparsi scaturire dalla vulgata corrente, privi della connotazione specifica, e cioè cattolica, che sarebbe dovuta apparire con forza in occasione di un evento come questo, fondato sul sentito e declamato bisogno di “difendere la famiglia”.
Ci dispiace dirlo, ma proprio di questo si è trattato: di “difendere la famiglia” trascurando di sottolineare che si trattava di difendere la “famiglia cattolica”; e in tempi come i nostri, una simile trascuratezza si traduce in connivenza col nemico!

Nemico?
Sì, nemico! Perché non si può parlare di difesa se non in presenza di un’offesa, e chi offende è sempre il nemico. E ormai da quasi un secolo tutto l’apparato ufficiale del mondo odierno conduce un’offesa continua contro tutti i valori cattolici con i quali è stata edificata la Cristianità e la civiltà europea. E se è evidente che il nemico ci circonda da ogni lato, dovrebbe essere altrettanto evidente che la difesa va condotta su tutti gli spalti, senza lasciare garitte incustodite suscettibili di essere occupate dal nemico stesso.
E invece, a guardare come sono andate le cose a Verona, sembra proprio che sia accaduto questo: il nemico ha fatto capolino da dentro il bastione.

Un esempio chiarirà meglio ciò che intendiamo dire.
Leggendo qua e là, abbiamo notato il ripetersi di un concetto che, pur lasciandoci subito stupiti, ci ha fornito la chiave di lettura di quello che abbiamo pensato sia una sorta di “giro di boa” attuato dalla “famiglia cattolica” odierna.

La famiglia va anzitutto proposta… ma va anche difesa, sebbene con uno stile di rispetto per le persone che fanno altre scelte.

Il concetto contenuto in questa espressione ci ha fatto subito pensare a come si potesse difendere la famiglia manifestando rispetto per coloro che rifiutano la stessa famiglia!
La cosa in effetti è impossibile, se non a condizione di concepire la famiglia come una opzione personale o di gruppo. Ma la famiglia non è una scelta, la famiglia è una realtà naturale, senza la quale, oggettivamente non c’è neanche la società e quindi il vivere in comune di popoli, nazioni e civiltà.
E questo non lo diciamo solo in un’ottica cattolica, ma attenendoci semplicemente alla realtà naturale: senza un uomo e una donna che accomunano il loro destino terreno e mettono al mondo dei figli, che a loro volta faranno altrettanto, non può esserci un gruppo sociale e poi un popolo e poi una nazione e poi una civiltà.
Ebbene, oggi nel mondo moderno, quando si parla di famiglia ci si riferisce ad una definizione giuridica che regola a fini pratici una qualsiasi convivenza. Ma una convivenza non è una famiglia, perché anche la vita in comune in uno stesso ufficio è una convivenza, ma nessuno si sognerebbe di chiamare quell’ufficio una “famiglia”, se non in senso metaforico.
Non solo, ma oggi nel mondo moderno, si pretende di chiamare “famiglia” qualsiasi accoppiamento duale o plurale che persegue solo il fine del godimento personale o di gruppo, e respinge ogni elemento tipico e ogni finalità della famiglia, perché non ha in vista né un gruppo sociale, né un popolo, né una nazione, ed è essenzialmente un fattore di inciviltà.

Quando si parla, quindi, di “persone che fanno altre scelte”, si sta parlando di chi intende vivere rifiutando il concetto stesso di famiglia, inteso nel suo vero significato; si sta parlando di chi guarda con disprezzo la famiglia; si sta parlando di chi agisce contro la famiglia. Ed è impossibile che si possa “difendere la famiglia” senza combattere chi offende la famiglia. E non è necessario doversi trovare di fronte ad un’aggressione fisica o psicologica o declamatoria, basta trovarsi di fronte ad una aggressione concettuale, come accade oggi.
Un esempio di aggressione concettuale è dato dalla pretesa di considerare “famiglia” una coppia di omosessuali che grazie alla “scienza” e alla “legislazione” moderne possono adottare dei figli. Un altro esempio è dato dalla pretesa di considerare “famiglia” un insieme di persone che si sono sposate, hanno divorziato e si sono risposate, e via così, mettendo insieme in una sorta di calderone indistinto mariti ed ex mariti, mogli ed ex mogli, figli provenienti da ogni dove, che sono senza ascendenza ordinata e sono destinati a produrre una discendenza altrettanto disordinata.
Famiglie del genere, che non sono famiglie, potranno solo portare a popoli che non sono popoli e a nazioni che non sono nazioni, e costituiscono di fatto un tracollo della civiltà.
Basta guardarsi intorno per capirlo.

Tornado allora alla espressione che ci ha colpito, bisogna riconoscere che le “famiglie cattoliche” che si sono espresse a Verona non sono più cattoliche, almeno in termini complessivi, fatti salvi i casi singoli. E non lo sono più perché ribadire l’importanza della famiglia equivale a ribadire una verità ad un tempo naturale e cattolica; e per ribadire la verità è necessario inevitabilmente combattere l’errore, perché non è vero che la verità si afferma in forza di se stessa: la verità si afferma proponendola, praticandola e difendendola da ogni attacco diretto e indiretto, perché mentre la verità è di Dio, il diavolo istiga l’uomo a disconoscerla, a respingerla, a non praticarla e a combatterla.
E oggi tutto questo si chiama “diritti civili” e la famiglia viene detta “superata”, come se si potesse “superare” l’aria che si respira e la stessa esistenza dell’uomo.

Per ultimo, facciamo notare che quando nel corso del Congresso di Verona alcuni si sono richiamati al Magistero attuale della Chiesa, hanno confessato il convincimento che oggi la Chiesa ammodernata insegni la verità di Dio, contro ogni evidenza che ormai anche i meno provveduti hanno colto. E questo rende chiaro il perché si sia poi parlato di “rispetto delle altre scelte”, perché la Chiesa ammodernata oggi insegna che le scelte anticattoliche sarebbero legittime e degne di rispetto.

E noi? Noi continueremo a mancare di rispetto per tutto quello e per tutti quelli che, come diceva l’Apostolo, se non riconoscono Cristo che è la Verità, non sono di Dio. (Cfr. Prima Lettera di San Giovanni, cap. 4).
Meglio essere malvisti dagli uomini e dal mondo, piuttosto che essere malvisti da Dio, o anche solo essere “tiepidi”, cioè né ferventi né avversi – come i qualcuno di Verona -, perché Dio vomita dalla sua bocca i “tiepidi”. (Cfr. Apocalisse, 3, 14-16)






aprile 2019
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