LETTERA RISERVATA
DEL CARD. BASSETTI AL CAPO



Pubblicata il 4 aprile da Marco Tosatti su Stilum Curiae






Presentazione di Marco Tosatti

Cari amici nemici troll abituali e occasionali di Stilum Curiae, oggi siamo in grado di offrirvi quella che in gergo giornalistico si definisce una chicca: cioè qualche cosa di eccezionale, straordinario, fuori del comune, insomma un vero scoop. Non chiedeteci come, ma siamo giunti in possesso di una lettera che il presidente della Cei, il card. Bassetti ha inviato al Capo. Come vedrete la missiva è preceduta da una citazione d’autore. Buona lettura.


“IMPARI A FARE DIO COME SI DEVE”
(di John B. Keating)

Lettera del presidente della CEI a Nostro Signore.

A Gesù di Nazareth, Viale dell’Eternità – Regno dei Cieli – Riservata personale.

Carissimo,

sono costretto a scriverLe perché mi accorgo che, malgrado i nostri reiterati avvertimenti, la Sua azione pastorale non è in linea con le indicazioni della Neochiesa. Né posso accettare che la Sua posizione La faccia ritenere legibus solutus. Ha detto di Sé di essere mite e umile. E dunque obbedisca alle autorità che guidano la Neochiesa.

Voglio essere schietto. Lei è pervicacemente divisivo. Abbiamo cercato in tutti i modi di nascondere questa Sua imbarazzante caratteristica ma ora non è più possibile. Alcuni Suoi fedeli, retrogradi e conservatori, si fanno scudo dei Suoi gesti e delle Sue parole per rinfacciarci un nostro presunto tradimento proprio nei Suoi confronti. La cosa è ormai intollerabile ed è dunque ora di chiarirci. E di arrivare a un inevitabile compromesso.

Sfoglio i Vangeli e a ogni pagina La scopro fare affermazioni fuori misura, compiere gesti azzardati se non violenti. Non va bene, Signor mio. Non va bene affatto. Sia che Ella abbia davvero detto e fatto certe cose sia che gliele abbiano attribuite i suoi complici Matteo, Marco, Luca e Giovanni. I quali – sia detto per inciso – sono già stati segnalati alla Commissione per il Dialogo Interreligioso.

E dunque:

1) Lei non può permettersi di affermare di essere l’unica via che porta al Regno dei Cieli. Questa presunzione di unicità è inaccettabile. Si accontenti di essere una delle tante strade che portano a Dio. Con Maometto e Buddha, ad esempio. E non mi dica che messaggi diversi non possono portare allo stesso Dio. Queste infantili contestazioni non Le fanno onore. Si tenga per Sé la logica e il principio di non contraddizione. O vuole seguitare a fidarsi di quel domenicano di Aquino? O vuole seguitare  a essere “segno di contraddizione”? A promettere di mettere tutti contro tutti, ad annunciare che porterà una spada e che accenderà fuochi? Si rende conto della gravità di simili affermazioni?! L’unità, la sintesi, l’inclusione, la concordia, la comunanza: di questo si fa banditore un Dio serio! Eppure Lei ha fatto il falegname, a quanto dicono. E un falegname, unisce tra loro pezzi diversi. Con chiodi e colla. Ora: i chiodi sono troppo definitivi e lei ne ha già fatto un uso eccessivo (cfr sotto). Ma la colla va benissimo. Usi la colla. Faccia il Dio-Colla!

2)  Lei – lo accennavo – è un violento. Verbalmente e di fatto. Come si è permesso di offendere la scuola farisea con un discorso infarcito di insulti, di metafore – “sepolcri imbiancati” e roba del genere – che segnalano in Lei una volontà di rottura e di strappo con chiunque non Le dà ragione? Ma chi si crede di essere? Dio? E quando pure, mica questo Le permette di fare come Le garba. Ci vogliono discrezione, tatto, attenzione. Ad esempio: “Amici farisei, nel rispetto di ogni opzione esegetica, ritengo la vostra interpretazione della Torà troppo declinata in senso letterale”. Ecco: non sarebbe stato meglio così? Non avrebbe detto la stessa cosa senza offendere tante brave persone?
Per non parlare di quella sceneggiata al Tempio contro venditori di colombe e cambiavalute. Ma lei conosce la legge della domanda e dell’offerta? Sa quante famiglie campavano con quell’innocente commercio?

3) E veniamo alle Sue condanne senza appello. C’è sempre un appello! Si ricordi che se Lei, in quanto Dio, è buono, noi della Neochiesa siamo buonissimi. Come si è dunque permesso di condannare gli adulteri? La morale sessuale è cangiante e va proposta con discernimento. Non imposta a furia di minacce dell’inferno. È facile. Troppo facile farsi obbedire così. Lei non conosce la pastorale dell’accoglienza dei lontani. E neppure quella dei diversi. Un pedofilo è una  persona, sofferente per la sua diversità. E Lei gli consiglia addirittura di legarsi una macina al collo e di andare ad affogarsi? Ma è scandaloso, mi consenta. E Giuda? Non crederà mica al Suo prediletto Giovanni che scrive che era un ladro? Lei evidentemente ignora quali oscillazioni della coscienza hanno spinto quello sventurato ad accettare trenta denari. Forse era nel bisogno. Forse lei lo aveva a bella posta escluso dalla cerchia dei suoi intimi e quel poveretto si è sentito messo da parte. Ha provato ad avvicinarlo? A convincerlo a recedere dalle sue intenzioni? Macché: “Meglio per quell’uomo che non fosse mai nato”. Una frase imperdonabile che segnala la Sua insensibilità verso il peccatore o – meglio – verso chi inconsapevolmente sbaglia. Spero bene che, in duemila anni, avrà avuto il tempo di pentirsi di un’espressione che non Le ha fatto certo onore.

4) E arrivo a un punto molto delicato. Vede: la feconda collaborazione tra teologia e psicoanalisi ci ha convinto che Lei non solo soffriva di pulsione sadiche verso chi non la pensava come Lei ma che covava tendenze masochiste nei Suoi stessi confronti.
Diciamolo chiaramente: tutta la faccenda del Golgota, della croce Lei se l’è andata a cercare. A un sommo sacerdote che Le chiede: “Sei tu il messia, il Figlio del Dio vivente?” non si risponde a brutto muso. “Io lo sono.” Si accenna invece alla diversità di messianismi che affollavano l’Israele del Suo tempo, si porta il discorso su un piano più alto, dialettico. “Mi considero il messia ma in una dimensione puramente spirituale che comunque in nulla interferisce con il monoteismo di cui lei è custode.” Così si risponde a un sommo sacerdote! E invece niente. Lei aggiunge che sarebbe venuto sulle nuvole alla destra di Dio. Questa è stata – me lo lasci dire – una provocazione imperdonabile. E poi, a proposito di nuvole e della Sua seconda venuta: cos’è questo dire e non dire: “Verrò come un ladro.”? Un ladro? Lei ha il dovere di avvertirci! Lei non può arrivare quando Le va per giudicare da solo ogni uomo. Ci preavverta e noi nomineremo una commissione che, assieme a Lei, valuterà con discernimento le Sue scelte.

Mi avvio alla fine: mi spiace se sono stato duro in qualche passo ma, in qualità di Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, era mio dovere avvertirLa dei gravi errori in cui è caduto e che hanno dato i loro amari frutti durante il cosiddetto “Congresso delle famiglie” di Verona, durante il quale questioni difficili, complesse, problematiche, intricate come aborto, divorzio, utero in affitto, omosessualità e adozioni, sono state affrontate alla Sua maniera facilona: con un sì o con un no.
Non voglio neppure accennarLe quanto questa vicenda abbia offeso papa Francesco. Anzi: le confesserò che questa lettera l’ho scritta contro la sua volontà. “Con Quello non c’è niente da fare”, mi ha detto. Spero che non sia così.

Mi saluti Sua Madre – ma senza esagerare con i titoli per non offendere i luterani – e spero che questi righi La spingano a  riflettere e Le insegnino a fare Dio come si deve.
L’obbedienza, gentile Signor mio. L’obbedienza. È questa la virtù in cui si deve esercitare.
L’obbedienza a noi.

Gualtiero Cardinal Bassetti







aprile 2019
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