Don Giorgio Maffei
un sacerdote cattolico




Il 1 maggio 2011, presso il Priorato Madonna di Loreto, a Rimini, sacerdoti e fedeli hanno festeggiato il 90esimo compleanno del Rev. Don Giorgio Maffei, il ben noto e apprezzato sacerdote che da anni vive presso il Priorato della Fraternità San Pio X, svolgendo il suo apostolato a fianco dei sacerdoti della Fraternità.
Quest'anno, il 24 giugno 2012, Don Giorgio festeggerà i suoi 60 anni di Messa. Una vita spesa per la difesa della Santa Religione e per il mantenimento della Tradizione cattolica.
Da anni, il Reverendo accompagna, come cappellano, anche il raduno che si tiene annualmente a Civitella del Tronto, per ricordare l'eroica resistenza degli ultimi soldati delle Due Silcilie, gli ultimi combattenti italiani in nome di Dio e del Re, che fino all'estremo sacrificio hanno inteso difendere l'identità cattolica e la Fede.




Riportiamo qui di seguito, l'omelia di Don Giorgio in occasione della S. Messa del suo novantesimo compleanno.
Riportiamo, dal sito Riscossa Cristiana,  anche una nota di Pucci Cipriani, Direttore di Controrivoluzione e instancabile animatore del Movimento anti 89, in cui ricorda i suoi rapporti con Don Giorgio Maffei.


Omelia di Don Giorgio Maffei - 1 maggio 2011




Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Amen.
Sia lodato Gesù Cristo.

Ringrazio, innanzi tutto il Signore, che creandomi mi ha dato la felice possibilità di conoscere: Lui, le sue opere, le opere della creazione e della Redenzione, facendomi giungere a questa età, e ringrazio voi che vi siete ricordati di me e mi avete preparato la festa, per manifestare la vostra bontà, il vostro affetto, completandolo anche con dei graditissimi doni, molti di voi venuti anche da lontano, grazie.
Colgo l’occasione per dirvi qualcosa della mia vita, un particolare soltanto, giacché mi avete offerto questo onore, non per parlare di me, che non valgo niente, ma per rendere una testimonianza al Signore, alla Sua Provvidenza, testimonianza che sia utile alla fede di tutti, confermando e assicurando la verità di quello che ci insegna la nostra santa Religione.
Ho avuto la grazia di nascere e di crescere in una famiglia cristiana, cattolica, osservante e praticante. I miei genitori mi hanno istillato il timore di Dio e la fedeltà alla Chiesa, istruito e guidato da sacerdoti, tutti di spirito tridentino. Anche a scuola, i maestri e i professori, cattolici, in un tempo in cui anche politicamente la religione era rispettata e c’era ordine sociale.
La mia formazione cristiana aveva perciò un buon fondamento e porterà i suoi frutti quando capirò, un giorno, cosa significa essere veramente seguaci di Gesù Cristo. Infatti, nonostante i buoni fondamenti cristiani, la natura umana risentiva le conseguenze della caduta originale, e pur restando fedele ai principali doveri religiosi, debbo dire che il mio cuore era rivolto più al mondo che a Dio.
Mi accorgerò, un giorno, che mia religiosità era più un’infarinatura esteriore che non una sostanziale formazione spirituale; anzi il periodo che arriva fino a quel giorno io lo chiamo, per me, tempo delle tenebre. Tempo della luce, invece, il periodo che comincia da quel beato giorno, all’età di 22 anni.
Il Signore, nonostante le mie infedeltà, non ha mai cessato di assistermi. Allora, non me ne accorgevo, ma l’ho ben capito più tardi: che il Signore, anche nel tempo delle tenebre, era vicino a me e pensava a me, quando io ero ancora lontano da Lui e pensavo tutt’altro che a Lui.
Credo che questa sia una regola, però, che vale, non solo per me, ma che valga per tutti. Però, con me il Signore è stato di una benevolenza e di una misericordia veramente grande.
Come il Signore me l’ha fatto sperimentare e capire? Agendo in una maniera del tutto diversa da quella che si usa al mondo, da quella che è concepita dal mondo, guidandomi passo a passo contro la mia volontà. Il mondo pensa di essere felice quando può fare e ottenere quello che vuole, il Signore usa, con alcuni, il sistema del tutto contrario: fa trovare la via giusta sconvolgendo piani e ideali, affinché la fiducia sia riposta in Lui e non in se stessi o negli eventi favorevoli naturali.
Con me il Signore ha fatto così. Sono stato contrariato nei miei progetti e propositi di vita, rimanendo lì per lì deluso e addolorato, ma in seguito, toccando con mano, facendo felice esperienza, che Dio aveva ragione e mi aveva impedito un ideale per farmene trovare e seguire un altro migliore.
Faccio un esempio. Fin da ragazzo sognavo di fare la carriera militare. Chissà… la divisa, la vita all’aria aperta, le armi, la fantasia giovanile di qualche successo… tutto esercitava un fascino su di me, costituendo l’ideale da raggiungere. Terminati gli studi delle classi superiori, non lasciai i libri, ma mi preparai con impegno per superare il concorso di ammissione all’Accademia. Sennonché, il primo giorno che mi presentai per l’esame medico fui trovato inabile al servizio militare. Mi dissero, per un difetto all’udito. Crollato, per una sciocchezza, il sogno che nutrivo da anni. Però, dopo pochi mesi, si era nel 1941, l’Italia era già in guerra da un anno, ricevetti la cartolina di chiamata sotto le armi. Questa volta fui ritenuto sanissimo, anche nelle orecchie, e fui arruolato. Ma andai volentieri, perché avevo ancora la fissazione della carriera militare e speravo di arrivarci per questa via. Ma, ahimè, in servizio ho constatato che io non ero per nulla fatto per la vita militare, ne ero completamente negato. Se fossi riuscito in quello che avevo tanto sognato avrei fatto un buco nell’acqua. L’essere stato respinto dall’Accademia, che avevo ritenuto una sventura, riconobbi che invece era stata una fortuna, una grazia del Signore, a parte la mia futura vocazione, diretta a guerre e a battaglie ben più importanti. Vocazione a cui allora, però, non pensavo neanche lontanamente. Ma certamente ci pensava il Signore. Anzi, fu un periodo, quello, trascorso sotto le armi, praticamente per tutta la durata della guerra, alquanto disagiato e penoso. Avrei fatto qualunque mestiere, qualunque cosa, pur di tornare a casa alla vita civile. Riflettevo, fra me, tante cose che avrei voluto fare: questo, quello, quell’altro. Tutto avrei voluto fare, tranne il prete. Non perché fossi contrario alla religione, ma perché ero ben lontano dal pensare a questa vocazione. Il Signore troverà la via per farmi prendere proprio questa strada e lasciare tutte le altre.
Fui congedato quando la guerra stava per finire. Ma è stato il momento più funesto per il nostro paese: pericoli di bombardamenti aerei a tappeto, pericoli da parte dei tedeschi che razziavano le abitazioni in cerca soprattutto di viveri e deportavano uomini per lavoro forzato in Germania, pericoli di partigiani, sia fascisti che comunisti. Bisognava stare nascosti. Lontano dalla città, nella villa di famiglia, in campagna, mi sentivo abbastanza sicuro. Nell’ozio forzato facevo i miei programmi per l’avvenire, appena terminata la guerra, programmi onesti, ma sempre di mondo: terminerò gli studi universitari, resterò in campagna ad amministrare le terre di famiglia, mi sposerò e formerò una famiglia. Programma naturale, normale di ogni giovane. Ma il Signore aveva fatto per me un altro programma.
Dal mio buon parroco ricevetti libri, libri spirituali, naturalmente, che leggevo con interesse, ma il colpo di grazia fu quando, tra le mani, ebbi un libretto che parlava del Rosario, e delle promesse fatte dalla Madonna a chi l’avesse recitato devotamente. Credetti e mi ci provai. Da quel momenti mi sentii trasformato. La preghiera, soprattutto la recita del Santo Rosario, la Messa, la Comunione, la lettura di libri spirituali, lo studio e la meditazione delle verità eterne, mi teneva occupato per tutta la giornata. Cui il Signore aggiungeva una gioia indescrivibile, da farmi dimenticare ogni altro piacere di questo mondo, tanto da cambiare completamente il mio programma di vita. Macché università, macché amministrazione delle campagne, macché matrimonio. Se voglio continuare la via spirituale intrapresa, debbo interamente consacrarmi al Signore.
Così è nata la mia vocazione. Il Signore mi ha attirato con la sua dolcezza. Poco tempo prima, avevo detto: farei tutto, tranne che il prete. Ora dico: rinuncio a tutto per farmi prete. Sono entrato in un monastero. Dicevo, mi consacrerò al Signore, ma solo entrando in un monastero, non come sacerdote diocesano. Sì, sono entrato, ma nonostante il mio fisico robustissimo, mi sono ammalato e sono dovuto uscirne. In seguito, feci altri tentativi, ma tutti fallirono. Mi accorgerò, più tardi, che non ero fatto per la vita monastica, come non ero fatto per la vita militare. E poi, con la generale impressionante decadenza degli ordini religiosi, come mi sarei trovato se fossi rimasto? Fu provvidenziale anche questo fallimento. Sarò perciò sacerdote diocesano, però non andrò mai parroco… chissà, avevo un certo terrore della parrocchia, mi sentivo incapace. Dopo una decina di anni, il mio vescovo mi chiamò e mi espose la situazione di una parrocchia rimasta priva del pastore e mi chiese se vi fossi andato. Obbedii …andai un po’ trepidante, ma presto mi accorsi che quello era proprio il mio posto, che la mia vocazione si perfezionava proprio lì. Ancora una volta il Signore mi convinceva che conviene lasciar fare a Lui.
Ma tutto finisce. Dopo 25 anni di esperienza parrocchiale, nel 1980, il vescovo mi chiamò per darmi l’incarico alla Certosa, l’unico posto oggi accettabile dopo i cambiamenti e le novità introdotte nella Chiesa conciliare. Poi anche lì, la corruzione religiosa era penetrata, per esempio, con la sacrilega pratica della Comunione sulla mano, che io non ho mai osservato, ma la sua diffusione si era talmente estesa che il rifiuto dava luogo a scene disgustose. Perciò bisognava cambiare. Dopo 16 anni, sentivo il bisogno di cambiare. Ma dove andare, se non c’era più un posto sano in cui rifugiarsi?
Il Signore me l’ha fatto trovare nella Fraternità San Pio X: al Priorato Madonna di Loreto, ambiente ancora cattolico, coi suoi ottimi sacerdoti, con le sue ottime suore, coi suoi ottimi frequentatori… meglio di così!
La Provvidenza è stata molto benigna verso di me. Non voglio dire che sia stato sempre tutto liscio e piano, specialmente in parrocchia e in Certosa, non sono mancate afflizioni, amarezze e dispiaceri, ma fanno parte anche queste della vocazione. Il Signore provvede e dispone tutto per il bene, anche là dove c’è da piangere, e se non ci se ne accorge subito, lo si può sperimentare in seguito. Per questo posso rendere testimonianza della verità di tutte le parole del Signore, non solo per fede, ma anche per esperienza personale, invitando tutti a confidare in Dio e a rallegrarsi sempre in Lui, come dice nelle Scritture Sacre: metti la tua gioia nel Signore ed Egli ti darà ciò che il tuo cuore desidera, affida al Signore la tua via e spera in Lui, sarà Lui che farà tutto, getta nel Signore ogni tua sollecitudine ed Egli vi provvederà.
Ora, ho quasi terminato il mio corso: cursum consummavi, fidem servavi.
Per grazia di Dio ho conservato la Fede, la Fede della mia giovinezza, la Fede della mia nascita spirituale, la Fede della mia vocazione, la Fede della Chiesa, della Chiesa tradizionale, custodita incorrotta nella Fraternità San Pio X e nelle istituzioni tradizionaliste che il Signore mi ha fatto conoscere e frequentare.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Sia lodato Gesù Cristo.


Nota di Pucci Cipriani



Civitella del Tronto - Raduno 2011

Da quarant’anni ci rechiamo a Civitella del Tronto e da oltre vent’anni ho l’onere, ma soprattutto l’onore, di organizzare i Convegni della “Fedelissima”… Salire ogni anno alla Rocca dove i soldati, nonostante il tradimento degli alti gradi dell’Esercito del Sud, nonostante l’impazzar della Rivoluzione, scrissero la più bella pagina di eroismo e di fedeltà a un Regno cattolico e al legittimo sovrano Francesco II (Dio guardi!), rappresenta per noi sempre una grande emozione.

Ma, con il passare del tempo, c’era anche un altro rischio: trasformare i nostri convegni della Tradizione in una sorta di rievocazione folkloristica, di kermesse nostalgica. E c’era anche il pericolo di consegnare questa continuità d’onore nelle mani di personaggi che ne avrebbero snaturato il fine.

Abbiamo sempre guardato al futuro con i piedi ben piantati in terra, abbiamo avuto la grazia di poter celebrare la S. Messa della Chiesa, la Messa di sempre … e questo ci ha permesso di tenere dritta la barra. Fedeltà alla Tradizione e alla Chiesa di sempre, ai romani pontefici, che sono, appunto, un ponte di continuità dell’insegnamento perenne della Chiesa. E questo lo dobbiamo anche al nostro caro cappellano, il M. R. Don Giorgio Maffei, un teologo, un uomo d’Iddio, un grande amico che, negli ultimi vent’anni ha sempre seguito i nostri convegni.

Il culmine dei nostri convegni non è rappresentato dagli “atti” dottrinali, dove le più belle intelligenze della Tradizione portano il loro contributo, non è rappresentato dagli “alzabandiera”, sempre commoventi, sempre entusiasmanti, ma è rappresentato dalla celebrazione della Santa Messa, con la quale si rinnova il Sacrificio del nostro Salvatore.

Senza la Santa Messa vano sarebbe il nostro parlare: ci agiteremmo invano come api in un bugno!

Si, i nostri convegni si aprono e si chiudono con il Sacrificio Divino del Cristo, con la “Via Crucis” per le strade del paese … il sacrificio di chi ci ha preceduto, altrimenti non avrebbe senso. Si difende un Regno cattolico, si ricorda un regno cattolico con gli occhi a un Regno che non avrà mai fine.

Per questo ogni anno a Civitella del Tronto (l’appuntamento del prossimo anno è già fissato per il venerdì, sabato e domenica della seconda settimana di marzo!) si rinnova il miracolo, per questo ogni anno a Civitella ci ritroviamo in tanti, cameratescamente, uniti da un vincolo sacro di fedeltà e di onore.

Dopo vent’anni, anche se don Giorgio Maffei sarà sempre vicino a noi, sempre pronto ad ascoltarci, ad aiutarci e, soprattutto, a ricordarci nel “Memento” della Messa, sarà forse costretto a lasciare (in buone mani) la “cappellaneria”, ma rimarrà sempre in mezzo a noi, come vent’anni fa, allorchè ci incontrammo e insieme abbiamo percorso un arco di vent’anni della nostra vita nel nome della Santa Tradizione.

Domenica 24 giugno a Rimini presso il priorato “Madonna di Loreto” (Via Mavoncello n. 25) sarà festeggiato il sessantesimo anniversario della Messa di don Giorgio Maffei, e festeggeremo così anche i vent’anni che ha trascorso con noi a Civitella.

Ancora una volta la mattina della domenica 24 giugno alle 10,30, presso la Chiesa del priorato “Madonna di Loreto”, don Giorgio celebrerà per noi la Santa Messa e a noi rivolgerà le sue parole che riescono a toccare il cuore. Dobbiamo, cari amici, incontrarci ancora una volta per amore della Tradizione e per amore e fedeltà a don Giorgio.

Ancora una volta saremo lì, i vivi e i morti, a ripetere al nostro cappellano il nostro grido di battaglia: “Viva Cristo Re, viva la Tradizione!” e “etiam si omnes, ego non” … NON MI ARRENDO!



Civitella del Tronto - Raduno 2011
S. Messa celebrata da Don Giorgio Maffei




giugno 2012

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