Ora, il Card. Bassetti si dimetta!


di Giorgio Spallone


Questo intervento dell'Avv. Giorgio Spallone
è stato pubblicato da Marco Tosatti su Stilum Curiae il 27 maggio 2019






E’ buona e doverosa consuetudine, all’esito di una tornata elettorale, che il capo di un partito che ne sia uscito pesantemente sconfitto rassegni le dimissioni.

Questo ritengo debba fare il Card. Gualtiero Bassetti: dimettersi dalla Presidenza della CEI.

Il partito del Card. Bassetti, cioè a dire: il Partito dei cattolici, rectius il Partito dei “suoi” cattolici, è uscito clamorosamente sconfitto dalle votazioni di ieri.

E non solo e non già perché il principale avversario del Card. Bassetti e del suo Partito, cioè a dire la Lega di Matteo Salvini, ha vinto, quanto perché il programma del Partito del Card. Bassetti è stato respinto dagli elettori.

Il programma del Partito del Card. Bassetti era incentrato su di un unico tema: non già l’accoglienza, bensì l’immigrazionismo incontrollato, scevro da qualunque interesse alla difesa del territorio, dell’identità dell’Italia e degli italiani e delle radici cristiane del nostro Paese.

Questo programma vedeva, poi, un non meno importante e significativo capitolo omissivo: il silenzio deliberato ed assoluto sui temi etici di tutela della vita – dalla sua nascita al suo termine naturale – e della famiglia naturale, fondata sul matrimonio fra un uomo ed una donna.

Questo capitolo è stato esplicitato, durante la campagna elettorale, con i silenzi, sintomatici ed inequivocabilmente deliberati, rispetto a due eventi di portata, per l’appunto, europea: il Congresso Mondiale delle Famiglie del marzo scorso a Verona e la Marcia Nazionale per la Vita di pochi giorni fa a Roma.

Tali eventi che, in altre epoche, avrebbero riscosso il sostegno entusiasta delle gerarchie ecclesiali, hanno trovato nelle gerarchie stesse e, segnatamente, nel Partito del Card. Bassetti tra i più fieri avversari.

Banalmente. Il silenzio di chi dovrebbe parlare è più eloquente delle tante parole spese, peraltro falsamente, secondo copione dai vessilliferi di quell’ideologia radicale e del politicamente corretto, imperante molto sui media e molto meno nel paese reale.

Sempre in termini politici, il Card. Bassetti, oltre alla sconfitta del suo personale Partito, ha condotto la Conferenza Episcopale Italiana, come si dice, “a sbattere”, cioè a dire: a dover prendere atto della distanza siderale fra le dottrine politiche di, grazie a Dio, non tutti i propri componenti e, non già il “mondo cattolico”, bensì il Popolo di Dio.

Popolo che richiederebbe, invece, ai Pastori, di sentirsi dire: di Dio e della Santissima Trinità.

Così come il Card. Bassetti da Presidente della CEI, dal loro seggio politico devono dimettersi anche tutti i responsabili locali del suo Partito, sostanzialmente coincidenti con molti titolari di Diocesi dei capoluoghi di regione.

Per conoscenza e competenza territoriale, ne cito uno per tutti, quello della mia Diocesi, il Vescovo Mons. Matteo Zuppi, dal quale ovviamente non avrò risposta, così come avvenuto per la lettera aperta del 22 dicembre 2018, che anche il Curatore di questo Blog ha avuto l’amabilità di pubblicare.

Lettera che, oggi, grazie all’instancabile ed accresciuto attivismo del Vescovo che ne era destinatario, nel sostegno ad una parte politica e soprattutto nell’avversarne un’altra, ha trovato l’avverarsi delle, peraltro facili, previsioni qui formulate.

A Mons. Zuppi rivolgo, oggi, la domanda: se neppure a vincere le elezioni, cui prodest aver diviso e frantumato, tenacemente ed incurante di ogni critica, il clero ed la porzione del Popolo di Dio che gli è stata affidata?

La stessa domanda dovrà porsi il successore del Card. Bassetti.

O, almeno, dovrebbe.





maggio 2019

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