Scippata l'opera di Mons. Lefebvre


  Nostra nota

Il contenuto di questo articolo, per la forma e la sostanza, non collima con il nostro orientamento, ciò nonostante lo pubblichiamo volentieri perché è un esempio eclatante dello stato di turbolenza in cui si trova oggi l'intera Fraternità San Pio X a causa di una conduzione dei rapporti con Roma a dir poco leggera.
D'altronde, il giornale che avanza questa filippica non è un foglio modernista, bensì uno dei fogli di battaglia del variegato mondo conservatore francese che costituisce l'humus del tradizionalismo d'oltralpe, al pari di quanto accade anche in Italia.
Le pesanti considerazioni dell'articolista, intrise di orgoglio francese, trovano la loro giustificazione nel medesimo orgoglio francese che caratterizza la battaglia d'oltralpe per la difesa della Tradizione cattolica, ben più radicata e datata di quella italiana: basti pensare al genocidio della Vandea perpetrato dai rivoluzionari dell''89, gli stessi che hanno dato i natali ai modernisti cattolici che disgraziatamente reggono da 50 anni le “malesorti” della martoriata Santa Chiesa.
Non è un caso che il numero maggiore di sostenitori della Tradizione cattolica, dentro e fuori la Fraternità, siano francesi e di lingua francese, come non è un caso che lo stesso giornale abbia pubblicato all'inizio di giugno la clamorosa intervista a Mons. Tissier de Mallerais, che certo non può considerarsi un “uomo di lotta”, se non per le sue lucidissime analisi dello stato di avvilimento in cui si trovano le menti e i cuori dei moderni uomini di Chiesa romani.

L'articolo (Hold-up sur l'oeuvre de Mgr. Lefebvre)
è pubblicato sul settimanale francese Rivarol




di Pierre Labat

La novella delle relazioni della Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX, fondata da Mons. Lefebvre) con Roma non smette di occupare i titoli di prima pagina.

Ultima novità: il Superiore della FSSPX, Mons. Bernard Fellay, rifiuterebbe di firmare il Preambolo dottrinale propostogli dal Vaticano, dopo che questo testo è stato oggetto di negoziati da quasi un anno. Al tempo stesso, si viene a sapere che a Mons. Williamson è stato interdetto di assistere alle ordinazioni sacerdotali del 29 giugno e al Capitolo generale della sua Congregazione. Infine, diverse comunità religiose tradizionali (Domenicani di Avrillé, Cappuccini di Morgon) quest’anno non potranno fare ordinare i loro candidati.

È da dodici anni che la Fraternità si avvicina a poco a poco alle autorità vaticane. A metà aprile, tutto sembrava concluso.
Questo nuovo passo indietro di Mons. Fellay è veramente reale?
Tutto lascia pensare che esso mascheri solo le ultime manovre per disarmare le opposizioni interne.
In effetti, queste non mancano. Ci sono innanzi tutto i tre confratelli nell’episcopato di Mons. Fellay, che l’hanno messo in guardia solennemente. Poi ci sono diversi semplici sacerdoti che, a rischio di farsi escludere dalla loro Congregazione, non hanno esitato a manifestare pubblicamente la loro opposizione ad una “regolarizzazione” canonica mentre ancora sussistono più grandi disaccordi dottrinali.

I chierici sono divisi e i fedeli sono inquieti. Mons. Fellay, che credeva di riunire dolcemente il suo piccolo mondo a Benedetto XVI, in realtà ha appiccato un incendio in casa sua. Egli appare isolato tra i suoi confratelli, anche se gran parte di essi non osano esprimersi per paura di essere allontanati.
Regna il terrore.

Come si è giunti a tanto?

Mons. Fellay è stato nominato Superiore generale della FSSPX nel luglio del 1994. Dirige la Congregazione da diciotto anni. Prima è stato uno dei principali collaboratori di Don Franz Schmidberger, nominato Superiore nel 1982 per succedere a Mons. Lefebvre.
Non è esagerato affermare che Mons. Fellay è stato formato da Don Schmidberger, che gli è rimasto vicino e non esita a riprenderlo vivamente quando le cose non vanno secondo il suo piacimento.

Don Schmidberger, originario di una famiglia contadina della Schwaben [in Baviera], è attualmente il Superiore del Distretto di Germania della FSSPX. Egli ha sempre mantenuto il contatto col Card. Ratzinger, di cui aveva seguito i corsi durante i suoi studi. Secondo quanto si dice, egli avrebbe inviato ogni anno dei fiori al suo vecchio professore in occasione del compleanno.
Ha anche svolto un ruolo importante nel corso dei primi negoziati della FSSPX, condotti nel 1988 da Mons. Lefebvre con la Roma modernista e apostata… rappresentata dal Card. Ratzinger. Quell’anno, Mons. Lefebvre firmò un accordo col Cardinale, che rigettò l’indomani e procedette alla consacrazione dei quattro vescovi ricordati prima.

Mons. Fellay, che risiede nella Svizzera tedesca, ama circondarsi di sacerdoti germanofoni, come il suo braccio destro Don Pfluger. In effetti, nonostante la maggior parte dei suoi fedeli siano francesi, la FSSPX è diretta da Tedeschi.

Don Schmidberger era presente all’udienza dell’agosto 2005, nel corso della quale Benedetto XVI e Mons. Fellay misero a punto le tappe del processo di riunione della FSSPX alla Chiesa conciliare.
La brutale ripresa in mano della FSSPX a cui assistiamo oggi, porta il suo marchio.

In effetti, il processo di ritorno nella Chiesa conciliare dei tradizionalisti lefebvriani non si è certo svolto in maniera tranquilla.
Iniziato nell’agosto del 2000, in occasione del pellegrinaggio dei tradizionalisti a Roma, nel corso del quale il Card. Castrillon Hoyos aveva ricevuto i quattro vescovi, esso conobbe una brutale battuta d’arresto nel 2001 a causa della vigorosa opposizione di numerosi sacerdoti e laici.
Certo d’accordo con Roma, da allora Mons. Fellay si adoperato per rimettere un po’ d’ordine in casa. Il che è iniziato con la ripresa in mano dei seminari: furono scartati dalle ordinazioni tutti gli spiriti liberi. Mons. Fellay dichiarava in privato che preferiva avere meno sacerdoti, ma che fossero ubbidienti. Questa brutale gestione maltusiana provocherà una grave crisi nel 2004, anno che vide il distacco dalla FSSPX di forti personalità come Don Laguérie e Don de Tanoüarn, oggi ritornati a Roma.

Mons. Fellay si è poi adoperato ad escludere dai posti di responsabilità, in particolare da quelli che permettono l’accesso al Capitolo generale della FSSPX, i sacerdoti che non condividevano la sua attrazione per la Roma conciliare. Questa politica gli ha permesso di conservare la sua poltrona al Capitolo del 2006, è sempre più facile essere rieletti quando si nominano i propri elettori.

L’elezione di Benedetto XVI nel 2005 rilanciò i negoziati. Si convenne di andare avanti lentamente. Allo scopo di rassicurare gli oppositori, Mons. Fellay promise che non vi sarebbe stato alcun accordo senza la concretizzazione di preliminari che sarebbe stato impossibile ottenere. Si trattava innanzi tutto della remissione della comunica che aveva colpito i Vescovi tradizionalisti e poi che Benedetto XVI “liberalizzasse” la Messa tradizionale. Questi “preliminari” furono un’idea di Mons. Rifan, Vescovo di Campos, oggi ritornato a Roma.

Mons. Fellay, che ostenta una grande pietà mariana, al punto che i suoi sostenitori gli attribuiscono una vera santità degna, loro pensano, di Mons. Lefebvre, ha chiamato i fedeli a recitare (e a contabilizzare) milioni di Rosari. Gli obiettivi erano quantitativi! Questo li avrebbe tenuti occupati, anziché perdere il loro tempo ad informarsi su internet!
Di fronte al gran numero di Rosari debitamente consegnati dalla FSSPX, il Cielo si sarebbe pur deciso a fare i “miracoli” richiesti.

Così Benedetto XVI ha tolto le scomuniche, dopo che i Vescovi ne avevano fatta richiesta scritta. Non bisogna scoraggiare coloro che dimostrano buona volontà. E poi l’aveva già fatto Paolo VI nel 1965 col Patriarca Atenagora. D’altronde, queste preoccupazioni d’altri tempi non interessano più nessuno.

Quanto alla Messa tradizionale, egli decise che poteva essere celebrata a titolo “straordinario”: in qualche modo un posto folkloristico nel patrimonio cattolico.

Venne in seguito la tappa dei colloqui dottrinali. Si trattava del cuore della questione: per mettersi d’accordo bisognava professare la stessa fede.
Questi colloqui furono circondati dal segreto più stretto, poiché non si era troppo sicuri del loro successo.
Ed ecco che questi colloqui sfociano in uno scacco totale. Secondo i teologi, è impossibile conciliare le dottrine partorite dal Vaticano II con i precedenti insegnamenti dei papi, specialmente sulla questione dei rapporti con le altre religioni e del posto della religione cristiana nella società.
Gli esperti tradizionalisti uscirono da due anni di colloqui più agguerriti che mai: l’accordo si presentava impossibile!

Bisognerà lavorare tanto sui testi, per firmare un accordo in cui ciascuno possa leggere l’inverso di quello che vi legge il suo interlocutore!
Fu questo il lavoro degli ultimi mesi.
Mons. Fellay mantenne uno stretto segreto (secondo i metodi massonici) sul progetto di Preambolo. Il cui impatto avrebbe toccato incontestabilmente la fede di tutti i tradizionalisti.
Neanche i sacerdoti (i Vescovi?) della FSSPX ne hanno avuto conoscenza, cosa che ha creato un vero malessere.

Ma più è complicato, più si realizza!
Don Pfluger ha spiegato appena due settimane fa, nel Sud della Francia, che l’obiettivo dei colloqui dottrinali non era mai stato quello di convincere gli interlocutori dei tradizionalisti. Si trattava al massimo di valutare le differenze. Mons. Fellay, quindi, si appresta a concludere lo stesso accordo puramente pratico che aveva rimproverato ai suoi vecchi confratelli dell’Istituto del Buon Pastore.

Perché dunque il voltafaccia attuale?

Il fatto è che la ribellione sale. La FSSPX minaccia di esplodere. Roma non ha intenzione di recuperare una conchiglia vuota, anche se questa conchiglia apporta il patrimonio della FSSPX, che appare importante.

Ciò che interessa a Benedetto XVI è far cessare questa dissidenza che contesta il Vaticano II e di conseguenza getta nel dubbio circa la sua legittimità. Bisogna quindi che la truppa si accodi.

Ecco allora che Roma rileva opportunamente le sue esigenze dottrinali, fornendo così a Mons. Fellay, che si appresta a rifiutare il Preambolo dottrinale, il bel ruolo di difensore dell’ortodossia.
Ovviamente, Mons. Fellay metterà a profitto questo nuovo ritardo, “ripulendo” le sacche di resistenza. Cadono le teste. A cominciare da quella di Mons. Williamson, che da solo costituisce un ostacolo all’avvicinamento, poiché s’è messo contro la comunità ebraica. Altri seguiranno.

Cosa accadrà al Capitolo generale? Si ha ragione di credere che si tratterà di un non-avvenimento. Mons. Fellay esclude d’autorità i suoi oppositori. Egli ripete che si tratta di un Capitolo speciale, non previsto dagli Statuti. Padroneggia perfettamente l’ordine del giorno. D’altronde, gli Statuti non sembrano essere la sua preoccupazione principale e le modalità di convocazione di questo Capitolo meriterebbero indubbiamente un esame di conformità.
Mons. Fellay non sembra preoccupato per l’esito delle discussioni. Cadranno le teste.

Assistiamo ad uno scippo dell’opera di Mons. Lefebvre, condotta dal commando tedesco di Benedetto XVI.



giugno 2012

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